lunedì 3 marzo 2014

Che cos’è la casa passiva e quanto si risparmia

La casa passiva, passivhaus nell’originale denominazione tedesca, è attualmente il modello di abitazione che consente il maggior risparmio energetico. È un’invenzione tutta europea e rappresenta uno dei più preziosi contributi che la ricerca universitaria ha offerto allo sviluppo di un’edilizia sostenibile.
Ma facciamo subito un po’ di storia. La casa passiva è un concetto che nasce più di venti anni fa. Correva l’anno 1988 e due università nordeuropee decisero di collaborare per concepire una nuova generazione di abitazioni, che sfruttando la qualità dei materiali costruttivi e l’esposizione solare riducessero al minimo il fabbisogno energetico per il riscaldamento interno dell’edificio. I protagonisti di questa collaborazione erano il fisico tedesco Wolfgang Feist e Bo Adamson, ricercatore presso la facoltà di Ingegneria dell’Università di Lund in Svezia.


Il risultato della collaborazione fu sorprendente: si scoprì che combinando insieme in maniera coordinata vari dispositivi e accorgimenti per l’isolamento termico e l’efficienza energetica, si potevano creare edifici che quasi non avevano bisogno di essere riscaldati, anche in inverno e anche nei freddi climi del nord!

I dispositivi utilizzati non erano nuovi: coibentazione delle pareti, infissi termici, posizionamento dell’edificio studiato per la migliore esposizione solare, impianto di ventilazione per recuperare calore durante la necessaria circolazione dell’aria tra interno ed esterno. Ma coordinando questi dispositivi in maniera ragionata e portando al massimo il livello qualitativo dei materiali di costruzione, si ottenevano edifici la cui efficienza energetica era di gran lunga superiore non solo rispetto agli edifici tradizionali, ma anche rispetto a quelli progettati secondo le più recenti normative termiche.

Da allora le case passive si sono diffuse dapprima nei paesi dell’Europa settentrionale e centrale, Germania, Svezia, Austria, Olanda, Svizzera, Francia. Ed edifici basati sul concetto della casa passiva sono stati recentemente realizzati anche negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Italia, da qualche anno sul territorio nazionale sorgono varie case passive ma si sta ancora lavorando a un corretto adeguamento del progetto originale dal clima continentale a quello temperato della regione mediterranea.

Ma come funziona una casa passiva?

Dal punto di vista tecnico, la casa passiva deve la sua efficienza alla combinazione di una serie di accorgimenti essenziali: isolamento termico, calore interno, finestre termiche, forma ed esposizione e ventilazione. Ma vediamoli da vicino.

Isolamento termico. E’ ottenuto non solo grazie all’aumento dello spessore del materiale isolante (circa 30 centimetri contro gli 8-10 centimetri delle case tradizionali) ma anche e soprattutto collocando l’isolante nello strato più esterno della parete, anziché nel lato interno come normalmente avviene. L’isolante è disposto su tutte le pareti esterne dell’edificio nella loro interezza, senza tralasciare la corretta coibentazione del tetto.

Calore interno. Grazie al perfetto isolamento termico, l’edificio riesce a riscaldarsi grazie a fonti di calore che si trovano i tutte le case ma che di solito passano inosservate: gli elettrodomestici attivi, l’illuminazione, il sole che entra dalle finestre, la cucina, l’acqua calda che scorre nel bagno, gli stessi esseri umani che vi abitano. Benché minima, la quantità di calore prodotta da queste fonti risulta niente affatto trascurabile quando viene adeguatamente preservata.

Finestre termiche. Un punto debole nell’isolamento degli edifici è generalmente costituito dalle finestre. In una casa passiva il vetro delle finestre è triplo anziché doppio. La superficie vetrata diventa in questo modo più isolante della cornice stessa dell’infisso, motivo per cui si tende a progettare poche grandi finestre invece che tante finestre piccole: le finestre grandi aumentano la luminosità e il calore prodotto dai raggi del sole, mentre diminuisco le perdite di calore attraverso la struttura dell’infisso.

