(Immagine presa dal web) |
Nella routine quotidiana si è sempre impegnati in qualcosa di più o meno
importante. In queste occasioni, non rare, si perde di vista la propria
essenza, ci si scorda perfino di esistere. Esiste solo la commissione
da sbrigare e l'impegno successivo, poi l'altro e l'altro ancora......
Se qualcuno potesse avere inserito un microfono nella testa, si
potrebbero ascoltare mille voci, mille musiche, mille giudizi, milioni
di conflitti, indecisioni, rabbia contro se stessi o gli altri, tutto
questo e anche di più. Tutto, tranne i rumori esterni. Sì, perché quando
si pensa in maniera eccessiva, gran parte dell'umanità ha l'abitudine
di farlo seppur in maniera inconsapevole, non si ascolta più nulla che
non siano le proprie voci, musiche, conflitti, emozioni interiori.
A volte accade però. A volte potrà accadere che ci si sorprenda a
camminare, si riscopra il proprio peso distribuito per ciascun lato del
corpo mentre si cammina, ascoltando il rumore dei propri passi. Capita, a
volte, che si ascolti il rumore della pioggia che scende sulla terra
bagnata, sull'asfalto, sulle nostre menti offuscate e faccia chiarezza,
risvegli la CONSAPEVOLEZZA, faccia ritornare alla VERA VITA.
La normalità non consente a molte persone di poter percepire se stessi e
il resto del mondo. La normalità consente solo d'inseguire le proprie
chimere, di dare retta alle seghe mentali incombenti su di noi come una
spada di Damocle, di essere inseguiti dal tempo fuggendo l'unico porto
franco, il QUI E ORA.
A volte, però, accade che si viva il momento, andando, per ciò stesso,
oltre il conosciuto e rassicurante ronzio mentale destinato, così
sembra, ad accompagnarci dalla nascita fino alla morte. A meno che.... A
meno che non ci si ACCORGA DI ESSERE VIVI E DI RESPIRARE. Vivere il QUI
E ORA non è un lusso, non è un patrimonio nelle mani di pochi eletti.
Vivere nel QUI E ORA è una NECESSITA' DI VITA, un rinascere all'interno
del proprio guscio mentale fino a romperlo e tornare a VEDERE LA LUCE, A
RESPIRARE E SENTIRSI VIVI.
Bisogna metterci in gioco sapendo che l'avversario da sfidare è un duro,
forte e ci conosce per bene. Ci siamo cresciuti con lui, condividendo
tutto. Tuttavia, arriva un momento in cui è necessario separarsi da ciò
che non è più necessario alla nostra evoluzione, ciò anche se sembra
ingiusto, sbagliato, anche se ci eravamo talmente abituati alla
sofferenza interiore da averne fatta una routine immancabile, quasi un
evento da non perdere, spettacolo per pochi "eletti".
Sicuramente vi starete chiedendo: DA DOVE COMINCIO? Vi rispondo subito:
COMINCIATE CON LO STARE IN ASCOLTO DEI SUONI ESTERNI, siano essi auto di
passaggio, persone che dialogano, uccellini che cantano, tuoni che
rombano preannunciando un temporale. L'ascolto esterno può permettervi
di distrarvi dal suono martellante ed ossessivo della mente coi suoi
pensieri compulsivi sparati a raffica senza alcuna sequenza logica.
Dopotutto, la mente è nata per pensare. Ciò non è sbagliato, basta non
identificarsi coi suoi pensieri. Lasciatela lavorare, è per questo che
esiste! Tuttavia, ricordate sempre di farla lavorare per voi,
mantenetevi capi della mente, osservatori muti, senza MAI sottomettervi
al suo flusso incessante di pensiero. Quando dovete prendere delle
decisioni, programmare il lavoro, le ferie, fare conti, allora attingete
al suo infinito potenziale.
Quando non vi serve la mente, USCITENE FUORI E TORNATE A VIVERE,
ascoltate i suoni esterni, meditate se necessario, camminate se vi fa
star bene, fate l'amore ma distraete la vostra attenzione dai pensieri
superflui perché, sopra ogni cosa, esistete voi, QUI E ORA, come
creature Divine ed Immortali.
Vincenzo Bilotta
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