giovedì 5 luglio 2018

Le guerre segrete degli USA in Africa


Con la pretesa d’ingaggiare la loro “guerra al terrore”, le Forze speciali statunitensi usano soldi ed autorità oscura per infiltrarsi in Africa. È probabile che la loro azione segreta porti a maggiore instabilità e metta in pericolo le popolazioni e i loro governi. In un’intervista recente, Seymour Hersh parlava (dal 2:50) delle operazioni militari statunitensi in Africa:
Abbiamo una grande comunità di forze speciali attive in particolare in Africa, in molti posti. Penso che il pubblico ne sappia molto poco. Non credo che il mio presidente ne sia stato informato. Penso che non sia interessato o semplicemente non lo sappia. So che c’è preoccupazione tra alcuni nell’esercito, in alto nelle forze armate, nel governo, a Washington: “Cosa fanno questi? Chi controlla?” C’è assenza di controllo tra le forze speciali, molti di esse sono spinti dall’idea della crociata: sono i Cavalieri di Malta che combattono gli infedeli nel 14° o 13° secolo. Quindi, quando sento parlare dell’esercito, cosa dice il comando delle operazioni speciali sul Mali: “Ecco cos’è successo quando quattro ragazzi sono morti e come”. Mi dispiace ma penso che ci sia molto di più, c’è molto di più nella nostra presenza, ma è molto difficile saperne”
Gli Stati Uniti hanno solo pochi militari regolari di stanza in Africa. Ma ci sono molte forze speciali statunitensi, e per lo più lavorano in segreto. Dovrebbero essere sotto il controllo di AFRICOM, il comando imperiale USA nel continente.

Nel 2007, un commentatore di Moon of Alabama scrisse una serie in tre parti, Comprendere l’AFRICOM: Lettura contestuale del nuovo comando combattente dell’Impero, che documentava come e perché l’AFRICOM è nato:
“All’inizio di febbraio 2007 la Casa Bianca finalmente annunciava la direttiva presidenziale per stabilire nel settembre 2008 un nuovo comando unificato combattente con area di responsabilità (AOR) dedicata esclusivamente al continente africano…” 
Il Comando africano (AFRICOM) degli USA sostituirà l’AOR per ciascuno dei tre altri comandi combattenti geografici (ce ne sono sei) attualmente assegnati a porzioni del secondo continente, con la piccola eccezione del Comando centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) mantenendo l’AOR sull’Egitto. Ulteriori dettagli sulle operazioni non sono stati resi pubblici a parte le consuete conferenze stampa e la formazione di una squadra di transizione, anche se non è un mistero identificare quale ruolo svolgerà l’AFRICOM nel futuro di Stati Uniti ed Africa.

L’Africa è enorme con una popolazione relativamente piccola di 1,2 miliardi di abitanti, meno dell’India o della Cina. I suoi 54 Paesi hanno varie ricchezze naturali. Accanto a petrolio, gas e ‘uranio c’è ogni tipo di minerali e metalli strategici, dal cobalto necessario per le batterie ricaricabili alle terre rare usate nell’elettronica.
La Cina fa amicizia in Africa investendo in infrastrutture per lo sviluppo e il commercio. Costruisce porti, ferrovie e telecomunicazioni. Questi progetti mirano a situazioni mutualmente vantaggiose in cui la Cina e il Paese ospitante traggono profitto. Per contrastare la Cina, gli Stati Uniti utilizzano i propri strumenti di “cambio di regime” e operazioni militari segrete anziché la cooperazione economica.

Mentre le missioni militari sono dichiarate “addestrare, consigliare e assistere” senza alcun ruolo in combattimento per i soldati statunitensi, la realtà è molto diversa. Un recente tentativo di catturare il contrabbandiere locale Doundoun Cheffou nell’area del confine Niger-Mali si concluse con la morte di quattro soldati nigerini, quattro statunitensi e un traduttore nigerino.

Il gruppo dei ribelli locali affermava di far parte dello Stato islamico (SIIL) ma non ci sono prove che abbia mai comunicato con lo SIIL centrale o che sia stato accettato nella sua struttura. L’incidente portava a rapporti più dettagliati scoprendo che l’operazione era sotto il controllo diretto delle forze speciali statunitensi che (ab) usavano l’esercito nigeriano con un programma segreto di “affitto di ausiliari”.