Forma ed esposizione. L’isolamento termico è ottenuto anche grazie allo studio della forma dell’edificio: edifici di volume compatto mantengono meglio il calore rispetto a edifici dal volume spezzettato o distribuito. E’ inoltre importante prevedere una corretta esposizione dell’edificio rispetto al sole, in modo che le pareti più soleggiate siano capaci di assorbire il calore, per esempio attraverso superfici vetrate, mentre le pareti più fredde e meno soleggiate siano perfettamente coibentate. Nei climi temperati occorre prevedere, al tempo stesso, una sufficiente ombreggiatura delle pareti rivolte verso il sole, in modo da mantenere la casa fresca nei mesi estivi.

Ventilazione. La circolazione dell’aria tra interno ed esterno è necessaria in tutti gli edifici ma in genere provoca forti perdite di calore. Nella casa passiva il problema è aggirato grazie a una ventilazione controllata, che attraverso un motore ad alta efficienza energetica e un apposito dispositivo per lo scambio di calore, permette all’aria in entrata di assorbire fino all’80-90% del calore dell’aria in uscita, prima di circolare all’interno. La ventilazione controllata serve anche a uniformare la temperatura delle diverse stanze dell’edificio, recuperando il calore dalle stanze dove se ne produce di più (come il bagno, la cucina, e gli ambiente più affollati) ) per cederlo alle stanze più fredde come le camere da letto e il soggiorno, e al contempo ricambiare l’aria viziata.

Sulla base di questi punti essenziali, i diversi progetti possono prevedere soluzioni specifiche e dettagli aggiuntivi, sia estetici che funzionali. Alcune case sfruttano ad esempio la geotermia, il calore naturale del terreno, attraverso tubature interrate nel giardino o nel cortile che si diramano nell’edificio. In alcuni casi lo studio dell’esposizione solare è abbinato all’uso di moderne tecnologie fotovoltaiche, mentre l’ombreggiatura può essere fatta sia con elementi architettonici, sia grazie alla piantumazione di specie vegetali adeguate – come le piante cedue, che perdono cioè il fogliame in inverno, lasciando passare i raggi del sole quando sono più necessari. Per i materiali poi le possibilità sono ampie: una casa passiva può essere fatta di legno, di mattoni, di cemento.

I notevoli vantaggi di una casa passiva, l’abbiamo visto, sono evidenti: prima di tutto un impatto ecologico enormemente ridotto, grazie all’eliminazione o al ridottissimo uso dell’impianto di riscaldamento, e poi il comfort, grazie ad un’illuminazione ottimale ed una temperatura uniforme nei diversi ambienti interni.

Ci sono d’altro canto alcuni difetti, riassumibili in due elementi fondamentali: il costo e il clima. Il costo di una casa passiva è ancora piuttosto elevato e, anche a fronte del risparmio previsto in termini di bollette luce e gas, l’investimento iniziale può essere ammortizzato solo in un tempo relativamente lungo. Il costo è dovuto all’alta qualità dei materiali, all’elevata specializzazione dei professionisti di riferimento e alla necessità di utilizzare tecnologie d’avanguardia.

Il secondo difetto riscontrato è legato al caso specifico dell’Italia, che è comune però a tutti i paesi della fascia temperata: la casa passiva è stata ideata per i freddi climi dell’Europa continentale, perciò la semplice trasposizione del modello originale può non essere la scelta migliore quando si costruisce in Italia. In molte regioni italiane il sole e l’afa estivi costituiscono un problema molto maggiore rispetto ai rigori dell’inverno, e questo deve essere tenuto di conto al momento della progettazione.

Detto questo, e con tutte le eventualità dei casi specifici, con la casa passiva il risparmio c’è. È stato calcolato che una casa passiva ha bisogno in media di 1,5 litri di carburante (equivalenti a circa 15 Kwh) per metro quadrato di superficie abitativa, contro i 10-12 litri consumati da una casa tradizionale per il solo riscaldamento: siamo a un risparmio del 90%!

