mercoledì 12 giugno 2013

Il finto progresso dell'uomo e la punizione di Adamo


In un vecchio articolo ho già discusso del cosiddetto albero della conoscenza del bene e del male; nel presente articolo invece vado avanti a considerare alcuni aspetti della genesi biblica che sono in relazione con la manifestazione del così detto progresso e con la così detta punizione divina (nel fare questa analisi mi riferisco alla traduzione della genesi reperibile sul sito    http://www.maranatha.it della quale riporto alcuni versetti).

Quando Adamo ed Eva colgono e mangiano i frutti del così detto albero della conoscenza del bene e del male, si legge nella Genesi che:
[6]Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradito agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. [7]Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. 
Quando poi il Signore si accorse della disobbedienza umana, arrabbiato decretò:
 [16]Alla donna disse: «Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà». [17]All'uomo disse: (...) Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. (...) [19]Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». (...) [23]Il Signore Dio lo scacciò dal giardino di Eden, perché lavorasse il suolo da dove era stato tratto.  
Detto questo poniamo che effettivamente gli uomini primitivi entrarono in contatto con certe entità tramite l'uso si allucinogeni (ed eventualmente anche tramite altre tecniche sciamaniche come ad esempio la trance), come ignorare il fatto che non solo gli uomini in stati alterati di coscienza si percepiscono spesso come teriantropi (metà uomini e metà animali), ma anche le entità con cui essi entrano in contatto in quell'altra dimensione sono esseri sfuggenti dalla forme cangianti che spesso si presentano sotto forma di serpenti (vedi il libro "Sciamani" di Graham  Hancock)?
Forse furono davvero allora dei "serpenti" a tentare gli uomini primitivi per indurli ad aprire delle strade di comunicazione con la propria dimensione? Furono allora davvero certe entità a fornire agli uomini alcune informazioni "utili" al progresso umano? Furono sempre loro a far degenerare lo stato idilliaco in cui potevano vivere gli uomini primitivi ("paradiso terrestre") portandoli a diventare schiavi di un malinteso senso del progresso? Un progresso che è sempre stato sinonimo di schiavitù, di accentramento di potere, di perdita della sovranità, dalla sovranità sulla propria persona che diventa soggetta al dominio del "capo" del re, del governo, fino ad arrivare ai tempi moderni in cui l'uomo ha perso ogni sovranità, comprese quella alimentare e monetaria.

Progresso, lavoro, civiltà ... tante parole apparentemente belle, ma in realtà infide, subdole; parole che ci hanno fatto idolatrare nel corso degli anni di indottrinamento scolastico e che nascondono un segreto tanto nascosto quanto banale a chi ha ormai aperto gli occhi: i le popolazioni (cosiddette primitivi) di cacciatori-raccoglitori "lavorano" 6 ore al giorno, vivendo in mezzo alla natura, senza dovere utilizzare "mezzi di trasporto", senza dover "cercare lavoro", "inventarsi un lavoro", e senza imparare un mestiere che non sia quello di vivere in mezzo alla natura procacciandosi da essa il cibo quotidiano. Tali esseri umani vivono sostanzialmente senza inquinare, senza modificare gli ecosistemi, senza conoscere il denaro né il cosiddetto lavoro (che specie di questi tempi ben lungi dal nobilitare serve solo ad incatenare l'uomo alle logiche insensate del neoliberismo imperante). 

Il "progresso" ha invece fatto di noi "esseri civilizzati" delle persone sommamente schiave,  infelici, sempre più lontane dai suoni, dagli odori e dalle vibrazioni della natura. Adesso abbiamo suole delle scarpe, muri di cemento e strade di asfalto che si pongono come barriere tra noi e la natura, e tutto quanto può esistere di bello (come il potere del canto) ci viene rubato, espropriato. Come se ciò non bastasse ha fatto di noi delle persone per di più malate. Il lavoro della dottoressa Campbell, così come le testimonianze di guarigione con la dieta crudista mostrano infatti che una dieta crudista o "paleolitica" (ovvero il più possibile naturale) è risolutiva di gran parte delle cosiddette incurabili afflizioni moderne.

I libri di storia (e persino i primi miti messi per iscritto sulle tavolette mesopotamiche come quello di Gilgamesh) parlano in termini positivi del passaggio dell'uomo dallo stato "selvaggio" a quello della civiltà agricola (la "rivoluzione neolitica"). Ma quale vantaggio è stato poi quello di iniziare a mangiare cibo innaturale (i chicchi dei cereali sono sostanzialmente cibo per uccelli granivori) e innaturalmente processato? Quale animale mangia mai del cibo cucinato se non vi è costretto? Certamente il passaggio all'agricoltura e pastorizia stanziale ha permesso una grande espansione della popolazione umana che da allora è riuscita a modificare a suo piacimento gli ecosistemi, ma è questo un bene? 

Dall'agricoltura e dalla vita sociale stanziale si è passati in tempi relativamente rapidi alle grandi monarchie che pianificavano lavori di canalizzazione e di bonifica del terreno irregimentando la società e creando di fatto la schiavitù. Prima ogni uomo era padrone di se stesso e godeva di una totale (sebbene a volte difficile) autonomia alimentare, dopo egli è diventato una pedina nelle mani di re e dittatori senza scrupoli, un semi-schiavo costretto a curvare la schiena per una ben misera ricompensa, alla mercé di regnanti assetati di potere e di sangue che portavano i propri paesi a combattere inutili guerre.
Non è un caso allora il fatto che nella Genesi il Signore adirato dice adirato ad Adamo "Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finchè tornerai alla terra, perchè da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!". La condizione dell'uomo costretto non più a nutrirsi dei frutti dell'Eden, ma a guadagnarsi il pane da mangiare con un duro lavoro, è descritta correttamente nella Genesi come una punizione.

Crisi economica, crisi ecologica, crisi finanziaria crisi generazionale ... non c'è crisi che abbia motivo di esistere in un mondo in cui l'uomo vive secondo natura. Mentre i nostri politicanti spendono fiumi di parole insulse per farci confondere la sola verità è che le élite occulte, che da millenni cospirano contro la libertà del genere umano, ci hanno fatto dimenticare che solo ritornando alla nostra natura potremmo ritrovare noi stessi

Purtroppo adesso sembra che siamo andati un po' troppo in là per potere tornare indietro, e per sbarrarci definitivamente la strada sono arrivati a spargere scie chimiche per avvelenare la terra, oltre a combattere una guerra non dichiarata contro tutti i nativi che, in diversi parti del pianeta, cercano ancora di conservare una condizione di vita la più naturale possibile.

2 commenti:

  1. Bel post, ho apprezzato particolarmente l'analisi che viene fatta del mito dell'Eden e della punizione di Adamo.

    E' la stessa analisi e conclusione a cui anche io sono giunto.

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  2. Bell'articolo.
    Concordo su tutto.
    Un solo appunto : i cacciatori-raccoglitori NON "lavorano" 6 ore al giorno, ma 3 o 4 ore. Che, moltiplicate per 7 giorni, fa 24 ore settimanali.
    Che poi è un lavoro che viene fatto in modo abbastanza piacevole.

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