I leader dell'Europa unita, entrati nella guerra delle
sanzioni, hanno paura di dimostrare insufficiente zelo verso l'ira del
Senior partner atlantico. E i semplici abitanti del continente hanno le
proprie paure, del tutto reali e terrene.
Per quanto
riguarda le paure “terrene”, ecco i risultati di un recente sondaggio
condotto in Germania. Il giornale d’economia tedesco Deutsche
Wirtschafts Nachrichten ha pubblicato un’indagine interna, l'altro
giorno, dal titolo
I tedeschi hanno più paura della crisi che della guerra in Ucraina. Nonostante tutti gli incantesimi, scrive il giornale, il governo federale non è riuscito a convincere i tedeschi sulla questione della crisi dell'euro. La paura dei contribuenti tedeschi è di pagare di tasca propria le conseguenze della crisi di altri Paesi e ciò supera tutte le altre paure. Il problema ucraino è stato considerato marginale.
L'indagine è
stata condotta dal centro informazioni della compagnia assicurativa R+V
di Wiesbaden. Per più di 20 anni, i sondaggi del Centro fanno
riferimento a un campione di 2400 persone rappresentative del Paese in
merito alle loro paure riguardo i problemi di economia, politica e della
vita personale. Nel 2014, 16 di questi timori presenti nel
questionario, riguardavano in primo luogo, per il 58 per cento, il
timore di costi aggiuntivi a carico del bilancio familiare e dei servizi
sociali dovuti al sostegno del governo per la crisi della zona euro.
Secondo l'istruttore dell’InfoCenter Rita Jakli, più della metà dei
cittadini temono le conseguenze più frequenti e le grandi catastrofi
naturali, nonché la prospettiva di essere in età avanzata nella cura dei
servizi sociali. Le preoccupazioni circa gli eventi ucraini restano
marginali.
È possibile, naturalmente, accusare i
partecipanti al sondaggio d'indifferenza politica. Probabilmente i
borghesi tedeschi non avrebbero fatto male a pensare di più sulle
possibili conseguenze della guerra delle sanzioni contro la Russia. Dopo
tutto, la risposta inevitabile è un impatto negativo sulle economie
degli Stati membri dell'Unione europea, e quindi, sul livello di
benessere dei cittadini. Finora, tuttavia, si teme che questa esperienza
riguardi più il mondo degli affari, in particolare quello impegnato
nella produzione dei prodotti agricoli.
Durante gli
ultimi giorni la Commissione europea ad un ritmo febbrile si attrezza a
preparare il prossimo pacchetto esteso di sanzioni contro la Russia.
L'annuncio è stato dato subito dopo l’iniziativa dell’Ucraina e della
parte russa in merito alla tregua tra i belligeranti. Secondo il
ministero degli Esteri russo con siffatta reazione alla possibilità di
una soluzione pacifica del conflitto, l'Unione Europea ha dimostrato che
i suoi dirigenti "vagano ancora nella politica a specchio" e in realtà
invia un "segnale di sostegno diretto al partito della guerra" verso
Kiev.
Il vero e principale risultato del vertice NATO di
Newport nel Regno Unito lo possiamo trovare nella volontà di voler
mostrare i muscoli militari dell'alleanza il che comporta un aumento
delle spese militari per tutti i Paesi membri. Essi, infatti, sono gli
stessi abitanti dell’“ostello dell’euro”. Così come ha detto il
Ministero degli Esteri russo in un comunicato, “il supporto al partito
della guerra” per Kiev, sotto forma di nuove sanzioni, soddisfa molto il
complesso industriale militare dell'UE. O della NATO, che è
praticamente la stessa cosa. Ma non è solo degli europei. Il primo
pacchetto di risposta della Russia riguardante il solo divieto di
importazione di frutta e verdura provenienti da Europa hanno un costo
per i contribuenti europei, secondo la «Deutsche Wirtschafts
Nachrichten», di 180 milioni di euro. Queste le compensazioni previste
da Bruxelles per gli agricoltori. Quanto costerebbe un effetto boomerang
in merito alle nuove sanzioni?
Ivan Rodionov professore presso la Scuola Superiore di Economia ha detto che la situazione è abbastanza incerta.
Ho trascorso una settimana in un forum economico in Polonia. Tutti sanno che il problema non è tanto in Ucraina o in Russia, ma nel fatto che la gente è stanca di aspettare. La crisi è durata 6 anni e le prospettive di nuove opportunità brillanti e chiare non si vedono. E mi sembra che l’Europa “si faccia cadere le braccia”. E quando le persone sono frustrate, ci si può aspettare l’insorgere di problemi. Tuttavia non credo ai pensieri guerrafondai.
È chiaro che il
professore si riferisce ai comuni cittadini. Per quanto riguarda gli
abitanti dei palazzi del potere del quartier generale dell'UE e della
NATO, regna una determinazione estrema. Ma dietro essa, come ha
osservato in questi giorni la radio «Deutsche Welle», si trova
confusione. E, forse, anche paura?
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