Berlino
e Parigi sono da tempo visti quali principali fautori dell’Unione
europea. Quando la Gran Bretagna votò l’uscita dal blocco dei 28 membri,
la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois
Hollande rafforzarono il loro ruolo di leadership indicando
l’allineamento all’“Europa unita” e a difendere il concetto di base
dell’UE. Tuttavia, tale ricompattamento delle due prime nazioni dell’UE è
soggetta alla debilitante competizione degli interessi nazionali, che
tendono a divergere minando l’unità tanto annunciata tra Berlino e
Parigi.
Ciò che si attende dalla Brexit è l’aumento delle tensioni tra
Germania e Francia che potrebbe comportare un’ulteriore frattura
nell’UE. Già una divergenza notevole di posizioni è emersa. Quando la
nuova prima ministra conservatrice inglese Theresa May ha intrapreso la
prima visita all’estero avrebbe dovuto incontrare la cancelliera Merkel a
Berlino, e il giorno dopo il presidente Hollande al Palazzo
dell’Eliseo, a Parigi. May ha dovuto aspettare fino a sera del secondo
giorno per essere ricevuta da Hollande, che lo stesso giorno si era
recato in visita ufficiale nella Repubblica d’Irlanda. La strana assenza
di Hollande sembrava un affronto sornione alla leader inglese.
Più
sostanziale è il contrasto di posizioni tedesche e francesi sulla
Brexit. La premier inglese aveva annunciato che non ci sarebbe stato
l’avvio formale dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea fino
all’inizio del prossimo anno. La Gran Bretagna, ha detto May, doveva
formulare condizioni economiche adeguate con l’UE prima di firmare
l’articolo 50 del Trattato di Lisbona del 2007, innescando così il
processo di uscita.
Su questa uscita ritardata dall’UE della Gran
Bretagna, la cancelliera tedesca sembrava essere d’accordo con l’omologa
inglese. Merkel disse che capiva l’importanza per la Gran Bretagna di
sistemare le questioni economiche. Al contrario, Hollande avrebbe
adottato un atteggiamento molto più irritato, chiedendo che “al più presto possibile”
la Gran Bretagna lasci l’UE. Mentre il presidente francese è apparso
ammorbidirsi incontrando May, continuava comunque ad esprimere la
frustrazione del suo governo con la Gran Bretagna. Parlando a fianco
della leader inglese, Hollande ha detto che la Gran Bretagna non può
continuare ad avvalersi del mercato unico pur imponendo restrizioni alla
libertà di movimento.
La posizione diversa tra Berlino e Parigi verso la Brexit era evidente subito dopo il risultato del referendum inglese. I francesi puntano di più a por termine bruscamente all’adesione della Gran Bretagna all’UE che non i tedeschi. La divergenza tradisce gli interessi nazionali tra Germania e Francia. Per la Germania, il problema è l’economia. La Gran Bretagna in questi ultimi anni è emersa come partner commerciale globale chiave per le esportazioni tedesche. Il mercato inglese dei prodotti tedeschi è quasi il doppio di quello della Francia. Il surplus commerciale annuale della Germania con la Gran Bretagna avrebbe raggiunto circa 48 miliardi di euro, il 25 per cento del surplus totale commerciale della Germania con il resto del mondo. Data l’importanza strategica della crescita economica trainata dalle esportazioni, per il governo tedesco, la Gran Bretagna rappresenta quindi un partner vitale e non va maltrattata.
Non stupisce quindi che Merkel mostri comprensione
verso la contrattazione di Londra sul piano economico. La cancelliera sa
che un rapporto irritato con la Gran Bretagna potrebbe affliggere le
esportazioni con tariffe commerciali punitive. E si sa che la Gran
Bretagna è ben consapevole della forza contrattuale verso gli interessi
di Berlino. Ciò fu accennato dal ministro degli Esteri inglese Boris
Johnson quando commentò a New York che la dipendenza economica significa
che è “chiaramente nell’interesse dei nostri amici (dell’Unione) continuare un buon rapporto”.
