mercoledì 25 gennaio 2017

Vaccinazioni: domande che meritano risposte “obbligatorie”


Oramai io sono vecchio e ho passato troppi dei miei anni a combattere guerre che ho regolarmente perso. Per quelle guerre ho sacrificato tutto ciò che avevo. Un personaggio pateticamente romantico o romanticamente patetico. Fate voi.

Accettata sportivamente la mia sconfitta, non mi resta che ridere. E particolarmente comico è l’articolo http://bit.ly/2jLjE4V che invito a leggere con attenzione e con obiettività.

A quanto riportato, un tale Claudio Cricelli, a me totalmente ignoto pur essendo presidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (e scusate se è poco), uno dei mille e mille circoli e circoletti, salotti e salottini, cortili e pianerottoli di cui pullula non solo il nostro Stivale e di cui è arduo comprendere non tanto l’utilità ma la funzione stessa, ha deciso di esagerare mostrando a chi di dovere di essere più realista del re.

Invito, poi, a consultare il curriculum del Cricelli e di trarne le debite conclusioni (http://bit.ly/2iWzV2o).

Da ciò che leggo io si tratta di un collezionista di cariche senza un solo lavoro di ricerca, a qualunque livello quello si collochi, in tema di vaccini. In definitiva, niente di nuovo. Va da sé che potrei essere male informato, ma questo è ciò di cui dispongo.

Il Cricelli-pensiero esordisce alla grande: chiunque lavori in ambito clinico deve vaccinarsi. Va da sé che chiunque significa tutti senza eccezione, dai medici di ogni ordine e grado ai paramedici giù fino a chi svolge i compiti apparentemente più umili, purché ci sia attinenza alla clinica. Milioni di persone: che bello!

Ora sorgono spontanee le domande: per che malattie ci vaccineremo? Che prove faremo per controllare se la raffica di vaccinazioni ha avuto il successo sperato? E che faremo, poi, se questa raffica non ha funzionato? Come faremo a stabilire per quanto tempo l’eventuale successo si sarà esteso?

Segue il virgolettato “Chi vuole fare parte della comunità scientifica del Paese deve accettare le evidenze scientifiche.” Splendido! Le domande sono: che c’entra la comunità scientifica? Che cosa c’è di evidenza scientifica nei vaccini? È disponibile una dimostrazione non basata su isteriche chiacchiere ma su dati inoppugnabili che i vaccini abbiano evitato anche un solo caso di malattia?

Segue, poi, la dichiarazione d’obbligo per chiunque voglia iscriversi al club del Cricelli di non avanzare dubbi sulla santità salvifica dei vaccini. Il che mi sembra del tutto accettabile: 
in fondo nessuno è obbligato a farne parte e, se a qualcuno viene da ridere, può evitare l’iscrizione.

Io sono certo che il pure a me sconosciuto dott. Claudio Cricelli sia un pozzo di scienza, che lo celi per modestia e che la sua onestà intellettuale sia senza macchia.

Così mi piacerebbe che rispondesse scientificamente e onestamente (insomma, zero chiacchiere) a qualche domanda oltre a quelle già poste.

Sia i produttori di vaccini sia la buona pratica medica pretendono correttamente che chiunque sia candidato ad una vaccinazione dimostri di non essere già immune alla malattia, sia per esserlo naturalmente sia per esserlo diventato contraendo il morbo.

In tanti anni di frequentazione del mondo medico (faccio ricerca da poco più di 44 anni) non ho mai visto che il vaccinando sia sottoposto alle indagini (obbligatorie) del caso. La domanda è: che facciamo?

Sia i produttori di vaccini sia la buona pratica medica pretendono correttamente che chiunque sia candidato ad una vaccinazione dimostri di non essere allergico ad uno o più componenti del farmaco. In tanti anni di frequentazione del mondo medico non ho mai visto che il vaccinando sia sottoposto alle indagini (obbligatorie) del caso. Del resto, chi è davvero al corrente di che cosa c’è nei vari vaccini? 

Insomma, quella roba s’inietta alla cieca a chiunque capiti a tiro e, se quello scappa, saranno i Carabinieri a cavallo ad acchiapparlo.

Le malattie infettive o quelle, comunque, almeno in teoria vaccinabili sono un numero enorme. Se siamo davvero sicuri che la vaccinazione possa sconfiggere la diffusione delle malattie di quel genere, non avremo altra possibilità che vaccinarci contro TUTTE, e farlo rispettando tutte le condizioni del caso.
Il dott. Cricelli ha idea di come fare in termini pratici?

Da anni mia moglie ed io analizziamo i vaccini secondo una metodica di microscopia elettronica messa a punto proprio da mia moglie quando ebbe ad ideare e a dirigere due progetti di ricerca europei. Tutti i campioni di vaccini per uso umano ad ora analizzati hanno mostrato di contenere inquinanti sotto forma di particelle solide, inorganiche, incompatibili con l’organismo.

Domanda: il dott. Cricelli ha qualche nozione di nanopatologia? È al corrente del fatto che inoculare frammenti di materia di quel genere equivale ad inoculare patogeni molto “vivaci”? Che cosa propone per ovviare ad un problema più volte denunciato in ogni sede senza ricevere altro che il rimbalzo del muro di gomma o la reazione becera ed arrogante del “non è vero perché lo dico io”?

A questo punto non mi resta che rifare ciò che ho fatto innumerevoli volte con personaggi in qualche modo assimilabili al dott. Cricelli: invitarli ad affiancare mia moglie e me al microscopio elettronico quando analizziamo un
vaccino. Poi vedremo la reazione.

Questo oltre all’invito a studiare, magari evitando le esternazioni pittoresche dei tanti politicuzzi jukebox (metti la monetina e ti canto la canzone che vuoi) o la pubblicità pervasiva delle case farmaceutiche. Recuperare il cervello, poi, è tanto utile quanto dignitoso e anche qui invito il dott. Cricelli ad una piccola meditazione.

Da ultimo, mi aspetto le risposte alle mie domande, risposte che sarebbe bene non fossero offensive per chi le esterna.


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