lunedì 30 gennaio 2017

L’immaturità del possessivo


Noi esseri umani siamo buffi, buffi e ridicoli a volte; se penso a quello che non ho fatto nella mia vita per ottenere “amore” e per convincere l’altro che nella sua vita ero l’unica cosa che aveva valore… mah! Povera me.

L’arte del convincimento è tipica dell’essere umano che, nella nostra società, ha escogitato le più disparate tattiche mentali ed emotive (spesso inconsce), pur di “cuccare”.

Ho conosciuto persone malate, cioè persone che hanno necessità di conquistare fisicamente e ossessivamente chiunque, per rassicurare, illusoriamente, il proprio piccolo io. Conquista affannosa che non ha di certo effetti positivi su una relazione, ma crea un circolo vizioso che alimenta solo l’avidità e il bisogno di riconoscimento.

Ho incontrato persone accattivanti e seducenti, spesso anche di bell’aspetto, che unici e inafferrabili, vivono in un film tutto proprio, dove ciò che conta è quell’amore teorico estirpato ad un portatore sano di affettività temporanea.

Queste sono le personalità più palesi ed eclatanti, nelle quali possiamo immediatamente vedere la patologia del possessivo nella superficie della loro quotidianità, ma ognuno di noi, e io per prima, lotta con il bisogno di possedere.

Per anni ho creduto che essere amati da qualcuno mi desse, in un qualche modo, dignità e riconoscimento nel mondo. E ogni cosa era rivolta verso di me con un preciso narcisismo che spesso ho riscontrato anche in altre persone e che esclude i bisogni dell’altro.

Il possesso ti ostruisce le vene della vita, ti isola e alimenta l’odio e il confronto. E’ una lotta contro sé stessi: vuoi essere il migliore ma ti senti un fallito. Siamo esseri schizofrenici.

Il possesso ti da l’illusione di vivere sicuro, dietro alle sbarre della tua gabbia, dove controlli ogni azione senza buttarti fuori, nella vita.

Il possesso è l’esatto opposto dell’amore. Chi ama veramente, lascia liberi gli altri, li lascia liberi di vivere ciò che desiderano, senza giudizio o critica offensiva. Chi ama è lui per primo libero e felice.

Finché avremo un’alta idea di noi stessi, un qualcosa da dimostrare al mondo, un bisogno di riconoscimento che va di pari passo con i nostri bisogni infantili, soffriremo sempre. Potremmo possedere ogni bene, potremmo essere adulati da tutti, ben visti e riconosciuti, ma questo non ci risparmierà dalla sofferenza e dal dolore di non amare e nel non essere veramente liberi.

La vera libertà si conquista consapevolmente, attenuando i meccanismi inconsci della nostra coscienza che instillano veleno nei nostri rapporti e necessitano di produrre separatività, accentuando una finta indipendenza.

L’essere spiritualmente adulti passa anche attraverso la comprensione di non essere perfetti e indispensabili. Il lavoro su di sé ci permette di far emergere i nostri talenti, smettendo di negarceli per appagare un senso del dovuto, e coltivare il giardino della nostra libertà interiore con fiori che non sfioriscono e che profumano di pace.


Donatella Donati

fonte: http://www.yogavitaesalute.it/psicologia-dello-yoga/limmaturita-del-possessivo/

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