giovedì 31 agosto 2017

Missili sul Giappone: risposta della Corea democratica a sanzioni ed esercitazioni statunitensi


Il 29 agosto 2017, la Repubblica popolare democratica di Corea procedeva al lancio missilistico che sorvolava il Giappone. Questa nuova iniziativa, dopo tre lanci di missili a corto raggio del 26 agosto, sembra la risposta di Pyongyang all’intensificarsi delle sanzioni internazionali contro la RPDC e le manovre belliche USA-Corea del Sud Ulji Freedom Guardian del 31 agosto. 

La scommessa dell’amministrazione Trump di piegare la Repubblica Democratica Popolare di Corea (RPDC) si è dimostrata ancora una volta errata, non sorprendentemente in quanto la RPDC ha sempre risposto alle ostilità di Stati Uniti e alleati coi programmi nucleari e balistici. 

Più che mai, l’Associazione Amicizia Francia-Corea vorrebbe che gli Stati Uniti avanzino un’offerta seria di dialogo, con un gesto significativo che dimostri buona volontà, la sospensione delle manovre militari e almeno soppressione parziale delle sanzioni in cambio della ripresa dei negoziati, che potrebbe assumere la forma di un appello a Kim Jong-un e Donald Trump a porre fine a tensioni e sanzioni, costantemente rinnovate.

 Col lancio del missile (che non è chiaramente un ICBM, a differenza di luglio), presso Sunan, sede dell’aeroporto di Pyongyang, la RPC dimostra l’operatività dei lanci su tutto il suo territorio al fine di dissuadere gli Stati Uniti da colpi mirati su alcune installazioni militari. Il missile ha percorso 2700 chilometri in 15 minuti a una quota massima di 550 chilometri, prima di cadere in mare a 1180 chilometri dalle coste giapponesi. In precedenza, missili che trasportavano satelliti, non balistici, avevano più volte sorvolato il Giappone fin dal 1998. 

Come nei precedenti lanci, il Giappone denunciava, col Primo ministro Shinzo Abe, “una minaccia grave e senza precedenti“. Dato che il lancio è in contrasto con le risoluzioni, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) si riuniva urgentemente il 29 agosto su richiesta di Washington, Tokyo e Seoul. Donald Trump e Shinzo Abe parlarono al telefono per 40 minuti. 

La Cina invitava le parti a frenare: il portavoce del Ministero degli Esteri Hua Chunying dichiarava che “la Cina invita tutte le parti interessate a non intraprendere azioni che potrebbero spingere ad altre aumentando le tensioni nella regione“. Dopo aver promesso alla RPDC “fuoco e furia” come reazione tale che il mondo non ha mai visto, il presidente Donald Trump intende esercitare una “pressione pacifica” sulla Corea democratica.
 
Se Tokyo minacciava di distruggere il missile nordcoreano che sorvolasse il suo territorio, non adottava alcuna iniziativa. Gli abitanti dell’isola di Hokkaido, sorvolata per due minuti, ricevevano il messaggio di mettersi al riparo. Joshua Pollack, ricercatore presso il Centro James Martin per gli Studi sulla non proliferazione, dichiarava alla CNN che la traiettoria seguita (ad est della Corea, non verso Guam) era una “misura per mitigare i rischi” verso le aree popolate, supponendo che il tiro subisse problemi. 

La scelta della traiettoria sul Giappone può anche essere legata alle esercitazioni militari congiunte statunitensi-giapponesi Northern Viper ad Hokkaido. Poi le autorità coreane chiarivano di esser intervenute in occasione dell’anniversario dell’entrata in vigore del Trattato di annessione della Corea al Giappone del 29 agosto 2010. Un portavoce del Ministero della Difesa degli Stati Uniti aggiungeva che il lancio non “rappresenta una minaccia per l’America del Nord”. 

Anche se non minacciata, la Repubblica di Corea (Corea del Sud), poche ore dopo effettuava esercitazioni di bombardamento con quattro F-15K che sganciavano otto bombe da una tonnellata Mk-84 nei pressi della RPDC, per dimostrare la “capacità di distruggere la leadership nordcoreana” in caso di “emergenza”. Tale iniziativa rende improbabile la ripresa del dialogo inter-coreano, sacrificato alla speranza di Seul, finora delusa, di poter pesare sugli orientamenti strategici di Washington ponendosi da alleato più fedele nell’Asia del Nordest.

Mentre è sempre più improbabile che la RPDC rinunci volontariamente alle armi nucleari alla luce dei progressi compiuti, i negoziati, unico risultato credibile e desiderabile alla crisi attuale, si concentreranno sulla non proliferazione e il possibile congelamento dei programmi nucleari e balistici nordcoreani. Inoltre, come osserva CNN, riflettendo il consensuale punto di vista degli esperti statunitensi, una forza dissuasiva nucleare per le autorità nordcoreane è garanzia di non seguire il destino di Iraq e Libia; gli esperti (anche consiglieri governativi occidentali) non credono nel primo uso della forza militare della Corea democratica: “Perché la Corea democratica vuole armi nucleari e missili

La Corea democratica sviluppa da tempo armi nucleari e missili a lungo raggio per dissuadere gli Stati Uniti dal tentativo di rovesciare il regime di Kim Jong Un. Pyongyang ritiene che i leader di Paesi come l’Iraq, dove l’ex-dittatore Sadam Husayn fu rovesciato dagli Stati Uniti, e la Libia, il cui ex-leader abbandonò le ambizioni nucleari per eliminare le sanzioni e avere aiuti, furono rovesciati e uccisi dall’intervento statunitense in un contesto d’instabilità interna, e ritiene che solo la minaccia di colpire il territorio statunitense con una forza di ritorsione nucleare impedirà l’intervento militare statunitense. Molti esperti ritengono che la Corea democratica non utilizzerà per prima le sue armi. 

