Siria, un test per la sopravvivenza d’Israele
L’operazione di accerchiamento e conquista di Damasco (che ha avuto inizio nel novembre 2012) da parte di 30.000 ribelli appartenenti a Jabhat al-Nusra e Harakat Ahrar al-Sham al-Islami, terminò il 5 febbraio 2013 in un disastro per il cosiddetto Esercito libero siriano. Le perdite tra i ribelli sono stimate a 1/3 dei loro effettivi. I gruppi affiliati ad al-Qaida erano super-addestrati e armati da Stati Uniti, Turchia, Francia, Croazia, Arabia Saudita, Giordania e Qatar, ed erano composti da mercenari stranieri, per lo più ex ufficiali, ufficiali e soldati contractor assunti come jihadisti che avevano partecipato alla coalizione anti-irachena.
Da allora, l’iniziativa è andata all’esercito siriano, fedele al presidente Bashar al-Assad. Nel marzo 2013, un attacco dell’esercito siriano ha sgretolato e disperso il resto dei gruppi combattenti ribelli, respingendoli a 50-60 km a nord ovest di Damasco. Il loro centro più importante era la città di al-Qusayr (provincia di Homs), situata a 15 km dal confine con il Libano. Al-Qusayr è diventata una roccaforte dei ribelli, istituita per controllare l’autostrada M5 dalla Giordania alla Turchia che attraversa Damasco e rifornisce i ribelli con le armi introdotte in Siria e Libano.
Alla fine di aprile 2013, lo stato maggiore dell’esercito siriano ha preparato un’operazione aero-terrestre completa per proteggere i confini e colpire le vie di rifornimento dei ribelli in reclute, armi e munizioni dal confine con la Giordania e il Libano. La prima operazione (5 maggio 2013) è stata attuata sulla base delle informazioni dei servizi siriani, in modo che coincidesse con l’arrivo in Siria dei trimestrali convogli di armi inviati dagli sponsor occidentali dei ribelli.
Ma nelle notti del 3/4 e 4/5 maggio 2013, alle 1:40, l’aviazione israeliana, con la protezione di un aereo da guerra elettronica, aveva lanciato contemporaneamente tre attacchi aerei con 12 velivoli F-15 e F-16 armati di missili AGM-65 Maverick e bombe a guida laser contro tre obiettivi dell’esercito siriano, nel territorio della Siria. Il primo obiettivo era un convoglio corazzato appartenente al 501° Battaglione Carri, colpito da 10 bombe nel distretto di Barzah. Il battaglione faceva parte della 4.ta Divisione della Guardia al comando del Colonnello Maher Assad, fratello del presidente Bashar al-Assad, una forza fondamentale nel dispositivo di al-Qusayr.
Il secondo obiettivo è stato il secondo battaglione meccanizzato della 4.ta divisione della Guardia, concentratosi nel quartiere di al-Sabura, a nord di Damasco, che aveva iniziato le sue operazioni verso al-Qusayr. Il terzo obiettivo era la 104.ta Brigata d’artiglieria della Guardia, con un deposito di munizioni sulle alture di Qasyun, a nord est di Damasco. La 104.ta Brigata forniva il supporto di fuoco all’offensiva dell’esercito siriano su al-Qusayr. Negli attacchi aerei israeliani, oltre 300 soldati siriani sono stati uccisi o feriti. Tuttavia, l’offensiva militare siriana è stata eseguita secondo i programmi, vale a dire, oltre ad al-Qusayr, attaccando e conquistando la città di Daraa controllata dai ribelli, che si trova a 10 km dal confine meridionale con la Giordania e a 30 km da Israele, oltre a diverse altre città in mano ai ribelli nella provincia di Hama e al-Mayadin, città situata nella Siria occidentale.
Ufficiali israeliani hanno detto di aver utilizzato questa procedura per impedire il trasferimento di armi chimiche in Siria per Hezbollah in Libano, e nello stesso tempo, riuscendo a distruggere i mezzi in consegna, e cioè i missili Fateh-110. Naturalmente, nessuno gli ha creduto. In sostanza, gli israeliani hanno consapevolmente deciso di interferire nella guerra civile in Siria cercando di contrastare l’imminente offensiva dell’esercito governativo. In tal modo prolungando le sofferenze del popolo siriano. Il ministro degli Esteri russo ha risposto immediatamente, annunciando che Mosca avrebbe ripreso le forniture di armi stipulate nel 2007 con la Siria, senza dire altro.
