Sono stati registrati terremoti superficiali con ipocentro
localizzato lungo il condotto, oltre che in emissioni fumaroli che lungo
i fianchi del cono e del cratere.
A parere degli esperti, una più che probabile ripresa dell’attività eruttiva,
implicherebbe quindi un rapido rilascio di tutta l’energia accumulata.
E’ considerato dagli esperti uno dei vulcani a maggior rischio del
mondo. La sua storia ha insegnato che può produrre sia eruzioni
effusive, sotto forma di effusione di colate laviche, nonché le ben più
pericolose eruzioni esplosive.
Nel frattempo, in attesa del peggio, la NATO ha evacuato alcuni suoi insediamenti nell’area. Ma questo è un segreto militare.
La regione Campania avrebbe dovuto fornire entro il marzo 2013 un
censimento degli abitanti presenti nei campi Flegrei, per calibrare
meglio le procedure da seguire in caso di evacuazione, contemplando anche un’eventuale via di fuga per mare, in quanto sino ad oggi si è valutato solo il trasporto su gomma
Lo scenario atteso dalle autorità italiane è catastrofico,
eppure sul sito della Protezione Civile l’ultimo aggiornamento visibile
alla popolazione risale al 2006. Esso prevede i seguenti fenomeni e
conseguenti rischi associati: “Nella fase iniziale dell’eruzione si
solleva fino a 15-20 chilometri di altezza una colonna eruttiva composta
di gas e frammenti piroclastici, seguita dalla ricaduta a terra di
pomici, lapilli e ceneri trasportati dal vento. Il rischio è correlato
al carico esercitato dalla coltre piroclastica sui tetti degli edifici
di cui provoca eventualmente il crollo, nonché alle difficoltà
respiratorie, alla contaminazione delle colture e dell’acqua, alle
difficoltà di autorizzare vie di fuga e agli ingorghi stradali. Il
territorio che può subire questi fenomeni è indicato come zona gialla.
Questa zona comprende 96 comuni delle province di Napoli, Avellino,
Benevento e Salerno per un totale di circa 1.100 chilometri quadrati e
1.100.000 abitanti.
Nella fase successiva, la colonna eruttiva collassa
producendo colate piroclastiche che possono raggiungere velocità
dell’ordine di 100 km/h e un enorme potere distruttivo. I modelli
fisico-numerici indicano che dal momento del collasso della colonna
eruttiva, le colate piroclastiche impiegheranno 5-10 minuti per
raggiungere la costa. Il territorio esposto a questo rischio è definito
zona rossa, comprende 18 comuni è per un totale di circa 200 chilometri
quadrati di estensione e poco meno 600.000 abitanti. Nella terza fase si
possono generare colate di fango anche a distanza di giorni
dall’eruzione. I territori soggetti a questo rischio sono indicati come
zona blu che include 14 comuni della provincia di Napoli per un totale
di 180.000 abitanti. Inoltre, i comuni di Torre del Greco e Trecase,
presentano un’elevata pericolosità da invasione di lave pur trovandosi
ad una certa distanza dal cratere sommitale”.
L’incremento demografico
all’interno delle zone a rischio non è mai stato contrastato né dalle
istituzioni locali e tanto meno dallo Stato centrale.
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