mercoledì 4 luglio 2018

Il Re del Mondo, tra mito, religione, e realtà


1. Il Re del Mondo, nella letteratura. 

Negli ultimi decenni, in seno alla cosiddetta new age e alle nuove forme di spiritualità contemporanea, si parla molto di un mitico regno che sarebbe situato nel deserto di Gobi (ma per alcuni si sarebbe spostato altrove, e per altri sarebbe situato all’interno della Terra cava), che si chiama Shamballa,o Shambala, o Shangri La, o Agharti.

Si tratterebbe di un regno magnifico, popolato da esseri molto evoluti, in cui regna pace e concordia assoluta. Tale regno sarebbe governato dal “Re del Mondo”, che, tramite i suoi emissari, vigilerebbe che i destini del mondo seguano determinati binari, e che coloro che hanno in mano le sorti delle varie nazioni e dei popoli, si conformino a certi standard di comportamento.

In questo mondo segreto, accessibile solo a pochissimi individui che abbiano un livello di energia molto elevato, compatibile con il livello generale degli abitanti di Shambala, tutto verrebbe creato con il potere della mente, dagli oggetti ai mezzi di trasporto.

La popolazione che vi abita controlla costantemente ciò che accade nel mondo, individua le situazioni più importanti e interviene con la forza del loro campo di preghiera e con quella dei regni angelici.
In sostanza, si tratta di un regno ideale, che fa da modello al nostro mondo, il quale, nel futuro, potrebbe essere destinato a diventare come Shambala, a meno che non si autodistrugga (perché gli emissari di questa terra rispettano comunque sempre il libero arbitrio degli individui).

Il Re del Mondo, secondo la tradizione tibetana, possiederebbe un immenso specchio che gli permette di vedere tutto ciò che accade nel mondo; e sarebbe in contatto psichico con tutti coloro che, sulla terra, hanno il potere di influenzare le masse. E potrebbe quindi, sempre, in ogni momento, influenzare i pensieri di coloro che guidano l’umanità.

Alice Bailey, la fondatrice del Lucis Trust, che ispira la dottrina dell’ONU, trae la sua conoscenza direttamente da un emissario di Shambala (ricordiamo che nella sede dell’ONU non esiste alcuna cappella di qualsivoglia religione, ma solo una camera di meditazione, costruita dal Lucis Trust).

Alcuni autori hanno raccontato di essere andati a visitare questo regno, con un viaggio astrale. Anne e Daniel Givaudan hanno raccontato la loro esperienza nel loro libro (abbastanza noto in seno alla new age) “Viaggio a Shamballa”. Da notare che loro narrano la loro esperienza ma non sono mai entrati in contatto con il vero “Re”, ma solo con i suoi emissari.

Un’esperienza identica la narra James Redfield, l’autore de “La Profezia di Celestino” nel suo “Il segreto di Shambala”.

Altri, in passato, hanno visitato questo regno, o sono entrati in contatto con persone che lo conoscevano. Ferdynand Ossendowski, nel suo “Bestie, Uomini, Dei” ne parla in modo diffuso.
Nikolaj Roerich narra di essere entrato in contatto con persone che conoscevano il Re del Mondo, o comunque il suo regno, facendosi raccontare ciò che sapevano.

Hitler nel 1938 mandò una spedizione in Tibet, organizzata da un gruppo occulto chiamato Ahnenerbe a cercare questo mondo sotterraneo, senza trovarlo (perché esso si rivela solo a chi ne è degno, e in particolari circostanze).

Alcuni maestri, guru, o insegnanti spirituali contemporanei, dichiarano apertamente di andare proprio lì a ricevere “istruzioni” in materia spirituale. Per esempio, Salvatore Brizzi, in un suo articolo, dice esplicitamente di essere un emissario di Shambala e quindi del Re del Mondo.

