Geoingeneria: false soluzioni al cambio climatico
Geoingegneria – I pericoli della geoingegneria.
Ci siamo interessati della geoingegneria circa un anno e mezzo fa. Da allora la situazione per certi versi è peggiorata.
L’ipotesi di affrontare il cambio climatico attraverso il plan B ovvero usando le più incredibili applicazioni tecnologiche non solo non è stata bandita dall’orizzonte, ma permane in tutti i consessi internazionali.
Le elezioni americane con la presidenza Trump così come le ultime dichiarazioni di Putin favoriscono un generale clima di negazione della semplice, ma imprescindibile verità e cioè che il cambio climatico nasce dall’azione umana e che va affrontato con un drastico cambiamento di priorità e schemi sociali e produttivi.
Ma di tutto questo se ne parla troppo poco, è un rimosso collettivo.
Un tema che sembra sempre stare ai margini del dibattito generale. Spiega abbondantemente le motivazioni alla base di questa “rimozione” collettiva che attraversa profondamente la cultura stessa il bel testo “La grande cecità. Il cambiamento climatico e l’impensabile” di Amitav Ghosh.
Come si produce, che energia si usa, quale sviluppo si vuole imporre sono questioni di potere non riferite solo ai singoli ma allla dinamica sistemica, segnata oggi dal mercato unico globale in cui agisce il capitalismo finanziario.
Questo ci ricorda lo scrittore indiano nel suo testo, che analizza l’oscuramento culturale del tema del cambiamento climatico.
“Io penso che vederla come una questione economica e di tenore di vita sia sostanzialmente fuorviante. In realtà io penso che sia una questione di potere. La ricchezza di un paese, il benessere e il tenore di vita non sono che un effetto del differenziale di potere. Certi paesi sono più ricchi e altri più poveri per via del loro maggiore o minore potere nel mondo. Ed è proprio per questo che il problema del cambiamento climatico è così difficile da risolvere. A partire dalla fine del 700 il potere a livello mondiale è stato direttamente collegato all’utilizzo dei combustibili fossili. E’ un fatto che l’ascesa imperiale e industriale britannica si sia fondata su un utilizzo sempre maggiore di combustibili fossili e adesso, con l’aumento dell’utilizzo di combustibili fossili da parte di altri paesi come l’India e la Cina, altri paesi hanno assunto un nuovo potere nello scacchiere mondiale. Quindi la questione la vedo in termini di lotta di potere, di conflitto di potere. Sono dei fatti, più si usano combustibili fossili più guadagna potenza in questo mondo, almeno così è andata finora nella nostra storia.
… Ha mai pensato cosa risponderebbero gli Stati Uniti se gli chiedessimo: “Perchè non accettate di essere un po’ meno potenti?”. Risponderebbero di no, così come la Cina, l’India e la Russia e tutte le altre grandi potenze del nostro tempo. Questa dinamica di potere è una questione che non viene mai menzionata direttamente, non se ne parla, non è mai citata negli accordi globali, però è la questione fondamentale. E la lotta per il potere si chiama guerra, e noi siamo in guerra. Siamo in una guerra in cui il campo di battaglia è l’ambiente”. (dall’intervista con Amitav Gosh al Salone del libro di Torino)
In questo
scenario l’opzione della geoingeneria trova humus e appoggi, soprattutto
quando per il capitalismo finanziario il possibile accumulo di denaro
da far circolare può spaziare ambiguamente in ogni tipo di convivenza.
Un mondo in cui si può guadagnare da perfette strutture green, magari ad
appanaggio di chi se lo può permettere e contemporaneamente dai fumi
del carbone, non disdegnando i profitti legati alla geoingegneria per
arrivare fino alle frontiere spaziali.
Opporsi
alla geoingegneria è fondamentale per rompere le ambiguità e pensare
l’alternativa globale che non può essere ambigua convivenza.
E questo non certo per una folcloristica difesa della madre terra, ma per essere liberi noi e chi verrà dopo di noi!
.. per opporsi bisogna conoscere per questo vi proponiamo delle brevi note sulla geoingegneria tratte da ETC GROUP e tradotte a cura di Alice Carraro, Tommaso Di Napoli, Anna Marini e Lisa Pluchino
Cambiamento climatico, fumo e specchi
Nell’ultimo
decennio, un piccolo ma crescente gruppo di governi e scienziati, la
maggiore parte proveniente dai Paesi più potenti e inquinanti del mondo,
ha spinto per prendere in considerazione la politica della
geoingegneria, la deliberata manipolazione tecnologica del clima su
larga scala.
La
geoingegneria è di per sè ad alto rischio e i suoi effetti negativi
saranno probabilmente distribuiti inegualmente. Per questo motivo, la
geoingegneria è stata spesso presentata come un “Piano B” per affrontare
la crisi climatica. Dopo l’Accordo di Parigi, che ha stabilito
l’ambizioso obiettivo di mantenere la temperatura ben al di sotto i 2C e
possibilmente anche di 1,5C, il discorso è cambiato.
Ora, la
geoingegneria sta diventando di vitale importanza per raggiungere
quest’obiettivo, mediante diverse tecnologie rischiose che porterebbero
il carbonio fuori dall’atmosfera creando le cosiddette “emissioni
negative” o prendere il controllo della temperatura del globo per
abbassare direttamente la temperatura climatica.
Non
dovrebbe sorprendere che la geoingegneria sta ottenendo attenzione
politica man mano che le temperature aumentano. L’industria di
combustibili fossili cerca disperatamente di proteggere i suoi $55.000
miliardi di infrastrutture stimate e i suoi $20.000-28.000 miliardi di
risorse riservate che possono essere estratte solamente se è permesso
agli enti di oltrepassare le emissioni GHG.
La
supposizione teorica è che le tecnologie di geoingegneria potrebbero
infine ricatturare CO2 dall’atmosfera e seppellirlo nella terra o
nell’oceano, o provocare il rilascio di solfati nella stratosfera per
abbassare la temperatura, facendoci guadagnare più tempo per accordarci
definitivamente su una drastica riduzione delle emissioni di
combustibili fossili.
Entrambi i
casi forniscono alle industrie di combustibili fossili le risorse per
evitare la rottura della “bolla di carbonio” oltre alla negativa
reazione del clima.
