mercoledì 30 agosto 2017

Militarizzazione della penisola scandinava: è l’ora di suonare gli allarmi


Molto è stato detto sul fatto che i rinforzi della NATO negli stati baltici e in Polonia siano stati percepiti a Mosca come azioni provocatorie che minano la sicurezza in Europa, mentre si è detto poco sulla graduale ma costante militarizzazione della Scandinavia. Il tema non guadagna i titoli dei giornali e non è al centro del dibattito pubblico ma, un passo dopo l’altro, la regione si trasforma in un trampolino di lancio per condurre azioni offensive contro la Russia.

Ørland [in inglese] nella Norvegia meridionale si sta espandendo per diventare la principale base aerea della Norvegia che ospita i velivoli americani F-35 Lightnings – gli aerei invisibili che diventeranno la spina dorsale della forza aerea norvegese. La Norvegia ha acquistato 56 di questi aeromobili. Lo F-35 è un’arma offensiva, non difensiva. Questi aerei, armati con testate nucleari, possono colpire in profondità il territorio della Russia.

Fornire ai piloti norvegesi la formazione alla guida degli aerei che trasportano armi nucleari, come le testate nucleari dotate di alette B61-12, costituisce una violazione del Trattato di Non Proliferazione [in italiano] del 1968. L’articolo 1 del TNP vieta il trasferimento di armi nucleari da stati con armi nucleari ad altri stati: “Ogni stato membro del Trattato fra potenze nucleari si impegna a non trasferire a nessun destinatario armi nucleari o altri dispositivi esplosivi nucleari o il controllo su tali armi o dispositivi esplosivi”. 

L’articolo II impone agli stati senza armi nucleari di non ricevere armi nucleari: “Ciascuno degli stati senza armi nucleari del trattato si impegna a non ricevere alcuna arma nucleare o altri dispositivi esplosivi nucleari o il controllo di tali armi o dispositivi esplosivi”. Come può la Russia essere sicura che questi aerei non siano armati con armi nucleari quando non c’è accordo di alcun tipo per verificare la conformità con l’NPT?

Ørland si trova vicino a Værnes – la base che ospita 330 marines americani. Nel mese di maggio, la base ha ospitato l’esercitazione militare biennale della NATO “Esercitazione Sfida Artica 2017” che coinvolge oltre 100 aerei da 12 nazioni. È stata la prima volta che un bombardiere strategico statunitense (B-52H) ha partecipato all’evento formativo.

La scelta della base è stata accuratamente calcolata per tenere gli aerei lontani dalla portata dei missili russi Iskander (500 chilometri), ma nessuna posizione in Norvegia è al di là della portata dei missili navali Kalibr a bordo delle navi russe né tantomeno dagli aerei russi dotati di missili aria-terra a lungo raggio.

Nel mese di giugno, il governo della Norvegia ha annunciato che è stata presa la decisione di estendere la presenza a rotazione del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, stanziati a Værnes fino al 2018. La mossa è in contraddizione con la politica norvegese attuata fino ad oggi di non permetter l’estensione di basi militari straniere nel paese in tempi di pace.

Nel mese di giugno inoltre, gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Norvegia hanno convenuto in linea di principio di creare una coalizione trilaterale costruita intorno agli aerei da marina P-8 per creare operazioni congiunte nell’Atlantico settentrionale nei pressi delle basi della flotta settentrionale della Russia.

La Norvegia contribuisce al sistema di difesa missilistica balistico (BMD) della NATO integrandovi sia il suo radar Globus II/III nell’isola di Vardøya, situato vicino al confine russo, a pochi chilometri dalla base dei sottomarini strategici, sia 5 fregate di classe Fridtjof Nansen equipaggiate con il sistema Aegis. La costruzione del radar a Vardøya è in corso, ed esso potrà distinguere le testate reali dalle esche. Un altro radar situato nelle Svalbard, nel Mare Artico, può essere utilizzato anche dalle forze armate statunitensi per scopi di difesa missilistica.

Le forze terrestri Norvegesi sono situate in Lituania come parte di una forza multinazionale della NATO sotto il comando tedesco.

La Svezia, uno stretto alleato della NATO, sta aggiornando le sue forze armate con un forte aumento delle spese. Lo scorso dicembre, il governo svedese ha detto alle autorità comunali di preparare le infrastrutture di difesa civile e le procedure per una possibile guerra. La mossa è stata sollecitata dal ritorno del Paese alla “strategia di difesa totale”, quella dell’era della Guerra Fredda. Nel settembre del 2016, 150 soldati sono stati messi in servizio permanente sull’isola di Gotland per “difenderla dalla Russia”. La Svezia ha mantenuto una guarnigione militare permanente in Gotland per centinaia di anni fino al 2005. L’agenzia svedese per le contingenze civili (MSB) ha ordinato una revisione dei 350 bunker civili sull’isola. I rifugi sono progettati per proteggere la gente dalle onde d’urto e dalle radiazioni da una detonazione nucleare, nonché da armi chimiche e biologiche.