Le consegne non possono essere influenzate da fattori esterni, essendo basate su un accordo bilaterale firmato in precedenza tra Mosca e Damasco, anche se la Siria è da allora oggetto di un embargo sull’invio di armi. E se qualcuno ha da ridire, la Russia è uno dei cinque membri permanenti delle Nazioni Unite che può utilizzare il diritto di veto. Inoltre, il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il sistema di difesa aerea S-300 ed altre armi moderne saranno immediatamente trasferiti alla Siria.
Cinque navi della Flotta del Pacifico (il cacciatorpediniere antisommergibile Admiral Panteleev, le navi da trasporto e sbarco truppe Peresvet e Admiral Nevelskoj, una petroliera e una nave appoggio) attraversando il canale di Suez ed entrando nel Mediterraneo per attraccare nella base di Tartus, si sono unite ad altre sette navi della Flotta del Baltico e della Flotta del Mar Nero che già pattugliavano al largo delle coste siriane. Sul posto, nell’esercito siriano, vi sono due battaglioni di difesa costiera con 36 sistemi lanciamissili per missili da crociera antinave P-800 Jakhont resistenti alle interferenze elettroniche e con una gittata di 460 km a Mach 2.
Nel contratto firmato nel 2007 tra la Russia e la Siria vi sono quattro batterie di missili S-300, per 144 missili. Ogni batteria di S-300PMU2 può intercettare 12 bersagli aerei su traiettorie balistiche alte o basse, e può lanciare 6 missili in una sola raffica, ogni missile è guidato sul proprio bersaglio. I missili hanno una gittata massima di 195 km contro bersagli come F-16, F-15, F-18 e 40-70 km nel caso in cui il bersaglio sia un missile da crociera che vola a bassa quota o che integri tecnologia ‘Stealth’ (adottata su F-22, F-35 e B-2).
Il sistema S-300 non è influenzato da contro-misure e interferenze radio-elettroniche, ed è protetto dal sistema di difesa AA a corta gittata SA-22 Pantsir-S1, di cui l’esercito siriano è già dotato. Il trasporto su ferrovia dei sistemi S-300 dalla fabbrica di Nizhnij Novgorod (vicino a Mosca) a Novorossijsk (sul Mar Nero), l’imbarco su navi e il trasporto fino a Tartus richiedono 3/4 giorni. Perché aver assegnato le navi da trasporto e sbarco truppe Admiral Nevelskoj e Peresvet al gruppo di navi russe al largo delle coste siriane?
Per l’addestramento del personale siriano nel familiarizzare con la tecnologia dei missili russi e il loro uso e forse a posizionare istruttori russi anche in condizioni operative sul campo, per non più di un mese.
Il problema di Israele è il terreno svantaggioso, e cioè che dalle colline nel sud della Siria i radar delle batterie S-300 coprono tutto il territorio d’Israele. Subito dopo il decollo, la notizia di una formazione in volo di oltre quattro aerei da combattimento diviene subito nota e un attacco preventivo diventa impossibile prima di entrare nello spazio aereo siriano. I missili S-300 non costituiscono una minaccia per i ribelli siriani, per il semplice motivo che non hanno un’aviazione.
Ma l’aviazione israeliana ed eventualmente quella della NATO, non solo non potrebbero raggiungere i loro obiettivi in territorio siriano, ma subirebbero anche pesanti perdite a causa dei sistemi S-300. Il conflitto militare in Libia è servito ai francesi da vetrina per l’esportazione dei Rafale, che fino ad allora non erano stati utilizzati in campagne militari. Il marketing è ora in voga, perché i russi non dovrebbero giovarsi nel consegnare ai siriani le 2 batterie di S-300PMU2 e le 2 batterie di S-400 Trjumf?
Tra gli elementi richiesti dalla Siria, nel contratto del 2007 con la Russia, era anche incluso un numero imprecisato di sistemi missilistici Iskander-M. A questo proposito, il missile russo 9K720 Iskander-M è conosciuto per essere quasi balistico, con un margine di precisione di 5 m per una gittata di 500km, volando ad una quota di 50 km, e quindi fuori dalla portata dei missili antibalistici SM-3 statunitensi. Potendo manovrare in altitudine e direzione, e volando a 2,66 km/s (Mach 6-7), sfugge ai missili antibalistici endoatmosferici tipo Patriot, Iron Dome e THAAD.
