martedì 20 settembre 2016

Graham Hancock la civiltà perduta non era materilistica, conosceva l'essenza immortale

 ancienttech1
"Credo che la civiltà perduta, nell'antichità preistorica, fosse una civiltà molto diversa dalla nostra e che non riguardasse primariamente le cose materiali".

Graham Hancock, qui intervistato da By Nick Polizzi, è stato un giornalista per gli affari esteri del The Economist, che però negli ultimi 25 anni si è messo ad indagare molto profondamente i misteri del nostro passato umano.

Nel video che qui traduco, Graham Hancock spiega come ci stanno mancando delle informazioni importantissime sul nostro passato, soprattutto relative all'epoca intorno all’ultima era glaciale, che è terminata solo 11.500 anni fa.
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D: pensi che civiltà del passato fossero tecnicamente avanzate come noi, o più di noi? E nel caso dove sono sepolti loro computer? Dove è il computer di 18.000 anni fa… quando pensiamo alla tecnologia, la raffiguriamo sempre in questo modo!
GHancock: la mia risposta è che se vogliamo veramente comprendere la storia, dobbiamo smettere di guardarla come in uno specchio. Invece dobbiamo cominciare guardarla come fosse una finestra da qui veramente possiamo vedere ciò che è accaduto, piuttosto che proiettare noi stessi nel passato. Non c'è nessuna ragione al mondo, perché una precedente civiltà dovrebbe aver seguito la stessa rotta tecnologica nostra. Anche se avesse avuto la capacità di fare questo, avrebbe potuto scegliere, per ragioni morali o altro, di confrontarsi con la sacralità della terra, per esempio, e non invece di sfruttare la petrolchimica.

Noi abbiamo scelto di andare per questa strada, ma non c'è alcuna certezza che una civiltà precedente avrebbe fatto lo stesso. E nel percorso che abbiamo scelto di intraprendere, abbiamo posto grande enfasi sul vantaggio meccanico, cosa in cui siamo veramente bravi. Con questo facciamo cose incredibili.

Ma forse in questo nostro processo, abbiamo fatto si che scemassero altre facoltà della mente umana. Siamo diventati dipendenti dalla tecnologia meccanica e non conosciamo piu’ le altre facoltà della mente umana, di cui si parla ripetutamente nelle tradizioni di tutto il mondo, come per esempio la telecinesi, che muove oggetti con il potere della mente, o la telepatia eccetera.

Può darsi che come esseri umani in genere avessimo quelle capacità e poi ci siamo addormentati. La nostra società ci ha cullati in uno stato di sonno. Siamo così orgogliosi della nostra tecnologia, così colpiti da ciò che ha saputo raggiungere… eh sì certo sono straordinari, tanto che abbiamo dimenticato cosa avremmo potuto fare se avessimo preso un'altra strada

Penso che questa sia la risposta. Che la civiltà perduta, nell'antichità preistorica, fosse una civiltà molto diversa dalla nostra e che non riguardasse primariamente le cose materiali.
Piuttosto riguardava primariamente il far crescere e nutrire lo spirito umano e questo viene riflesso anche nei miti, perché quando la civiltà perduta di Atlantide, o come altro vogliamo chiamarla, si è allontanata da quella via, è piombata nel materialismo; quando si perde di vista all'obiettivo spirituale, ecco in quel momento, avviene il pericolo
D: c'è la possibilità, secondo te, che membri di quella civiltà possano essere sopravvissuti ed essere ora qualcuno nascosto tra noi?
GH: No, credo fossero esseri umani proprio come noi. Sono nascosti tra noi in termini di idee, questo è ciò che è importante chiarire. Le idee sono ciò che vive o po' vivere in eterno. 

È l'idea della civiltà perduta, dei maghi degli dei, dei civilizzatori, che se ne andarono per il mondo cercando di tenere viva la fiamma della civiltà: quell’idea è molto forte nelle memorie dell'umanità e nessuna razionalizzazione o scetticismo scientifico potranno disfarsi di questo. 

Nei nostri cuori sappiamo tutti che è vero.
D: ho sentito che dici e scrivi, che Egizi hanno impiegato le loro migliori menti, per 3000 anni, sul mistero della morte.
GH: questo riguarda esattamente ciò di cui stiamo parlando ora, perché gli antichi Egizi furono gli eredi di una tradizione precedente. Credo si trattasse della tradizione di una civiltà perduta, la quale aveva come punto di attenzione principale le cose eterne e la possibilità di una vita eterna e non invece le cose materiali e la vita fisica.