Anche per la Francia, la Gran Bretagna è, ovviamente, un importante
partner commerciale. Nelle classifiche mondiali, sono in quinta
posizione per esportazioni ed importazioni. Mentre per Germania e Gran
Bretagna tali posizioni sulle mutue esportazioni ed importazioni sono
seconda e terza. Cioè, per Germania e Gran Bretagna l’economia domina,
come riportava il Wall Street Journal. Ciò che sembra più
urgente per la Francia è la ripercussione politica della Brexit. il
governo nominalmente socialista di Hollande affronterà impegnative
elezioni presidenziali e parlamentari all’inizio del prossimo anno.
Ciò
che interessa ai socialisti in carica e ai rivali di centro-destra di
Nicolas Sarkozy è l’ascesa del Fronte Nazionale guidato da Marine Le
Pen. Il partito di Le Pen è nettamente anti-UE e si batteva per la
Brexit per colpire il “totalitarismo” di Bruxelles. Come il Financial
Times riferì poco dopo il referendum inglese: “il partito anti-euro ed
anti-immigrazione francese ha sempre attirato la quota maggiore di voti
al primo turno delle elezioni locali ed europee negli ultimi due anni.
La leader Marine Le Pen, che potrebbe passare al secondo turno delle
elezioni presidenziali del prossimo anno, ha già avviato la campagna per
invocare un referendum sull’adesione francese, se vincesse”. Ciò che
teme la dirigenza francese è il “contagio” della Brexit infervorarsi nei
prossimi mesi fino alle elezioni nazionali. Tale è il malcontento
popolare verso l’establishment politico, non solo in Francia ma in tutta
l’UE, per l’austerità economica, i problemi dell’immigrazione, il
terrorismo, le sanzioni inutili e le tensioni con la Russia, e il
servilismo verso la politica estera di Washington, che il Fronte
Nazionale di Le Pen ha una buona probabilità di ricevere un voto di
protesta enorme.
Tanto più che la debacle della Brexit porta acqua al
mulino di Le Pen, così come ad altri partiti anti-europei in ascesa nei
Paesi Bassi, Italia, Danimarca e Germania. Con il Fronte Nazionale
francese che ottiene notevoli guadagni elettorali negli ultimi anni,
l’ultima cosa che le autorità di Parigi vogliono vedere è Le Pen
ricavare ulteriore impulso dalla Brexit. Se la Gran Bretagna esce
dall’UE facendo dispute sui termini del divorzio, il pericolo è che ciò
rafforzi la piattaforma politica anti-UE di Le Pen e incoraggi gli
elettori francesi a seguire il Fronte Nazionale.
Nel frattempo, in Germania, il partito anti-UE Alternative fur Deutschland (AFD) ancora non costituisce una minaccia elettorale seria per la CDU di Merkel e i partner della coalizione, i socialdemocratici. La prima preoccupazione della Germania è concedere alla Gran Bretagna un pacchetto economico tale da mantenere forte l’economia basata sull’export. Ma così la posizione morbida di Berlino verso Londra irriterà Parigi, dove una Brexit ritardata e favorevole sarà vista come una spinta elettorale del Fronte Nazionale.
Così la Brexit spinge
Berlino e Parigi in due direzioni opposte che inevitabilmente
affliggeranno le relazioni tra i due pilastri dell’UE. La turboeconomia
guidata dalle esportazioni della Germania e la sua austerità fiscale
furono la fonte di recriminazioni tra Berlino e Parigi e altri Stati
dell’Europa meridionale. Berlino è accusata di egoismo e di perseguire
spietatamente i propri interessi economici nazionali a danno
dell’interesse collettivo dell’UE.
Ad esempio, la Germania fu chiamata a
stimolare l’importazione dalle deboli economie europee, concedendo il
sostegno di cui hanno molto bisogno. D’altra parte, Berlino vede Parigi
come trasgressore cronico del deficit commerciale e di bilancio. Le
posizioni contrastanti sulla Brexit di sicuro accentueranno tali vecchie
tensioni tra Berlino e Parigi. Ciò illustra il limite della presunta
unità europea. Mentre i sostenitori dell’Unione europea come Merkel e
Hollande invocano “solidarietà e forza collettiva”, appare ovvio che
quando si punta sul serio, ogni Stato membro persegua i propri interessi
nazionali, anche a scapito degli altri membri.
Finian Cunningham, Strategic Culture Foundation 28/07/2016
La ripubblicazione è gradita in riferimento alla rivista on-line Strategic Culture Foundation.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
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