Nel mese di marzo, Stoccolma ha annunciato i piani per reintrodurre il servizio militare obbligatorio abbandonato nel 2010. La coscrizione rientrerà in vigore il 1 ° gennaio 2018.

Nel mese di giugno, la Svezia ha detto [in inglese] che desidera unirsi a una “Joint Expeditionary Force” condotta dai britannici, rendendo la partecipazione svedese a una guerra europea praticamente inevitabile.

Questo mese, l’esercito svedese ha annunciato [in inglese] i piani per condurre la sua più grande esercitazione militare congiunta con la NATO da 20 anni. Chiamato Aurora 17, l’evento formativo è previsto per settembre. Le esercitazioni si svolgeranno in tutto il paese, ma si concentreranno sulla valle di Mälardalen, le aree intorno alle città di Stoccolma e Gothenberg e sull’isola strategica di Gotland [in inglese]. Oltre 19.000 soldati svedesi parteciperanno, oltre a 1.435 soldati degli Stati Uniti, 270 dalla Finlandia, 120 dalla Francia e 40-60 da Danimarca, Norvegia, Lituania e Estonia.

In giugno il presidente russo Putin ha avvisato [in inglese]: “Se la Svezia entra nella NATO, ciò influirà in modo negativo sulle nostre relazioni, perché considereremo che l’infrastruttura del blocco militare occidentale ora si avvicina dal lato svedese”.

Nel giugno 2016, la Finlandia ha partecipato alla BALTOPS, un’esercitazione navale della NATO. È stata la prima volta che le forze NATO si sono esercitate sul territorio finlandese (la zona costiera a Syndale). Nel frattempo, il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto [in inglese] al suo omologo finlandese Timo Soini che il Cremlino prenderà misure non specificate per rispondere ad una maggiore attività della NATO nella regione baltica. Secondo Lavrov “Noi non nascondiamo il nostro atteggiamento negativo rispetto ai movimenti dell’infrastruttura militare della NATO nei confronti delle nostre frontiere, che sta trascinando nuovi Stati nell’attività militare del blocco”.

Tutti questi fatti e manifestazioni, sommati insieme, dimostrano che la militarizzazione della Scandinavia sta avanzando a passi da gigante per minare la sicurezza in Europa. Nessun grido di allarme è stato sollevato dai media russi, ma gli sviluppi sono attentamente seguiti da Mosca. 

Visitando la Finlandia il 27 luglio, il Presidente Putin ha dichiarato che la Russia “sta tenendo d’occhio una certa intensificazione nel movimento degli aerei militari, delle navi e delle truppe. Per poter evitare conseguenze negative, che nessuno vuole, dobbiamo mantenere il dialogo”. Putin ha inoltre sottolineato la disponibilità al dialogo con i paesi neutrali che si affacciano sul  Mar Baltico, come la Finlandia che non fa parte della NATO.

I fatti sopra elencati mostrano che la situazione è abbastanza grave da diventare una priorità nell’agenda del Consiglio NATO-Russia. Ma non è ancora così. Lo scorso anno Frank-Walter Steinmeier, l’allora Ministro degli Esteri e attuale Presidente della Germania, rimproverò [in inglese] la NATO per  “il tintinnare di sciabole e le grida di guerra” e le provocatorie attività militari in prossimità dei confini russi. Egli chiese [in inglese] quindi un accordo per il controllo delle armi tra l’Occidente e la Russia. Quindici altri membri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) hanno aderito all’iniziativa di Steinmeier: Francia, Italia, Austria, Belgio, Svizzera, Repubblica Ceca, Spagna, Finlandia, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Svezia, Slovacchia, Bulgaria e Portogallo.

In realtà, l’iniziativa di rilanciare il processo di negoziazione non è della Germania. La proposta della Russia per discutere di un nuovo trattato europeo [in inglese] sulla sicurezza è stata respinta dall’Occidente, e il progetto di documento [in inglese] è stato pubblicato nel 2009. Nel marzo 2015 la Russia ha espresso [in inglese] la sua disponibilità a negoziare un nuovo accordo sul controllo delle armi convenzionali in Europa.

Mosca non ha mai respinto l’idea di lanciare dei colloqui per affrontare il problema e non lo rifiuta adesso. Il Consiglio NATO-Russia potrebbe contribuire al lancio di discussioni in materia ma non lo ha ancora fatto. In realtà, nulla è stato fatto per alleviare le tensioni, in particolare in Europa e nella penisola scandinava. Nel frattempo, la situazione aggrava i malintesi e monta la tensione.


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Articolo di Alex Gorka apparso su Strategic Culture Foundation il 31 luglio 2017
Traduzione in italiano di Hajduk per SakerItalia
[le note in questo formato sono del traduttore]

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