D’altra parte, perché stupirsi? Quando prometti mirabolanti riduzioni di tasse, con tanto di slide
colorate, per una cifra che si aggira intorno ai 150/200 miliardi di
euro, da qualche parte i soldi li dovrai pur trovare… anche perché
dall’Europa, intanto, ti osservano...
E allora vale a
poco la timida smentita di Renzi, sull’infondatezza della notizia sul
cosidetto “prelievo di solidarietà” sulle pensioni sopra i 2.800 euro
lordi l’anno. È già successo: non ci sarebbe nulla di cui sorprendersi.
Se la notizia è uscita una base di verità ci dovrà pur essere, come
sempre; peraltro, la fonte era il Ministero dell’Economia, non il primo
che passa per strada.
Che tale furto avvenga oppure no,
lascia basiti che ancora una volta si sia pensato alla scorciatoia delle
pensioni, per fare cassa. Se c’è una cosa che andrebbe considerata
sacrosanta, insieme alla casa di proprietà, è quella di potersi godere
una vecchiaia serena grazie alla pensione che si è regolarmente messa da
parte. Eppure, proprio su questi due diritti la politica va sempre a
battere e a insistere, per rimettere in sesto quella zattera traballante
che sono i conti pubblici italiani.
Una vera follia, anche perché
quando parliamo di pensioni da 2.800 euro lordi al mese (circa 1.900
euro netti), non si può mica pensare che stiano toccando i privilegiati,
quelli delle pensioni d’oro. Al contrario, si va a colpire quel ceto
medio fatto di quadri e impiegati, che già i governi Monti e Letta hanno
fustigato oltre ogni sopportazione, con tutti i nuovi balzelli
introdotti sulla casa. Domandiamoci, poi, se quello che ha avuto la
brillante pensata abbia minimamente riflettuto sul fatto che con la
cifra che si vuole spremere, molti pensionati mantengano un coniuge: ma
forse è pretendere troppo da quel politoco o economista che ha avuto la
splendida idea.
L’indignazione genuina nasce quando ci
si accorge che mettono mano, come al solito, a dei diritti acquisiti. La
pensione è un patto che lo Stato fa col cittadino, e che non dovrebbe
essere cambiato quando ti aggrada, in modo unilaterale o magari
retroattivo. Perciò, quale idea di Stato si sta dando ai giovani, se
dalla mattina alla sera i tuoi genitori vedono il proprio assegno
diminuito di un 5, 10, 15%? Oppure bloccato, come è avvenuto col
precedente governo? Anche quello del blocco della rivalutazione è una
porcata invereconda: lo Stato ha legato all’Istat l’aumento delle
sanzioni per le multe, ma quando si tratta del trattamento
pensionistico, si tira indietro.
Trattasi di vere e
propria bestialità, perché ci sono persone che hanno lavorato una vita
per ottenere quei soldi e magari hanno anche fatti dei progetti al
riguardo. Le pensioni d’oro delle caste (politici, manager pubblici e
magistrati), quelle dei baby pensionati e quelle costruite sui benefit
del mondo statale: quelle invece rimangono intoccabili, inattaccabili.
Invece, quelle dei modesti travet possono essere trattate da bancomat,
per cercare di quadrare maldestramente un bilancio colabrodo come quello
del nostro strano Paese.
Il problema è, a parer nostro,
l’approccio mentale della classe politica italiana. Prima di
presentarsi in conferenza stampa per promettere 80 euro in più a degli
italiani che guadagnano fino a 1500 euro netti al mese, forse sarebbe
meglio arrivare già con le coperture finanziarie già trovate...
Ma per i
pensionati, che risultano esenti dalla riduzione fiscale promessa da
Renzi, oltre il danno c’è l’atroce beffa. E pensare che non ci sarebbe
nulla da inventare: l’evasione fiscale vale 124,5 miliardi di euro in
meno all’anno per lo Stato, la corruzione 60 miliardi, la malagiustizia
30 miliardi, l’eccessiva burocrazia 30 miliardi.
Se si intervenisse su
queste leve, si troverebbero immediatamente le risorse per coprire una
riduzione delle tasse. Si comprende bene, però, che con le elezioni
europee alle porte è più facile accontentarsi della solita
ridistribuzione sociale tra poveri, invece di riflettere sui veri tarli e
sulle annose zavorre della nostra sciagurata Italia.
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