Due pezzi recenti descrivono l’oscuro contesto giuridico e discutono le conseguenze di tali operazioni. Joe Penny scrive in World Politics Review su:
Miti e bugie dietro la crescente presenza militare degli Stati Uniti in Africa“: “L’esercito statunitense oscura la natura delle sue azioni in Africa attraverso un linguaggio ambiguo e un’assoluta segretezza. Limita la quantità di informazioni disponibili sugli obiettivi delle operazioni, sul modo in cui tali operazioni vengono svolte, sulle strutture che utilizza e su come collabora con i governi della regione. A volte, ciò ha comportato il sovvertimento dei processi democratici nei Paesi partner, un approccio in contrasto con anni di impegno diplomatico apparentemente concepito per rafforzare le istituzioni di governance…
Oggi gli Stati Uniti hanno una presenza militare in quasi tutti i Paesi africani e conducono missioni di “consulenza e assistenza” con unità locali di controterrorismo in Niger, Camerun, Ciad, Uganda, Repubblica Centrafricana, Somalia, Libia e forse altrove. Ufficialmente, tuttavia, gli Stati Uniti non hanno mai condotto od effettuato unilateralmente una missione di “cattura-e-uccidi” nel Sahel, la regione semiarida a sud del deserto del Sahara che include il Niger; la missione contro Cheffou era apparentemente guidata dai nigerini.

L’esercito statunitense afferma che tutte le missioni in Africa, come quella fallita in Niger, sono sotto il comando delle forze locali. Ma questa è semplicemente ingannevole. Il rapporto chiarisce che i soldati nigerini, così come forze di altrove, erano sotto il comando diretto degli Stati Uniti. Tale inganno viene utilizzato anche quando la base dei droni statunitensi di Agadez viene etichettata Nigerien Air Base 201.

Esistono due autorizzazioni legali per utilizzare l’esercito statunitense in Africa e confondere il pubblico: 10 USC 333 riguarda le missioni “consigliare e assistere” e il relativo finanziamento delle forze straniere:  
“Il segretario alla Difesa è autorizzato a condurre o supportare un programma o programmi per addestrare ed equipaggiare le forze di sicurezza nazionali di uno o più Paesi stranieri, allo scopo di sviluppare la capacità di tali forze…” In contrasto con quanto sopra, troviamo 10 USC 127 che autorizza programmi classificati arruolando forze o milizie straniere nelle operazioni controllate delle forze speciali statunitensi: “Il segretario alla Difesa può, con il concorso del Capo della Missione, spendere fino a 100000000 di dollari in qualsiasi anno fiscale per sostener forze straniere, forze irregolari, gruppi o individui impegnati nel sostenere o facilitare le operazioni militari delle speciali forze degli Stati Uniti per combattere il terrorismo”.
127e fornisce denaro per tangenti, assunzione di mercenari e per combattere le insurrezioni. C’erano due unità statunitensi coinvolte nell’incidente del Niger. Il gruppo attaccato era in missione “consigliare e assistere” sotto il 10 USC 333. Ma fu convocato a sostegno della missione “catturare o uccidere” di un’altra unità sotto comando ufficiale degli Stati Uniti, secondo il 10 USC 127e. Penny trova che tali unità siano in pratica intercambiabili. In realtà tali missioni sono gestite dalle forze speciali statunitensi.

