mercoledì 19 marzo 2014

Gli interessi aziendali dietro il golpe in Ucraina

Dietro il colpo di Stato sostenuto dagli USA che ha spodestato il presidente democraticamente eletto dell’Ucraina vi sono gli interessi economici delle multinazionali, da Cargill a Chevron, che vedono il Paese come potenziale “miniera d’oro” di profitti nello sfruttamento agricolo ed energetico, afferma JP Sottile.

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Il 12 gennaio si disse che 50000 ucraini “pro-occidentali” scesero in piazza Indipendenza a Kiev per protestare contro il governo del Presidente Viktor Janukovich. Alimentato in parte da un attacco al capo dell’opposizione Jurij Lutsenko, la protesta segnava l’inizio della fine del governo di Janukovich. 

Quello stesso giorno, il Financial Times riportava un importante accordo del gigante agroalimentare statunitense Cargill. Nonostante le turbolenze della politica ucraina, dopo che Janukovich aveva respinto l’importante accordo commerciale con l’Unione europea, appena sette settimane prima, Cargill era abbastanza fiduciosa sul futuro da sborsare 200 milioni di dollari per acquistare una partecipazione nell’UkrLandFarming dell’Ucraina. 

Secondo il Financial Times, UkrLandFarming è l’ottavo maggiore coltivatore di terra del mondo e secondo produttore di uova.  E quelle non sono le uniche uova nel sempre più ampio cesto della Cargill

Il 13 dicembre, Cargill annunciava l’acquisto della partecipazione di un porto del Mar Nero. Il porto di Cargill a Novorossijsk, ad est della strategicamente e storicamente importante base navale in Crimea della Russia, fornisce un importante punto di accesso ai mercati russi e aggiungendosi alla lista delle aziende Big Ag che investono nei porti del Mar Nero, in Russia e Ucraina. Cargill per oltre due decenni in Ucraina ha investito in silo e acquisito un’importante società di mangimi ucraina nel 2011. E in base al suo investimento nell’UkrLandFarming, Cargill era decisamente fiduciosa nel  caos post-accordo UE. 

E’ un accostamento stridente con l’allarme suonato dai media statunitensi, dai politici bellicosi di Capitol Hill e dai politici perplessi della Casa Bianca. E’ ancora più netto rispetto all’ansia espressa da Morgan Williams, Presidente e CEO dell’USA-Ukraine Business Council, che “promuove i rapporti commerciali USA-Ucraina dal 1995”. Secondo il suo sito Williams, intervistato dall’International Business Times il 13 marzo, nonostante la buona volontà dimostrata di Cargill, disse: “L’instabilità ha costretto le imprese a seguire solo le attività quotidiane e a non fare progetti per futuri investimenti, espansione e assunzione di altri dipendenti”. 

In realtà, Williams, che è anche direttore degli affari governativi della società di private equity SigmaBleyzer, ha affermato: “I business plan sono a un punto morto“. A quanto pare non sapeva degli investimenti di Cargill, il che è strano dato che avrebbe potuto semplicemente chiamare Van A. Yeutter, vicepresidente per gli Affari Societari di Cargill, e chiedergli dell’assai attivo business plan della sua azienda. 

Non c’è dubbio che Williams ne abbia il numero di telefono, perché Yuetter fa parte del Comitato Esecutivo dell’USA-Ukraine Business Council. Un piuttosto accogliente club per investimenti. Secondo il suo profilo sul sito di SigmaBleyzer, Williams “ha iniziato a lavorare sull’Ucraina nel 1992” e da allora ha comunicato che gli agro-alimentari statunitensi “investono nell’ex-Unione Sovietica“. Da esperto agente di Big Ag, deve essere abbastanza vicino a suoi CdA.

I luminari di Big Ag
E il comitato è il vero e proprio gotha di Big Ag. Tra i luminari che lavorano instancabilmente e senza dubbio disinteressatamente per una migliore e più libera Ucraina, vi sono:
  • - Melissa Agustin, Direttrice, International Government Affairs & Trade di Monsanto
  • - Brigitte Dias Ferreira, Consigliere, International Affairs per John Deere
  • - Steven Nadherny, Direttore, Institutional Relations for agriculture equipment-maker CNH Industrial
  • - Jeff Rowe, Direttore regionale per DuPont Pioneer
  • - John F. Steele, Direttore Affari Internazionali di Eli Lilly & Company

E naturalmente Van A. Yeutter della Cargill. Ma Cargill non è il solo ad avere caldi sentimenti verso l’Ucraina. Come Reuters ha riferito nel maggio 2013, Monsanto, la maggiore azienda di sementi al mondo, progetta di costruire un impianto di sementi di mais “non-GM (non geneticamente modificati) in Ucraina”  da 140 milioni dollari. E subito dopo l’accordo commerciale dell’UE, Jesus Madrazo, Vicepresidente per la Corporate Engagement della Monsanto ha ribadito “l’impegno verso  l’Ucraina” della sua azienda e “l’importanza nel creare un ambiente favorevole che incoraggi l’innovazione e favorisca il continuo sviluppo dell’agricoltura“. 