In altre
parole, le proposte per la geoingegneria stanno diventando ora lo
strumento principale delle industrie di combustibili fossili colpire la
volontà politica di diminuire le attuali emissioni. I progetti di
geoingegneria stanno diventando l’ultima possibilità per alcuni
disperati climatologi incapaci di creare dei percorsi che riallineino la
crescita economica con una futura situazione climatica sicura.
Ma così è esattamente la geoingegneria e quali tecnologie sono state proposte? E quali sono i rischi e le implicazioni associate con le rispettive tecnologie quando si tratta di integrità ecologica, giustizia ambientale e climatica e democrazia?
Ma così è esattamente la geoingegneria e quali tecnologie sono state proposte? E quali sono i rischi e le implicazioni associate con le rispettive tecnologie quando si tratta di integrità ecologica, giustizia ambientale e climatica e democrazia?
Cos’ è la geoingegneria?
La nozione
di applicare la geoingegneria al clima è stata in circolazione per più
di un secolo. Fino a poco tempo fa era stata discussa come un possibile
mezzo militare in caso di ostilità per controllare il clima con finalità
avverse. Con l’inizio della crescente crisi climatica,è aumentata la
gamma di proposte di geoingegneria e oggi il dibattito pubblico sulla
geoingegneria analizza se sia un mezzo per combattere il cambiamento
climatico piuttosto che per scontrarsi con le altre nazioni.
La
geoingegneria, o ingegneria climatica, si riferisce a un gruppo di
tecniche e tecnologie proposte per intervenire deliberatamente e
alterare il sistema della Terra su larga scala – in particolare
manipolare il sistema climatico come un “technofix” per il cambiamento
climatico. E’ altamente consigliata come un modo per “guadagnare più
tempo”, un reale cambiamento nel futuro, o come un’assicurazione per i
nostri nipoti, perciò lasciando il difficile peso alla prossima
generazione.
La
geoingegneria potrebbe comprendere interventi su terra, mare o
nell’atmosfera. Potrebbe anche includere la questione delle radiazioni
solari (SRM), assieme ad altri interventi sul sistema terrestre sotto
mozione all’interno del grande quadro dell’anidride carbonica (CDR) o la
rimozione dei gas serra (GGR). Queste sono tutte proposte teoriche e
anche se alcune tecniche di CDR potrebbero essere più vicine alle
esigenze del mercato secondo i promotori, l’affermazione che queste
tecnologie sarebbero efficaci per affrontare il cambiamento climatico è
pura speculazione, basata su limitati modelli a computer, nel migliore
dei casi.
Significativamente, nessuna delle tecniche di geoingegneria sul tavolo mira ad affrontare le cause primarie del cambiamento climatico. Invece, intendono contrastare parzialmente alcuni sintomi. Alcune cause di fondo dei cambiamenti climatici (ad esempio il crescente consumo, la deforestazione, l’agricoltura intensiva) continueranno senza conseguenze. Perchè la geoingegneria per definizione punta ad alterare intenzionalmente i sistemi terrestri come il ciclo del carbonio e il ciclo idrologico, oltre i confini della natura. E poichè sappiamo pochissimo riguardo al funzionamento dell’ecosistema planetario come un insieme, e tutti i suoi sottosistemi, c’è una grande probabilità che più che migliorare il clima, potrebbe peggiorare le cose.
Perchè la geoingegneria è così pericolosa?
Ogni tecnologia della geoingegneria ha particolari rischi ma tutte condividono dei problemi chiave:
Scala: ogni tecnica di geoingegneria per avere un impatto sul clima globale, deve essere applicata in larga scala.
Le conseguenze involontarie, che emergono dalla dispiegamento, potrebbero perciò anche essere in vasta scala e più probabilmente saranno transfrontaliere.
Alto rischio e inaffidabilita:
la geoingegneria intende intervenire in sistemi poco conosciuti,
dinamici e complessi, come il clima ed ecologia oceanica. Gli interventi
potrebbero andare male a causa di problemi tecnici, errori umani,
incompleta conoscenza dei dati climatici, imprevedibili effetti
sinergici, fenomeni naturali (come eruzioni vulcaniche, terremoti o
tsunami), impatti internazionali, cambiamento del regime politico o
fallimento finanziario, tra i tanti. In alcuni casi, come ad esempio
nella gestione delle radiazioni solari, una fine improvvisa potrebbe
portare a un salto termico e di conseguenza potrebbero esserci effetti
persino peggiori di quelli previsti inizialmente.
Irreversibilità:
molte azioni sul sistema climatico globale saranno irreversibili.
Nessuna quantità di emissioni negative ci aiuta a raffreddare l’artico o
ristabilire monsoni. L’applicazione stessa delle tecnologie di
geoingegneria può essere irreversibile: il danno ecologico e sociale
causato dagli esperimenti di geoingegneria saranno irreparabili. Una
volta iniziato a raffreddare artificialmente il pianeta e mentre
continuano le emissioni di combustibili fossili, sarà impossibile
fermarci.
Favorisce l’inattività climatica:
la geoingegneria è una “scusa perfetta” per i negazionisti e i governi
che cercano di evitare; costi politici delle riduzioni del carbonio. Per
chi cerca di bloccare un’azione climatica significativa, lo sviluppo
attivo degli strumenti e degli esperimenti della geoingegneria appare
come il miglior modo per affrontare il cambiamento climatico e diminuire
le restrizioni sulle industrie ad alta emissione di carbonio. E perfino
i negazionisti del cambiamento climatico potrebbero vedere ciò come una
soluzione (militare) di convenienza a un problema che pensano non
esista. Già alcune delle forze armate che spingono per la ricerca della
geoingegneria sono gruppi di esperti neo-conservatori vicini
all’industria che precedentemente spacciava il negazionismo climatico
come una tattica (es. Bjorn Lomborg’s Copenhagen Consensus Center or the
American Enterprise Institute).
Devia risorse, finanze e i risultati della ricerca da bisogni urgenti, reali, precauzionali, ecologici, percorsi per la mitigazione e l’adattamento del cambiamento climatico.
Unilaterale e ineguale:
appare che le stesse potenti corporazioni statali, che sono i
principali produttori storici di GHG, controllino il budget e le
tecnologie più capaci di sviluppare ed eseguire queste proposte.
Mantenendo gli inquinatori al comando della soluzione al cambiamento
climatico, gli interessi delle persone oppresse ed emarginate
continueranno a essere esclusi. Gli impatti negativi di molte proposte
saranno particolarmente duri presenti per i paesi in via di sviluppo
dell’emisfero sud.
