Il
FAI, ossia il Fondo ambiente per l’Italia (sic) per il 22 e 23 marzo
scorsi ha organizzato la ventesima e seconda edizione delle giornate di
primavera. L’epico slogan quest’anno è il seguente: “2 giorni per ammirare l’Italia, 365 giorni per salvarla”.
Colpisce l’immagine che è abbinata alla campagna del 2014: giganteggia un bel volto femminile che osserva lo spettatore di là da un’apertura arcuata i cui stipiti sono decorati con scomparti affrescati a motivi floreali e da girali.
Il viso, dalla pelle levigata, appoggia quasi le labbra su un pavimento a scacchi bianchi e neri. Peculiare è l’unico occhio, il cui arco sopracciliare riprende la curva a tutto sesto della luce. L’occhio onniveggente, di matrice orwelliana, fissa chi guarda: è una sgradevole fissità accentuata dalla vicinanza allo spettatore.
La composizione è di evidente taglio “massonico” dove per “massonico” intendiamo qui non il repertorio simbolico della Frammassoneria, ma il campionario di emblemi ossessivi e distorti che la feccia globalizzatrice ha usurpato.
Il pavimento a riquadri bianchi e neri, esibito pure nella scenografia kitsch di “Sanremo 2014”, a differenza degli altri particolari dell’immagine, ha ben poco di rinascimentale, anzi, evocando l’ambiente di una macelleria, stride con il resto della raffigurazione.
Attraverso questi ed altri espedienti iconici la ciurmaglia crea un clima, adombra la sua appartenenza, mistifica, gioca con cifre e figurazioni dense di significati, passibili di sedimentarsi nell’inconscio, di incunearsi nell’immaginario collettivo.
Il FAI, come tutte le altre associazioni pseudo-ambientaliste, è una creatura del sistema ideata per dare ai cittadini l’illusione che le istituzioni si preoccupano di tutelare sia il patrimonio artistico ed architettonico sia il paesaggio. [1] Nel migliore dei casi, con una frazione dei denari spillati ai grulli, si restaura un rudere di campagna, mentre insigni opere sono sventrate da architetti pazzi e la biosfera è straziata dalla Geoingegneria clandestina.
Ai margini di questi enti e fondazioni pseudo-ecologiste sono purtroppo germinati movimenti che, in apparenza contrari all’establishment, ne sono, invece, protesi camuffate: il pensiero corre in particolar modo a “Thrive” (Prosperità, quella dei furbastri...), l’organizzazione che, simulando di denunciare lo strapotere dei loschi banchieri internazionali, persegue, proprio come il pericoloso “Zeitgeist movement”, una politica mondialista e transumanista. “Rimedi” peggiori dei mali. Il logo di “Thrive” è sintomatico: un volto muliebre con un occhio bendato. La donna è in procinto di togliersi la benda ad indicare, falsamente, il proposito di emanciparsi da una visione parziale della realtà, laddove siamo al cospetto del solito private eye degli Oscurati.
Stiamo attenti dunque a questi gruppi gestiti e coordinati dal sistema. Occhio all’occhio...
[1] Si pensi alla coerenza del W.W.F., World wild fraud: gli ipocriti che si sgolano per salvare la fauna selvatica, partecipano a selvaggi safari in cui impallinano tranquillamente animali in via di estinzione, come i rinoceronti. Per carità di patria, non indugiamo sulle sesquipedali contraddizioni di LegaAmbiniente.
Colpisce l’immagine che è abbinata alla campagna del 2014: giganteggia un bel volto femminile che osserva lo spettatore di là da un’apertura arcuata i cui stipiti sono decorati con scomparti affrescati a motivi floreali e da girali.
Il viso, dalla pelle levigata, appoggia quasi le labbra su un pavimento a scacchi bianchi e neri. Peculiare è l’unico occhio, il cui arco sopracciliare riprende la curva a tutto sesto della luce. L’occhio onniveggente, di matrice orwelliana, fissa chi guarda: è una sgradevole fissità accentuata dalla vicinanza allo spettatore.
La composizione è di evidente taglio “massonico” dove per “massonico” intendiamo qui non il repertorio simbolico della Frammassoneria, ma il campionario di emblemi ossessivi e distorti che la feccia globalizzatrice ha usurpato.
Il pavimento a riquadri bianchi e neri, esibito pure nella scenografia kitsch di “Sanremo 2014”, a differenza degli altri particolari dell’immagine, ha ben poco di rinascimentale, anzi, evocando l’ambiente di una macelleria, stride con il resto della raffigurazione.
Attraverso questi ed altri espedienti iconici la ciurmaglia crea un clima, adombra la sua appartenenza, mistifica, gioca con cifre e figurazioni dense di significati, passibili di sedimentarsi nell’inconscio, di incunearsi nell’immaginario collettivo.
Il FAI, come tutte le altre associazioni pseudo-ambientaliste, è una creatura del sistema ideata per dare ai cittadini l’illusione che le istituzioni si preoccupano di tutelare sia il patrimonio artistico ed architettonico sia il paesaggio. [1] Nel migliore dei casi, con una frazione dei denari spillati ai grulli, si restaura un rudere di campagna, mentre insigni opere sono sventrate da architetti pazzi e la biosfera è straziata dalla Geoingegneria clandestina.
Ai margini di questi enti e fondazioni pseudo-ecologiste sono purtroppo germinati movimenti che, in apparenza contrari all’establishment, ne sono, invece, protesi camuffate: il pensiero corre in particolar modo a “Thrive” (Prosperità, quella dei furbastri...), l’organizzazione che, simulando di denunciare lo strapotere dei loschi banchieri internazionali, persegue, proprio come il pericoloso “Zeitgeist movement”, una politica mondialista e transumanista. “Rimedi” peggiori dei mali. Il logo di “Thrive” è sintomatico: un volto muliebre con un occhio bendato. La donna è in procinto di togliersi la benda ad indicare, falsamente, il proposito di emanciparsi da una visione parziale della realtà, laddove siamo al cospetto del solito private eye degli Oscurati.
Stiamo attenti dunque a questi gruppi gestiti e coordinati dal sistema. Occhio all’occhio...
[1] Si pensi alla coerenza del W.W.F., World wild fraud: gli ipocriti che si sgolano per salvare la fauna selvatica, partecipano a selvaggi safari in cui impallinano tranquillamente animali in via di estinzione, come i rinoceronti. Per carità di patria, non indugiamo sulle sesquipedali contraddizioni di LegaAmbiniente.
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