Pochi sono gli autori che ne hanno fatto uno studio scientifico serio e approfondito. Tra questi c’è René Guénon, che giunge a identificare il Re del Mondo con le varie divinità succedute nel tempo: Jawhè, Osiride, Giove, ecc.

Guénon prese spunto da Ossendowski per mostrare, nel suo libro, come, dietro alle narrazioni di questo ma anche altri scrittori, si profilassero dottrine e miti immemoriali, di cui si ritrovavano tracce dal Tibet (con la sua nozione dell’Agartha, la terra ‘inviolabile’) alla tradizione ebraica (con la figura di Melchisedec e della città di Salem), e così anche nei più antichi testi sanscriti, nel simbolismo del Graal, nelle leggende sull’Atlantide e in tanti altri miti e immagini. Il Re del Mondo sarebbe anche il Manu della tradizione induista.

Dopo aver letto i libri di Anne e Daniel Givaudan e di Redfield, e sentito parlare molti altri autori di questa mitica Shamballa come di un paradiso in terra, mi ponevo però queste domande:

  • Se è vero che esiste sulla terra un luogo che è una specie di paradiso, da cui partono emissari del bene per dirigere i destini dell’umanità, dovrebbe esistere un regno del male da qualche altra parte. Ma nessuno ne parla mai. Perché?
  • Questi emissari del bene, dato tutto il male che esiste sulla terra, e dato il livello di spiritualità medio dei governanti delle varie nazioni, che tipo di lavoro svolgono esattamente? A vedere i risultati, non sembrerebbero risultati eclatanti. 


 

2. La mia esperienza col Re del Mondo. 

Il Re del Mondo non lo incontrai a Shambala, ma nell’ashram di un maestro, molti anni fa; quasi molte vite fa per la sensazione di irrealtà che ancora provo quando ripenso a quell’esperienza.

Con lui volevamo fondare una comune insieme ad altri discepoli, facendo in gruppo una serie di lavori spirituali (libri, conferenze, ecc.). Si trattò di un periodo magico, i cui ricordi ancora mi appaiono avvolti da un’aura di irrealtà, per la particolare atmosfera che accompagnava quei giorni.

A questo maestro però capitavano continui problemi, difficoltà e dolori, dovuti prevalentemente a problemi di rapporto con le persone a lui vicine. Questi problemi, secondo il maestro, erano cagionati proprio dal Re del Mondo in persona, che cercava di ostacolare il suo cammino spirituale, creandogli difficoltà con partner, collaboratori, e discepoli. “Io ho un unico nemico –  diceva – ed è  il Re del Mondo, che mi mette contro tutte le persone più care, partner compresi. E troverò la mia anima gemella, aggiungeva, quando la troverò come me, immune al Re del Mondo”.

In effetti, nei giorni in cui frequentavo l’ashram, ne capitavano di tutti i colori e percepivo veramente l’influenza di alcune entità (di cui io non sapevo il nome) che agivano sugli eventi esterni e che inducevano le persone attorno al maestro (me compreso) ad avere comportamenti assurdi. Assistetti a fatti straordinari, che mi rimarranno impressi per sempre.

Chiesi al maestro come fosse possibile che questo “Re del Mondo” fosse tanto cattivo, se tutti i testi ne parlano come del re di questa mitica Shambala o Agarthi, che sembrerebbe un luogo meraviglioso.

Il maestro ci spiegava che nel cammino per l’illuminazione, quando sei ormai fuori dalla Matrix, arriva il Re del Mondo a riportarti dentro di essa; e lo fa generalmente mettendoti contro le persone più care attorno a te, al fine di ostacolare il progresso spirituale.

Finché si rimane all’interno della Matrix, il Re del Mondo aiuta addirittura le persone sul cammino spirituale; e molti maestri, infatti, sono sotto l’influsso diretto di esso (in effetti è vero, conosco molti maestri che dicono di andare direttamente a Shambala a prendere informazioni). Ma quando arrivi al gradino più alto del cammino spirituale, ti viene posto davanti l’ostacolo più grande, e cioè lui stesso, che arriva a parassitare amici, partner, parenti, e te li mette contro, per farti rimanere nella Matrix.

