La crisi in Ucraina, sollecitata dagli Usa coinvolgendo l’Europa,
finirà con l’accelerare in modo decisivo le relazioni strategiche tra
Mosca e Pechino, cioè tra la superpotenza delle risorse naturali e
quella del capitale e del lavoro. «Mentre l’Europa
sta cercando disperatamente di trovare delle fonti energetiche
alternative, nel caso la Gazprom dovesse bloccare le esportazioni di gas
naturale verso la Germania e l’Europa»,
osserva il blog “Zero Hedge”, la Russia sta preparando
l’annuncio-chiave del commercio energetico, cioè la nascita dell’asse
preferenziale con la Cina. «Una mossa che causerebbe onde d’urto
geopolitiche in tutto il mondo»: getterebbe le basi «per una nuova
valuta di riserva, in grado di aggirare il dollaro». La Russia, come
ventilato, potrebbe astenersi dal chiedere prestiti esteri, già nel
corso di quest’anno. La grande corsa verso la Cina, a quanto pare, è
cominciata.
Tradotto in parole semplici, riassume “Zero Hedge” in un post ripreso
da “Come Don Chisciotte”, significa che Mosca «potrebbe fare a meno
degli acquisti
occidentali di debito russo», a loro volta finanziati dagli acquisti
cinesi di T-bonds statunitensi, e andare «direttamente alla fonte»,
ovvero la Cina. E’ questo che intende Mosca quando dice che le sanzioni
per l’annessione della Crimea sarebbero «controproducenti». Chiaro il
messaggio proveniente dalla Rosneft: se l’Europa
e gli Stati Uniti dovessero isolare la Russia, Mosca cercherà nuovi
affari, accordi energetici, contratti militari e alleanze politiche ad
Oriente. Già per maggio si attende che Putin, in visita in Cina, firmi
l’accordo per il super-gasdotto destinato a collegare la Russia con
Pechino, sostituendo così l’Occidente come “grande cliente”. Già a
partire dal 2018, la Gazprom spera di pompare 38 miliardi di metri cubi
di gas naturale all’anno verso la Cina.
«Quello che è dolorosamente evidente a tutti», aggiunge il blog, è
che «più peggiorano le relazioni della Russia con l’Occidente, più la
Russia vorrà averne di buone con la Cina». A questo si aggiungono gli
scambi bilaterali denominati sia in rubli che in renminbi (o in oro) con
paesi come Iran e India. Presto toccherà anche all’Arabia Saudita, il
maggior fornitore di greggio per la Cina: il principe ereditario ha
appena incontrato il presidente Xi Jinping per espandere ulteriormente i
commerci. «Possiamo cominciare a dire addio ai petrodollari», ipotizza
“Zero Hedge”. Per il leader di Pechino, l’asse con Mosca «sarebbe utile
ad entrambi i paesi, come contrappeso agli Stati Uniti». Quest’anno,
inoltre, la Cina ha superato la Germania come più grande acquirente di petrolio russo, grazie alla Rosneft, che ha aumentato le forniture di
petrolio verso est, attraverso il gasdotto che unisce la Siberia
Orientale all’Oceano Pacifico, e quello che attraversa il Kazakhstan.
«Se Mosca fosse isolata da un nuovo round di sanzioni occidentali –
continua “Zero Hedge” – Russia e Cina potrebbero rafforzare la
cooperazione anche in altri settori, oltre all’energia. La crescita dei
rapporti bilaterali include investimenti strategici nelle infrastrutture
ma anche forniture militari, come quella per i caccia Sukhoi Su-35. Un
declino del commercio con l’Occidente potrebbe costringere Mosca ad
abbandonare alcune delle sue riserve sugli investimenti cinesi nei
settori strategici. Il volume del commercio russo-cinese è cresciuto del
8,2% nel 2013, raggiungendo quota 8,1 miliardi di dollari, ma la Russia
lo scorso anno era ancora solo il settimo più grande partner cinese per
le esportazioni, e non era tra i primi 10 paesi per le merci importate. E’ l’Unione Europea il principale partner economico della Russia, e ancora oggi rappresenta quasi la metà di tutto il suo fatturato commerciale.
«E se spingere la Russia verso un caldo abbraccio con la nazione più
popolosa del mondo non fosse ancora abbastanza, c’è anche a disposizione
il secondo paese più popoloso del mondo, l’India». Putin, in effetti,
non ha perso tempo: non si è limitato a rigraziare la Cina per la
“comprensione” dimostrata col voto non contrario, all’Onu,
sull’annessione della Crimea, ma si è affrettato a riconoscere anche la
“moderazione e obiettività” dell’India, intavolando relazioni col
premier Manmohan Singh sulla possibilità di sviluppare accordi con un
paese non-allineato come l’India. Per l’editore del quotidiano “The
Hindu”, autorevole voce dell’establishment di New Delhi, sulla Crimea
«la Russia ha degli interessi legittimi». Così, «mentre il più grande
spostamento geopolitico dai tempi della Guerra Fredda sta accelerando,
con l’inevitabile consolidamento dell’“asse asiatico”», per “Zero Hedge”
l’Occidente «monetizza il suo debito e si crogiola nella ricchezza di
carta creata da un mercato azionario fortemente manipolato», mentre la
propria economia si indebolisce e il futuro svolta verso Oriente.
fonte: http://www.libreidee.org/2014/03/russia-isolata-no-piu-vicina-alla-cina-e-addio-dollaro/
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