Pericoli ambientali:
tutte le tecniche della geoingegneria proposte hanno seri impatti
ambientali. Per esempio la fertilizzazione dell’oceano è in grado di
arrestare la catena alimentare marina, di creare alghe dannose e carenza
di ossigeno in alcune zone dell’oceano. Lo sviluppo nella bio-energia
con la cattura e la conservazione del carbonio (BECCS) implicherebbe un
effetto devastante per la terra, l’acqua e i nutrienti, implicando anche
“un massiccio spostamento di terre e persone, con implicazioni globali
per l’accesso al cibo, i diritti della terra e la giustizia ambientale”.
Con le tecniche SRM (controllo delle radiazioni solari), è impossibile
sapere con certezza come, l’alterazione della quantità di calore in
arrivo sul pianeta, potrebbe colpire gli ecosistemi poichè genererà un
intero nuovo equilibrio ecologico che potrebbe diminuire la biodiversità
e interrompere gli ecosistemi.
L’energia solare è un’essenziale risorsa per la vita nel pianeta ed è strettamente collegata al supporto delle alghe oceaniche che producono la più grande quantità di ossigeno al mondo. Il senso ecologico comune ci dice che cambiando questo concetto chiave si potrebbe produrre una reazione a catena in ogni ecosistema. Ci sono altri potenziali effetti collaterali dello SRM, che dipendono dalle tecniche utilizzate e dalla geografia del territorio, incluso il crescente sfaldamento dello strato di ozono, il cambiamento dell’andamento meteorologico nelle zone tropicali e subtropicali, e una forte siccità in Africa e Asia, che potrebbero essere catastrofici. Ciò potrebbe influenzare pesantemente le risorse alimentari e idriche per miliardi di persone.
Ingiustizia intergenerazionale:
L’idea che la geoingegneria servirà solo per “prendere tempo” per
permettere un cambiamento a favore di politiche con ridotte emissioni di
carbonio nelle decadi future, è profondamente surrealistico e ingiusto
per le future generazioni. L’efficacia e la fattibilità delle “emissioni
negative”, basate su teoriche tecniche CDR, non sono verificate da
nessuna parte, già solo l’idea di emissioni negative sta servendo per
ritardare l’urgente bisogno di riduzione che deve avvenire ora.
Queste
tecnologie immaginarie sono a carico delle future generazioni. Anderson e
Peters (2016) la definiscono come “una scommessa ingiusta e dall’alta
posta in gioco”. Nel caso del SRM, poichè potrebbe mascherare
l’effettivo riscaldamento dell’atmosfera, se terminasse, potrebbe
comportare un improvviso innalzamento della temperatura, che renderebbe
più difficile agli ecosistemi adattarsi e alla società affrontarlo
rispetto al graduale riscaldamento. Non possiamo condannare i nostri
figli e nipoti a essere schiavi della geoingegneria che noi abbiamo
cominciato e non riusciamo a fermare, o vittime di un futuro climatico
ancora più difficile perchè li abbiamo lasciati inventare tecnologie
fantastiche di cui noi non disponevamo.
Armamenti:
L’origine militare e gli usi della geoingegneria per la guerra sono
spesso dimenticati o intenzionalmente non menzionati. Già il concetto di
controllare il tempo e il clima deriva da strategie militari, e ha
portato anche a firmare precipitosamente l’accordo internazionale
Environmental Modification Convention (ENMOD). I vertici militari negli
Stati Uniti e nelle altre nazioni hanno preso in considerazione per
decine di anni la possibilità di usare come arma la manipolazione
climatica. Che l’obiettivo pubblicamente dichiarato di una tecnologia è
di “combattere il cambiamento climatico” non garantisce che le sue
applicazioni non saranno limitate a scopi benefici, e torna utile come
scudo per la sperimentazione a doppio uso. Se chiunque può dichiarare di
controllare la termoregolazione terrestre questo può e sarà usato per
fini militari e geopolitici, come ha descritto lo storico James Fleming.
Anche prima che venisse usata in modo ostile, qualunque stato o attore
che dichiarasse di essere capace di alterare il clima globale deteneva
una potente pedina di scambio geopolitica con la quale minacciare e
prevalere.
Sforzare gli squilibri globali di potenza:
La prospettiva di controllare la temperatura globale avanza serie
questioni di potere e giustizia: Chi ha il controllo sulla
termoregolazione terrestre e regola il clima secondo i suoi interessi?
Chi deciderà se queste misure drastiche sono considerate tecnicamente
praticabili, e di chi saranno gli interessi esclusi?
I governi del mondo
hanno trovato impossibile collaborare in modo democratico per giungere a
un accordo globale e vincolante legalmente sul cambiamento climatico,
condividendo equamente l’impegno tra tutti. è arduo immaginare che i
governi riuscirebbero a fare ciò quando arriveranno a parlare di
geoingegneria, dove i paesi hanno chiari interessi geopolitici a
determinare le realtà climatiche regionali e globali. Infatti, se
fossimo riusciti a raggiungere la collaborazione internazionale e
fidarci delle reciproche decisioni sul nostro clima, non avremmo bisogno
ora di parlare della geoingegneria. Avremmo già visto un’azione
climatica reale nel mondo.
Commercializzazione del clima:
La competizione è già alta negli uffici brevetti tra coloro che pensano
di avere una soluzione planetaria per rimediare alla crisi climatica.
La prospettiva di un monopolio privato che detiene i “diritti” di
modificare il clima è terrificante.
La speculazione del carbonio:
Molti geo-ingegneri hanno i propri interessi commerciali nel promuovere
tecniche di geoingegneria per il profitto. Possiedono i brevetti, e
alcuni di loro hanno cercato attivamente di implementare tecnologie di
geoingegneria negli schemi del mercato del carbonio.
Violazione dell’accordo:
L’uso della geoingegneria costituirebbe una violazione di diversi
accordi e decisioni ONU, incluso il trattato di ENMOD, la Convenzione
sulla Diversità Biologica e la Convenzione/Protocollo di Londra.
La
geoingegneria è una “scusa perfetta” per i negazionisti e i governi che
cercano di evitare i costi politici delle riduzioni del carbone.
