Nell’editoriale
“Il cospirazionismo fa parte della cospirazione?”, Leopoldo Antinozzi
si chiede se alcune tendenze all’interno dell’informazione non ufficiale
non siano funzionali a rafforzare il potere di cui i ricercatori non
allineati denunciano i crimini più o meno occulti. L’articolo, basandosi
su premesse incomplete, approda a conclusioni discutibili, sebbene
qualche argomento si possa condividere. Nel momento in cui Antinozzi si
pone la domanda, difetta della capacità di discernimento, ossia subito
avrebbe dovuto distinguere tra divulgatori veramente liberi ed autori
che sono i cosiddetti “guardiani del cancello” (in inglese gatekeepers).
[1]
I gatekeepers svelano qualche verità incollata a molte menzogne
per catturare il consenso di quella fetta di opinione pubblica
“vaccinata” rispetto alle bugie dei media di regime, per convincerla ad
accettare bugie più raffinate, dalle sembianze di “fatti”. Emblematico è
il caso di Adam Kadmon. Costoro certamente sono schierati con l’establishment e ne condividono gli scopi nefandi.
Antinozzi si domanda per quale ragione serie come “History channel” lascino filtrare indizi di verità censurate: egli ritiene che questa ed altre operazioni di parziale disclosure
servano a causare una crisi nei fruitori che, travolti dalla paura e
dal crollo delle loro false certezze, perdono il desiderio di vivere.
Avverte l’editorialista: “Se mi dici come stanno veramente le cose e poi
non mi dai gli strumenti per gestire queste informazioni in modo da
farmene una ragione e soprattutto per dirigere la mia energia in senso
costruttivo nella mia vita, il risultato è devastante, perché distruggi
il mio entusiasmo, la mia voglia di vivere per uno scopo, annichilisci
la mia energia vitale per dirigerla verso quelle emozioni che possono
essere solo cibo per energie sterminatorie”.
Ciò è vero, ma non si sottolinea che ogni presa di coscienza passa
attraverso un vissuto doloroso. Non si pone l’accento sui risvolti
positivi della “crisi” che, da un punto di vista etimologico, non è solo
decadenza e crollo, ma anche fase decisiva, preludio di rigenerazione.
“La voglia di vivere”, “l’entusiasmo” ed “il libero arbitrio” che
vengono distrutti dalla conoscenza, invero, sono gli anestetici e le
droghe che l’uomo comune scambia per vita, mentre è solo un automatismo,
un ebete letargo. E’ senza dubbio necessario offrire degli strumenti
per “gestire le informazioni”: ogni problema va analizzato, indicando le
possibili risoluzioni. Occorre, però, anche che si spronino i fruitori a
trovare le energie in sé stessi, altrimenti si passa da una forma di
dipendenza ad un’altra. Se una persona non sa affrontare il timore, non
sa metabolizzare e trasformare la collera e lo sgomento iniziali in
indignazione ed azione, è preferibile che se ne resti adagiata sugli
allori (quando si accorgerà che sono un groviglio di spine, saranno
dolori...).
Che cosa pensare poi dello spavento che i media ufficiali provocano a bella posta? Insistendo su fatti sanguinari,
su stragi perpetrate proprio dai governanti, le testate di stato
trasformano la paura in una potente arma per paralizzare l’opinione
pubblica e per obbligarla ad accettare ulteriori rinunce alla libertà.
Questo è un modus operandi da denunciare, in vece di cavillare
sulle inquietudini che diffonderebbero taluni studiosi eretici il cui
raggio d’azione è molto limitato.
Scrive Marco Aurelio, l’imperatore filosofo in “A sé stesso”: “La vita
assomiglia più ad una lotta che ad una danza”. Orbene, non tutto è
piacevole e facile nell’esistenza: acquisire consapevolezza di questioni
cruciali implica di per sé una maturazione. E’ naturale che certe
notizie scabrose devono essere centellinate e proposte anche in dosi
omeopatiche, ma non si può neppure pensare di autocensurarsi pur di non
seminare il timore che comunque, in quanto emozione, è temporaneo.
Se desideriamo solo “verità” tranquillizzanti, se temiamo di
confrontarci con interrogativi abissali, con il dubbio persino che la
libertà umana potrebbe essere fortemente condizionata, se non
addirittura un’illusione, allora possiamo rimanere nel sistema e
permettere che gli altri vi rimangano. Come spesso ripete l’amico Corrado Penna, venire al corrente di una realtà brutale come la Biogeoingegneria,
sùbito ha un effetto traumatico, ma poi ti spinge ad avviare dei
percorsi di ricerca, a studiare possibili rimedi, ad addentrarti nei
meandri di una storia e di una scienza negate. Di fronte ad un male
tanto illogico, si rafforza il convincimento che non si può rimanere
indifferenti, germoglia l’idea di una vittoria finale del bene.
E’ indubbio: alcuni ricercatori squadernano delle verità indigeste,
senza nel contempo additare delle prospettive, ma ciò dipende per lo più
dal loro approccio da cronisti e non dall’intento di generare angoscia.
Al contrario, coloro che vogliono edulcorare tutto e ricondurre
situazioni sgradevoli (si pensi di nuovo ad Adam Kadmon) a
rassicuranti “verità”, sono più dannosi, perché mentono ed in quanto
distorcono i fatti per ingannare i lettori e per convogliarne le
aspettative verso le chimere della New age deteriore.
