Sulla importanza della tranquillità interiore per non finire nell'autoritarismo.
Poco più di dieci anni fa nella foga del momento l'Occidente si lasciò
irretire dall'idea che una guerra al terrorismo fosse utile, così acconsentì a rinunciare alle libertà civili.
Poi scoppiò la crisi, nel 2008. Le banche chiesero un indebito un piano di salvataggio e l'Occidente acconsentì. In questi ultimi tempi ancora una volta l'Occidente ha accolto tiepidamente le rivelazioni in merito all'opera di spionaggio interno perpetrata dai servizi segreti in nome e per conto dello Stato.
Che ci prende? Perché continuiamo a cedere le nostre libertà così
facilmente? E come possiamo evitare che si consolidi questa tendenza
verso l'autoritarismo?
Il preambolo della Costituzione USA esprime il seguente prodigioso concetto:
"Noi, popolo degli Stati Uniti, al fine di formare un'unione più perfetta, stabilire la giustizia, assicurare la tranquillità domestica, provvedere alla difesa comune, promuovere il benessere generale e salvaguardare le benedizioni della libertà per noi stessi e per la nostra posterità ... "
Le parole possono essere potenti, specie quando si tratta di parole poetiche pregne di significato. Ma
tali principi costituzionali fanno parte della nostra vita? O, per
dirla diversamente, cosa hanno fatto negli ultimi anni i governi
occidentali per perseguire la giustizia e garantire la tranquillità
domestica?
Beh, in primo luogo hanno facilitato la nostra tranquillità interiore
rispolverando pratiche medievali come la tortura dell'acqua e
l'umiliazione; insomma hanno torturato delle persone. Poi hanno
ipnoticamente ripetuto l'idea che la causa principale dei nostri
problemi economici fosse la condotta dei contribuenti, e non il settore
bancario privo di regolamentazione. E sempre per supportare la
nostra tranquillità hanno esteso l'uso di prove segrete, si sono dati a
spiarci regolarmente ed hanno installato telecamere ad ogni angolo delle
nostre strade.
Tale processo verso un regime autoritario non è lontano dal suo coronamento.
Chissà per quale ragione tutti sembrano accettare che si compia questa
deriva paranoica in stile maccartista. Cosa sta succedendo in Occidente?
Da dove si è sviluppato il disagio interiore da cui scaturisce la
nostra apatia? Perché abbiamo dimenticato le lezioni sulla tranquillità
che ci tramandarono i nostri antenati?
Naturalmente sono state fornite numerose spiegazioni in merito ma una di
esse è stata sottilmente soppressa nella cultura occidentale. Ogni
cultura ha i propri tabù. Nel suo testo sull'ansia, l'accademica e
psichiatra britannica Renata Salecl, ex coniuge del filosofo Slavoj Zizek,
fa notare alcune cose interessanti sulle origini delle nostre ansie
quotidiane. Concetti che ricalcano il pensiero del filosofo danese Søren Kierkegaard. Di base, Salecl afferma che nella vita moderna ci manchi il tempo
per riflettere sulle cose realmente importanti, ad esempio
sull'opportunità di assumerci la responsabilità di difendere le nostre
libertà civili.
Ora esporrò il funzionamento di tale processo di 'zombificazione dell'individuo',
per dirla in questi termini. Negli ultimi 40 anni, siamo stati dominati
dalla ideologia secondo cui le persone sarebbero state più felici e a
loro agio consumando, comprando. Tuttavia c'è un problema; per sostenere questo tipo di vita la maggior parte delle persone è obbligata a spendere
gran parte del tempo lavorando. Nel mentre, il tempo di godersi il
mistero della vita, di guardare crescere i propri figli, di sviluppare
la propria creatività e curiosità, finisce per estinguersi.
Forse alcuni si rendono conto del prezzo elevato che stanno pagando, ma
scacciano via il rimorso pensando che in un lontano futuro giungerà il
momento di dedicarsi alla vita. Tuttavia la maggior parte delle persone
sembra accettare di buon grado lo status quo, rinunciando ai propri
sogni e quindi al potere di migliorare.
