lunedì 22 luglio 2013

Frammenti di una Unità Perduta


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I sistemi, tutti i sistemi, sono istituzioni di origine sumera. La scrittura e la contrattazione sono modalità di interazione codificata che emergono improvvisamente nella storia dell’umanità in quella valle fertile tra i fiumi Tigri ed Eufrate. La specializzazione del lavoro e la divisione della società in classi, determinate dal censo e dalle funzioni svolte, è anch’essa una ‘invenzione’ sumera, così come la catena di comando piramidale, con al vertice le istituzioni religiose (scansione del tempo e rapporto con il trascendente) e politico/militari (gestione dell’immanente).
  
Da quella presunta alba della civiltà, la storia moderna della società degli uomini ha cominciato il suo percorso restando sostanzialmente immutata nella struttura e nell’organizzazione della sua catena di comando. Oggi come allora infatti troviamo al vertice del potere le istituzioni religiose (magico/mistiche) e quelle militari. Oggi come allora il tempo ‘storico’ è scandito da eventi artificiali che servono per una scansione periodica capace di ‘dare il ritmo’ a quel costrutto scenografico dato in pasto alle masse che noi definiamo assai ingenuamente ‘storia’, indicando con questa parola una successione di eventi determinata da dinamiche naturali ed imponderabili.  

Sappiamo invece che i cosiddetti eventi altro non sono che ‘sigilli’ spazio/temporali necessari per cadenzare lo scorrere del tempo, per dare senso al divenire, per creare una antinomia pretestuosa ed incalzare così il flusso del tempo.
 
Ecco perché, a mio parere, siano inutili gli interventismi compiuti all’interno delle istituzioni. Un sistema non si può compromettere da solo al suo interno! I sistemi cadranno quando l’umanità non avrà più bisogno di loro e quando soprattutto prenderà coscienza di non averne mai avuto bisogno.

 I sistemi hanno alterato le nostre percezioni e parcellizzato la nostra esperienza terrena in modo da farci condurre una vita scissa all’insegna dell’ossequio di dualità pretestuose. Male e bene, destra e sinistra, maschio o femmina, apocalittici od integrati, cristiani o mussulmani … sono categorie imposte per rendere automatica l’immedesimazione e prevedibile la risposta in termini addirittura esistenziali.

 
Se esistono i sistemi e se sono stati creati apposta per scinderci, come sarà possibile superarne il malefico influsso? Non affidandosi ad essi ma nemmeno contrapponendosi ad essi. Ogni scontro infatti non farà altro che garantire energia ai sistemi, come lo stesso Cossiga, guarda caso, auspicava. Il distacco gnostico sembra essere la via preferenziale per uscire da questa gabbia arcontica assieme alla pratica dell’amare (unire) innanzitutto se stessi per poter riconoscere in noi frammenti di un’unità perduta.

 
Gli eventi si contraggono in questi tempi ultimi mentre il divenire storico sembra invece tendere all’infinito. Viviamo evidentemente un istante di bilico, artificiosamente protratto. Come sarà il futuro dipenderà soprattutto da noi, riusciremo a recuperare la nostra memoria più recondita attraverso una forma di dialogo perduta, affidandoci agli echi più consoni alle nostri migliori qualità?

 
Forse è esistito un tempo in cui l’uomo era tutt’uno con se stesso e viveva in sintonia con l’ambiente. L’avvento della civiltà ha frammentato tutto ed ora, come archeologi minuziosi, dobbiamo rimettere insieme i frammenti della nostra unità perduta.


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