In
tempi relativamente recenti la scienza, la medicina e la microbiologia
hanno scoperto le strtture dei cosiddetti "biofilm", ovvero aggregazioni
di organismi unicellulari che spesso divengono così complesse da poter
essere considerate quasi come un unico organismo vivente, in maniera non
molto differente da come avviene per le spugne.
Si
tratta di particolari strutture che aderiscono a superfici sia
biologiche (come per esempio le pareti dell'intestino) che artificiali
(come ad esempio la parete interna di un catetere), costituite di una
matrice polimerica composta di polisaccaridi all'interno della quale
vivono colonie di micro-organismi. Quando il numero delle cellule
presenti nella colonia supera un certo livello (quorum) tra le diverse
cellule vengono scambiati persino molecole chimiche che hanno funzione
di trasmettitori, ma vengono scambiati anche materiali genetici. A tale
scopo i biofilm presentano spesso dei veri e propri canali che potremmo
anche vedere come un rozzo apparato circolatorio, nervoso, escretore.
La
matrice a base di polisaccaride del biofilm è caricata negativamente, e
sono frammisti ai polisaccaridi degli ioni metallici positivi di calcio
manganese e ferro che ne permettono la coesione. Si crea così una
struttura che protegge gli organismi unicellulari da radiazioni e agenti
chimici, ma anche dall'effetto degli antibiotici e dall'azione del
sistema immunitario dell'organismo che li ospita.
Ed
è proprio questo aspetto che rende importantissima la presenza dei
biofilm nell'organismo umano quando essi sono formati da batteri
patogeni oppure da batteri commensali che, in soggetti immunodepressi,
subiscono una proliferazione eccessiva. Lo stesso batterio nella sua
forma libera (o planctonica) può essere abbastanza facilmente
identificato e colpito da un sistema immunitario efficiente o dai
farmaci (come gli antibiotici), ma all'interno del biofilm può diventare
100 volte più resistente.
Ciò
vuol dire che a volte i focolai infettivi responsabili di una certa
patologia non sono esterni ma interni, e che non possono essere
eliminati fintanto che non vengono eliminati i biofilm. In effetti
sebbene molte cellule trovino rifugio all'interno del biofilm esse
vivono in equilibrio con un numero variabile di individui liberi
(planctoniche) dello stesso batterio che si staccano dal biofilm
stesso. Di conseguenza molte malattie croniche e/o autoimmuni possono
essere causate da agenti patogeni che, riparati nella struttura del
biofilm, non si riescono ad eliminare. La struttura del biofilm, che
ripara i patogeni, è quindi fortemente correlata al problema della disbiosi intestinale
e della sua risoluzione, ma anche a problematiche dentali, dal momento
che anche la famosa placca dentale è stata recentemente riconsiderata
come una struttura a base di biofilm.
I
biofilm infatti non hanno una membrana esterna proteica e proprio per
questo motivo il sistema immunitario non li riconosce come un pericolo e
non li attacca. Da notare per altro che l'integrazione di calcio ferro e
manganese (elementi cardine della struttura del biofilm) può essere
controproducente.
Un
metodo chimico-farmaceutico di aggredire il biofilm (un metodo che
presenta diversi effetti collaterali ovviamente) è quello di rompere i
legami a base di ioni metallici con il chelante L'EDTA in modo che i
batteri non siano più protetti e di somministrare quindi un antibiotico
per eliminarli.
Secondo
quando scritto da Kerri Rivera nel suo libro (che descrive un
protocollo per la guarigione dall'autismo, ma anche da molte malattie
causate da disbiosi e parassitosi), il biossido di cloro
somministrato per via orale e per via rettale (in opportune basse
diluizioni) ha la duplice funzione di distruggere la coesione della
matrice del biofilm e di aggredire i patogeni che ne fuoriescono. La
conferma di questa affermazione avviene dalla Lenntech, azienda che si
occupa di trattamento e purificazione dell'acqua, la quale nel suo sito riferisce espressamente:
"È stato dimostrato oltre ogni dubbio che il biossido di cloro rimuove il biofilm dai sistemi acquosi e ne impedisce la formazione una volta dosato ad un basso livello continuo. L'ipoclorito d'altra parte si è rivelato avere scarso effetto sui biofilm."
Si tratterebbe quindi di un'alternativa molto più naturale e che presenta come effetti collaterali solo una eventuale reazione di Herheimer.
Da notare che la reazione di Herxheimer non è un vero e proprio effetto
collaterale, ma è una sorta di reazione di disintossicazione, che però a
volte può essere anche molto pesante; è possibile evitarla iniziando
con dosi molto ma molto basse e poi piano piano andando ad aumentare.
Per approfondimenti sui biofilm vedi anche i documenti seguenti
Biofilm microbici, formazione e funzioni
Biofilm batterici
http://www.microbiologiatorvergata.it/approfondimenti/biofilmbatterici.htm
Biofilm, una nuova visione della placca dentale
http://www.dentalcare.it/formazione-dentale-professionale/biofilm.aspx?ModuleName=coursecontent&PartID=3&SectionID=-1
Meccanismi di resistenza del biofilm agli antimicrobici
http://www.renalgate.it/biofilm_antib3.htm
Biossido di cloro
http://www.lenntech.it/biblioteca/clo2/diossido-di-cloro.htm
Biofilm, una nuova visione della placca dentale
http://www.dentalcare.it/formazione-dentale-professionale/biofilm.aspx?ModuleName=coursecontent&PartID=3&SectionID=-1
Meccanismi di resistenza del biofilm agli antimicrobici
http://www.renalgate.it/biofilm_antib3.htm
Biossido di cloro
http://www.lenntech.it/biblioteca/clo2/diossido-di-cloro.htm
Nessun commento:
Posta un commento