venerdì 30 settembre 2016

Quando la censura (su Vaxxed) fa crescere i sospetti

E' stata censurata la prima proiezione italiana, prevista il 4 ottobre in Senato, di Vaxxed, il documentario che indaga su un possibile collegamento tra vaccini e autismo

Ricordate Vaxxed? Il documentario che indaga su un possibile collegamento tra vaccini e autismo e che venne cancellato dal Tribeca film festival?

Oggi ne è stata censurata la prima proiezione italiana prevista il 4 ottobre in Senato. A organizzare la presentazione, con i sottotitoli, la diretta streaming dell’autore Andrew Wakefield, l’intervento della produttrice e il relativo dibattito, è stato il senatore del movimento 5 Stelle, Bartolomeo Pepe.

Proibito ascoltare e guardare
Appena saputa la notizia della proiezione in Senato, si è scatenato l’inferno. Quella pellicola non s’ha da vedere, “il Senato non può prestarsi a pericolose derive antiscientifiche” (coro unanime dei senatori Pd); “è solo un film di fantascienza” (Gianni Rezza dell’Istituto Superiore di Sanità). Nel mezzo i pensieri complicati di Beatrice Lorenzin: “Quando l’antiscelta ha lo stesso diritto di tribuna della scienza non è un tema di democrazia ma di disinformazione”. Quindi il presidente del senato Pietro Grasso: “Condivido l’allarme lanciato dall’Istituto superiore di sanità, in particolare, il timore sui danni alla salute che potrebbero essere provocati da teorie improvvisate e respinte dalla comunità scientifiche e, senza alcun intento censorio, proverò a convincere gli organizzatori a valutare i possibili rischi per i cittadini di campagne antiscientifiche e di disinformazione come questa…”.

Ma la buona ragione avrebbe vinto
Sono andati avanti tutto il pomeriggio a menare il can per l’aia senza dire nulla. C’è stato chi ha gettato il solito fango sul senatore responsabile dell’iniziativa, chi ha individuato il ciarlatano, chi ha predetto che “senza vaccini moriremo tutti”. Eppure… Sarebbe bastato controbattere con chiarezza alle presunte teorie ciarlatane, presentare dati, ricerche. E la buona ragione avrebbe vinto.

Invece – grazie all’anticostituzionalissima censura –  il sospetto che l’MPR, l’anti morbillo (e parotite e rosolia), possa provocare l’autismo, si radicherà sempre più.

E noi ci teniamo le solite domande: perché Aifa non pubblica il rapporto specializzato sui vaccini da tre anni? Perché nel rapporto Osmed 2014 (quello generico su farmaci e vaccini) emerge che sono aumentati i casi psichiatrici sotto i due anni? Cliccate qui.

Se Asl, ISS e ministero, incaricati di promuovere le vaccinazioni, ci trattassero da persone adulte, noi tutti sapremmo che in Giappone, nel 1992, venne sospeso il vaccino MPR (a cui avevano imputato un gran numero di effetti collaterali, come le meningiti) proprio per cercare di capire se quel vaccino può avere parte in causa nei numerosi casi di autismo. Dopo tanti anni di indagine gli studiosi nipponici si sono arresi all’evidenza: l’incidenza della malattia neurologica continua a crescere, anche se non si fa più il trivalente. Tuttavia, particolare non trascurabile: in Giappone, come nel resto del mondo, il “carico vaccinale” è aumentato di parecchio sui neonati dai due mesi in su, grazie all’introduzione delle nuove vaccinazioni.

Se invece degli spot (“la terra è tonda, i vaccini sono sicuri”) la comunità scientifica ci presentasse gli studi – diversi, peraltro – di chi sta indagando sui possibili legami fra vaccini e autismo, scopriremmo che, sul banco degli imputati, compaiono i vaccini coniugati, le vaccinazioni plurime. Cliccate qui.

Non solo. Scopriremmo che in America l’incidenza dell’autismo è superiore a qualsiasi malattia infettiva: 1 su 68 (nel 1975 era 1 su 5.000) mentre nella popolazione Amish che non è solita praticare alcun vaccino, la malattia ha un’incidenza bassissima, 1 ogni 10.000.

Ciarlatano a chi?
Andrew Wakefield, regista di Vaxxed, è il ricercatore che per primo ipotizzò con uno studio, apparso nel 1998 su Lancet un possibile legame fra autismo e vaccini e che per questo fu prima messo alla berlina, poi lasciato solo dai colleghi che avevano firmato il lavoro con lui, quindi radiato dall’Ordine (non venne però estromesso per quella pubblicazione, ma per aver fatto prelievi di sangue a bambini sani con la sola autorizzazione dei genitori, senza l’approvazione del comitato etico e altre irregolarità formali).

Il famoso articolo pubblicato su Lancet e immediatamente ritirato non presentava certezze assolute: gli autori, una dozzina oltre a Wakefield, non conclusero che il vaccino trivalente è causa di autismo, scrissero che sarebbe stato opportuno indagare ulteriormente per verificare l’ipotesi. (E nonostante ciò dieci colleghi di Wakefield rinnegarono il lavoro).

Sempre sul vaccino trivalente la fondazione Cochrane, nel 2012, presentò un’analisi retrospettiva di tutti gli studi apparsi. Leggete qui. Non sono state trovate correlaziomi con l’autismo “ma si tratta di lavori inadeguati a valutare la sicurezza dei vaccini”. (Peccato che a noi invece venga detto che i vaccini sono sicurissimi).

Per amor di cronaca: Wakefield ha continuato a fare ricerche sull’autismo anche dopo il 1998, indagando soprattutto sui disturbi gastrointestinali della malattia. Molti suoi lavori sono apparsi su riviste peer-reviewed e ripresi da altri colleghi. Leggete qui.


Gioia Locati


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