venerdì 26 luglio 2013

La stangata in arrivo: 45 miliardi di tagli l’anno. Per 20 anni


europa
Chi ringraziare? Il Fiscal Compact, ovvero il patto che, secondo Monti allora premier, avrebbe permesso di abbattere la metà del debito pubblico. E con esso anche metà degli italiani.

Se adesso si fatica per trovare i fondi su Iva e Imu, come riusciremo a trovare quelli per onorare il patto europeo?

Il vero asso nella manica che ha permesso all’Italia di restare a galla anche nei periodi più difficili è stata la svalutazione: immettere più moneta e abbattere i costi del debito. Una strategia criticabile quanto si vuole perchè è un rattoppo, magari a colori, ma non risolve il problema. Eppure permette di continuare a sopravvivere. La scelta dunque resta: onorare le logiche dell’economia e sanare i debiti (cosa tecnicamente fattibile quando questi debiti sono umanamente onorabili) oppure mascherare il tutto?


L’Italia, sinora, ha potuto optare pr la seconda ipotesi ma solo perchè si è trovata sempre a vivere da sola in casa sua. da dieci anni circa, però, condivide la casa con altre coinquiline che mal digeriscono la sua abitudine di nascondere la polvere sotto al tappeto.

Risultato? La poveretta deve mettersi a lavorare, e con fatica, per mettere tutto seriamente in ordine. E non che non ne abbia le capacità, il problema è che con il tempo la situazione si è incancrenita e perciò ora il problema è serio. Soprattutto se a ostacolare la buona volontà di molti ci sono i soliti parassiti, quelli la cui avidità sta facendo scoraggiare anche le persone dotate delle migliori intenzioni. Detto questo ecco il nocciolo della questione.

Il Fiscal Compact che, stando alle parole di Monti pronunciare l’anno scorso al momento dell’approvazione del provvedimento, permetterà l’abbattimento del deficit italiano, il vero problema che da sempre Roma si trascina. Vero. Ma a che prezzo? Prima di tutto l’approvazione avvenuta l’anno scorso proprio di questi tempi, senza nessun dibattito in Aula (e già questo…), quindi la consapevolezza di non poter onorare dall’inizio i termini dell’accordo e cioè i disavanzi di bilancio strutturali che deve trovarsi sotto la soglia dello 0,5% oppure l’1%, con un debito/pil a meno del 60% (cosa che allo stato dei fatti nemmeno possiamo immaginare). Senza contare un altro piccolo particolare: la vera padrona dei conti sarà l’Ue.

Ebbene, l’anno scorso il Fmi prevedeva per l’Italia un disavanzo al 2,6% che sarebbe diventato 1,5% nel 2013. Peccato che in una nota ufficiale, l’esecutivo europeo indichi chiaramente che “le previsioni di primavera 2013 [...] indicano un disavanzo del 2,9% del Pil nel 2013 e del 2,5% del Pil nel 2014″.

Ma almeno ci “consoliamo” con il fatto che il nostro deficit resta sempre al di sotto del 3% del pil e che recentemente siamo usciti dalla procedura di infrazione. Ma è una consolazione inutile visto che l’altro punto principale è il rapporto debito/Pil che dovrà essere al 60% mentre noi non solo abbiamo superato la soglia del 128%, ma abbiamo registrato un aumento del fabbisogno statale proprio nel massimo periodo di austerity e pressione fiscale. 

Un’assurdità tutta italiana. Il rimedio? Semplice: tagli per 45 miliardi di euro all’anno. Per 20 anni. E il più sembra anche essere stato fatto visto che l’art. 81 della costituzione è stato rivisto per inserire quell’obbligo al pareggio di bilancio.

Quindi il dilemma iniziale resta: onorare le logiche dell’economia e sanare i debiti oppure mascherare il tutto? Ci sarebbe anche un’altra strada: uscire dall’euro visto che anche gli stessi ideatori della moneta unica hanno riconosciuto l’insostenibilità del progetto.

Chissà mai che un giorno, anche i vertici politici lo capiranno.

fonte: http://www.imolaoggi.it/?p=57199

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