Tecniche di geoingegneria
Rimozione dell’effetto serra
La “Greenhouse Gas Removal” (GGR) si riferisce a una serie di tecnologie proposte al fine di rimuovere i gas serra dall’atmosfera. Un termine generico più comune “Carbon Dioxide Removal” (CDR), ma questo esclude altri tipi di gas come il metano. Qui sotto ci sono alcune delle proposte:
La “Greenhouse Gas Removal” (GGR) si riferisce a una serie di tecnologie proposte al fine di rimuovere i gas serra dall’atmosfera. Un termine generico più comune “Carbon Dioxide Removal” (CDR), ma questo esclude altri tipi di gas come il metano. Qui sotto ci sono alcune delle proposte:
Fertilizzazione dell’oceano (OF)
Si riferisce all’immissione di ferro o altri nutrienti (per esempio urea) nell’oceano in aree con bassa produttività biologica in modo da stimolare la crescita di fitoplancton. In teoria, i fitoplancton attirano l’anidride carbonica atmosferica e dopo muoiono, cadendo nel fondale oceanico e conservando il carbonio. L’efficacia della fertilizzazione degli oceani è fortemente messa in discussione, in quanto, la quantità di carbonio isolato potrebbe essere rilasciata di nuovo attraverso l’interruzione della catena alimentare. Potrebbe anche provocare l’interruzione della catena alimentare marina e anossia (mancanza di ossigeno) e l’intossicazione delle alghe.
Si riferisce all’immissione di ferro o altri nutrienti (per esempio urea) nell’oceano in aree con bassa produttività biologica in modo da stimolare la crescita di fitoplancton. In teoria, i fitoplancton attirano l’anidride carbonica atmosferica e dopo muoiono, cadendo nel fondale oceanico e conservando il carbonio. L’efficacia della fertilizzazione degli oceani è fortemente messa in discussione, in quanto, la quantità di carbonio isolato potrebbe essere rilasciata di nuovo attraverso l’interruzione della catena alimentare. Potrebbe anche provocare l’interruzione della catena alimentare marina e anossia (mancanza di ossigeno) e l’intossicazione delle alghe.
La risalita delle acque profonde
Una tecnica è mescolare le acque oceaniche spostando artificialmente acqua ricca di nutrienti dai fondali alle zone superficiali per stimolare la produzione di fitoplancton. In teoria ciò dovrebbe diminuire la CO2 tramite la fertilizzazione oceanica. Come con l’OF, la sua efficacia è messa in discussione. Questo inoltre interromperà la catena alimentare oceanica e rovinerà l’ambiente, e rimetterà il CO2 appena catturato in superficie.
Una tecnica è mescolare le acque oceaniche spostando artificialmente acqua ricca di nutrienti dai fondali alle zone superficiali per stimolare la produzione di fitoplancton. In teoria ciò dovrebbe diminuire la CO2 tramite la fertilizzazione oceanica. Come con l’OF, la sua efficacia è messa in discussione. Questo inoltre interromperà la catena alimentare oceanica e rovinerà l’ambiente, e rimetterà il CO2 appena catturato in superficie.
Cattura e stoccaggio del carbonio (CCS)
Il CCS di solito si riferisce alla cattura meccanica delle emissioni di CO2 dall’energia delle piante o da parte di altri scarti di origine industriale. Il CO2 è generalmente catturato prima che le emissioni lascino le ciminiere, di solito tramite un assorbente chimico. Il CO2 liquefatto è poi pompato in falde acquifere sotterranee per una conservazione a lungo termine. Il CCS era originariamente chiamato “recupero assistito del petrolio (EOR)” poichè è una tecnologia dell’industria petrolifera per recuperare le riserve residue di petrolio pompando gas pressurizzato in pozzi vuoti.
Il CCS di solito si riferisce alla cattura meccanica delle emissioni di CO2 dall’energia delle piante o da parte di altri scarti di origine industriale. Il CO2 è generalmente catturato prima che le emissioni lascino le ciminiere, di solito tramite un assorbente chimico. Il CO2 liquefatto è poi pompato in falde acquifere sotterranee per una conservazione a lungo termine. Il CCS era originariamente chiamato “recupero assistito del petrolio (EOR)” poichè è una tecnologia dell’industria petrolifera per recuperare le riserve residue di petrolio pompando gas pressurizzato in pozzi vuoti.
Il CCS non è economicamente
fattibile a meno che non sia fortemente sovvenzionato, e quando usato
come una tecnica di recupero di petrolio, promuove lo sfruttamento dello
stesso. La sua capacità di catturare permanentemente il carbonio è
largamente messa in discussione. Il carbonio catturato potrebbe
fuoriuscire a causa di molteplici ragioni: costruzione difettosa,
terremoti o altri movimenti del suolo. A questa concentrazione, il CO2 è
particolarmente tossico per gli animali e le piante. La CCS associata
con carburanti fossili è stata esclusa dalla definizione di
geoingegneria della conferenza dell’ONU sulla biodiversità, ma è ancora
inclusa in altre definizioni.
L’uso della cattura e dello stoccaggio del carbonio (CCUS)
L’idea alla base del CCUS è che il CO2 catturato possa essere usato sia dalle industrie sia dall’atmosfera come materia prima per la manifattura, e di conseguenza il CO2 risulterebbe teoricamente conservato in prodotti manifatturieri. Un esempio ipotetico prevede di nutrire con il CO2 ottenuto le alghe che producono bio-carburanti; un altro è quello di far reagire il CO2 con minerali calcificanti così da produrre calcestruzzo per costruzioni. La CCUS ha molti dei potenziali effetti della CCS, ma rischi maggiori per i rilasci di CO2 durante la lavorazione e dal prodotto finito. La CCUS potrebbe anche avere un discutibile bilancio energetico. Una volta utilizzata tutta l’energia richiesta per il trasporto e la lavorazione, alla fine del processo, potrebbero persino esserci più emissioni di gas serra.
L’idea alla base del CCUS è che il CO2 catturato possa essere usato sia dalle industrie sia dall’atmosfera come materia prima per la manifattura, e di conseguenza il CO2 risulterebbe teoricamente conservato in prodotti manifatturieri. Un esempio ipotetico prevede di nutrire con il CO2 ottenuto le alghe che producono bio-carburanti; un altro è quello di far reagire il CO2 con minerali calcificanti così da produrre calcestruzzo per costruzioni. La CCUS ha molti dei potenziali effetti della CCS, ma rischi maggiori per i rilasci di CO2 durante la lavorazione e dal prodotto finito. La CCUS potrebbe anche avere un discutibile bilancio energetico. Una volta utilizzata tutta l’energia richiesta per il trasporto e la lavorazione, alla fine del processo, potrebbero persino esserci più emissioni di gas serra.
