martedì 23 settembre 2014

Piante immunostimolanti

Piante medicinali usate come agenti immunostimolanti

Sono numerose le piante, originarie un po' di tutte le parti del mondo che hanno attività immunostimolante. Nella tabella 1 vengono riportate quelle più importanti e più studiate in questo campo. L'Astragalo, le Echinacce, Il Ginseng, l'Eleuterococco, la Withania e la Schisandra rivestono una particolare importanza nella medicina tradizionale e sono quelle più studiate dal punto di vista clinico, farmacologico e tossicologico. Per questo motivo verranno prese in rassegna alcune di queste come esempi di piante ad azione immunostimolante.

Tab.1 Piante medicinali sulle quali sono stati eseguiti studi di immunostimolazione
Aloe vera
Hedyotis diffusa
Astragalus membranaceus Ligustrum lucidum
Azadirachta indica Lycium barbarum
Baptisia tinctoria Ocimum sanctum
Brionia dioica Panax ginseng
Bupleurum chinense  Phytolacca americana
Cetraria islandica
Polygonatum multiflorum
Chamomilla recutita  Polyporus umbellata
Codonopsis pilosula  Rehmannia glutinosa
Echinacea angustifolia  Schisandra chinensis
Echinacea pallida Tabebuia barbata
Echinacea purpurea
Tinospora cordifolia
Eleuterococcus senticosus Tremellia fuciformis
Emblica officinalis Ulva lactuca
Eupatorium cannabinum Uncaria tomentosa
Ganoderma lucidum Zingiber officinale
Grifiola frondosa Withania somnifera
Gynostemma pentqphyllum
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Astragalo
(Huang qi)  

La droga dell'Astragalo è rappresentata dalla radice di Astragalus membranaceus (Fisch) Bge. e Astragalus membranaceus var. mongholicus (Bge). La Famacopea della Repubblica Popolare Cinese Engl. ed. 1992, riporta come officinali soltanto queste due specie, mentre nel "Chinese Herbal Medicine, Materia Medica" Ed. 1986 sono nominati anche:
- Astragalus chrysopterus Bunge
- Astragalus floridus Benth. §
- Astragalus tongolensis Ulbr.
L'Astragalo è una pianta erbacea perenne impiegato da sempre nella Medicina Tradizionale Cinese come tonico e rafforzante dell'energia vitale. La prima citazione viene riportata nel testo cinese di materia medica Shen Nong Ben Cao Jing redatto intorno al 120 A.C.

La droga è costituita dalla radice disseccata che si presenta di forma cilindrica, generalmente senza diramazioni, della lunghezza di 30-90 cm e del diametro di 1-3,5 cm. La corteccia è giallo-bruna, con scanalature longitudinali irregolari e formazioni lenticolari orizzontali. Il tessuto legnoso è duro e di difficile rottura. In sezione trasversale la corteccia appare giallo-biancastra. 

La droga emana un odore debole. Il gusto è debolmente dolce e leggermente somigliante al fagiolo quando la si mastica.

In commercio la radice di Astragalo può essere sofisticata con Hedysarum polybotrys, Hedysarum mongholicum e Hedysarum vicioides.

I composti biologicamente attivi contenuti nella radice sono:
- Saponine triterpeniche: Astragalosidi I-VIII, acetil-astragaloside 1,  soyasaponina 1, (Acetil-) astragalosidi I-VI,  Astragaloside VII neutro L'Astragaloside VIII e la saponina I sono  acidi (acido glucuronico)
- Flavonoidi: Isoflavoni (calicosina, formononetina) Isoflavani (isomucronulatol) Pterocarpani (9-methoxyl-nissolin)
- Polisaccaridi: Astragalani I, II, III,(alfa-1-4-gluc.:MW36.300,  Astraglucani 1,2,3 (alfa-1-4-, alfa-1-6-gluc.)  Astraeterosaccaridi 1,2 (galacturon./ Glucuron. Acid, rha, gluc, ara)  AMem-P (galacturon.acid, ara, gala, rha) Amine biogene: Betaina, colina, acido y- amino -butirrico (GABA)
- Amine piogene: Betaina, colina, acido gamma-amino-butirrico (GABA)
La pianta è inoltre nota per la sua proprietà di accumulare selenio soprattutto nella forma di Se-metil-selenocisteina.

