mercoledì 24 settembre 2014

Il teatro misterico e il Risveglio

 
 
Anticamente – ma non chiedetemi date, perché stiamo trattando di una “storia prima della storia” – le arti non rappresentavano uno svago e nemmeno venivano relegate nell’ambito della cosiddetta cultura, bensì, alla pari dell’addestramento fisico o dell’educazione sessuale, facevano parte della corretta istruzione animica dell’essere umano.
Ogni giorno della settimana veniva consacrato allo studio d’una particolare arte:
 
Il primo giorno (che ancora non si chiamava lunedì, in quanto solo successivamente i giorni verranno associati a pianeti e divinità) era dedicato alla Magia, alle celebrazioni e ai cerimoniali; tutte attività il cui scopo doveva essere portare i partecipanti a un contatto rituale con i piani di esistenza superiori, fino a comprendere il divino. (Ricordiamo incidentalmente che la Scrittura si collocava in questa categoria, in quanto equiparabile alle arti magiche ed evocative).
 
Il secondo giorno era quello dell’Architettura, ossia l’arte di provocare trasformazioni nelle coscienze dei cittadini per mezzo della costruzione di edifici e la progettazione di  spazi urbanizzati in accordo con la geometria sacra.
 
Il terzo giorno era dedicato alle Arti Visive (che all’epoca erano rappresentate solo dalla pittura, mentre oggi includono il fumetto, la grafica digitale, la videoarte, la fotografia).
 
Il quarto giorno alla Danza, che all’epoca rivestiva sia una funzione risvegliante per il danzatore - in quanto i movimenti erano studiati affinché si provocassero in lui determinate trasmutazioni sottili – sia una funzione simbolica, ossia le coreografie rappresentavano temi evolutivi e cosmici che andavano ad agire direttamente sui piani spirituali dello spettatore, trasferendo in tale maniera delle conoscenze esatte.
 
Il quinto giorno alla Scultura.
 
Il sesto giorno (quello che oggi sarebbe il sabato) ai Misteri, ossia al Teatro, in quanto presso quelle antiche civiltà il teatro era, per l’appunto, equiparabile ai misteri iniziatici. 
 
Il settimo giorno (la nostra domenica) alla Musica e al Canto.

Oggi possiamo distinguere due principali generi di teatro, non possedendo noi sufficiente dispregio di noi stessi per poter considerare anche il teatro cosiddetto “intellettuale” (in quanto oggi gli stupidi non si chiamano più stupidi, ma “diversamente intellettuali”!):

Il primo genere di teatro è di stampo più psicologico, maggiormente concentrato nella sfera subconscia piuttosto che in quella intellettuale, benefico per la soluzione di paure e blocchi; un teatro (a volte dichiaratamente) terapeutico dove il palco è uno spazio simbolico (e protetto) nel quale è possibile avvengano psicodrammi o atti psicomagici capaci di modificare anche profondamente l’attore che vi si trova coinvolto, al punto da ottenere ripercussioni positive nella vita quotidiana, dove viene poi attualizzato il significato di quanto vissuto nello spazio simbolico.

Il secondo genere di teatro è quello di origine misterica, cui abbiamo fatto riferimento pocanzi. I Misteri sono un complesso di pratiche eterogenee il cui scopo è condurre l’individuo lungo un sentiero di evoluzione interiore fino alla liberazione, ossia al superamento dello stato umano e dei suoi vincoli, il fine ultimo essendo la divinizzazione stessa. Il termine mistero viene dal greco mysterion (=ciò che sta chiuso dentro, segreto), che deriva da myo (=serro le labbra e gli occhi). Come già il termine “esoterico”, anche “misterioso” è stato fatto discendere dal regno della qualità a quello della quantità: entrambi in origine non significavano “nascosto”, bensì “interiore”. Il fatto che i misteri fossero anche nascosti, nell’antichità primeva non era voluto, essi sono divenuti tali nel tempo solo come conseguenza del loro continuare ad appartenere alla sfera profondamente interiore dell’essere umano nel corso di epoche che invece sono divenute progressivamente sempre più esteriorizzate. 
Allo stesso modo myo in origine non significava “muto”, bensì silenzioso, cioè con i sensi rivolti all’interno (occhi e labbra serrati, appunto). Più che a “muto”, è associabile ai termini “mite” e “mitezza”, laddove essi non vengano però intesi nel loro significato degenerato (mansueto, arrendevole), bensì in quello più elevato: sereno, introverso (=intro-versus=rivolto all’interno; così come uni-versus significa “rivolto all’Uno”).

Allora oggi il teatro può smettere di essere una forma di svago o una masturbazione intellettuale, per decidere d’intervenire - come già faceva anticamente - nella sfera subconscia oppure in quella più direttamente spirituale dell’essere umano. In quest’ultima sfera, che è quella che più c’interessa in quest’occasione, è il silenzio, la Presenza, l’intro-versione (intesa come “stare fermo all’interno di sé” e non come indagine psicologica) a farla da padrona.

Nel teatro di stampo misterico gli aspetti psicologici vengono semplicemente bypassati, in quanto il lavoro si focalizza sulla radice del problema: il risveglio della coscienza grazie alla Presenza nel Qui-e-Ora. Non si analizzano le singole situazioni che si vengono a creare all’interno del sogno, ma ci si focalizza sullo svegliarsi dal sogno stesso.

«Ma in tal modo non evitiamo il processo di trasmutazione delle nostre emozioni?» Si chiederà il praticante attento. «No.  - Gli si risponde - Perché mentre ci sforziamo di recitare la nostra anima in uno stato di Presenza, la vita non s’interrompe, tutt’altro: saremo comunque costretti a vivere tutte le situazioni che ci spettano, ma potremo scegliere di aggiungere a tali situazioni la potenza del Qui-e-Ora. 

 
Salvatore Brizzi
NON DUCOR DUCO
(non vengo condotto, conduco)
 

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