Cattura diretta di aria (DAC)
DAC si riferisce all’estrazione di CO2 o altri gas serra dall’atmosfera usando mezzi chimici e meccanici, più comunemente con un assorbente chimico o un grande ventilatore che muove l’aria attraverso un filtro. Il CO2 è successivamente disponibile come una corrente di gas per il CCS, per il recupero assistito di petrolio o per altri usi.
DAC si riferisce all’estrazione di CO2 o altri gas serra dall’atmosfera usando mezzi chimici e meccanici, più comunemente con un assorbente chimico o un grande ventilatore che muove l’aria attraverso un filtro. Il CO2 è successivamente disponibile come una corrente di gas per il CCS, per il recupero assistito di petrolio o per altri usi.
DAC è una proposta commerciale che pare avere pesanti requisiti energetici e con la CCS viene proposta per il recupero assistito del petrolio in luoghi dove le fonti industriali di CO2 potrebbero essere limitate. Gli attuali prototipi di DAC recuperano CO2 dall’ambiente a livelli molto bassi. Per avere un effetto significativo dovrebbero avere un impatto ambientale sulla terra, e per fornire livelli necessari di assorbimento dovrebbero esserci degli impatti tossici significativi. La questione dello stoccaggio è irrisolta e teoricamente non sarà risolta neanche
attraverso la CCS o la CCUS, come descritto sopra.
La bio-energia con la cattura e il stoccaggio del carbonio (BECCS)
La BECCS descrive la cattura del CO2 dalle applicazioni di bio energia (ad esempio produrre etanolo e bruciare biomasse per elettricità) e successivamente sequestrare quel CO2 attraverso la CCS o la CCUS. La teoria è che la BECCS sia “carbonio negativo” perchè la bio-energia è teoricamente “carbonio neutrale”, basata sull’idea che le piante ricresceranno per sistemare il carbonio che è stato emesso.
Coloro che
criticano la bio-energia segnalano che queste emissioni sottovalutate
siano dovute a un cambiamento dello sfruttamento del suolo e del ciclo
di vita delle emissioni. Secondo il quinto report di valutazione
dell’IPCC , per mantenere la temperatura sotto i 2C con un sistema
teoricamente efficace del sistema della BECCS richiederebbe tra i 500
milioni e i 6 miliardi di ettari di terra.
L’attuale coltivazione
globale dei raccolti ricopre un miliardo e mezzo di ettari e l’impatto
come la competizione per il possedimento di terre da coltivare sarebbe
devastante.
Miglioramento del clima (EW)
Le tecniche EW propongono di dissolvere i minerali rotti (in particolare i minerali silicati) su terra o nel mare per farli reagire chimicamente e fissare il CO2 atmosferico nell’oceano e nel terreno. L’enorme richiesta di minerali avrebbe un serio impatto sul terreno e sulla biodiversità estendendo gli impatti dannosi delle operazioni minerarie. Cambiando volutamente l’intera composizione chimica degli oceani è pieni di fattori sconosciuti e imprevedibili.
Le tecniche EW propongono di dissolvere i minerali rotti (in particolare i minerali silicati) su terra o nel mare per farli reagire chimicamente e fissare il CO2 atmosferico nell’oceano e nel terreno. L’enorme richiesta di minerali avrebbe un serio impatto sul terreno e sulla biodiversità estendendo gli impatti dannosi delle operazioni minerarie. Cambiando volutamente l’intera composizione chimica degli oceani è pieni di fattori sconosciuti e imprevedibili.
Biochar (carbone vegetale)
Le tecniche di biochar propongono di bruciare biomasse e rifiuti locali senza ossigeno per creare carbone. Questo carbonio viene poi unito ad altri terreni come additivo, seppellendo il carbone direttamente nel terreno. I terreni di carbone vegetale (biochar) sono ritenuti più fertili poichè hanno un maggiore contenuto di carbonio. L’approccio è ispirato (ma in una forma molto diversa) dai terreni neri della pietra amazzonica, dove le comunità di indigeni hanno usato il carbone per migliorare la fertilità. Il biochar industriale richiederebbe una vasta area di terreni per le piantagioni da essere bruciati subito dopo; ciò potrebbe interrompere la vita del terreno e incrementando potenzialmente le emissioni dei gas serra del terreno; e, dipendendo dall’origine delle biomasse, potrebbe creare una concentrazione di sostanze contaminanti. La dichiarata produttività spronata da biochar come correzione del terreno è inconsistente in varie coltivazioni di the.
Le tecniche di biochar propongono di bruciare biomasse e rifiuti locali senza ossigeno per creare carbone. Questo carbonio viene poi unito ad altri terreni come additivo, seppellendo il carbone direttamente nel terreno. I terreni di carbone vegetale (biochar) sono ritenuti più fertili poichè hanno un maggiore contenuto di carbonio. L’approccio è ispirato (ma in una forma molto diversa) dai terreni neri della pietra amazzonica, dove le comunità di indigeni hanno usato il carbone per migliorare la fertilità. Il biochar industriale richiederebbe una vasta area di terreni per le piantagioni da essere bruciati subito dopo; ciò potrebbe interrompere la vita del terreno e incrementando potenzialmente le emissioni dei gas serra del terreno; e, dipendendo dall’origine delle biomasse, potrebbe creare una concentrazione di sostanze contaminanti. La dichiarata produttività spronata da biochar come correzione del terreno è inconsistente in varie coltivazioni di the.