Per la prima casa passiva in legno costruita in Italia, in Lombardia, è stata conteggiata una spesa per i consumi effettivi, durante il primo anno, di soli 100 euro, comprendenti le spese di riscaldamento e di raffreddamento. Si tratta di una villetta disposta su tre piani con una superficie complessiva di 600 metri quadri.

Ci auguriamo che la casa passiva diventi sempre più uno standard abitativo comune anche in Italia, superando il vincolo delle elevate temperature estive tipiche dell’area mediterranea e sfruttando l’abbattimento dei costi di una tecnologia che si sta diffondendo sempre più, creando conoscenze specifiche in molti professionisti. Solo così potrà diventare un’opportunità e un’opzione fattibile per tutti, quando si tratta di scegliere come costruirsi la propria casa!


di Viola Carmilla

fonte: http://www.tuttogreen.it/che-cos%E2%80%99e-la-casa-passiva-e-quanto-si-risparmia/

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Cos’è e come funziona una casa passiva

casa passiva
Una casa dove il riscaldamento interno è garantito dal calore generato dagli elettrodomestici e dalle persone che vi abitano. È questo l’obiettivo di Passivhaus, l’abitazione che, attraverso un sistema di ventilazione meccanica, recupera energia in maniera alternativa.

Il concetto di casa passiva, in realtà, non è nuovo. Anche se in Italia si inizia a parlarne da relativamente poco tempo, in Germania esiste già dal 1989. In quegli anni, infatti, due università nordeuropee decisero di collaborare per concepire una nuova generazione di abitazioni sostenibili. Queste strutture avrebbero dovuto sfruttare la qualità dei materiali costruttivi e l’esposizione solare, riducendo in questo modo al minimo il fabbisogno energetico per il riscaldamento interno dell’edificio. Da questa intuizione nacquero le case passive.

Per capire di cosa si tratta, ci affidiamo alle parole di Francesco Nesi, fisico edile e presidente di Zephir, un istituto di ricerca privato nato nel 2011 a Trento, per rappresentare il Passivhaus Institute:
Si può partire da cosa non è. Negli anni si è molto parlato di casa passiva, ma la maggior parte delle volte a sproposito. Non si tratta di edifici realizzati solo in materiali naturali o al contrario iper tecnologici e costosi, anzi. Il maggior costo iniziale, circa il sei per cento, viene ammortizzato grazie al risparmio energetico nel giro di dieci anni”.

Passivhaus è un’abitazione in grado di garantire il benessere termico dei suoi ambienti interni con una minima fonte di riscaldamento, riciclando il calore generato dagli elettrodomestici e dagli abitanti e grazie a fonti di energia alternativa. Una pompa di calore geotermica, immessa in un sistema di ventilazione meccanica, consente inoltre il recupero di energia prodotta all’interno della casa.

Questo può permettere di arrivare a risparmiare il 90% dell’energia che viene in genere consumata all’interno di un’abitazione tradizionale. È stato calcolato, infatti, che una casa passiva ha bisogno in media di 1,5 litri di carburante (equivalenti a circa 15 Kwh) per metro quadrato di superficie abitativa, contro i 10-12 litri consumati da una casa tradizionale per il solo riscaldamento.


Naturalmente, alla base di una casa passiva, oltre all’utilizzo di energie rinnovabili, devono esserci: una corretta esposizione al sole, l’aiuto della ventilazione naturale, il riciclo del calore per scaldare l’acqua e l’utilizzo di facciate fotovoltaiche.

Sistemi di serramenti e monitoraggio economici consentono di contenere i costi della realizzazione di questo genere di case.

Oltre alla progettazione di edifici a partire da zero, però, c’è anche la possibilità di effettuare interventi che limitino la dispersione di energia dai sistemi già esistenti.

In tutto il mondo, le abitazioni di questo genere sono più di 50mila. Quelle certificate “Passivhaus” solo qualche migliaio. In Italia sono invece un centinaio, per lo più situate a Nord, anche se stanno iniziando a diffondersi anche nel resto del Paese.