Mi spiegava inoltre che quando si è parassitati dal Re del Mondo, non si riesce a distinguerlo da se stessi (in sostanza non lo si riconosce come un parassita esterno) perché ci si identifica con esso.

Essendo il Re del Mondo anche il Re della Matrix e dell’illusione in cui viviamo, egli compare spesso sotto forma di pensieri, idee, comportamenti, sentimenti, dettati dalla Matrix stessa, che, quindi, sembrano perfettamente normali alla società e di conseguenza a se stessi. Essendo comportamenti con cui ci identifichiamo, o con cui si identifica una parte della società, non li si riconosce come estranei.

Il Re del Mondo, in sostanza, mette gli altri solo davanti a se stessi.

In effetti era vero che tutte le persone più care attorno al maestro prima o poi lo mollavano e se ne andavano, mostrando comportamenti deliranti e anomali (me compreso), in preda a un vero parassitaggio psichico. E lui continuava a ripetere “io vi metto davanti solo a voi stessi, ai vostri irrisolti e al vostro ego”.

Inutile dire che, nel periodo in cui frequentavo il maestro, avendolo visto spesso terrorizzato di fronte all’apparire di questo “Re del Mondo”, odiavo questa figura più di ogni altra.

Ma un giorno poi mi resi conto che anche il maestro aveva una parte di responsabilità nei casini che gli capitavano, sia con i discepoli, che con le sue “anime gemelle”. Perché aveva dei comportamenti spesso irriguardosi, umilianti e crudeli proprio verso le persone a lui più strette; comportamenti che lui giustificava con la scusa che doveva far lavorare gli altri su se stessi, e che doveva svincolare noi discepoli dalla dipendenza dal maestro.

Gli dissi: “Maestro, ma non vi pare che pure voi abbiate una vostra parte di responsabilità? Non necessariamente bisogna provocare dolore nell’altro per farlo crescere; che se poi l’altro vi manda a fanculo, non ha tutti i torti”. Ma lui con sicurezza affermava: “No, la responsabilità è solo degli altri. Io non provoco dolore. E’ l’altro che soffre, perché ha dei meccanismi e degli irrisolti; io non ne ho. Il dolore è solo una percezione distorta della realtà, e se la persona soffre, è perché ha dei meccanismi irrisolti”.

Alla fine, mi resi conto che questo Re del Mondo era solo una proiezione all’esterno di ciò che era dentro al maestro; noi discepoli eravamo si, parassitati, ma ad essere parassitato era soprattutto il maestro, il quale aveva dei comportamenti assolutamente assurdi di cui poi attribuiva la colpa agli altri. Mi resi anche conto che il maestro non aveva alcun nemico se non se stesso perché, ritenendosi perfetto, non metteva mai in discussione i suoi comportamenti, ritenendo di non avere parassiti, né automatismi, né distorsioni. E non capiva che avrebbe dovuto applicare a se stesso gli stessi principi che insegnava a noi, domandandosi quali meccanismi e irrisolti personali avessero provocato la sua disastrosa situazione sentimentale, quella delle amicizie e quella nel discepolato.

Il sogno dell’ashram finì in una bolla di sapone, e con esso il sogno di un lavoro spirituale di gruppo con persone consapevoli, che avessero come unica meta la ricerca del divino.

E io mi resi conto che alla fine, non ero deluso da lui, ma da me stesso, che avevo scambiato una persona con grossi limiti (e pesantemente parassitato) per un maestro, e che avevo subito le peggiori vessazioni possibili sol per aver pensato che le prove che mi arrivavano fossero volute dall’amore del maestro per farmi crescere (conservo ancora un suo sms che dice “ti amo offrendoti esperienze nuove, che non finiscano con la morte”).

