martedì 16 agosto 2016

La subalternità della sinistra europea al grande capitale ed alla Elite finanziaria

Proteste in Polonia contro la UE

In Europa la maggiorparte dei media, schierati con il sistema pro UE, ha trattato i movimenti e la manifestazioni di protesta (che si sono avuti in vari paesi d’Europa)  contro le politiche dettate dalla Commissione Europea e dalla Troika, come forme di “populismo” e di “nazionalismo becero”. In particolare, nell’occasione  del voto britannico contro la permanenza del Regno Unito nella UE, i partigiani della UE si sono scagliati contro i partiti e movimenti a favore del Brexit  come se si trattasse di populismo  isolazionista o come una forma di qualunquismo  di destra scaturito dall’ignoranza di coloro che sono stati emarginati dalle politiche neoliberiste della crescita economica.

Quello che non è stato considerato  da questa narrazione è il fatto che esistevano  delle buone ragioni dei cittadini del Regno Unito  per sostenere il Brexit ed opporsi all’appartenenza alla UE.  Queste ragioni le  aveva ben comprese e sintetizzate Nigel Farage con il suo slogan : “Riprendersi il controllo” (“I want my country back”).

La questione essenziale è da chi? Riprendere il controllo non soltanto dalla oligarchia dei tecnoburocrati della UE, ma anche dalle norme europee vigenti  a favore delle Banche e in contrasto con  i diritti al lavoro ed i diritti sociali, norme  che sono contenute nei trattati di Lisbona e di Masstricht e che configurano l’assetto dell’Eurozona. I movimenti anti UE  britannici, sostenuti anche dai tabloid (giornali popolari)  si sono opposti alla UE argomentando che i burocrati di Bruxelles non sono stati eletti per fare le leggi che creano obblighi per la Gran Bretagna.

L’argomento  principale dell’opposizione alla UE era quello che rivendicava ai cittadini britannici il diritto di non dover sottostare a leggi emanate organismi estranei e non formati da propri rappresentanti eletti. Un argomento considerato  in gran parte di tipo nazionalista ma che riflette l’assenza di legittimità democratica degli organismi europei: l’affermazione forte è stata “le leggi britanniche devono essere fatte dai rappresentanti del popolo nell’interesse del popolo britannico”.

Un concetto esattamente opposto a quello di  consegnare la sovranità all’ Europa (ovvero all’oligarchia della UE) spudoratamente dichiarato, in paesi come l’Italia, da personaggi come l‘ex presidente Napolitano, da Laura Boldrini e dalla cricca di politici italiani del PD e filo UE.

Il vero problema non è soltanto che siano i tecno-burocrati a fare  le leggi, ma anche quale tipo  di leggi questi burocrati fanno: leggi improntate all’ austerità, a favore degli interessi delle grandi Banche ed anti-lavoratori. Ai governi nazionali è stata sottratta ogni facoltà di programmare una propria  politica fiscale ed una pianificazione della spesa pubblica per lasciarla nelle mani delle banche , che insistono nell’austerità e nel taglio delle pensioni e dei programmi sociali. La demenziale norma di pareggio di bilancio (Fiscal Compact) che nel caso dell’Italia è stata inserita anche in costituzione, impedisce di fatto una politica che privilegi la piena occupazione piuttosto che l’adeguamento ai mercati. Nessun esponente di sinistra in Italia ha eccepito la violazione palese di tale norma rispetto al principio costituzionale contenuto nell’art. 1:” l’Italia è una a Repubblica fondata sul Lavoro……”

Proteste contro la UE
Proteste contro la UE
I trattati di Maastricht e di Lisbona -assieme alla Costituzione tedesca – privano l’eurozona del potere di disporre di una Banca Centrale in grado di spendere denaro per riattivare l’economia europea. Invece di lavorare per risanare l’economia e toglierla dalle secche della deflazione per eccesso di debito in cui è caduta l’Europa dal 2008, la BCE finanzia le banche ed obbliga i governi a sanare le perdite attraverso i possessori di obbligazioni, invece i condonare i fallimenti ammortizzati o di istituire un fondo comune per fare fronte alle perdite.

Come se questo non bastasse, i burocrati di Bruxelles sembrano piuttosto sensibili alle pressioni statunitensi per firmare il TTIP, il Trattato Trans Atlantico, di impronta  neo liberista, fortemente voluto  da Obama e dalle grandi corporations USA per regolare  il commercio e gli investimenti. Questo è un programma ispirato dalle grandi multinazionali che cercano di mettere la politica di regolamentazione nelle mani delle stesse imprese,” corporations”, sottraendola alla facoltà dei  governi, con particolare riguardo alle normative  per la tutela  medio ambientale e la politica della salute pubblica e della etichettatura degli alimenti. Tutto deve essere deregolato per consentire l’introduzione di prodotti nocivi come i glisolfati nelle culture agricole,  le carni gonfiati da antibiotici e gli alimenti a base di prodotti geneticamente modificati che sono tipici delle produzioni nordamericane.