Queste persone accettano la cultura del materialismo come se fosse
l'ordine naturale delle cose, visto che hanno ormai assorbito il
concetto secondo cui la realizzazione personale scaturisca dal possesso
di beni materiali. In altre parole, benvenuti nell'era del cinismo e
della decadenza, dove si è perduta la speranza di vivere una vita
diversa dal 'comprare roba', come affermava il comico americano George Carlin.
Tale realtà cinica è il frutto del lavoro delle agenzie pubblicitarie
per garantire profitti alle grandi aziende. Ciò significa che a livello
psicologico il sistema in cui viviamo non è che un tranello
in cui sono esposti solo i lati seducenti di questa società, mentre si
omette di citare quelli negativi, i quali di fatto sono gli elementi che
ostacolano lo sviluppo della consapevolezza e del senso critico. Tutto
ciò conduce alla de-responsabilizzazione collettiva e quindi alla conseguente emorragia di sovranità e democrazia.
Oggi la maggior parte delle persone in Occidente non crede più nella lotta per le libertà civili ed economiche. Semplicemente non
sono più in grado di capire che esistono espressioni più umane della
democrazia e del capitalismo, e che il loro ruolo in questa storia
potrebbe essere decisivo.
Se ci si spinge oltre la soddisfazione a
breve termine offerta dal consumismo, ciò che resta è una sensazione di
vuoto interiore, irrequietezza, alienazione e disperazione, almeno in tutti coloro che non si siano ancora votati ad una vita robotica al servizio del profitto narcisistico.
Se quanto detto corrisponde al vero, vuol dire che c'è un sacco di
energia negativa là fuori. Non è detto che chiunque riesca a entrare in
contatto con la propria coscienza, specie in un contesto che offre
sempre meno tempo da dedicare alla contemplazione, mentre la
comunicazione di massa trasforma tali argomenti in tabù di cui non
conviene parlare.
Questa assenza di dibattito sta rivelandosi molto pericolosa, dato che la natura umana in assenza di coscienza tende ad aggregarsi intorno ad una leadership autoritaria.
Ricordate che i leader dispotici come Napoleone, Hitler o più
recentemente Mugabe, ascesero tutti al potere per volontà della
maggioranza.
La cosa importante da considerare in questa sede è che
tale tendenza all'autoritarismo in realtà è un disperato tentativo di
affermare collettivamente la propria individualità zombizzata, fino
all'auto-distruzione. Si tratta di un processo di rimozione mentale
delle informazioni attinenti la realtà sgradevole o le paure che ogni
individuo deve affrontare e superare per poter crescere come essere
umano. Gli psicologi definiscono tale resistenza verso la crescita
personale: "impotenza appresa."
Ma c'è di più. Tale condizione di resistenza verso la crescita fa si che
i politici più popolari siano proprio coloro che facilitano il processo
di zombificazione. Ecco perché spingono il discorso politico sempre più
nella direzione dello stato di polizia piuttosto che dello stato
sociale.
Affinché una democrazia sia vitale, la
maggior parte degli artisti e degli intellettuali, proprio come le
persone che scrissero la Costituzione, deve avere instaurato un rapporto
con la propria anima.
Ma la stagnazione del reddito, la coltivazione del cinismo, il
consumismo e la diffusa decadenza che impera in Occidente rendono arduo
per molti di noi possedere quel grado di tranquillità che ci consenta di
sostenere le nostre democrazie. Al contrario, le maggioranza accetta
passivamente l'instaurazione di uno stato di polizia globale.
Cambiare le cose non sarà facile. La principale condizione affinché un simile proposito si concretizzi, è che le persone imparino a riconoscere la loro condizione di resistenza interna. Ma se almeno la gente riuscisse a prendere atto che la disperazione interiore di cui soffre è causata da un sistema corrotto che stimola i suoi peggiori istinti, sarebbe un inizio.
L'autore: Werner de Gruijter è uno psicologo sociale e moderatore
delle Symposion Nights, piattaforma per il pensiero critico con sede in
Amsterdam.
Articolo in lingua inglese, pubblicato sul sito Truth Out
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Traduzione a cura di Anticorpi.info
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