E ogni tanto, quando ripenso ai miei primi giorni col maestro, che mi parevano un sogno, e a quelli successivi trasformatisi in un incubo, mi domando se poi, in fondo, egli non fosse davvero un maestro; perché, mi dico, in fondo, con tutti i casini che combinava, mi ha insegnato tante cose, e soprattutto mi ha donato la libertà dal maestro, per cercare le risposte in me, non al di fuori; come in effetti dovrebbe fare qualunque vero maestro. E l’esperienza che ho fatto è comunque la più straordinaria della mia vita.

E mi dico che su una cosa il maestro aveva certamente ragione: il Re del Mondo ci mette solo davanti a noi stessi. E l’unico problema che abbiamo, nella vita, siamo unicamente noi stessi. Io ero davanti solo a me stesso, e talvolta alla mia cecità. Il maestro era messo davanti solo al suo ego e alla sua incapacità di autoanalizzarsi e mettersi in discussione. I parassiti e le entità c’erano, sì. Ma c’eravamo soprattutto noi, con i nostri limiti e le nostre piccolezze umane.



 3. Il Re del Mondo in altre tradizioni spirituali e religiose.

Non so se l’entità con cui avevamo a che fare nei nostri giorni all’ashram fosse davvero il Re del Mondo o no. Certo è che la figura del Re del Mondo, così come me l’aveva descritta il maestro, l’ho ritrovata pari pari nella teoria catara, in quella buddista, ma anche in quella induista.


I Catari credevano che questo mondo fosse una vera e propria prigione, una Matrix, in cui noi venivamo per fare esperienza e poter evolvere spiritualmente. Questo mondo materiale sarebbe dominato dal Rex Mundi, che presiederebbe al funzionamento della Matrix, ostacolando tutti quelli che fanno un percorso spirituale. In sostanza, egli sarebbe il capo della prigione. Del resto i Catari avevano come testo sacro, più che i vangeli sinottici, quello di San Giovanni, dove espressamente si nomina il “principe di questo mondo”.


Nel Buddismo di Nichiren, si parla del “Re demone del sesto cielo” che, nel momento in cui il praticante persegue una via di consapevolezza ed elevazione spirituale, interviene mettendo ostacoli di vario tipo per impedire il cammino. Questo “Re” è chiamato anche Mara, e il Sesto cielo è il più alto dei cieli del mondo dei desideri o Cielo in cui si gode liberamente delle creazioni illusorie degli altri, che si delizia nel manipolare gli altri per sottometterli alla sua volontà. Mara è rappresentato come un re molto potente che ha al suo seguito dieci eserciti. Sono eserciti i cui soldati sono vestiti di desiderio, tristezza, fame e sete, piacere, sonno, paura, dubbio e rimpianto, rabbia, fama e guadagno, orgoglio e disprezzo. Sono eserciti che ti accerchiano e ti spiazzano.


E’ lo stesso demone che tentò Buddha per 40 giorni prima della sua illuminazione, ed è, in sostanza, il demonio che tentò Cristo nel deserto, sempre per 40 giorni.


Nel buddismo, in particolare, il demone non è l’avversario diretto di Dio, come nella dottrina cattolica, ma un essere che svolge una funzione (di ostacolo) per permettere al devoto di raggiungere l’illuminazione, partendo dal presupposto che senza ostacoli non ci sarebbe progresso spirituale.
 

Analoghi concetti si ritrovano nell’Induismo, dove la Dea Kali è vista spesso come una forza distruttrice, che serve per spazzare via il vecchio e ricostruire il nuovo (in sostanza, il corrispondente astrologico di Saturno), che porta dolori e problemi, ma finalizzati a far evolvere chi percorre il cammino spirituale.