Osservando il pericolo di tali programmi oscuri:
La scommessa che il pubblico, sia negli USA che in Africa, non scoprirà azioni discutibili e non avrà i mezzi per sfidarli, diventa sempre più rischioso. Inoltre, l’impegno del Pentagono in Africa, dal Niger e Ghana a Gibuti e Somalia, aumenta a scapito di una strategia diplomatica ed economica coerente per il continente, una situazione che danneggia gli interessi statunitensi ed africani”
In Politico, Wesley Morgan fornisce ulteriori dettagli sulla (mancanza di) differenze tra tali programmi. Dietro la guerra segreta degli Stati Uniti in Africa:
In ripetute dichiarazioni pubbliche, i portavoce militari affermarono che il ruolo statunitense in Africa si limita a “consigliare e assistere” altri militari. Ma per almeno cinque anni, Berretti verdi, Navy SEAL e altri commando che operano sotto un’autorità oscura avevano pianificato e controllato alcune missioni, affidandole alle forze africane… L’autorità [127e] finanzia i programmi classificati in base ai quali i governi africani prestano essenzialmente unità militari per i commando statunitensi da utilizzare come surrogati per cacciare i terroristi identificati come potenziali minacce a cittadini o ambasciate statunitensi. Questo invece di avere i commando statunitensi ad aiutare le truppe africane a raggiungere i propri obiettivi, come fanno altre squadre per operazioni speciali statunitensi in Africa”.
Ci sono circa 21 programmi in tutto il mondo gestiti in segreto sotto l’autorità 127e. I Paesi ospitanti condividono un problema intrinseco con altre missioni di addestramento degli Stati Uniti per le forze armate straniere. Un giorno queste missioni finiranno, i commando degli Stati Uniti se ne andranno e gruppi di terroristi ben addestrati, ben equipaggiati, non più sotto il controllo locale, liberi di fare qualsiasi cosa abbiano imparato. Tali unità possono facilmente mutare in criminalità od organizzare un colpo di Stato.

Uno studio del 2015 rilevava che l’addestramento e il comando USA di truppe straniere mettono a repentaglio la stabilità del governo ospite:
L’addestramento… altera gli equilibri di potere tra esercito e regime determinando una maggiore propensione al colpo di Stato. Usando i dati di 189 Paesi nel 1970-2009 si nota il numero di ufficiali addestrati dai programmi internazionali di istruzione e formazione militare (IMET) e Countering Terrorism Fellowship (CTFP), aumentano la probabilità di un colpo di Stato militare…. Tra i Paesi che non hanno ricevuto alcuna formazione dagli Stati Uniti per un particolare anno, il 2,7% ha vissuto un colpo di Stato. Tra quelli che ne hanno avuto, la percentuale è del 5,3%, il doppio”. 
Qualsiasi governo che consenta alle truppe statunitensi di addestrare e/o comandare le proprie forze armate raddoppia il rischio di un colpo di Stato. Le missioni statunitensi, in particolare quelle segrete, sono inclini a mettere parti della popolazione di un Paese contro l’altra. L’esercito statunitense è noto per l’ignoranza del tessuto sociale e degli atteggiamenti delle popolazioni straniere.

Qualsiasi governo in Africa (e altrove) consiglia di respingere l’addestramento degli Stati Uniti per le proprie forze. Non dovrebbe essere d’accordo nel ‘consigliare e assistere’ le missioni o le missioni segrete ‘antiterrorismo’, ancora più pericolose, inclini a creare più di ciò che fingono di combattere.

L’intenzione degli Stati Uniti, dietro l’offerta di “generosi” aiuti, è ovvia. Undici anni fa concludemmo:
Espandendo la portata militare dell’impero più potente che il pianeta abbia mai conosciuto, l’AFRICOM avrà il compito di raggiungere il dominio totale su madre Africa per il carburante. Operando sia da servizio di protezione dell’energia che come facciata strategica della Guerra Fredda, il comando unificato concentrerà tutte le forze militari necessarie per mantenere accese le fornaci dell’Impero. Se AFRICOM riuscirà in tale direttiva è fuori questione, poiché, mentre i fini possono giustificare i mezzi per l’élite al potere, il loro cosiddetto “interesse nazionale”, sono le persone comuni a pagare tutto in ogni momento. E non serve una sfera di cristallo o grande immaginazione per rendersi conto di cosa la crescente militarizzazione del continente attraverso AFRICOM porterà ai popoli dell’Africa. Le missioni segrete delle operazioni speciali sono solo l’inizio di un processo in cui gli Stati Uniti cercano di sottomettere l’Africa e di controllarne le risorse. Popoli e governi dell’Africa dovrebbero resistere a tali tentativi”.


Traduzione di Alessandro Lattanzio

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