Le sinistre europee (il PD in Italia, vedi le dichiarazioni del ministro Calenda )  sono genericamente  propense all’approvazione di questo trattato in nome del faso mito del “mercato aperto” e della “libertà dei commerci” che di fatto favorirebbe le grandi multinazionali USA a danno della salute e delle norme di precauzione europee, oltre della sopravvivenza delle aziende europee di medie e piccole dimensioni, impossibilitate a confrontarsi con la concorrenza delle grandi multinazionali.

La burocrazia di Bruxelles è stata sequestrata non soltanto dalle banche ma anche dalla NATO. Si  prende a pretesto una supposta “minaccia russa” e si pretende che  esista  un pericolo reale di  una invasione militare dell’Europa da parte dela Russia, come se un qualche paese del mondo possa oggi lanciare una guerra terrestre contro un’altro.

Questa minaccia fittizia è chiaramente il pretesto per aumentare la spesa militare  dei paesi europei  incrementando l’acquisto di armamenti, guarda caso, presso il complesso militare -industriale statunitense . Il bellicismo di Bruxelles-NATO, continuamente aizzato dagli USA e dal bellicoso segretario generale della NATO, il norvegese Jens Stolenberg, si utilizza per condizionare  i governi della  sinistra europea in modo che questi siano sempre concilianti e subalterni  in tutte le questioni che riguardano la sicurezza nazionale, adottando pari-pari le politiche imposte da Washington.

La sinistra europea ancora una volta si presta perfettamete al gioco, seguendo tutte le direttive che provengono dagli USA  con la patetica figura dell’italiana Federica Mogherini (rappresentante agli Esteri della UE) che fa le sue dichiarazioni leggendo le veline prestampate da Washington.

Tutti coloro che manifestano una qualche opposizione alle sanzioni decretate contro la Russia o che  si oppongono alle misure di austerità dettate da Bruxelles,  sono considerati come “gli agenti” di Putin e si alimentano sospetti circa presunti finanziamenti dalla Russia.

La  più importante voce dissidente contro queste politiche di totale subordinazione agli interessi USA, è stata quella del Partito del Fronte Nazionale, in Francia. La Marine Le Pen si oppone in modo netto alla partecipazione francese nella NATO con l’argomento che questo comporta  la cessione del  controllo militare agli USA ed al suo avventurismo bellico divenuto evidente negli ultimi anni (Iraq, Afghanistan,  Libia, Siria, ecc..) e controproducente per gli interessi europei.

Altri partiti, come la Lega di Salvini in Italia o i 5 Stelle, pur dichiarandosi contrari alle sanzioni alla Russia, rimangono nell’ambiguità quando si tratta di esprimere una chiara volontà di riappropriarsi della sovranità nazionale e distaccarsi dalla NATO e dalle bellicose politiche di Washington. Questo autorizza a formulare sospetti su un possibile “doppio gioco” della dirigenza di questi partiti per catalizzare le proteste per proprio tornaconto, senza portare ad una alternativa politica reale.

Quella che era una volta la sinistra socialista , quella stessa che si vantava di voler difendere il lavoro ed i diritti sociali, si è mantenuta in silenzio davanti al fatto incontestabile che questa Europa , al servizio dei potentati finanziari, non è il tipo di Europa  che la gente si aspettava e che  ci sono buone ragioni  per negare il consenso ad un simile aborto di costruzione europea.

Il colpo definitivo alla costruzione europea è stato dato dalle folli politiche di immigrazione perseguite dall’oligarchia di Bruxelles che agisce sotto dettatura di centrali sovranazionali e che trova l’opposizione decisa dei paesi con carattere più forte e con governi non condizionati dalla sinistra mondialista, come i paesi dell’Est Europa, riuniti nel gruppo Visegrad (Ungheria, Repubblica Ceka, Slovacchia, Polonia) ai quali si aggiunge l’Austria.

Questo tuttavia è un altro aspetto del fallimento europeo ed andrebbe trattato a parte per comprendere chi e perchè pilota le scelte sull’apertura all’immigrazione attuate dalla Commissione Europea.

La costruzione europea dei tecno burocrati di Bruxelles si è progressivamente  trasformata  in una zona  economica in declino ed in fase di forte disgregazione . Sono aumentati i conflitti fra gli stati, spinti dagli interessi divergenti e dalla pretesa supremazia della Germania, il paese più forte che opera, tramite la cancelliera Angela Merkel, come pedina degli interessi USA in Europa.

