martedì 29 agosto 2017

La difesa richiede l'attacco. Dove vuoi stare?


E' sempre così che va quando credi nella possibilità di poter essere attaccato: qualcuno ti fa uno sgarro, ti insulta, ti manca di rispetto. E tu, in quasi automatismo, ti incazzi. Vai in paranoia. Entri in reazione.

Ti giustifichi perchè credi che sia automatico e dici: E' lui\lei che mi fa avere queste reazioni.

Ma non è così, mai, e a un certo punto quello che fa la differenza nell'evoluzione di un essere umano è l'accorgersi di questa semplice verità: sei tu che decidi a un livello molto profondo di te.

Lo stai facendo molto velocemente è vero... talmente velocemente che non hai tempo di renderti conto che a un certo punto, letteralmente, tu decidi di arrabbiarti, decidi di giudicare, decidi di avere ragione e andare in una qualunque delle sfumature della difesa: la rabbia, il rancore, il risentimento e così via.

Sentirsi attaccati, offesi, e difendersi richiede il credere che esista un esterno, staccato, diverso da te stesso, che sta facendo qualcosa a un te vittima, piccolo e nero. Invertire questa tendenza a proiettare all'esterno le cause della tua sofferenza può non essere semplice all'inizio, ma si può fare e porta dei benefici immediati: ti dà potere e ti toglie un discreto carico di paura di dosso.

Cominciare infatti a ripeterti 'sono io che creo la mia realtà, sono io che lo sto facendo' è la pratica di bonifica mentale più potente che puoi attuare, ed è un passo necessario per tutto ciò che viene dopo.

Ha dei benefici a lungo termine: se inizialmente ti sembra strano che possa essere davvero così, dopo un po' di tempo speso nell'educare il tuo subconscio indisciplinato (il vero responsabile degli automatismi e dei casini che hai) e a ripeterti questo concetto, avrai accesso ad una importante facoltà che adesso ti sfugge completamente: l'arte del lasciar andare.

Si tratta di decidere di farla finita col karma reiterato (e molte volte autoimposto) che ti fa agire come una marionetta nelle mani di presunti nemici che spingerebbero i tuoi bottoni interni.

Quando ti accorgi che resistere all'automatismo ha l'effetto di neutralizzare l'emozione negativa sottostante e quando cominci a farlo sistematicamente, inizia quello squisito processo di distruzione del tuo vecchio io che chiamiamo pulizia.

Pulire è letteralmente lasciar andare tutto ciò che credi di sapere della tua realtà perchè con ogni probabilità non c'è bugia più grande da raccontarsi di quelle che l'ego (un mucchietto di forme pensiero senza alcuna vera individualità sottostante) ti sta propinando in questo momento. E ce ne sono parecchie di cui dovresti liberarti.

Molte delle opinioni che hai sono programmate dall'esterno, da fattori sociali, ambientali, ormonali, razziali, e sono tutto fuorchè liberamente decise. Molti dei nemici contro cui combatti non sono che ombre nella tua mente e la tua stessa mente non fa che ricreare e attrarre le cose contro cui credi di star combattendo. E a capo di tutto questo ci sono i pensieri e le emozioni 'negative'.

Le emozioni sono il carburante dei pensieri che diventano carburante delle emozioni e così via, in un crescendo di automatismo tale che a volte è difficile credere ancora che hai qualche controllo sulla tua vita e sulla tua mente. Ma c'è una via d'uscita.

Le emozioni e le reazioni fanno parte della tua decisione subconscia di essere una vittima e di sentirti separato dal resto del mondo, vengono dalla tua voglia di esclusività, dal tuo volerti sentire importante e unico.

Questa decisione è programmata lì da millenni, ma non è irreversibile e soprattutto non è affatto necessaria.

Non è una cosa che hai creato in questa esistenza e tuttavia è in questa esistenza che dovrai correggerla.

Il nemico è SEMPRE interno, anche quando è proiettato al di fuori, in carne ed ossa. E da questo nemico non dovrai difenderti, non dovrai combatterlo (col risultato di ricrearlo di continuo) ma dovrai imparare ad osservarlo con ferma risoluzione e con la freddezza del Samurai, imparare ad amarlo essendo presente e consapevole che stai osservando una parte di te.

Quando qualcuno ha detto di porgere l'altra guancia è questo che intendeva. Il nemico interno va neutralizzato e deprivato della sua forza vitale (l'emozione) affinchè si faccia spazio in te la vera soluzione del problema, quella basata sul riconoscimento che non c'era nulla da risolvere, ma solo da lasciar andare.

Soprattutto dal nemico, da ogni nemico, non difenderti. Così facendo si dissolverà nel nulla.


Andrea Panatta


fonte:  http://quantum73.blogspot.it/2011/06/la-difesa-richiede-lattacco-dove-vuoi.html

Nessun commento:

Posta un commento