Secondo gli esperti, Kim Jong Un pone la sopravvivenza del suo regime al di sopra di tutto e sa che l’uso di un’arma nucleare innescherebbe una guerra che non può vincere”. D’altra parte, il rischio che una guerra sia scatenata dagli Stati Uniti dell’imprevedibile Donald Trump è più elevato: questo è il rischio che va eliminato.




Zjuganov consiglia gli USA di lasciare in pace la Corea democratica
Gennadij Zjuganov Histoire et Societé 29 agosto 2017

Gennadij Zjuganov, presidente del Partito Comunista della Federazione Russa, ha invitato gli Stati Uniti a lasciare in pace la Corea democratica, che ha diritto alla propria versione dello sviluppo, secondo Interfax.
Lasciate in pace la Corea democratica. Lasciatela crescere come ritiene opportuno. Conta sulle proprie forze creando una tecnologia moderna, costruendo strade e abitazioni. Ha diritto al proprio sviluppo“, 
dichiarava Gennadij Zjuganov a una conferenza stampa a Mosca. 
In geopolitica gli statunitensi s’intromettono dovunque, hanno 800 basi. Non è un caso che la leadership nordcoreana sia obbligata a creare armi di distruzione di massa, missili e tecnologie spaziali“,
ha detto il leader del Partito Comunista, secondo cui se queste armi le avesse avute la Jugoslavia, Milosevic non sarebbe stato trattato in quel modo. 
Se le avesse avute l’Iraq, Sadam Husayn non sarebbe stato impiccato. Se le avesse avute la Libia, Gheddafi non sarebbe stato linciato per strada“, 
affermava Gennadij Zjuganov, secondo cui ogni volta che c’è una leadership, un pensiero nazionale indipendente, inizia il sabotaggio degli Stati Uniti, la provocazione. 
D’altra parte, questa situazione è così tesa che ci vuole poco per fare esplodere la regione“, 
e ha detto che si era recato nella Corea democratica, vedendo il rafforzamento dei sistemi d’arma, tra cui artiglieria dalla gittata di 40 km. 
Ho visto e capisco che è obbligata a farvi fronte, perché saranno obbligati a partecipare a questo conflitto. C’è un’enorme armata statunitense in Corea del Sud, persone che cercano di proteggersi dalle altre. Così smettete di minacciare, di violare lo spazio di questo Paese, di passare leggi contro la Federazione Russa“, 
dichiarava il leader del Partito Comunista.

 

Hwasong 12
Cassad 29 agosto 2017

La RPDC ha nuovamente ignorato le minacce di Washington e le sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU lanciando un missile balistico Hwasong-12 che sorvolava il Giappone verso l’Oceano Pacifico e raggiungeva 550 km all’apogeo volando per 2700 km prima di cadere nell’Oceano Pacifico, ad est dell’Hokkaido. 

Fonti giapponesi affermano che prima della caduta il missile balistico andava in pezzi. In occasione del lancio, Giappone e Corea del Sud hanno protestato, e inoltre il primo ministro giapponese dichiarava di lamentarsi all’ONU aspettandosi un’azione dagli Stati Uniti, finora limitata a dichiarazioni minacciose, cui Kim Jong-un non bada.

Il missile è denominato KN-17 dagli Stati Uniti e dal punto di vista degli specialisti statunitensi, è dotato di un motore nordcoreano, versione modernizzata di alcuni sviluppi sovietici (eventualmente della Juzhmash esportati dall’Ucraina). Un’importante differenza del missile è l’assenza di “pinne” di stabilizzazione esterne, presenti sulle versioni precedenti dei missili balistici della RPDC; ciò è considerato un progresso significativo del programma missilistico nordcoreano. 

I potenziali parametri della testata nucleare del missile sono sconosciuti, ma ufficialmente la RPDC dichiara che il missile può trasportare una grande testata nucleare. Non ci sono informazioni sulla capacità del missile di violate gli elementi del sistema ABM. Il missile lanciato non è il più avanzato disponibile della RPDC: non molto prima veniva testato un missile Hwasong-14 più lungo, che può colpire Guam e teoricamente l’Alaska, cosa che non impedisce alla propaganda nordcoreana di dire che gli Stati Uniti continentali possono essere colpiti. Ma anche nella forma attuale, Hwasong-12 e Hwasong-14 garantiscono pienamente alla RPDC l’opportunità di colpire obiettivi in Giappone, Corea del Sud e Guam, base della dissuasione nucleare con cui la RPDC può danneggiare i vicini in modo inaccettabile, in caso di aggressione. 

Naturalmente, Pyongyang non rinuncerà mai a ciò, il che significa che nel prossimo mese vi saranno diversi test simili, soprattutto dato che Kim Jong-un già indica apertamente “ad approfondire e velocizzare”. Si può dire con sicurezza che finché gli Stati Uniti continueranno le esercitazioni e a mantenere il THAAD in Corea del Sud, Pyongyang continuerà i lanci in modo che nessuno pensi che si possa costringerla ad abbandonare il proprio programma sui missili nucleari.


Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

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