La contesa energetica in atto si fa incandescente, e nella guerra contro la Russia l’Unione Europea rischia di lasciare aperti dei varchi attraverso i quali altri attori potrebbero infilarsi, e non sembra che questo possa fare gli interessi europei.
La lotta contro Mosca rischia di diventare sempre più controproducente, assumendo un carattere più politico che economico, proprio quando siamo in dirittura d’arrivo per quanto riguarda la corsa al gas azero, dove Nabucco West rischia sempre più di perdere.
La Grecia, in vista del ripagamento del debito verso Bruxelles, ha messo all’asta le sue compagnie energetiche statali e gli esiti sono stati inattesi. DESFA è stata infatti acquisita dall’azera SOCAR,
segnando un punto molto importante nella gara di appalto tra Nabucco
West e TAP (Trans Adriatic Pipeline), con il percorso di quest’ultima
passante proprio per la Grecia. In lizza per DESFA erano presenti altre due cordate, ritiratesi prima della fase finale dell’asta: una greco-ceca e Gazprom. Il colosso energetico russo si è ritirato anche dall’asta per DEPA, altra compagnia statale greca, temendo che un suo successo avrebbe portato a ritorsioni e prese di posizione dell’Unione Europea.
Per Atene i mancati introiti derivanti dalla cessione
di DEPA sono stati un colpo durissimo, dato che la compagnia è rimasta
invenduta. Anche per la Russia la mancata acquisizione è stata una
battuta d’arresto dato che la Grecia sta diventando il punto focale per l’accesso in Europa del gas proveniente non solo dal Caucaso ma anche dall’Asia Centrale, mercati che Mosca vuole assolutamente controllare. Controllo che avviene tramite il transito in territorio russo del gas, regolato da accordi che la Russia ha stipulato bilateralmente con i singoli paesi produttori, ma che tuttavia Azerbagian, Turkmenistan e Uzbekistan non hanno voluto firmare, e che molti paesi già firmatari contestano.
In quest’ottica per la Russia è di fondamentale importanza il futuro della TCGP (Trans-Caspian Gas Pipeline), facendo del Caspio un’area caldissima. Si può così capire l’immediata reazione di Mosca quando la Turchia si è offerta di trasportare il gas turkmeno; quello turco-russo è un rapporto che rischia di diventare molto teso, anche per via degli accordi di Ankara con Israele in merito ai giacimenti trovati al largo delle coste di Cipro. Resta da vedere se il gas cipriota sarà per l’isola fattore di unione (con la creazione di una compagnia congiunta finalizzata all’esportazione) o di conflitto (per la divisione degli utili derivanti dallo sfruttamento dei giacimenti). In ogni caso la Turchia è sempre più al centro di molteplici interessi.
L’Europa nel frattempo beneficia degli sconti sui prezzi del gas applicati da Gazprom, trovando un potere di negoziazione in merito al gas azero. Un potere concesso dalla Russia che ha interesse nel boicottare la crescita geopolitica dell’Azerbaigian, proprio mentre da Baku arrivano dichiarazioni ufficiali sul fatto che non c’è volonta di competizione con Mosca. Le autorità azere hanno inoltre dichiarato che la scelta tra TAP e Nabucco West sarà fatta su basi economiche e non di altra natura, messaggio questo rivolto agli Stati Uniti, e che sembra la pietra tombale per il Nabucco West, progetto fortemente sponsorizzato dall’Unione Europea. Come se non bastasse in Albania sono stati recentemente firmati accordi tra Albania, Bosnia Herzegovina, Montenegro e Croazia per portare il gas della zona del Caspio in Europa attraverso una nuova condotta, la Ionian-Adriatic Pipeline (IAP) e propio la TAP.
Bruxelles sembra essere lontana, lassù a nord, impegnata in una guerra con mosca che rischia di non lasciare vincitori.
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