La strategia di Monsanto comprende anche pubbliche relazioni per “cuori e menti”. Sulla scia delle affermazioni di Madrazo, la Monsanto ha annunciato “un programma di sviluppo sociale dal titolo “Grain Basket of the Future” per aiutare gli abitanti dei villaggi rurali del Paese a migliorare la loro qualità di vita“. L’iniziativa elargisce sovvenzioni per 25000 dollari per sviluppare programmi che offrano “opportunità d’istruzione, rafforzamento della comunità e sviluppo delle piccole imprese“. Il ben congegnato nome “Grain Basket of the Future” dice perché, una volta, l’Ucraina fosse nota come “il granaio” dell’Unione Sovietica. La CIA indicava, durante l’era sovietica, che l’Ucraina era seconda solo alla Madre Russia come “componente economicamente più importante dell’ex-Unione Sovietica“.

In molti modi, i terreni agricoli dell’Ucraina furono la spina dorsale dell’URSS. La sua “terra nera fertile” generava più di un quarto dell’agricoltura dell’URSS. Esportava “notevoli quantità” di cibo nelle altre repubbliche e le sue aziende erano quattro volte più produttive della “repubblica prima in classifica”. Sebbene la produzione agricola dell’Ucraina sia crollata nel primo decennio dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il settore agricolo è cresciuto in modo spettacolare negli ultimi anni. Mentre l’Europa lotta per scrollarsi dalla Grande Recessione, il settore agricolo dell’Ucraina è cresciuto del 13,7% nel 2013. 

L’economia agricola dell’Ucraina è attiva. Quella della Russia no.  Ostacolata dagli effetti del cambiamento climatico e da 25 milioni di ettari di terreno agricolo incolto, la Russia è in ritardo rispetto il suo antico granaio. Secondo il Centro per gli Studi Orientali, le esportazioni agricole ucraine sono aumentate da 4,3 miliardi di dollari nel 2005 a 17,9 miliardi nel 2012 e come nell’apogeo dell’URSS, l’agricoltura rappresenta attualmente il 25 per cento del totale delle esportazioni. L’Ucraina è anche il terzo maggiore esportatore mondiale di grano e mais. E il mais non è solo cibo. E’ anche etanolo.

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Nutrire l’Europa
Ma la gente deve mangiare, in particolare in Europa. Come Frank Holmes dell’US Global Investors ha stimato nel 2011, l’Ucraina è pronta a diventare la macelleria dell’Europa. La carne è difficile da spedire, ma l’Ucraina è in posizione perfetta per sfamare l’Europa. Appena due giorni dopo che la Cargill ha acquistato l’UkrLandFarming, Global Meat News (sì, “Global Meat News” esiste) ha riferito di un possibile enorme picco in “tutte” le esportazioni di carne ucraina, con un incremento dell’8,1% complessivo e un sconcertante picco del 71,4% nelle esportazioni di carne di maiale. 

Non c’è da stupirsi che Eli Lilly sia rappresentata nel Comitato Esecutivo dell’US-Ukraine Business Council. La sua unità Elanco Animal Health è un importante produttore di integratori alimentari. Ed è anche noto che l’impianto dei semi previsto da Monsanto sia non-OGM, forse anticipando l’emergente mercato europeo no-OGM e il crescente appetito dell’Europa per gli alimenti biologici. Quando si parla del futuro redditizio di Big Ag in Europa, la posta in gioco non potrebbe essere più alta. Per la Russia e la sua economia agricola ostacolata, è un’altra di una lunga serie di perdite dovute all’invasione degli Stati Uniti, dall’espansione della NATO verso l’Europa orientale alla presenza militare degli Stati Uniti nel sud e all’importante accordo di sviluppo del gas di scisto recentemente firmato dalla Chevron in Ucraina.