Farmacologia
Effetti farmacologici dell'Astragalo:
- Immunostimolatorio (attivazione del RES, induzione dell' (alfa- e gamma -interferone, aumento dell'attività delle cellule T-helper e dell'attività chemiotattica dei macrofagi, inibizione della transcriptasi inversa dei retrovirus e della DNA polimerasi).
- Adattogeno
- Antinfiammatorio
- Epatoprotettore
- Cardiotonico
- Aumenta la motilità spermatica
Studi eseguiti sia in vitro che in vivo hanno confermato l'efficacia dell'Astragalo nella stimolazione del sistema immunitario. Dai dati ottenuti in vitro è stato possibile evidenziare che i polisaccaridi isolati dalla pianta, alla concentrazione di 10 mg/ml, sono in grado di aumentare l'indice di blastizzazione in colture miste di linfociti e la granulopessia dei macrofagi o dei polimorfonucleati.

Inoltre utilizzando la tecnica nota come local Xenogenic graft-versus-host reaction come test per la funzionalità delle cellule T, gli studiosi hanno scoperto che quelle cellule mononucleari, derivate da pazienti neoplastici, che erano state preincubate con una frazione di polisaccaridi dell'Astragalus membranaceus avevano un significativo incremento dell'attività immunitaria e inoltre ripristinavano la funzionalità delle cellule T depresse nei pazienti neoplastici. Lo stesso tipo di azione immunostimolante è stata evidenziata in vivo su ratti trattati con ciclofosfamide (potente farmaco ad attività citostatica che produce immunodepressione) cui era stata somministrata la stessa frazione di polisaccaridi estratti dall'Astragalo.

Dagli studi condotti in vivo sono stati evidenziati l'attivazione del sistema reticolo endoteliale, l'induzione del alfa- e gamma-interferone, aumento dell'attività delle cellule T-helper e della chemiotassi dei macrofagi, oltre che l'inibizione della transcriptasi inversa dei retrovirus e della DNA polimerasi.

In conclusione i polisaccaridi dell'Astragalo mostrano una notevole attività immunostimolante nei confronti sia del sistema umorale che di quello cellulo-mediato.

La somministrazione orale di un estratto acquoso di Astragalo eseguita su 1000 soggetti è stata in grado di diminuire l'incidenza e ridurre il decorso delle comuni malattie da raffreddamento. In questi soggetti in effetti, dopo due mesi di somministrazione orale dell'estratto si è riscontrato un incremento dei livelli di IgA e IgG.

La radice di Astragalo ha numerose altre attività oltre a quella immunostimolante: ha effetto cardiotonico inotropo positivo, epatoprotettivo, antibatterico, adattogeno e antinfiammatorio. Inoltre è in grado di aumentare la funzionalità adreno-corticalica e quindi di innalzare la soglia della resistenza ai fattori di stress.

I preparati di Astragalo vengono utilizzati in clinica nel trattamento delle epatiti croniche infatti le saponine in essi contenute provocano l'innalzamento dei livelli sierici di cAMP e promuovono la sintesi del DNA nelle cellule epatiche in rigenerazione, stimolando inoltre la rigenerazione degli epatociti.

Tossicità:
La pianta viene ottimamente tollerata.
- Per dosi orali di 100g di droga/Kg di un estratto acquoso concentrato di Astragalo, somministrati a ratti per 2 giorni, non sono stati evidenziati effetti tossici.
- La DL(50) di 40g/Kg è stata valutata per iniezione intraperitoneale dell'estratto acquoso concentrato nei ratti.
- La droga non mostra effetti mutageni.

Controindicazioni:
Non sono conosciute.

Avvertenze:
Non si conoscono particolari avvertenze da considerare quando si utilizzino prodotti a base di Astragalo. In via del tutto precauzionale non è raccomandata la somministrazione in gravidanza o durante l'allattamento perché non ci sono dati disponibili riguardanti gli effetti teratogenici degli estratti di Astragalo, o la secrezione dei suoi componenti nel latte materno e tanto meno gli effetti sul neonato.

Interazione con farmaci:  
Non ci sono informazioni a riguardo.

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Con il termine “Echinacea” vengono indicate varie specie di piante endemiche del Nord America. L’Echinacea appartiene alla famiglia delle Compositae, la nomenclatura e la delimitazione di questo genere con la differenziazione tra le varie specie è molto difficile e complessa. Nella corrente classificazione del genere Echinacea, utilizzata anche nel «National List of Scientific Plant Name”, e basata su uno studio comparativo morfologico e anatomico di Mec Gregor (1968), sono segnalate nove specie più due varietà. In terapia vengono però utilizzate esclusivamente le specie E. purpurea, E. angustifolia e E. pallida.

