martedì 2 agosto 2016

Volontà e individualità


Una risposta alla domanda sull'individualità.

Tutto ciò che si manifesta è il tuo volere, ma non di colui o colei che immagini di essere, bensì di ciò che sei veramente. Quindi il tuo volere ora è ad esempio di soffrire fisicamente, oppure a livello emozionale, perché forse questo ti sta portando a riflettere profondamente sulla tua vita, su cosa ti guida, su chi sei.

Se tutto quello che sta accadendo nella tua vita, inclusi conflitti e sofferenze, non fosse com'è non sarebbe possibile che questo interrogarsi accadesse. Se tu fossi sempre sano, non potresti valutare come preziosa l'esperienza di stare bene, se tu fossi sempre felice non potresti conoscere il piacere della gioia senza motivo. Nulla di quello che accade è contro di te, quello che chiamiamo dolore è solo la mano sinistra del Divino che ci porta verso casa, tanto quanto la mano destra che chiamiamo piacere.

Nella Vita non accade a volte quello che vogliamo, ma sempre e solo quello di cui abbiamo bisogno per riconoscere chi siamo. Quindi a volte per riconoscere chi siamo il personaggio immaginario che pensiamo di impersonare soffre, anche fisicamente o solo emozionalmente. Tutto accade in un certo senso con lo scopo di mostrarti chi sei, tutto è un dono del Divino che tu sei a se stesso. Dopo il risveglio tutto accade senza motivo, e questo è il regalo ancora più grande perché avrebbe anche potuto non accadere.

Mi dici che non ti piace l'idea di dover abbandonare la tua individualità ad una consapevolezza impersonale. Fai una distinzione tra individualità e personalità. L'individualità è l'insieme delle caratteristiche del tuo corpo-mente. Quelle caratteristiche sono uniche, non è mai esistito qualcuno come te e mai esisterà. Nel saper godere delle nostre caratteristiche della nostra individualità e nel lasciare che si esprima liberamente sta la gioia e la gratitudine di essere vivi in forma umana.

Diversa è la personalità. La personalità è l'identificarsi con le caratteristiche del corpo- mente e il pensare che ci sia un "me" separato dal resto dell'Universo con una sua volontà e capacità di agire.

Questo è fonte di sofferenza: con quel tipo di "me" accadranno anche la vergogna e il senso di colpa, la paura di sbagliare, l'orgoglio, la competizione, la gelosia, l'invidia. E' la personalità la fonte della sofferenza, non l'individualità.

In realtà è solo quando si è liberi dal senso di essere un qualcuno, dalla personalità, che le caratteristiche del corpo-mente possono esprimersi in modo totale, senza le incertezze della personalità. Lo sanno bene gli artisti: quando si dipinge un capolavoro il "me" era assente e quindi c'era puro piacere, pura gioia. Lo stesso con gli atleti: un tuffo complicato è solo visualizzato da tuffatore, poi è il corpo ad agirlo da sè.

Non temere di dover abbandonare la tua individualità, solo la tua personalità. Questo abbandono non è a carico della personalità stessa del me, che è in conflitto con la realizzazione di non esistere.

Questo abbandono accade da sé, la comprensione intuitiva si sviluppa da sè, senza che ci sia qualcuno che capisca.


Un abbraccio.
shakti


fonte: http://avasashakti.blogspot.it/2010/03/volonta-e-individualita.html

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