 
Quindi, perché Big Ag è così fiduciosa sull’Ucraina, anche di fronte a tanta incertezza e alla prevedibile reazione della Russia? La risposta è che i semi della svolta dell’Ucraina dalla Russia furono piantati negli ultimi due decenni dalla persistente alleanza da guerra fredda tra aziende e politica estera. Si tratta di una versione dello “Stato profondo”, di solito associata alle industrie del petrolio e della difesa, ma esiste anche nell’altro settore fortemente sovvenzionato degli USA, l’agricoltura. Morgan Williams è il nesso dell’alleanza tra Big Ag e la politica estera degli Stati Uniti. Cioè, l’agente di SigmaBleyzer Williams collabora con “varie agenzie del governo degli Stati Uniti, membri del Congresso, commissioni del Congresso, l’ambasciata dell’Ucraina negli Stati Uniti, istituzioni finanziarie internazionali, think tank e altre organizzazioni US-Ucraina dedite a imprese, commercio, investimenti e sviluppo economico“. In qualità di presidente dell’USA-Ukraine Business Council, Williams ha accesso al cortigiano del Consiglio David Kramer, presidente di Freedom House. Ufficialmente organizzazione non governativa, è palesemente collegata ai segreti tentativi “democratici” in luoghi dove la porta non è aperta agli interessi statunitensi, cioè alle aziende statunitensi.

Freedom House, National Endowment for Democracy e National Democratic Institute finanziarono e sostennero la “rivoluzione arancione” ucraina nel 2004. Freedom House è finanziata direttamente dal governo degli Stati Uniti tramite National Endowment for Democracy e dipartimento di Stato USA. David Kramer è un ex-vicesegretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici e, secondo la sua pagina web di Freedom House, “ex-senior fellow presso il Progetto per il Nuovo Secolo Americano”.

Il ruolo della Nuland
Ciò mette Kramer e, a una certa distanza, l’agente di Big Ag Morgan Williams in compagnia del co-fondatore del PNAC Robert Kagan, che casualmente è sposato con Victoria “Fottiti UE” Nuland, l’assistente dell’attuale segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici. Curiosamente Nuland parlò alla Fondazione USA-Ucraina il 13 dicembre esaltando le virtù del movimento Euromajdan quale incarnazione dei “principi e valori capisaldi di tutte le democrazie libere“. Nuland ha anche detto al gruppo che gli Stati Uniti avevano investito oltre 5 miliardi di dollari a sostegno delle “aspirazioni europee” dell’Ucraina, cioè nel sottrarre l’Ucraina alla Russia. Commentava da una pedana dallo sfondo decorato dal logo della Chevron. Inoltre, il suo collega e compare di telefonata, l’ambasciatore USA in Ucraina Geoffrey Pyatt ha aiutato Chevron a stipulare l’accordo 50.ennale sul gas shale proprio nel cortile della Russia. Anche se Chevron ha sponsorizzato l’evento, non è indicato quale sostenitore della fondazione. Ma la fondazione indica Coca-Cola Company, ExxonMobil e Raytheon come suoi sponsor principali. E per chiudere il cerchio dell’influenza, l’USA-Ukraine Business Council è anche elencata come sostenitrice.


Cosa porta la storia dell’agente Big Ag Morgan Williams
Anche se era cupo sullo stato attuale degli investimenti in Ucraina, sfuma nel roseo quando guarda al futuro, quando dice ad International Business Times che “Il potenziale per agricoltura/agroalimentare è incredibile… la produzione potrebbe raddoppiare. Il mondo ha bisogno del cibo che l’Ucraina potrebbe produrre in futuro. L’agricoltura dell’Ucraina potrebbe essere una vera miniera d’oro“. 

Naturalmente la sua priorità è garantire che il pane delle imprese ben ammanicate sia generosamente imburrato nell’ex-granaio della Russia. E niente è meglio ammanicato nel gruppo collegato alle società interessate all’Ucraina che l’agroalimentare statunitense. Data l’entità del coinvolgimento ufficiale degli Stati Uniti nella politica ucraina, tra cui il fatto interessante che l’ambasciatore Pyatt abbia promesso l’assistenza degli Stati Uniti al nuovo governo nelle indagini per sradicare la corruzione, la strategia degli investimenti apparentemente rischiosa di Cargill, probabilmente non lo è dopo tutto.

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JP Sottile ConsortiumNews


JP Sottile è un giornalista freelance, co-conduttore radio, documentarista ed ex-produttore di notiziari di Washington, DC. Il suo show settimanale, Inside the Headlines w/The Newsvandal, co-ospitato da James Moore, va in onda ogni venerdì su Kruu-FM a Fairfield, Iowa ed è disponibile online. Il suo blog è Newsvandal.com e lo si può seguire su Twitter.


Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
http://aurorasito.wordpress.com/2014/03/18/gli-interessi-aziendali-dietro-il-golpe-in-ucraina/ 

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