Controllo delle radiazioni solari
Il Controllo delle radiazioni solari (SRM) descrive una serie di tecnologie proposte che servono a riflettere la luce solare nello spazio prima che scaldi il clima della Terra. Le principali proposte di SRM includono:
Il Controllo delle radiazioni solari (SRM) descrive una serie di tecnologie proposte che servono a riflettere la luce solare nello spazio prima che scaldi il clima della Terra. Le principali proposte di SRM includono:
Iniezioni di gas pressurizzato nella stratosfera (SAI)
Questa proposta di SRM è quella di diffondere grandi quantità di particelle inorganiche (per esempio diossido di zolfo) nella stratosfera (lo strato superiore dell’atmosfera) per agire come una barriera riflettente contro la luce solare in arrivo. Le proposte variano da sparare particelle con armi d’artiglieria, usando grandi cannoni per raggiungere il cielo, e rilasciare particelle dagli aerei. E’ stata presa in considerazione anche la progettazione di particelle che levitano autonomamente, assieme all’uso di particelle di altri materiali riflettenti (per esempio titanio, alluminio, calcite, anche polvere di diamante). I solfati usati dal SAI, l’opzione più studiata, potrebbero causare la distruzione dello strato di ozono e potrebbe interrompere l’andamento delle piogge e dei venti nei tropici o sub tropici. Questo potrebbe causare siccità in Africa e in Asia e influenzare i monsoni, con seri impatti ambientali, e mettere in pericolo le risorse di cibo e acqua per 2 miliardi di persone.
Questa proposta di SRM è quella di diffondere grandi quantità di particelle inorganiche (per esempio diossido di zolfo) nella stratosfera (lo strato superiore dell’atmosfera) per agire come una barriera riflettente contro la luce solare in arrivo. Le proposte variano da sparare particelle con armi d’artiglieria, usando grandi cannoni per raggiungere il cielo, e rilasciare particelle dagli aerei. E’ stata presa in considerazione anche la progettazione di particelle che levitano autonomamente, assieme all’uso di particelle di altri materiali riflettenti (per esempio titanio, alluminio, calcite, anche polvere di diamante). I solfati usati dal SAI, l’opzione più studiata, potrebbero causare la distruzione dello strato di ozono e potrebbe interrompere l’andamento delle piogge e dei venti nei tropici o sub tropici. Questo potrebbe causare siccità in Africa e in Asia e influenzare i monsoni, con seri impatti ambientali, e mettere in pericolo le risorse di cibo e acqua per 2 miliardi di persone.
Sbiancamento delle nuvole marine (MCB) o miglioramento della riflessività delle nuvole
Le proposte MCB mirano a incrementare lo sbiancamento delle nuvole in modo tale da riflettere maggiormente la luce solare nello spazio. Assieme ad altre proposte SRM, cambiare la radiazione solare può alterare l’andamento climatico e ci possono essere conseguenze sugli ecosistemi marini e costieri assieme a conseguenze nell’agricoltura.
Le proposte MCB mirano a incrementare lo sbiancamento delle nuvole in modo tale da riflettere maggiormente la luce solare nello spazio. Assieme ad altre proposte SRM, cambiare la radiazione solare può alterare l’andamento climatico e ci possono essere conseguenze sugli ecosistemi marini e costieri assieme a conseguenze nell’agricoltura.
L’assottigliamento delle nuvole cirro
Attraverso l’assottigliamento dei cirri (nuvole sottili e allungate presenti ad alte altitudini), alcuni ricercatori hanno proposto di incrementare il riscaldamento per permettergli di diffondersi nello spazio, creando un generale raffreddamento del clima. Questa idea potrebbe anche avere l’effetto opposto poichè non ci sono molte notizie riguardo alla formazione e la composizione chimica delle nuvole con dei potenziali effetti imprevedibili.
Attraverso l’assottigliamento dei cirri (nuvole sottili e allungate presenti ad alte altitudini), alcuni ricercatori hanno proposto di incrementare il riscaldamento per permettergli di diffondersi nello spazio, creando un generale raffreddamento del clima. Questa idea potrebbe anche avere l’effetto opposto poichè non ci sono molte notizie riguardo alla formazione e la composizione chimica delle nuvole con dei potenziali effetti imprevedibili.
Creazione di Alto-Albedo e Sbiancamento delle Foreste Innevate
Varie proposte suggeriscono che la crescente coltivazione di piante che riflettono più luce (o nuove coltivazioni geneticamente-modificati, o varietà di coltivazioni già esistenti di alto-albedo) potrebbe raffreddare l’atmosfera riflettendo più radiazioni solari nello spazio. Altri suggeriscono di sbiancare le foreste già esistenti nelle aree coperte dalla neve durante la maggior parte dell’anno, che potrebbe aumentare la quantità di luce riflessa nello spazio grazie alla superficie. Usare coltivazioni e alberi geneticamente modificati porterebbe a modificare la biosicurezza. Ripulire le foreste per creare dei deserti bianchi potrebbe avere un impatto negativo sulla biodiversità e sul clima.
Varie proposte suggeriscono che la crescente coltivazione di piante che riflettono più luce (o nuove coltivazioni geneticamente-modificati, o varietà di coltivazioni già esistenti di alto-albedo) potrebbe raffreddare l’atmosfera riflettendo più radiazioni solari nello spazio. Altri suggeriscono di sbiancare le foreste già esistenti nelle aree coperte dalla neve durante la maggior parte dell’anno, che potrebbe aumentare la quantità di luce riflessa nello spazio grazie alla superficie. Usare coltivazioni e alberi geneticamente modificati porterebbe a modificare la biosicurezza. Ripulire le foreste per creare dei deserti bianchi potrebbe avere un impatto negativo sulla biodiversità e sul clima.
Micro bolle e Schiume Marine
Si avanzano proposte per incrementare la riflessività della superficie oceanica (o altri corpi idrici) creando piccole bolle o disperdendo agenti schiumogeni sulla superficie dell’acqua. Oltre a interrompere il flusso di luce per la vita marina, le schiume possono anche ridurre l’ossigeno negli stati superiori dell’oceano, avendo un effetto negativo sulla biodiversità.
Si avanzano proposte per incrementare la riflessività della superficie oceanica (o altri corpi idrici) creando piccole bolle o disperdendo agenti schiumogeni sulla superficie dell’acqua. Oltre a interrompere il flusso di luce per la vita marina, le schiume possono anche ridurre l’ossigeno negli stati superiori dell’oceano, avendo un effetto negativo sulla biodiversità.
Modifica del clima
La
modifica del clima (WM) si riferisce a varie tecniche incluse
l’inseminazione delle nuvole e tecniche a esso legate- per cambiare
l’andamento del clima e delle precipitazioni senza però cambiare
l’intero andamento climatico. WM ha fatto soffrire le comunità di
siccità e/o allagato i raccolti, ma poichè si crede che i suoi impatti
siano solamente locali o regionali, questa non è spesso considerata come
geoingegneria.
