Incubo 5G, il Governo aumenta di 110 volte l’elettrosmog? Il libro denuncia di Martucci per Grillo (Ministro Salute): “Cittadini come cavie umane, si viola Codice di Norimberga!” E’ già tardi?
Dopo l’estate tutti gli “italiani saranno
esposti a campi elettromagnetici ad alta frequenza, con densità
espositive e frequenze sino ad ora inesplorate. Dopo Settembre
l’operazione avrà respiro nazionale. Sottovalutare o ignorare il valore
delle evidenze scientifiche disponibili non appare eticamente
accettabile”.
Pericoloso lascito dai predecessori: ignorati gli appelli precauzionali dei medici ISDE che continuano ad invocare una sensata moratoria, per compiacere Europa
e lobby del 5G il Governo Conte potrebbe aumentare di 110 volte il
valore limite di campo elettrico emesso dalle stazioni radio base
(antenne di telefonia mobile), sommergendo la popolazione con un’irradiazione elettromagnetica multipla e cumulativa di dubbia innocuità, per altro già documentata come (potenzialmente) cancerogena da
innumerevoli e accreditati studi nonché (seppur tra le polemiche per
una classificazione 2B al ribasso!) dall’Organizzazione Mondiale della
Sanità.
Lo spauracchio è nella bozza di
decreto stesa dal dicastero dell’ex ministro Galletti il 18 Aprile
scorso e ora al vaglio di Sergio Costa. C’è scritto: considerati gli attuali limiti di legge (6 V/m nella rilevazione su 24 ore e dentro la struttura degli edifici) una “barriera per lo sviluppo della tecnologia” di quinta generazione (5G), il ministro dell’ambiente (di concerto con l’omologa della salute) decreterebbe l’applicazione di nuovi standard per i valori di attenzione “sulla base delle evidenze scientifiche in materia” da tradurre in ben 61 V/m, ovvero innalzando di 110 volte l’elettrosmog (in fisica il vettoriale delle radio frequenze è calcolato al quadrato, cioè campo elettrico+magnetico) per favorire nuove bande simultanee (s’aggiungeranno alle attuali 2G, 3G, 4G) e migliaia di nuove micro-antenne ubiquitarie (si pensa una sul tetto di ogni 12 abitazioni o sui lampioni della luce!) da disseminare senza tregua ovunque, in ogni angolo delle città ma pure in campagne e parchi. Cosa ci aspetta?
Snobbato il fronte precauzionista,
l’unico criterio seguito sarebbe in ossequio (reverenziale!) ai
desiderata degli operatori delle telecomunicazioni, recentemente riuniti
a Roma da Eunews per chiedere “una revisione al rialzo dei limiti sulle emissioni elettromagnetiche”, giudicate restrittive, cioè da esplodere verso l’alto al grido di “serviranno molte antenne”! La prerogativa, ad esclusivo appannaggio del business per l’ipercomunicazione di massa stimato in 225 miliardi di euro fino al 2025, vorrebbe l’assenza
(sic!) di una dimostrata evidenza scientifica sugli effetti per la
salute dell’uomo esposto alle irradiazioni, ritenuta ingiustificata
l’applicazione del principio di precauzione da un punto di vista tecnico
ed epidemiologico. Ma è davvero così? Ci possiamo fidare di Wi-Fi,
wireless e 5G? E su quali premesse di tutela per la salute pubblica?
Oppure c’è qualcosa che non ci viene detto? Qualcosa che ci tengono
nascosto?
Per confutare quest’assioma stereotipato, fondato su ricerche superate e di dubbia indipendenza, ho scritto l’inchiesta “Manuale
di autodifesa per elettrosensibili. Come sopravvivere all’elettrosmog
di wi-fi, telefoni cellulari, smartphone e antenne di telefonia. Mentre
arrivano 5G e wi-fi dallo spazio!”