Le piante del genere Echinacea sono per lo più perenni, con infiorescenze a capolino, generalmente solitario e fiori ligulati per lo più sterili. I fiori presentano al centro una brattea rigida e acuminata dalla quale deriva il nome la cui radice greca “echinos” significa riccio. I fiori ligulati nelle sfumature dal rosa al porpora, fanno dell’Echinacea anche una bellissima pianta ornamentale. I frutti sono acheni quadrangolari.

L’Echinacea è originaria del Nord America, dove è assai diffusa nelle Great Plains tra le Appalachian Mountains a est e le Rocky Mountains a ovest. Questa pianta è certamente una delle più conosciute ed utilizzate nella medicina popolare ed empirica.

L’Echinacea fu un medicamento fondamentale per gli indiani. Venivano usate soprattutto le radici, dell’E. angustifolia ed E. pallida, due specie botanicamente molto simili tra loro, che possono confondersi facilmente. Essi applicavano impiastri di radici a tutti i tipi di ferite, morsi e punture di insetti, e morsi di serpenti. L’Echinacea serviva inoltre per la preparazione di collutori per il mal di denti e gengive doloranti, e infusi per raffreddore, vaiolo, morbillo, parotite epidemica e artrite.
 
Ben presto anche i coloni bianchi vennero a conoscenza delle proprietà terapeutiche di questa pianta, ma il suo impiego rimase circoscritto all’ambito della medicina popolare fino al 1870 quando un fornitore di specialità medicinali, il dott. H.C.F. Meyer la usò come ingrediente nel suo rimedio “Mayer’s Blood Purifier”. Questo preparato fu presentato come una sorta di panacea efficace nel trattamento di intossicazioni del sangue, del morso del serpente a sonagli e di tutta una serie di altre malattie. L’Echinacea conosce in questo periodo il momento di massima diffusione in America anche se ufficialmente solo nel 1916 viene ammessa nel “National Formulary of the United States”, che riconosceva come officinali indistintamente sia le radici di E. angustifolia che quelle di Echinacea pallida.

L’uso terapeutico dell’Echinacea successivamente arrivò anche in Europa, in particolare in Germania, qui venne ulteriormente ampliato tanto che questa droga venne usata anche nel trattamento dei reumatismi, delle ulcere, delle malattie oculari e anche nel trattamento della sifilide. Negli anni ‘30 l’Echinacea angustifolia compare tra i medicinali omeopatici, anche come antitumorale sottoforma di Tintura Madre ottenuta dalla pianta intera fiorita. Con l’avvento degli antibiotici, dato che veniva utilizzata soprattutto come antibatterico, cadde in disuso. Il ritorno al naturale e soprattutto le nuove conoscenze sulla funzionalità del sistema immunitario hanno rivalutato enormemente questa pianta indicata come potente immunostimolante. In Germania sono in commercio oltre 250 specialità medicinali a base di Echinacea ed esistono migliaia di prodotti erboristici in tutta Europa, mentre negli USA solamente nel 1997 sono stati spesi 365 milioni di dollari per prodotti a base di Echinacea.

Nelle Echinacee sono contenuti numerosi composti chimici, caratterizzati da polarità estremamente diverse e, in qualche caso, distribuiti in maniera diversa tra le tre specie medicinali. Considerando la struttura chimica è possibile suddividere questi composti nelle seguenti classi: glicoproteine, polisaccaridi, flavonoidi, derivati degli acidi ferulico e caffeico (echinacoside, acido cicorico, acido clorogenico e isoclorogenico), alcammidi e polieni.

Negli ultimi 50 anni sono state riscontrate adulterazioni e sofisticazioni delle radici di Echinacea con quelle di Parthenium integrifolium, tanto che gli esteri cinnamici dell’echinadiolo, dell’epossiechinadiolo, dell’echinaxantolo e del diidrossinardolo inizialmente descritti come costituenti delle Echinacee sono in effetti da attribuire al Parthenium integrifolium.