Inoltre, l’Iskander è progettato per ingannare lo scudo missilistico. La cattiva notizia per Israele è che il 9K720 Iskander-M è un missile che trasporta un carico di 6 bombe nell’ogiva, come il sistema JDAM, ognuna programmata con le coordinate GPS del bersaglio. Le 6 bombe sono dirompenti e possono perforare i rifugi degli aerei negli aeroporti. In sostanza, un missile Iskander può distruggere 8-12 aerei da combattimento e 15 Iskander possono lasciare Israele senza un aeromobile in 5 minuti.
Tutti questi sistemi, e la presenza di 12 navi da guerra russe, sono volti a tenere lontano un grande gruppo d’assalto anfibio (strutturato intorno a 1-2 portaerei o portaelicotteri) che prenda di mira il territorio siriano, tenendo lontano dalla Siria i suoi aerei. Così, la possibilità per gli Stati Uniti d’imporre una “no fly zone”, come nel caso della Libia nel 2011, diventa un’illusione.
La vera battaglia per la Siria, di cui i media non parlano
Ho spiegato nel precedente articolo (“Siria, un test per la sopravvivenza di Israele“), che l’operazione per l’accerchiamento e la conquista di Damasco dal novembre 2012 al 5 febbraio 2013 attuata dai ribelli, s’è conclusa in una grande catastrofe per il cosiddetto Esercito libero siriano. Ciò ha permesso all’esercito nazionale del presidente siriano Bashar al-Assad di prendere l’iniziativa e di avviare un’offensiva generale che porterà inevitabilmente alla fine della guerra civile. Accanto a queste battaglie terrestri ha avuto luogo, nel Mediterraneo, una guerra più complessa tra le flotte russe e statunitensi, con manovre e riposizionamenti strategici estremamente rischiosi, secondo ogni regole della moderna arte militare. Senza sparare un solo colpo, questo confronto è stato vinto definitivamente, per la prima volta dalla fine della guerra fredda, dalla Russia. Ed è per questo che la stampa occidentale è rimasta in silenzio totale su ciò.
In primo luogo, nel Mediterraneo orientale, al largo delle coste siriane, è apparsa la 502.th Task Force Attack Group della Sesta Flotta degli Stati Uniti, con una portaerei (George Bush?) con 80-90 aerei ed elicotteri a bordo. La sua missione era posizionarsi per poter lanciare attacchi aerei contro obiettivi a Damasco, mentre l’esercito siriano era circondato dai ribelli, aiutandoli a superare la resistenza dell’esercito siriano e a prendere il potere. Ma i russi hanno sventato le intenzioni degli Stati Uniti interponendosi subito tra la 502.th Task Force e le coste siriane, con la portaerei Admiral Kuznetsov che trasportava un gruppo di 24 velivoli multiruolo Su-33 e MiG-29KUB, quattro Sukhoj Su-25UTG/UBP, 16 elicotteri antisommergibile Kamov Ka-27PLO.
La portaerei Admiral Kuznetsov è armata con 12 missili antinave P-700 Granit, la cui velocità è di Mach 2,5 con una gittata di 625 km, superiore a quella del missile RGM-84 Harpoon
(velocità di 864 chilometri all’ora, gittata di 125 km) di cui sono
armati i cacciatorpediniere e le fregate statunitensi di scorta alla
502.th Task Force. La Kuznetsov era scortata dal cacciatorpediniere lanciamissili Admiral Chabanenko e dalla fregata Ladnij.
Per 40 giorni, il gruppo navale degli Stati Uniti ha cercato di
coprirsi con un intenso disturbo radar, per aprire un passaggio verso le
coste siriane, bypassando il dispositivo russo, ma invano. Questa prima
fase si è conclusa con il ritiro dal teatro di operazioni dei due
gruppi formati intorno alla portaerei degli Stati Uniti.
