venerdì 12 settembre 2014

Il referendum in Scozia come pretesto per ritagliare la mappa dell’Europa

Il referendum in Scozia come pretesto per ritagliare la mappa dell’Europa

Adesso Londra ricorrendo a minacce e promesse cerca di conservare il Regno Unito nel formato di prima. Le poste sono troppo alte. L’esempio della Scozia sarà indubbiamente seguito anche da altri paesi europei.
 
Il referendum di indipendenza si terrà in Scozia il 18 settembre. In caso di esito positivo il paese sarà proclamato indipendente non subito ma il 24 marzo del 2016 года. Entro questa data Edimburgo e Londra dovranno accordarsi sulle condizioni della divisione della Gran Bretagna che si formò nel suo aspetto attuale dopo la firma dell’Atto di Unione tra Inghilterra e Scozia del 1707.

Tale prospettiva fa paura a Londra. "Se la Gran Bretagna si disgregherà, si disgregherà per sempre", ammonisce il premier britannico David Cameron. Il referendum fa il gioco dei nazionalisti scozzesi che l’hanno iniziato. Sono in generale scettici nei confronti della monarchia britannica ed intendono passare, entro il prossimo decennio, alla forma repubblicana di governo. Ma il divorzio sarà, indubbiamente, lungo e tormentoso, dice il politologo Aždar Kurtov:
Il processo di separazione sarà complesso. Ma è stato avviato non oggi. A partire dai tempi di Blair il parlamento scozzese possiede notevoli diritti, anche nella sfera finanziaria. Adesso sulla piattaforma del Mare del Nord sono stati scoperti giacimenti rilevanti di petrolio e di gas. I fautori dell’indipendenza della Scozzia sostengono che queste riserve basteranno per una quaratina di anni di vita agiata dello Stato indipendente.
I fautori dell’indipendenza sono convinti che il settore del gas e del petrolio della Scozzia abbia ottime prospettive, visto che nei prossimi 30 anni vi saranno scoperti giacimenti considerevoli di petrolio. Promettono che se la Scozia diventerà indipendente, potrà molto rapidamente, nell’arco di un anno e mezzo, accordarsi sul proprio ingresso nell’Ue. Del resto, i nazionalisti precedenti erano più ottimisti: sostenevano che l’ingresso della Scozzia nell’Ue sarebbe avvenuto automaticamente. Ed intanto l’ex presidente della Eurocommissione, Jose Mauel Barroso, asseriva che la strada verso l’Ue sarebbe stata praticamente chiusa alla Scozia indipendente. Della stessa opinione è il suo successore, Jean-Claude Juncker. E il premier britannico David Cameron ha escluso la possibilità per la Scozia, qualora diventi indipendente, di conservarsi la sterlina come valuta. Se la Scozia indipendente resterà senza la sterlina, dovrà scegliere tra l’euro e la propria valuta nazionale. I ambo i casi si troverebbe in una situazione economica abbastanza complessa.

I dati forniti dagli ultimi sondaggi demoscopici dimostrano che la maggioranza degli scozzesi non è pronta a pagare un prezzo troppo grande per la propria indipendenza. Per la conservazione della loro patria nella composizione nel Regno Unito è pronta a votare un po’ più della metà degli scozzesi. D’altronde, altri sondaggi danno un quadro opposto, e cioè i fautori dell’indipendenza sono un po’ più numerosi. Risulta che gli scozzesi sono divisi su questa questione in due parti quasi uguali. L’intreccio si conserverà quindi fino alla fine del voto, dice Aždar Kurtov:
Può ripetersi la storia del Québec, provincia canadese, dove i referendum si tengono con una frequenza invidiabile, ma l’idea dell’indipendenza non riesce lo stesso a raccogliere una maggioranza dei voti. Ma in ogni caso il referendum in Scozia mostra che il Regno Unito, come tutta l’Ue, attraversa tempi non migliori.
Si tratta, ovviamente, non solo della Scozia. Ciò è una specie di precedente. Se la Scozia diventerà indipendente, il suo esempio sarà seguito anche da altri territori europei che pretendono su uno sviluppo sovrano. Così, i catalani ritengono che il voto per l’indipendenza della loro regione dalla Spagna non possa essere praticamente arrestato e Madrid dovrà quindi accettare questa realtà. Non meno grande è l’interesse verso il referendum scozzese a Corsica. Uno dei sostenitori dell’indipedenza dell’isola dalla Francia ha dichiarato che è un avvenimento di portata paneuropea.

Serghej Aksionov, capo ad interim della Crimea, è del parere che dopo aver riconosciuto il diritto degli scozzesi alla separazione l’Europa dovrà accettare i risultati del referedum crimeano di indipendenza del 16 marzo, in seguito al quale la penisola è stata inclusa nella composizione della Russia:
Sarebbe interessante sapere come le autorità dei paesi europei si comporteranno in confonto a noi. Anche loro adotteranno sanzioni contro la Scozia?
Comunque sia, ma l’Europa è minacciata dal ritaglio dei confini. Prima o poi questo processo diventerà inarrestabile come una slavina. Tutti coloro che volevano l’indipendenza la otterranno. Di conseguenza, la mappa politica dell’Ue subirà cambiamenti sostanziali. Allora verrà il momento di riconoscere che la disgregazione del progetto europeo è passato dalla fase di ipotesi alla fase pratica.
 

Serghei Duz 


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