Venti euro per ogni appuntamento con il contribuente, novanta centesimi
per ogni comunicazione inviata ai cittadini (più 20 centesimi a foglio
aggiuntivo), un aggio del 23% sulle somme incassate a seguito di
accertamento e del 9% sulle riscossioni, che però scatta dopo appena un
mese dall’ingiunzione (e non due come nel caso di Equitalia). E poi,
ancora, l’1% sull’Imu pagata con bollettino postale, 1 euro per ogni
versamento Imu con l’F24, il 9% per la riscossione spontanea delle multe
stradali, che può arrivare al 21% se il debitore è straniero, il 23%
più 20 euro a pratica per ogni ravvedimento operoso.
Un tariffario “pesante” quello della società che incassa le tasse locali
e le contravvenzioni per i comuni della Provincia di Trento. E Trentino
Riscossioni è un’impresa a capitale interamente pubblico, anche se la
società lavora esattamente come un privato. I privati veri, gli
imprenditori della riscossione a caccia degli appalti dei comuni che
hanno deciso di abbandonare Equitalia, «il mostro pubblico», praticano
tariffe ancor più onerose. Qualche caso?
Il comune di Sperlonga, in provincia di Latina, ha fissato l’aggio per
la riscossione coattiva al 18%, a Sora, in provincia di Frosinone, la
base d’asta per l’appalto della riscossione fissata dal comune è del
15%. Più il rimborso delle spese. A Sannicandro, provincia di Napoli, la
riscossione dei tributi costa il 15% se è volontaria, il 30% se avviene
dopo un atto ingiuntivo. In altre città più grandi, dove il servizio di
riscossione è gestito da privati, l’aggio è più basso.
A Prato ed in alcuni comuni della Sicilia dove opera la Serit la
percentuale è del 10%. Equitalia pratica un aggio del 9% sull’incasso
dei vecchi ruoli e dell’8% su quelli emessi a partire da quest’anno, un
costo che va interamente a carico del contribuente se il ritardo del
pagamento supera i 60 giorni, altrimenti viene diviso con l’ente
creditore. Ridurre ancora le tariffe della riscossione pubblica, come ha
intenzione di fare il governo, si può. C’è già una legge che
consentirebbe la progressiva riduzione dell’aggio fino al 4%. Ma questo
non risolve il problema dei privati, per i quali la tariffa è libera. E
la normativa in vigore non offre grandi garanzie ai contribuenti.
Passare da Equitalia al privato, alla «riscossione dal volto umano» come
promettono i sindaci, non significa automaticamente pagare meno.
C’è una legge del 2011 che trasforma l’aggio in un «rimborso»
commisurato ai costi. Si dice che questo non dovrà comportare oneri
aggiuntivi per i contribuenti, ma rispetto a che cosa, nella legge,
ovviamente non c’è scritto. In ogni caso mancano i regolamenti
ministeriali di attuazione, sicché il decreto 201 non è mai stato
applicato.
È dunque il mercato che determina il costo del servizio: come in
passato, saranno gli enti locali a stabilire le condizioni, quando
metteranno il servizio di riscossione all’asta, e la concorrenza a fare
il «prezzo». Alcuni comuni della provincia di Napoli hanno appena
spuntato un 7,17% (lo stesso praticato dalla Soris a Torino) dai tre
concorrenti che si sono qualificati per l’appalto, e attendono ulteriori
ribassi. Dove c’è concorrenza ci può essere un vantaggio, ma non è
detto neanche questo.
A Tortona, comune dell’alessandrino di 30 mila abitanti, la gestione,
dopo una gara pubblica, è passata da una municipalizzata a una società
privata, e gli incassi si sono impennati del 62%. Il privato ha vinto la
gara offrendo un aggio del 30% sul coattivo, del 3% sull’ordinario. «In
media il 25%. Certo, non è poco, ma il Comune – dice il sindaco Massimo
Berutti – non ha più avuto un problema con le tasse». Tanto che al
privato presto darà anche l’esattoria delle multe stradali. E ci
mancherebbe.
L’Aipa, il privato, gli ha assunto 9 dipendenti dell’ex municipalizzata
che gestiva la riscossione, e che è stata liquidata. E in attesa di
gestire le multe hanno dato al Comune, pagandoli loro, due ausiliari del
traffico. Intanto cominciassero a fare le contravvenzioni. E non è mica
finita qui. «Stiamo valutando anche l’affidamento della riscossione dei
canoni ricognitori» dice Berutti. La maggior parte dei sindaci non sa
neanche cosa sono. I diritti sul suolo pubblico, cavi sotterranei
compresi, che quasi nessuno finora ha riscosso, e che gli esattori
privati, in queste settimane, reclamizzano con le brochure inviate ai
sindaci di mezza Italia. «Ci darebbero il 70%. degli incassi..» dice
Berutti.
(Mario Sensini per il Corriere della Sera)
Fonte: http://www.daw-blog.com/2013/06/04/la-beffa-i-comuni-cacciano-equitalia-ma-aumentano-laggio-300/
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