In sostanza, in tutte le tradizioni spirituali esiste il concetto di base per cui la terra è una sorta di momento di passaggio per far evolvere l’anima verso più elevati livelli spirituali. Il male, di per se, non è mai assoluto, ma è una forza che serve a promuovere la crescita individuale e collettiva.
 

A questo punto possiamo dare una risposta alle due domande che ci siamo posti sopra:

  • Se è vero che esiste sulla terra un luogo che è una specie di paradiso, da cui partono emissari del bene per dirigere i destini dell’umanità, dovrebbe esistere un regno del male da qualche altra parte. Ma nessuno ne parla mai. Perché?
  • Questi emissari del bene, dato tutto il male che esiste sulla terra, e dato il livello di spiritualità medio dei governanti delle varie nazioni, che tipo di lavoro svolgono esattamente?
Non esiste un luogo denominato inferno, contrapposto a Shambala, perché tutto parte da lì, sia il cosiddetto bene che il cosiddetto male. Nel novero degli interventi degli emissari di Shambala per guidare i destini del mondo, tra l’altro, ve ne sono alcuni volti a portare difficoltà (dice Igor Sibaldi che gli angeli non vengono a risolvere problemi, ma a portarceli, se veramente ci vogliono bene) e interventi volti a portare aiuto, lì dove questo aiuto sia funzionale a farci crescere ed evolvere spiritualmente, e non semplicemente a toglierci le castagne dal fuoco.

E il Re del Mondo, in fondo, non è né buono né cattivo. E’ anche lui un figlio della creazione, messo a vigilare sul fatto che il mondo rimanga esattamente come è: una prigione materiale, da cui noi dobbiamo cercare di uscire, come in un videogioco.


Per uscire dall’influenza del Re del Mondo, occorrerebbe essere completamente svincolati dalla Matrix in cui viviamo (sostanzialmente, essere simili a dèi); ma poche persone, nella storia dell’umanità, hanno raggiunto queste vette, e tra esse vanno annoverati Buddha, Cristo, e pochi altri.
 

E’ questo il Lila, il gioco di Dio della dottrina induista. Il sogno di Dio, di cui parlava Yogananda. Dove anche il Re del Mondo fa parte del sogno o del gioco.

E alla fine del gioco, raggiunto l’ultimo livello, si scopre che l’unico nemico che abbiamo davvero siamo noi stessi. E che il Re del Mondo siamo noi stessi.


Nella mia esperienza, infatti, ho spesso notato che le più grandi difficoltà che incontriamo non sono quelle causate da poteri occulti, o da ostacoli esterni, ma unicamente da noi stessi.


Negli omicidi rituali o nelle stragi di cui mi sono occupato per anni, ad esempio, giocano delle forze esoteriche molto potenti, ma giocano soprattutto la cecità di chi dovrebbe indagare, la pavidità dei parenti delle vittime che poi vengono comprati da certi poteri per denaro o interesse, e la complicità di politici o giornalisti che non vogliono rivelare la verità; in sostanza, gli omicidi rituali sono irrisolti per la stupidità dell’uomo, non per la forza dei cosiddetti poteri occulti.


La politica è quel che è non tanto per la forza di certi poteri (che pure esistono e incidono) ma per la stupidità, l’arroganza, l’avidità, dei politici stessi, i quali però rispecchiano il grado di evoluzione dell’elettorato.


Molte volte ho visto abortire meravigliosi progetti spirituali, sociali, politici, non per l’intervento di forze occulte, ma per l’ego di chi partecipava al progetto, la miopia, i meccanismi automatici e i limiti intrinseci alle persone che partecipavano al progetto.


Dice Franco Battiato, in una canzone tratta da “L’era del cinghiale  bianco”, che “il Re del Mondo ci tiene prigioniero il cuore”. Ma il Re del Mondo, come diceva il mio maestro, ci mette davanti solo a noi stessi.




Paolo Franceschetti 

fonte: http://petalidiloto.com/2018/01/re-del-mondo-mito-religione-realta.html/3

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