I
media italiani, così silenti quando si tratta di raccontare la storia
di una scomoda vittoria, quella dell’eroico Esercito arabo siriano, un
autentico Esercito di liberazione, contro i tagliagole foraggiati da
occidente e petromonarchie, sono diventati all’improvviso starnazzanti e
ipocritamente umanitaristi, in queste ore, parlando di bombe
(esecrabili, ovviamente, chiunque sia stato a sganciarle!) sull’ospedale
pediatrico della Città di Idlib, sita nella parte nord–occidentale del
Paese, punto sanitario strategico gestito dall’organizzazione “Save the Children”.
Così, chi per ore e giorni è stato zitto e dormiente sulla liberazione
dell’eroica Aleppo dalle orde del Daesh, comunque ribattezzato e
imbellettato, in queste ore si è svegliato e ha trovato il suo diversivo
inveendo contro i russi e i siriani fedeli ad Assad, marchiati a fuoco
dall’orrenda accusa di aver sganciato i micidiali ordigni sull’ospedale,
facendo un imprecisato numero di morti e feriti.
La solita
greuelpropaganda, si alimenta del sangue e dei cadaveri di innocenti per
imbastire le sue orrende speculazioni. Non c’interessa, in questa sede,
stabilire verdetti di innocenza o colpevolezza per nessuno, dal momento
che un episodio simile non può meritare che l’esecrazione. C’interessa,
invece, mostrare come alcuni conti decisamente non tornino e come i
precedenti non depongano certo a favore di chi sta imbastendo di nuovo,
testardamente, la trama della russofobia e della guerra psicologica
contro Assad, il Baath e la Siria libera e sovrana. Alcuni punti, di rilevanza strategica, tattica e storico/politica, s’impongono alla riflessione:
Nel momento in cui, per iniziativa dei russi, si stanno stabilendo nelle aree liberate, o in procinto di esserlo, corridoi umanitari per consentire il libero e ordinato flusso di parte della popolazione, risulta pazzesco, controproducente e senza senso sganciare ordigni su strutture sanitarie e su altre infrastrutture civili. La reazione ad una simile demenziale azione, non può che essere la radicalizzazione della situazione sul campo, con nuovi scontri armati in aree dove avanza la pacificazione, formazione di sacche di resistenza e focolai di guerra di posizione casa per casa che diverrebbero assai difficile eliminare per qualsiasi esercito regolare.
Una situazione che, vinta la guerra,
obbligherebbe l’Esercito regolare siriano a un logoramento di forze non
indifferente. Cui prodest ciò? Non certo ad Assad e alla Russia, ma ai
loro nemici interni ed esterni, ormai disperati e pronti al tutto per
tutto pur di evitare o ritardare la catastrofe finale, il crollo
definitivo del loro fronte.
C’è poi un illustre precedente: ai primi di giugno, la solita disinformazione, come l’Osservatorio siriano per i diritti umani in Siria, che attinge solo dalle fonti dei “ribelli” (“al-Nusra”, in particolare) era tornata a suonare la grancassa dei presunti bombardamenti russi sugli ospedali della Siria, in particolare nella zona di Idlib. In quell’occasione, il Maggiore-Generale Igor Konashenkov, portavoce russo, figlio di un popolo che la guerra se la ricorda e l’ha subita sulla propria pelle con 20 milioni di caduti, diversamente da altri, non solo prendeva la parola per smentire in linea generale qualsiasi implicazione russa in episodi simili ma, con rigore e trasparenza sconosciuti ad altre latitudini, negava qualsiasi azione russa nella specifica area di Idlib, mostrando inconfutabili dati di monitoraggio alla stampa.
La stessa corrispondente della CNN, Clarissa
Ward, era costretta ad ammettere che i russi avevano ragione. A questa
ammissione, seguiva la testimonianza, dello stesso segno, di un
fotografo dell’AFP presente sul posto. Alla fine, anche i ribelli della
zona di Idlib gettavano la maschera, sul loro account twitter. Non vi
era stato alcun ospedale colpito.
Piuttosto, un missile aveva centrato
un palazzo vicino a quell’ospedale, utilizzato come avamposto strategico
da al-Nusra. La trappola della provocazione anti-russa, richiudeva la sua tagliola
sulle mani dei suoi fabbricanti, con grave scorno delle prefiche
mediatiche già pronte a stracciarsi capelli e vesti dinanzi alla
“crudeltà dei russi”.
Altre conferenze stampa dei russi, d’altronde, già
nella primavera del 2016, avevano ampiamente chiarito, con dati alla
mano, come l’aviazione di Mosca non avesse mai colpito obiettivi civili,
ma postazioni del Daesh/SIIL e delle formazioni armate ad esso
collegate, provocandone di fatto il collasso operativo e la messa fuori
combattimento. Questo, dopo un lungo periodo di bombe occidentali,
queste sì perfettamente inutili e volte a colpire e intimidire la
popolazione civile, lasciando intatta la forza dello SIIL e dei suoi
ammennicoli armati.
Le prossime ore chiariranno il tutto, ma fin da ora la storia dell’ultimo bombardamento puzza di truffa da chilometri e chilometri di distanza, o meglio da molte miglia, per usare l’unità di misura propria di chi queste storie le imbastisce e le manipola, senza alcun rispetto per i morti e per i vivi.
Luca Baldelli
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