lunedì 22 agosto 2016

Ritratto dell’ufficialista

 
Non esistono poteri buoni. (F. De André)

Chi è l’ufficialista? Quali sono le sue caratteristiche salienti? In che cosa si differenzia dal negazionista? Proviamo a rispondere a queste domande in maniera concisa, ma, per quanto possibile, esauriente.

In primo luogo bisogna precisare che “ufficialista” non è sinonimo di “negazionista” (o disinformatore o depistatore o occultatore): ufficialista è, infatti, chi accetta per mera dabbenaggine e pigrizia mentale le versioni canoniche dei fatti, versioni ammannite dalle agenzie di stampa e dai media di regime, senza porsi domande, come fossero oro colato. Il negazionista, invece, è un mentecatto in perfetta mala fede che, in quanto riceve congrui compensi e privilegi e/o per fanatismo, diffonde menzogne sulla Rete ed altrove, attacca e denigra ricercatori indipendenti e cittadini non allineati. Propala fandonie, ma conosce le verità che si affanna a nascondere.

L’ufficialista è un individuo di scarsissima intelligenza: non solo accoglie in modo del tutto ingenuo le ricostruzioni di regime, ma ne introietta i continui aggiustamenti, senza accorgersi che sono in contraddizione tra loro.  
 
All’ottusità si associa poi un atteggiamento di grettezza ed egoismo: l’ufficialista bada solo ai suoi interessi, al suo orticello, noncurante persino del destino di amici e parenti stretti. Egli considera la Rete un’accozzaglia di sciocchezze, mentre si affida alla televisione, in particolare ai notiziari reputati fonti della pura verità. Pende dalle labbra degli “esperti” (medici, scienziati, economisti, giurisperiti, opinionisti…) ritenuti non solo competenti, ma anche infallibili. Una sua frase topica è la seguente: “Se fosse vero, l’avrebbero detto in televisione”.

A prescindere dal titolo di studio, l’ufficialista difetta di senso critico, di capacità di analisi e di sintesi. Al cospetto dell’establishment ha un contegno incoerente: da un lato tuona contro l’inefficienza della classe “politica”, dall’altro continua a legittimarla con il voto ed accreditandole funzioni di cui è priva, non comprendendo che i “politici”, a qualsiasi partito appartengano, sono burattini, esecutori dei piani orditi da chi sta più in alto, ad esempio gli usurai internazionali. In tale contesto spicca il suo settario ed anacronistico dualismo: “Destra” contro “Sinistra”, “fascisti” contro “comunisti”. Questa falsa dicotomia imprigiona i sudditi in un’arena dove si svolgono finti combattimenti tra galli: la “politica” come intrattenimento.

L’ufficialista venera la “scienza” dei documentari, ossia quel cumulo di cialtronerie e di frottole confezionate per un pubblico di teledementi, inclusi quelli che si appassionano alla fanta-astronomia a base di pianeti pressoché identici alla Terra distanti migliaia di anni luce da noi, di spazio vuoto che si curva, di prossima colonizzazione dello spazio e baggianate simili.

In fondo, la mentalità del credente è quella del “borghese piccolo piccolo”, un modo di “pensare” perbenista, angusto, pieno di soggezione e servilismo nei confronti dei potenti. Egli vive in una casa di bambole dove solo per caso può filtrare una verità scomoda: quando essa si insinua, è comunque subito esorcizzata attraverso la creazione di una realtà parallela, fittizia: è questa una reazione paranoica che accomuna il seguace del sistema al classico disinformatore sciacondensaro.

L’incongruenza maggiore in cui resta invischiato l’ufficialista riguarda la natura degli esecutivi: secondo l’ideologia, il governo di “sinistra” o di “destra” è, a suo parere, composto da disonesti ed incapaci, anzi da delinquenti, eppure non sono tanto criminali da consentire un genocidio come la biogeingegneria illegale o scelleratezze analoghe. Di fronte alla geoingegneria clandestina alias scie chimiche, il nostro eroe palesa un comportamento improntato ad incredulità mista a supponenza. Qualora riesca ad afferrare qualche concetto inerente alla “guerra climatica”, si chiude subito a riccio, concludendo “Tanto, prima o poi, si deve morire”.

Quando, però, giunge il momento fatale, l’ufficialista, tanto smargiasso prima, si mostra come il più spaventato, il più codardo.
 

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