Per visitare una Passivhaus, si può partecipare a un “Passivhaus Day”. Oppure, si può visitare l’hotel Bonapace di Torbole, in provincia di Trento, il primo certificato in Europa e il secondo al mondo.


Agnese Tondelli

fonte: http://ambientebio.it/cose-e-come-funziona-una-casa-passiva/

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È giunta l’ora della «casa passiva»

Passivhaus è un’abitazione in grado di assicurare il benessere termico con una minima fonte di riscaldamento, riciclando il calore generato dagli elettrodomestici e dagli abitanti e grazie a fonti di energia alternativa. E un sistema di ventilazione meccanica recupera energia attraverso una pompa di calore geotermica
 
L’hotel Bonapace di Torbole, in provincia di Trento, il primo hotel «Passivhaus» certificato in Europa e il secondo al mondo
«Anche se l’idea della Passivhaus nasce nel 1989 in Germania, abbiamo dovuto aspettare più di vent’anni perché anche in Italia si iniziasse a parlarne. Ed è un peccato: abbiamo tutte le tecnologie e le possibilità per realizzare abitazioni con ottime prestazioni energetiche». Francesco Nesi è fisico edile e presidente di Zephir, un istituto di ricerca privato nato nel 2011 a Trento per rappresentare il Passivhaus Institute e accreditato ad attribuire le certificazioni. «Per capire di che cosa si tratta, si può partire da cosa non è. Negli anni si è molto parlato di casa passiva, ma la maggior parte delle volte a sproposito - spiega Nesi -. Non si tratta di edifici realizzati solo in materiali naturali o al contrario iper tecnologici e costosi, anzi. Il maggior costo iniziale, circa il sei per cento, viene ammortizzato grazie al risparmio energetico nel giro di dieci anni». 

Passivhaus è un’abitazione in grado di assicurare il benessere termico con una minima fonte di riscaldamento, riciclando il calore generato dagli elettrodomestici e dagli abitanti e grazie a fonti di energia alternativa, oltre a un sistema di ventilazione meccanica che consente il recupero di energia attraverso una pompa di calore geotermica. «Contenere i costi è uno dei nostri obiettivi - spiega Nesi -, così abbiamo realizzato sia sistemi di serramenti che monitoraggio molto economici. Oltre alla progettazione di case passive da zero, aiutiamo chi vuole limitare la dispersione di energia in edifici già esistenti, con pacchetti su misura: è molto importante che che il costo degli interventi sia sempre proporzionato ai benefici». 

In tutto il mondo le abitazioni Passivhaus sono più di cinquantamila, la maggior parte in Germania e Francia, ma solo qualche migliaio è certificato. In Italia le costruzioni Passivhaus sono un centinaio, per lo più nel Nord, anche se ora iniziano a diffondersi anche nel resto del Paese. Una parte importante del lavoro di Zenith è la formazione di figure professionali in grado di costruire secondo i criteri della Passivhouse. «Dopo la laurea in fisica, ho frequentato un dottorato di fisica edile in Germania. Tornato a casa, ho iniziato a tradurre i manuali. Ora con Zephir organizziamo corsi di formazione dedicati ai progettisti, fino ad ora ne abbiamo formati oltre un centinaio - continua Nesi -. In un momento di stallo del mercato, sono in tanti a voler investire sul futuro. Si inizia a riconoscere la sostenibilità come il futuro dell’edilizia. Molti sono già partiti con i nuovi progetti, ora arrivano le prime richieste di certificazione». 

Per visitare una Passivhaus, si può partecipare a un “Passivhaus Day”. Chi non vuole aspettare le date in programma per il prossimo anno, può visitare l’hotel Bonapace di Torbole, in provincia di Trento, il primo certificato in Europa e il secondo al mondo.

 

 

fonte: http://www.lastampa.it/2014/02/07/scienza/ambiente/focus/giunta-lora-della-casa-passiva-3XkeqBt4fElLXEnZrHsm0O/pagina.html

 


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