Ma gli
statunitensi non avevano mollato e in questa parte del Mediterraneo, al
largo delle coste siriane, la Sesta Flotta aveva mantenuto in pattuglia
tre cacciatorpediniere classe Arleigh Burke armati con 110 missili da crociera BGM-109 (Tactical Tomahawk)
con una gittata di 1600 chilometri, progettati per attaccare bersagli
terrestri. Questo è il motivo per cui, da gennaio al 4 febbraio 2013,
l’incrociatore Moskva, i cacciatorpediniere Severomorsk e Smetlivij (armati con i missili antinave Uran, con prestazioni simili a quelle dei missili RGM-84 Harpoon degli Stati Uniti) e la fregata Jaroslav Mudrij
hanno compiuto esercitazioni di combattimento nel Mediterraneo, al
largo delle coste della Siria. Vi avevano partecipato anche le navi
anfibie Saratov, Azov, Kaliningrad e Aleksandr Shabalin e velivoli da pattugliamento marittimo a grande raggio e bombardieri strategici della 4.ta Armata Aerea russa.
L’incrociatore Moskva è armato con lanciamissili 8×8 S-300 PMU Favorit,
specializzati nell’abbattere missili da crociera e antinave. Ho scritto
nel precedente articolo che quando volano a bassa quota, a causa del
terreno irregolare, i missili da crociera possono essere abbattuti dai
sistemi S-300 a 40-70 km di distanza. Al di sopra del mare, la loro
distanza viene raddoppiata e con essa la portata dei missili S-300.
L’incrociatore Moskva è anche dotato di 16 missili antinave P-500 Bazalt con una gittata di 550 km e dalla stessa velocità del P-700 Granit
(Mach 2,5). Per questo motivo, se i tre cacciatorpediniere statunitensi
avessero sparato la prima salva di missili da crociera contro la Siria,
sarebbe stato il loro ultimo atto. In queste condizioni, la
penetrazione delle coste della Siria con i missili cruise statunitensi è
diventata impossibile.
Ai primi di febbraio 2013, con il crollo del cosiddetto esercito libero siriano, che assediava Damasco, il gioco del gatto col topo tra gruppi navali russi e statunitensi nel Mediterraneo orientale è stato sospeso. Le navi della Flotta del Mar Nero russa, guidate dall’incrociatore Moskva sono ritornate nella loro base in Crimea, e il loro posto nella forza navale russa nel Mediterraneo è stato preso da altre navi, che oggi è costituita principalmente dai cacciatorpediniere antisommergibili Admiral Panteleev e Severomorsk e dalla fregata Jaroslav Mudrij.
Ritirando l’incrociatore Moskva (vale a dire i missili S-300PMU Favorit
a bordo) dalle coste della Siria, i russi hanno volutamente lasciato
indifeso lo spazio aereo siriano, attirando deliberatamente gli
israeliani nella trappola, che si sono precipitati nella breccia con le
loro incursioni aeree nelle notti del 3/4 e 4/5 maggio 2013, al fine di
indebolire offensiva militare del governo siriano. A differenza dei
precedenti dispositivi presso la Siria, le navi russe attualmente
presenti nel Mediterraneo sono attrezzate per la lotta antisommergibili,
con i missili-siluro RPK-2 Vjuga (gittata di 45 km), RU-100 e RPK-6/7 Veter
(gittata di 120 km) che in immersione navigano alla velocità di 400 km
sfruttando il fenomeno della cavitazione.
Sono propulsi da razzi a
combustibile solido, e possono facilmente passare dall’ambiente marino
all’ambiente aereo volando a Mach 1,5. Esattamente come previsto dal
comando della Marina russa, dopo il bombardamento israeliano del 3/4 e
4/5 maggio 2013, le forze navali degli Stati Uniti hanno inviato a
pattugliare il Mediterraneo orientale, nei pressi dell’isola di Creta,
due sottomarini d’attacco a propulsione nucleare classe Ohio (il SSBN-728/SSGN-728 Florida e il SSBN-729/SSGN-729 Georgia), da 18.000 tonnellate. Il sottomarino Florida
ha partecipato alle operazioni in Libia nel marzo 2011, quando ha
lanciato 93 missili da crociera, di cui 90 avevano centrato il
bersaglio.
- Valentin Vasilescu* – Algerie1 -
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2013/06/02/la-vera-battaglia-per-la-siria-di-cui-i-media-non-parlano-mai/
http://www.informarexresistere.fr/2013/06/04/la-vera-battaglia-per-la-siria-di-cui-i-media-non-parlano-mai/
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