(il libro uscirà ai primi di Luglio per Terra Nuova Edizioni), una
libera (e scevra da condizionamenti) panoramica sui subdoli rischi dei
pervadenti campi elettromagnetici, tracciato il perimetro del pericolo
ambientale d’Era Elettromagnetica (patito in primis dagli ammalati –
sempre più numerosi – di Elettrosensibilità), svelando incongruenze, distorsioni metodologiche e conflitti d’interesse alla base del cosiddetto fronte negazionista,
passate in rassegna le maggiori sentenze di tribunale sul nesso
giuridicamente accertato telefonino=cancro e gli studi (migliaia!) sugli
effetti non termici di wireless e antenne di telefonia mobile.
Riporto: “I governi
e le agenzie pubbliche di protezione della salute si nascondono di
solito dietro obsolete linee guida ufficiali, che sono state redatte
quando si pensava che l’unico modo in cui la radiazione da
radiofrequenza poteva influenzare la salute era per l’intensità del
campo sufficientemente alta o per l’eventuale potere di riscaldamento,
come se il corpo umano fosse una bambola di plastica riempita di
liquidi. Questo è falso perché innumerevoli studi scientifici hanno
dimostrato che possono arrecare danni alla salute dei campi
elettromagnetici molto al di sotto dei livelli delle linee guida ufficiali. Ci sono oggi forse 4 o 5 miliardi di cellulari in uso nel mondo e l’effetto cumulativo può mettere in pericolo l’essere umano”. E poi: “La
strategia dell’industria è quella di finanziare studi a basso rischio
che assicureranno risultati positivi, e poi di usarli per convincere i
media e il pubblico che sono le prove dell’inno¬cuità dei cellulari”.
Infine: “L’anello
debole della catena è comunque sempre il cittadino, che a fronte di una
serie di disponibilità tecnologiche sicuramente utili e appaganti si
trova comunque esposto a un rischio quantomeno possibile”.vero – che Fiorella Belpoggi (per l’Istituto Ramazzini direttrice
della più grossa ricerca al mondo sugli effetti biologici delle
radiofrequenze delle antenne, anticipata nei risultati parziali del
2018) ha ripetuto che “abbiamo
identificato un pericolo. Non può accadere come è successo con il
benzene, per il quale ci sono voluti 30 anni affinché fossero presi
provvedimenti”, tanto che secondo Lorenzo Tomatis (fondatore IARC, Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) far finta di nulla oggi “equivale
ad accettare che un effetto potenzialmente dannoso di un agente
ambientale può essere determinato solo a posteriori, dopo che
quell’agente ha avuto tempo per causare i suoi effetti deleteri”. Infatti (che lo si sappia!), ricerca
e medicina forzatamente seguono a rimorchio la più veloce innovazione
tecnologica, con l’inevitabile conseguenza che per attendere riscontri
medici definitivi bisogna attendere (anche) 10, 15, 20 anni dal momento
in cui è stato lanciato l’Hi-Tech sul mercato (in soldoni, con affanno si studiano gli effetti del 3G quando in commercio esce il 5G!). Quindi la misura del problema la conosce, eccome!
Non possiamo aspettare decenni per farci (colpevolmente) ripetere dai governanti di turno, “scusate, c’eravamo sbagliati, l’elettrosmog è certamente cancerogeno!”, con chissà quale conta per le persone eventualmente colpite e danneggiate. Per questo, in conferenza a Firenze, venerdì ho preso un impegno pubblico: manderò il mio libro (in uscita a giorni) al neo-ministro Giulia Grillo perché non possa dire di non sapere. Da consapevole attivista e poi all’opposizione, s’è battuta anche in Parlamento per scongiurare l’incubo MUOS in Sicilia, partecipando persino ad un dibattito pel riconoscimento di Sensibilità Chimica Multipla ed Elettrosensibilità.
Non vorrei che, sostituita la Lorenzin, come suoi illustri predecessori anche la
Grillo finisse per avallare una scellerata manovra politico-lobbistica
(e non di precauzione sanitaria) che dopo ferragosto ci catapulterebbe
(tutti quanti, nessuno escluso) in un pericoloso punto di non ritorno: la tutela della salute pubblica viene prima del 5G! Altrimenti si rischia di violare apertamente il Codice di Norimberga, trasformando la popolazione civile in cavie umane su cui sperimentare nuove tecnologie. E questo non è (assolutamente) ammissibile.
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