La governance della geoingegneria
La Conferenza ONU sulla Diversità Biologica (CBD) discute della geoingegneria dal 2007.
Nel
2009 dopo aver prodotto un reportage accurato, riguardo alla
fertilizzazione degli oceani e tenendo in considerazione una richiesta
per “estrema allerta” dalla Conferenza di Londra, la CBD ha preso una
decisione, su consenso di molti, chiedendo una moratoria sulla
fertilizzazione degli oceani e ai governi di garantire che nessuna
attività di fertilizzazione sia attuata prima che siano richiesti severi
requisiti, incluso “un controllo trasparente, globale, efficace e un
meccanismo normativo operativo”.
Nel 2010, la CBD ha preso un’altra importante decisione sulla moratoria de facto nella geoingegneria, una richiesta a vasto consenso da parte di 193 governi (gli Stati Uniti non sono membri della CBD), per garantire che “nessuna attività della geoingegneria relativa al clima che potrebbe colpire la biodiversità” si realizzi prima che ci sia una base scientifica adeguata sulla quale giustificare così tante attività e un’appropriata considerazione dei rischi associati all’ambiente e alla biodiversità e agli impatti sociali, economici e culturali. Tuttavia, nella definizione di geoingegneria, la CCS da combustibili fossili (non dalla bioenergia) non era considerata geoingegneria. La CBD ha già prodotto due rapporti tecnici e paritari sulla geoingegneria e ha riaffermato la moratoria del 2012 e del 2016.
La moratoria lascia spazio per esperimenti, ma solo “se giustificato a raccogliere dati scientifici” e con una lista di requisiti da esaudire prima di farlo, come per esempio una valutazione dell’impatto ambientale, “un’ambientazione controllata” e assicurare che non si verifichi nessun impatto transfrontaliero.
Nel caso della fertilizzazione oceanica, si afferma che non può “essere usata per
generare e vendere carbonio o qualsiasi altro scopo commerciale”.
I governi della CBD considerano queste decisioni fortemente rilevanti, la discussione sui tre esperimenti della geoingegneria ha toccato le decisioni della CBD. (Esperimento della fertilizzazione oceanica LOHAFEX di India e Germania, l’esperimento privato di fertilizzazione oceanica HRSC vicino Haida Gwaii, Canada 2e un altro esperimento concepito per provare l’equipaggiamento SRM, SPICE nel Regno Unito.)
La London Convention, e la relativa London Protocol sono
passati oltre le discussioni e le decisioni della fertilizzazione
oceanica del 2007, e hanno emanato diversi richiami sulla “precauzione
estrema”. Nel 2013, il Protocollo di Londra ha deciso che tutte le
attività di fertilizzazione degli oceani non dovevano essere permesse,
ad eccezione di quelle che costituivano una “legittima ricerca
scientifica” è un termine definito con grande precisione.
Nonostante, un gruppo molto piccolo di governi dei paesi ad alte-emissioni, così come sostenitori della geoingegneria, insistano a dire oggi che la moratoria sia solo “un’avvertenza”, cercando di diminuire la sua rilevanza. Invece, loro promuovono delle “linee guida etiche” non vincolanti, dei “codici etici”, e delle misure su base volontaria simili sviluppate da gruppi di accademici come un passo avanti quando si tratta di costruire un governo globale per la ricerca della geoingegneria e la sua gestione potenziale.
Paragonare la decisione consensuale dei 193 governi in un accordo universale, come il CBD, alle linee guide sviluppate dagli accademici e approvate dalle istituzioni pro-geoingegneria, è una presa in giro del governo democratico, ma utile per aprire la strada a esperimenti e alla raccolta di fondi per la ricerca.
La Convenzione Quadro sul Cambiamento Climatico delle Nazioni Unite (UNFCCC) non
ha considerato la geoingegneria nei suoi programmi ufficiali. Hanno
discusso il problema della cattura e dello stoccaggio del carbonio (CCS)
dal 2005, con l’opposizione di molti governi. Nel 2011, il CCS fu
approvato per essere incluso nel Meccanismo di Sviluppo Pulito. Nel
2014, si è tenuta un’Assemblea di Esperti Tecnici sulla CCS.
L’approvazione dell’Accordo di Parigi e il divario tra gli obiettivi
prefissati e i NDC presentati hanno creato una situazione in cui i
geoingegneri stanno ora cercando di introdurre il problema della
geoingegneria nell’UNFCCC, per esempio nel contesto del dialogo
agevolato che valuterà i contributi determinati nazionalmente dai
governi nel 2018.
Il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) ha
menzionato poco la geoingegneria dalla sua seconda relazione di
valutazione (AR2) attraverso la valutazione AR4, praticamente dicendo
che “le proposte di geoingegneria sono largamente speculative e non
testate con il rischio di effetti collaterali sconosciuti”. Nel 2011,
l’IPCC ha tenuto un Congresso di Esperti sulla geoingegneria,
un’iniziativa che fu ampiamente criticata da 160 organizzazioni civili
internazionali e nazionali. Nell’AR5, l’IPCC incluse una piccola sezione
per analizzare alcune delle tecniche CDR e nella sua Valutazione
Riassuntiva ha detto che:
“Le tecnologie SRM sollevano problemi riguardo costi, rischi, implicazioni governative ed etiche sullo sviluppo e utilizzo. Stanno emergendo specifiche sfide per le istituzioni internazionali e i meccanismi che potrebbero coordinare la ricerca e bloccare lo sviluppo e gli esperimenti. Anche se SRM riducesse l’incremento della temperatura globale emessa dall’uomo, implicherebbe ridistribuzioni dei rischi nello spazio e nel tempo. Lo SRM introduce perciò importanti questioni giudiziarie intragenerazionali e intergenerazionali. La ricerca sullo SRM, assieme ai suoi eventuali utilizzi, è stata soggetta a obiezioni etiche. A dispetto degli stimati bassi costi dell’uso di alcune tecnologie SRM, non passeranno necessariamente un test sul costo-benefico che tenga conto dell’estensione dei rischi e degli effetti collaterali. Le implicazioni governative SMR sono particolarmente impegnative, specialmente come azione unilaterale che potrebbe portare a significanti effetti e costi per altri”.
