14 giu – Nel quadro della crisi economica la riforma Fornero delle
pensioni graverà negativamente sul tasso di disoccupazione, in
particolare quella giovanile. Lo afferma il ‘Rapporto sullo Stato
sociale 2013′ della facolta’ di Economia de La Sapienza, curato dal
prof. Felice Roberto Pizzuti e presentato oggi presso l’ateneo romano.
”Nell’attuale situazione di crisi strutturale, e particolarmente in
quella italiana – e’ la premessa dello studio – la congenita difficolta’
di creare posti di lavoro fa si’ che l’aumento dell’eta’ pensionabile
tenda a ridurre il turn over, ad aumentare la disoccupazione giovanile,
ad aumentare l’eta’ media e il costo della forza lavoro, a ridurre la
capacita’ innovativa e la produttivita’, ad ampliare la fascia di
popolazione in eta’ matura che ha difficolta’ a mantenere o ritrovare il
posto di lavoro mentre e’ sempre piu’ lontana dalla pensione”.
In tale quadro, secondo l’analisi de La Sapienza ”la riforma
Fornero-Monti ha aggravato queste problematicita’ ed altre ancora”. ”E’
stato valutato – argomenta lo studio – che il forte aumento dell’eta’ di
pensionamento deciso nel dicembre 2011, aumentando il costo del lavoro e
riducendo la produttivita’, incidera’ negativamente sul tasso di
disoccupazione, aumentandolo di circa un punto percentuale.
D’altra parte – prosegue il Rapporto – il minor numero di
pensionamenti provocati gia’ nel 2012 dagli slittamenti dell’eta’ di
pensionamento decisi dal precedente governo ha gia’ contribuito al
contestuale aumento della disoccupazione giovanile oramai proiettato
verso il 40%”. Secondo lo studio del prof. Pizzuti, pertanto, gli
effetti della riforma faranno si’ che ”ogni anno di vita aggiuntiva
conquistata dovra’ essere interamente impiegata a fini lavorativi,
mentre la stessa Comunita’ Europea suggerisce che cio’ dovrebbe valere
solo per i due terzi”.
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