Una persona che comincia a conquistare un briciolo di comprensione, dopo
un po’ di tempo sa da quali siti attingere contenuti il più possibile
imparziali, da quali fonti ricavare suggerimenti risolutivi. Senza prima
conoscere, però, non può attrezzarsi in modo adeguato.
Osserva ancora Antinozzi: “Vien da sé che la capacità di approfondire
i contenuti rimossi della propria coscienza rende anche possibile la
facoltà di tradurli in una maggiore intelligenza di leggere gli eventi
della società e della storia. Le due ricerche, quella esteriore e quella
interiore, devono sempre viaggiare insieme”. Concordiamo con questa
glossa che, se è il perno dei ragionamenti, mostra che è vero anche il
contrario, ossia la comprensione degli accadimenti nascosti può
propiziare un approfondimento del mondo interiore e, più in generale,
della complessa natura umana. E’ auspicabile dunque coniugare i due
percorsi. [2]
Riprendiamo il quesito di prima: per quale ragione serie come “History
channel” lasciano baluginare delle verità censurate? Si deve ricordare
che la censura è micidiale: poco sfugge alle sue fitte maglie. Essa si
esplica con un controllo capillare sia preventivo sia a posteriori. Non
dimentichiamo che il controllo culmina persino nell’assassinio di investigatori indipendenti.
Vogliamo forse pensare che costoro siano agenti del sistema? Dunque se
talvolta, attraverso certi programmi e pubblicazioni, trapelano
contenuti veridici, non sempre siamo di fronte a bieche strategie
(questo vale per la trasmissione “Mistero” e per il libro “Illuminati”),
ma al cospetto dell’azione repressiva degli apparati, un’azione che
costringe a compromessi nella divulgazione. Questo spiega per quale
ragione un canale digitale ha proposto di straforo due puntate della
serie “That’s impossible” sempre di “History channel”, per poi in fretta e furia cancellare il format
dal palinsesto. Questo spiega perché un episodio di “That’s impossible”
sulla modifcazione climatica, rilanciato dal canale Tanker enemy TV, è
stato oggetto di una raffica di segnalazioni per opera di disinformatori che si sono adoperati (invano) affinché fosse rimosso dalla Rete.
E’ meglio sempre sapere che ignorare: George Orwell ci avvisa che
“l’ignoranza è forza” per il sistema. Se tutti sapessero che i media
ed i governi ingannano sulle questioni più importanti, quanto ancora
durerebbe il loro perverso dominio? La vera responsabilità
dell’obnubilamento delle coscienze è dei “giornalisti” ufficiali:
costoro instillano preoccupazioni, propalano menzogne, plagiano. Costoro
sono più dannosi di chi ti avverte di un pericolo reale (uomo
avvisato...), anzi possiamo asserire senza tema di smentita che la
depravazione dell’élites nulla potrebbe, se non trovasse una
potentissima cassa di risonanza nei pennivendoli che modellano una
realtà fittizia, costruita per imprigionare i cittadini nella paura,
nella mistificazione, nell’impotenza. Veramente l’influsso dei
gazzettieri è immenso: ora inventano un fatto ora lo distorcono ora
nascondono una verità scottante. Non solo, gli impostori, in luogo di
riportare la notizia, immediatamente la condiscono con giudizi faziosi
atti ad orientare la reazione dell’opinione pubblica. Si approfitta
della credulità e soprattutto dell’innata e tenace fiducia nelle
istituzioni per condurre il pubblico dove si vuole. Purtroppo la genia
degli scombiccheracarte non è solo del tutto prona ai dettami delle
classi dirigenti, ma è essa stessa incarnazione degli apparati. Orson
Welles definì la corporazione dei giornalisti, “quarto potere”, ma non
sarà il caso di ribattezzarla “Primo strapotere”?
Tralasciando altri addentellati del tema, si potrebbe concludere
ricordando che la Conoscenza in sé (di cui la conoscenza è simulacro,
benché pallido), quando è preceduta da un itinerario ad hoc ed
associata ad una natura in grado di accoglierla, è già risposta.
Tuttavia, come ci insegna la tradizione esoterica, la Gnosi implica
autodisciplina al fine di affrontare esperienze forti, persino
sconvolgenti. Perciò è scritto nel Vangelo detto di Giuda Tommaso: “Chi cerca troverà, chi troverà resterà turbato, chi resterà turbato regnerà”.
Insomma, se vogliamo regnare, è inevitabile passare per il turbamento.
Chi non è interessato a regnare, si balocchi con lo zuccheroso blog di Paolo Attivissimo: lì troverà riscontri tanto falsi quanto rasserenanti, la conferma della sua sprovvedutezza spacciata per “scienza”. [2]
Certamente non proverà alcuna paura, anzi puro terrore... se non quando vedrà una foto che ritrae la "guardia svizzera".
[1] L’uso del termine “cospirazionismo” è del tutto improprio e
forviante: di per sé pone un’ipoteca sulle argomentazioni dell’autore,
ma tant’è...
[2] Del tutto appropriate risultano le riflessioni dello scrittore
all’interno di “World builder, costruttore di mondi”, 2013.
Nell’editoriale Antinozzi mette in guardia dalle insidie dello
“spiritualismo materialista”, lo stesso di chi riduce lo Spirito ad una
serie di bit, l’Anima all’informazione.
[3] Trascuriamo qui la controversia circa l’essenza del vero potere, se
sia palese o occulto nonché le differenti concezioni a proposito del
Nuovo ordine mondiale. In gran parte ce ne siamo già occupati.
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