In Europa si registrano attualmente valori di campo
elettromagnetico da un milione a un miliardo di volte più alti che nel 1950. Colpisce
il silenzio attorno a questo tema e la mancanza di una normativa europea ed
italiana che preservi realmente la salute dell’essere umano e protegga
l’ambiente, fornendo limiti di esposizione su basi biologiche (mac zero) e
distanze di rispetto da queste potenti fonti di inquinamento.
Siamo assediati da un nemico invisibile e
silenzioso: l’elettrosmog. Il 12 novembre 1982 la circolare 69 del ministero
della Sanità (“Radiazioni non ionizzanti. Protezione da esposizione a campi
elettromagnetici a radiofrequenza e microonde. Informativa generale”), avverte:
Lo Stato, però, non prende alcuna contromisura. In barba al principio di precauzione.
Già all’epoca, attesta la disposizione ministeriale,
sepolta in un cassetto ad ammuffire:
«Il numero dei radar attualmente impiegati è elevato ed in continuo aumento. Non sono disponibili dati precisi, perché segreti, sui radar militari, ma è nota la continua richiesta di sempre nuovi e più sofisticati dispositivi di questo tipo».
Il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità
(Istisan 89/29) documenta in maniera inequivocabile:
«l’esposizione a campi elettromagnetici può causare diversi effetti nocivi alla salute. Tali effetti includono la cataratta negli occhi, il sovraccarico del sistema di termoregolazione. Lesioni termiche, quadri comportamentali alterati, convulsioni ed una minore capacità di resistenza alla fatica. Devono essere condotte indagini su tutte le installazioni e su tutti i dispositivi probabili emettitori di radiazione a RF eccedente i limiti accettati. Molte sorgenti di radiazione a RF emettono in modo non confinato (emissioni radio, tv, radar e simili) e le loro radiazioni si propagano su vaste aree. Prima di scegliere un sito sono necessari uno studio appropriato ed un’attenta analisi dell’impatto sanitario ed ambientale (…) le raccomandazioni per la riduzione delle esposizioni a livelli accettabili devono essere messe in atto il più presto possibile».
Nello Stivale le antenne militari sotto lo status della NATO per fare la
guerra si moltiplicano. L'esempio più eclatante è il fuorilegge MUOS nordamericano in Sicilia. La legge quadro sull’elettrosmog
in relazione all’inquinamento provocato dai radar militari fa una strana deroga.
Nel 1978, uno studioso
italiano, Franco Sarto, avvia un’indagine sul campo. E nel 1981, pubblica sulla
rivista di Medicina del Lavoro, una prima conclusione sui danni provocati dai
radar militari. L’anno successivo, per conto dell’Istituto di Medicina del
lavoro dell’Università di Padova, Sarto - coadiuvato dalle colleghe Rita
Scarpinelli ed Isabella Cominato - dà alle stampe sempre sulle pagine del
Giornale Italiano di Medicina del Lavoro, lo studio “Aberrazioni cromosomiche
nel lavoratori dei radar”. In sintesi, le conclusioni:
«I lavoratori delle postazioni radar vanno incontro a numerosi rischi: radiazioni non ionizzanti, radiazioni ionizzanti per cui vengono discusse le modalità con cui esse si possono produrre. Abbiamo eseguito un check-up generale e lo studio delle aberrazioni cromosomiche sui linfociti periferici ad un gruppo di 41 radaristi, di età media 35 anni, operanti in alcune basi dell’Esercito italiano. Quest’ultimo esame è considerato il più sensibile indicatore di danno biologico indotto dalle radiazioni ionizzanti mentre non è ancora stabilito se le radiazioni non ionizzanti siano in grado di provocare aberrazioni cromosomiche. Le aberrazioni di tipo cromosomico negli esposti erano aumentate in maniera altamente significativa rispetto a quelle riscontrate in un gruppo di controllo di 26 soggetti maschi di età simile (…) Allo stato attuale delle nostre conoscenze sembra che il principale responsabile dell’aumento di aberrazioni cromosomiche nel gruppo dei radaristi sia la presenza di radiazioni ionizzanti anche se non è possibile escludere un sinergismo tra tutti i tipi di radiazioni elettromagnetiche presenti nell’ambiente di lavoro (…)».
Il dottor Sarto ha documentato rotture dei cromosomi (anticamera del cancro) con una frequenza superiore alla norma su 41 sottufficiali preposti alla manutenzione di potenti radar contraerei Hawk nelle basi militari tra Mestre e Rovigo. 10 anni dopo, nello stesso gruppo di radaristi ci sono stati 6 morti per leucemia e mieloma. Le autorità militari hanno impedito al dottor Sarto di proseguire l’indagine scientifica: le sue ricerche hanno inequivocabilmente documentato che l’elettrosmog bellico scompagina il dna umano. Tradotto: malformazioni genetiche e tumori assicurati per sempre. A metà degli anni ’80 si scopre che nei radar Hawke, all’epoca uno dei più diffusi nel sistema di difesa dei Paesi Nato, c’è qualcosa che causa tumori. Ufficialmente non si sa cosa.
Ma il rischio è concreto: tanto reale che tra i sottufficiali addetti
alla manutenzione dei radar del secondo gruppo artiglieria missili contraerei,
con postazioni fra Mestre e Rovigo, si notano i primi morti. Su circa150 uomini
che dal 1968 all’88 si sono succeduti alla manutenzione delle apparecchiature
radar, infatti si sono verificati sei casi di leucemia, linfoma e mieloma, due
di sterilità e ben 27 di anomalie cromosomiche. Almeno quattro valvole usate in
questi radar rientrano fra quelle che già nel 1968 un decreto del presidente
della repubblica (numero 1428) classifica a rischio per l’emissione di radiazioni,
con l’obbligo di misure di radioprotezione individuale e ambientale. Gli
addetti lavorano senza manuali informativi sui livelli di pericolosità di
radiazioni, microonde e isopoti radioattivi.
Gli addetti militari italiani non
sono mai stati dotati di dosimetri per verificare la quantità di radiazioni cui
sono sottoposti. Il dottor Sarto che all’epoca era il responsabile del
laboratorio di Citogenesi dell’università di Padova, dopo aver rivelato i danni
biologici elevatissimi non poté completare l’indagine. «A causa del segreto
militare non sono disponibili dati relativi all’ambiente di lavoro. Lo studio
ha dimostrato che il gruppo esposto presentava un netto aumento della
prevalenza delle aberrazioni cromosomiche significative per lesioni da
radiazioni - dichiara Sarto - In base a studi internazionali questi dati
significano che il gruppo presentava un aumentato rischio di tumore». E le alte
gerarchie della Difesa lo sapevano. «Alla fine del 1981 - rivela Sarto - venne
a trovarmi un capitano medico. Gli spiegai cosa significavano quei risultati.
Mi fece capire che l’alta gerarchia militare non era entusiasta delle mie
ricerche e che i miei esami creavano ansietà nei tecnici». Nel 1979, in quel
clima di segretezza, tre marescialli che lavoravano da dieci anni ai radar (due
con anomalie cromosomiche e uno con la leucemia) fecero causa al ministero
della Difesa, davanti al tribunale di Venezia. Dalle deposizioni emerse che
lavoravano senza schermi protettivi e senza controlli medici preventivi. Come
avviene tuttora. Ancora una volta fu imposto il segreto militare. E i tre
sottufficiali persero la causa.
Gianni Lannes
riferimenti:
Lannes Gianni, IL GRANDE FRATELLO. STRATEGIE DEL DOMINIO, Draco, Modena 2012
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=MUOS
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=RADAR
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=RADAR
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