Questa costruzione  europea, come è attualmente prefigurata, non ha possibilità di essere “democratizzata”, a meno che si elimini l’opposizione della Germania ad una spesa pubblica per gli investimenti e l’occupazione ,  che sarebbe l’unica possibilità di recupero per la Spagna, per l’Italia, il Portogallo, la Grecia ed altri paesi.

Il sistema dell’eurozona,  controllato strettamete dalla BCE,  non lo permette e la Germania non ha alcuna intenzione di mettere in comune i debiti (mediante eurobond) degli altri paesi, nè permette i salvataggi bancari (dopo aver spudoratamente fatto i suoi con fondi europei).

La questione saliente è il fatto che, nonostante  il crescente risentimento contro l’Unione Europea manifestato  dai perdenti del neoliberismo  (il 99%  delle persone), soltanto alcuni  partiti nazionalisti di destra abbiano criticato le politiche  neoliberiste della Commissione e la introduzione velata che si vuole attuare del TTIP . Gli esponenti della sinistra mondialista e dei partiti socialisti di Francia e Spagna, il PD in Italia, così come  i socialdemocratici tedeschi, i socialisti greci, e  gli altri, uno dopo l’altro  hanno accettato e si sono adeguati al programma neoliberista e pro-finanza di austerità con il previsto debilitamento dei sindacati operai, della soppressione dei vecchi diritti del lavoro, della spesa sociale, nonchè con la riduzione forzata  dei  salari e delle pensioni.

I casi più evidenti si sono avuti con l’introduzione del “Jobs Act” in Italia e della Riforma sul lavoro voluta dal governo Hollande/Valls in Francia (nonostante la massiccia opposizione dell’opinione pubblica) che hanno smontato le precedenti norme di tutela sul lavoro introducendo la precarizzazione e progressione verso il basso dei salari. Queste riforme non a caso erano richieste dagli organismi finanziari per adeguare le legislazioni di questi paesi al “mercato globale”. I governi ,nominalmente di sinistra, di Italia e Francia, hanno eseguito le direttive ricevute (in forma neanche tanto velata) dai potentati finanziari sovranazionali.

Questa trasformazione della sinistra europea in “Sinistra mondialista” e come tale in  formazione politica  al servizio del grande capitale non può e non deve passare inosservata, per quanto questa posizione sia mascherata dalla propaganda europeista che imperversa in  quasi tutti i media e goda del  favore della maggior parte dei  governi e delle grandi concentrazioni finanziarie.

Nella sua capacità di distogliere e confondere l’opinione pubblica, la sinistra mondialista ha imbastito una grande campagna protesa a  sancire l’adeguamento dei diritti individuali, quelli che riguardano le coppie gay, gli immigrati, diritto allo “Jus soli”,  il diritto all’educazione Gender, il diritto all’eugenetica, il diritto alll’aborto, all’eutanasia, ecc. si tratta di diritti individuali  che vengono esaltati in sostituzione dei    diritti colletivi ovvero dei diritti sociali  sul lavoro e sul welfare, sacrificati in nome dei mercati e della globalizzazione.

Non a caso da Bruxelles provengono anche le direttive che intendono uniformare i diritti individuali e la nuova morale ed invitano i governi ed i Parlamenti ad adeguarsi, ad omologare la loro legislazione nei diversi settori, il nuovo concetto di famiglia, le nuove coppie, le adozioni, la laicità delle istituzioni, il relativismo dei diritti, ecc…

Questa idea astratta, più onirica che reale, basata in un idealismo “umanista e democratico”, si sta esaurendo e ci porta ad un brusco risveglio. Basta accorgersi di quanto l’Unione Europea sia governata, dietro la facciata democratica, da una oligarchia di tecnocrati con una anima totalitaria. Un sistema dominato dalle burocrazie e dai collegamenti di interessi che non lascia spazio alle esigenze dei popoli.

Pochi si sono accorti di questa abile mistificazione che consente alla sinistra mondialista di atteggiarsi ad alfiere delle libertà e del progresso mentre opera per garantire gli interessi del Grande Capitale sovranazionale e dell’Elite Finanziaria. Occorre prenderne atto.

Questo è tanto vero che possiamo ormai  accostare lo sviluppo della costruzione europea alla costruzione dello stato orwelliano, quale una sorta di freddo Stato post moderno.


Luciano Lago


fonte: http://www.controinformazione.info/la-subalternita-della-sinistra-europea-al-grande-capitale-ed-alla-elite-finanziaria/

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