venerdì 21 marzo 2014

Il grande gioco dei prelievi sulle pensioni

Il grande gioco dei prelievi sulle pensioni

Si avvicendano i governi, cambiano i presidenti del Consiglio, mutano i colori della coalizioni, ma la vacca da cui mungere i fondi per mantenere le promesse elettorali resta sempre quella: le pensioni degli italiani. Lo era già ai tempi della Riforma Dini, continuava ad esserlo quando ci mise mano Prodi, si ripeté con la feroce mannaia della ministra Fornero, e oggi si prospetta nuovamente col giovane Renzi.
D’altra parte, perché stupirsi? Quando prometti mirabolanti riduzioni di tasse, con tanto di slide colorate, per una cifra che si aggira intorno ai 150/200 miliardi di euro, da qualche parte i soldi li dovrai pur trovare… anche perché dall’Europa, intanto, ti osservano...

E allora vale a poco la timida smentita di Renzi, sull’infondatezza della notizia sul cosidetto “prelievo di solidarietà” sulle pensioni sopra i 2.800 euro lordi l’anno. È già successo: non ci sarebbe nulla di cui sorprendersi. Se la notizia è uscita una base di verità ci dovrà pur essere, come sempre; peraltro, la fonte era il Ministero dell’Economia, non il primo che passa per strada.

Che tale furto avvenga oppure no, lascia basiti che ancora una volta si sia pensato alla scorciatoia delle pensioni, per fare cassa. Se c’è una cosa che andrebbe considerata sacrosanta, insieme alla casa di proprietà, è quella di potersi godere una vecchiaia serena grazie alla pensione che si è regolarmente messa da parte. Eppure, proprio su questi due diritti la politica va sempre a battere e a insistere, per rimettere in sesto quella zattera traballante che sono i conti pubblici italiani. 

Una vera follia, anche perché quando parliamo di pensioni da 2.800 euro lordi al mese (circa 1.900 euro netti), non si può mica pensare che stiano toccando i privilegiati, quelli delle pensioni d’oro. Al contrario, si va a colpire quel ceto medio fatto di quadri e impiegati, che già i governi Monti e Letta hanno fustigato oltre ogni sopportazione, con tutti i nuovi balzelli introdotti sulla casa. Domandiamoci, poi, se quello che ha avuto la brillante pensata abbia minimamente riflettuto sul fatto che con la cifra che si vuole spremere, molti pensionati mantengano un coniuge: ma forse è pretendere troppo da quel politoco o economista che ha avuto la splendida idea.

L’indignazione genuina nasce quando ci si accorge che mettono mano, come al solito, a dei diritti acquisiti. La pensione è un patto che lo Stato fa col cittadino, e che non dovrebbe essere cambiato quando ti aggrada, in modo unilaterale o magari retroattivo. Perciò, quale idea di Stato si sta dando ai giovani, se dalla mattina alla sera i tuoi genitori vedono il proprio assegno diminuito di un 5, 10, 15%? Oppure bloccato, come è avvenuto col precedente governo? Anche quello del blocco della rivalutazione è una porcata invereconda: lo Stato ha legato all’Istat l’aumento delle sanzioni per le multe, ma quando si tratta del trattamento pensionistico, si tira indietro.

Trattasi di vere e propria bestialità, perché ci sono persone che hanno lavorato una vita per ottenere quei soldi e magari hanno anche fatti dei progetti al riguardo. Le pensioni d’oro delle caste (politici, manager pubblici e magistrati), quelle dei baby pensionati e quelle costruite sui benefit del mondo statale: quelle invece rimangono intoccabili, inattaccabili. Invece, quelle dei modesti travet possono essere trattate da bancomat, per cercare di quadrare maldestramente un bilancio colabrodo come quello del nostro strano Paese.

Il problema è, a parer nostro, l’approccio mentale della classe politica italiana. Prima di presentarsi in conferenza stampa per promettere 80 euro in più a degli italiani che guadagnano fino a 1500 euro netti al mese, forse sarebbe meglio arrivare già con le coperture finanziarie già trovate... 

Ma per i pensionati, che risultano esenti dalla riduzione fiscale promessa da Renzi, oltre il danno c’è l’atroce beffa. E pensare che non ci sarebbe nulla da inventare: l’evasione fiscale vale 124,5 miliardi di euro in meno all’anno per lo Stato, la corruzione 60 miliardi, la malagiustizia 30 miliardi, l’eccessiva burocrazia 30 miliardi. 

Se si intervenisse su queste leve, si troverebbero immediatamente le risorse per coprire una riduzione delle tasse. Si comprende bene, però, che con le elezioni europee alle porte è più facile accontentarsi della solita ridistribuzione sociale tra poveri, invece di riflettere sui veri tarli e sulle annose zavorre della nostra sciagurata Italia.


Marco Fontana


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