I risultati di numerosi studi farmacologici hanno dimostrato che le varie preparazioni ottenibili dalle parti aeree e dalle radici delle piante medicinali appartenenti al genere Echinacea hanno la capacità di stimolare l’attività del sistema immunitario, potenziando le funzioni delle cellule natural killer e la citotossicità anticorpi‑dipendente delle cellule mononucleari del sangue periferico. Come avviene spesso nel caso delle sostanze vegetali, i costituenti chimici responsabili di tale attività farmacologica sono molteplici: principalmente i polisaccaridi, le glicoproteine, l’acido cicorico e le alcammidi.
- Effetti farmacologici dell’Echinacea
- Effetto immunostimolante (stimolazione della fagocitosi dei granulociti periferici, attivazione dei macrofagi, induzione della liberazione di interleukina da parte degli stessi macrofagi, aumentando l’azione dei linfociti T e B)
- Attività antivirale
- Attività batteriostatica e fungistatica
- Attività antinfiammatoria
- Cicatrizzante  
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Echinacea pallida
Echinacea pallida (Nutt.) Nutt.  

Originaria dell'America del Nord viene coltivata in Germania, Croazia, Italia, Paesi Bassi e Svizzera. La droga è rappresentata dalla radice i cui componenti principali sono:
- Chetoalcheni e chetoalchini e derivati idrossilati che differenziano gli estratti di E. pallida da quelli di E. angustifolía, da cui essi sono assenti.
- Olio essenziale dallo 0,2 al 2%
- Derivati poliacetilenici
- Derivati dell'acido caffeico tra i quali l'echinacoside (fino a11%), la cinarina è assente.
- Glicoproteine
- Polisaccaridi
La radice dell' E. pallida non contiene alcammidi a differenza della radice della E. angustifolia.
Indicazioni
- Basse difese immunitarie
- Prevenzione e trattamento delle comuni sindromi influenzali
- Trattamento di altre infezioni del tratto respiratorio
- Trattamento delle prostatiti, uretriti
- In ambito ginecologico trattamento delle metriti ed annessiti
- Forme poliartritiche
- Trattamento di ulcere, ferite infette, ustioni, afte e dermatiti
Indicazioni: Le indicazioni dei preparati ottenuti dalle radici dell'Echinacea pallida sono le stesse di quelle dell'E. angustifolia.

Le principali indicazioni cliniche riguardano, per via interna, l'impiego nella profilassi e nel trattamento delle malattie da raffreddamento, soprattutto laddove si è manifestata la tendenza alla cronicizzazione e alle recidive. Possono essere inoltre utilizzati convenientemente in soggetti che presentano un sistema immunitario poco efficiente.

L'estratto secco di E. pallida a una concentrazione dello 0.01% in vitro è stato in grado di aumentare del 23% il tasso di fagocitosi dei granulociti umani. Questa attività è stata confermata anche in vitro tramite il "carbon clearance test". Il tasso di eliminazione delle particelle di carbone era aumentato di 2,2 volte.

Uno studio clinico monocentrico contro placebo eseguito su 160 soggetti, utilizzando una tintura idroalcolica (1:5), pari a 900mg di radice al giorno ha evidenziato un rapido miglioramento della sintomatologia nella sindrome influenzale.

Ulteriori studi hanno messo in evidenza che in caso di infezioni batteriche la durata della malattia può essere ridotta a 9,8 giorni anziché 13 e nel caso di infezione virale a 9,1 giorni da 12,9. il miglioramento della sintomatologia è sempre stato netto.

Sulla base di studi in vivo, in vitro e clinici, la Commissione E del Ministero della Sanità tedesco ha inserito la radice di E. pallida nelle monografie positive con l'indicazione “terapia di supporto durante le infezioni virali di tipo influenzale".

Dosaggio:
Negli adulti 900mg/die di droga o delle sue preparazioni equivalenti per un trattamento non eccedente le 8 settimane.
Nei bambini il dosaggio deve essere valutato in base al peso e all'età.

Controindicazioni:
In base a considerazioni di ordine generale la droga non andrebbe impiegata nelle malattie sistemiche progressive come tubercolosi, leucosi, collagenosi, sclerosi multipla, AIDS, infezioni da HIV, patologie autoimmuni e durante la terapia immunosoppressiva.
Non è raccomandata la somministrazione in gravidanza o durante l'allattamento perché non sono disponibili dati riguardanti gli effetti teratogeni della droga.

Tossicità:
Le Echinacee sono in genere ben tollerate, tanto che vengono classificate in Classe 1 come categoria di sicurezza della "American Herbal Products Association" (Sicura se utilizzata nel modo appropriato). Sono disponibili dati tossicologici riferiti a diverse frazioni polisaccaridiche isolate da E. purpurea, per le quali sia in vitro che in vivo non sono state riscontrate né attività tossiche né mutagene.


Tratto da "Immunostimolazione e piante medicinali" Fausto Mearelli e Marinella Pescari, edizioni Planta Medica 

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