Tuttavia,
l’elemento sorprendente nell’ AR5 era che l’IPCC considerava l’uso
estensivo di un solo metodo geoingegneristico, BECCS, nella maggior
parte dei possibili scenari futuri nel suo gruppo di lavoro 3. Nei
quattro RCP proposti ai responsabili della politica climatica, l’uso di
BECCS e delle “tecnologie di emissioni negative” sono fortemente
presenti, senza alcuna considerazione sulla loro sostenibilità e sugli
estremamente seri impatti sociali, ambientali e sulla sicurezza
alimentare di un così grande uso di BECCS.
Questo errore ha motivato la pubblicazione di un crescente numero di critiche da parte sia di media scientifici che delle organizzazioni della società.
Alla luce
di questo errore, e la posizione critica di AR5 nei confronti di SRM,
sorprende nuovamente vedere che nei documenti come sfondo per numerose
relazioni speciali e altri documenti per AR6, la geoingegneria è stata
avanzata come un’opzione da prendere in considerazione. Gli interessi
del presidente dell’IPCC per il sesto report di valutazione includevano
una proposta che considerasse la geoingegneria come una problematica
trasversale e tutti i gruppi lavorativi. Ciò ha già motivato le critiche
sia da parte dei governi che dalla società civile. La decisione finale
sui contenuti dell’AR6 deve ancora essere discussa alla 46esima
assemblea IPCC, a settembre del 2017.
Entrambe
le decisioni della CBD e della Conferenza del protocollo di Londra, così
come i provvedimenti multilaterali, costituiscono pezzi importanti di
un quadro di gestione evolutivo della geoingegneria. Gli impatti
negativi e ineguali previsti dalla geoingegneria tra paesi e regioni, e
il suo potenziale nel creare ulteriormente squilibrio nel sistema
climatico globale, significano che ogni decisione riguardo agli
esperimenti o utilizzi all’aria aperta di geoingegneria deve essere
presa da un meccanismo di governo globale multilaterale, democratico,
trasparente e responsabile, includendo la possibilità di stabilire un
divieto permanente per la geoingegneria.
La velocità con cui i discorsi
pro-geoingegneria e le scienze ad essa relazionate che stanno
sviluppando strumenti per esperimenti su larga scala e il potenziale
sviluppo unilaterale significano che dobbiamo muoverci in fretta.
Un’attiva e critica discussione con la società civile sulla
geoingegneria è cruciale per informare i decisori politici e il vasto
pubblico riguardo alle implicazioni e le alternative.
Confrontando
la decisione che ha ottenuto un consenso di 193 governi in un accordo
universale come il CBD alle linee guida sviluppate da accademici e
approvate da istituzioni pro-geoingegneria l’imitazione di un governo
democratico, però è utile per giustificare altri esperimenti di
geoingegneria e per attrarre più fondi per la ricerca.
Ma non dovremmo almeno fare esperimenti per saperne di più?
Gli
esperimenti di geoingegneria su bassa scala sono spesso presentati come
un passo innocuo e necessario verso un dibattito più informato sui
rischi e i benefici della geoingegneria. Si discute sul fatto che questi
esperimenti avrebbero meno impatti ambientali immediati e sarebbero
innanzitutto per comprendere al meglio la chimica e la fisica
dell’atmosfera relativa alla geoingegneria. Ma questa prospettiva
tralascia dei problemi chiave.
In primo luogo, la geoingegneria deve essere considerata come un problema politico più che tecnico. Abbiamo bisogno di discussioni più ampie su altri aspetti per decidere come società se scegliere di cimentarsi con queste tecnologie altamente rischiose e non democratiche.
Inoltre, i sostenitori della geoingegneria sono favorevoli a sperimentazione all’aria aperta non per uno scopo scientifico disinteressato, ma per ragioni politiche: una volta che un ambito tecnico diventa un esperimento per dimostrare dei principi, diventa significativo per la realizzazione e può essere avanzata in modo più credibile come opzione politica. Questa è una delle ragioni per cui le “prove in campo” sono diventate spesso così controverse (ad esempio test sulle tecnologie nucleari, coltivazioni OGM, armi spaziali, caccia alle balene). Non c’è niente come questi esperimenti di geoingegneria.
Nessuna delle proposte
della geoingegneria è pronta per essere impiegate in una scala che
avrebbe impatti sul clima globale. Gli esperimenti “a piccola scala” che
sviluppano conoscenza scientifica non saranno in grado di dirci nulla
sull’influenza sul sistema climatico globale. Per avere un tale effetto,
dovrebbero essere utilizzati su una scala temporale e geografica (per
differenziare gli impatti di una normale variazione climatica e
sottofondo climatico) che poi non potrebbe più essere definita un
esperimento: l’impiego comporterebbe tutti i rischi e i potenziali
impatti irreversibili. Pertanto, è essenziale rafforzare l’approccio
precauzionale: gli esperimenti nel mondo reale (aria aperta, oceano,
terra) non dovrebbero essere permessi in assenza di una gestione forte.
Per prima cosa politiche e precauzioni
A causa
degli alti interessi geopolitici, dei rischi di armarsi e le
implicazioni intergenerazionali della geoingegneria, la comunità globale
dovrebbe innanzitutto e soprattutto dibattere questi aspetti, e possono
essere usati tali strumenti da un governo negazionista del campo
climatico o da “una coalizione dei volontari”, anche se tutti gli altri
governi arrivassero alla conclusione che sia troppo rischioso e ingiusto
da usare. La geoingegneria non può mai essere limitata ad una
discussione tecnica o riguardante solo llo sviluppare strumenti, solo
nel caso limitato ad una prospettiva solamente climatica.
La ricerca
sulla geoingegneria dovrebbe – seguendo la decisione del CBD – essere
focalizzata su questioni socio-politiche, ecologiche, etiche e sui
potenziali impatti e contribuire ad un dibattito per decidere se
l’amministrazione governativa democratica della geoingegneria sia mai
possibile e come.
Ancora più importante: i finanziamenti e le ricerche
sul cambiamento climatico devono essere urgentemente estese al fine di
supportare l’implementazione di solide soluzioni alla crisi climatica
testate e adattate localmente alla società e alla tecnologia, soluzioni
tecnologiche non speculative o che servano da distrazione.
Traduzione a cura di Alice Carraro, Tommaso Di Napoli, Anna Marini e Lisa Pluchino
http://www.nogeoingegneria.com/tecnologie/sunradiation-management/cambiamento-climatico-fumo-e-specchi-e-inganni/
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