Ora, tipicamente nella nostra società, quando parliamo di vita eterna o immortale, le persone cominciano a pensare in termini di transumanesimo: il fatto di installare degli oggetti nei nostri cervelli (un pensiero agghiacciante, orribile e repellente) o persino il fatto di fare un download della nostra coscienza in una macchina. Che pensiero narcisistico ed egoista è mai questo?

Abbiamo già un incredibile meccanismo di immortalità: la reincarnazione. Perché mai una persona dovrebbe diventare un transumanista e tenere lo stesso corpo per sempre o fare un download della sua coscienza in una macchina, quando il meccanismo della reincarnazione ci permette di vivere molte vite diverse e beneficiare dell'apprendimento di quelle esperienze offerte dalle diverse vite?

Ora ovviamente non posso trovare che esista la reincarnazione, ma accade che io penso sia vera. Penso è molto probabile che lo sia. 

Penso fosse Voltaire che visse: “non è cosi improbabile che nasciamo due volte, anziché una sola” . E poi perché no? Ci sono molte prove per questo.

E poi c'è il fatto che se la reincarnazione è possibile, allora non siamo i nostri corpi. Qualsiasi cosa siamo, comunque non siamo i nostri corpi perché questi sicuramente muoiono.

Non siamo i nostri corpi. C'è una parte immortale di noi, l’anima, l’essenza, lo spirito: questo è ciò che si reincarna E io credo che la civiltà perduta fosse molto concentrata sull'essenza immortale dell'essere umano e lo fosse per un tempo molto lungo. Poi accade, gradualmente che questo si allontanò e si sviluppò il materialismo, ma originariamente non era una società materialistica.

Non dovremmo aspettarci di ritrovare tracce materiali riconoscibili, del tipo di tecnologia industriale che abbiamo creato nel 20º 21º secolo.
D: credi che piante sciamaniche, visionarie possano aver avuto un ruolo nello studio della nostra mortalità nella cultura egizia?
GH: sono certo che lo ebbero. Infatti gli antichi Egizi misero al lavoro per 3000 anni le loro migliori menti, sul mistero di ciò che ci accade quando moriamo ed in quel progetto avevano l'aiuto un gran numero di alleati vegetali. Sappiamo che la Nymphaea Caerulea, la ninfea blu, è una pianta lievemente visionaria. 

Il mio amico etno-farmacologo, Dennis McKenna, che ha fatto questa identificazione, ovvero quella dell'antico albero della vita egizio, che si vede in molti reperti dell'antico Egitto in cui spesso si può vedere Thoth, il dio della saggezza che scrive il nome di un individuo sull'albero della vita… significa che quell'individuo è stato promosso dalla vita terrena nella vita di milioni di anni.

Secondo la stima di Dennis, l’acacia nilotica poi, è ricca di dimetiltriptamine , DMT, l'allucinogeno più potente che ci sia noto. Si l'albero della vita dell'antico Egitto, è veramente intrigante e dovremmo assolutamente considerare la possibilità che veramente sappiamo cosa fumavano gli antichi egizi
D: hai fatto l'esperienza se con l’ ayahuasca aumentano le visioni interiori rispetto a ciò che accade quando moriamo e quando quindi abbiamo la possibilità di reincarnarci?
GH: di nuovo non posso provare che questa sia corretto ma posso solo dire che effetto ha fatto su di me. Le mie esperienze con l’ayahuasca, mi hanno fatto capire che tutto ciò che facciamo in questa vita, ha importanza.

Tutto conta, tutto sarà pesato e considerato. Ci viene data la preziosa opportunità di essere nati in un corpo umano.

È un'opportunità molto rara nell'universo come tale, essere un essere umano, avere i poteri sottili del discernimento per ciò che è bene e ciò che è male perciò che è luce ci era ciò che oscurità: la capacità di amare e purtroppo quella di odiare.

Tutte queste cose sono parte del miracolo di essere nato in un corpo umano. Dipende poi da noi vivere la portata di questo miracolo. Vogliamo spendere le nostre vite perseguendo obiettivi solo materiali? 

Se lo faremo non nutriremo quella parte non fisica di noi e mi pare che gli antichi Egizi su questo fossero molto concentrati.

In realtà è questa la ragione per cui non si trovano resti delle case delle persone e dei possedimenti personali. Non credo se ne preoccupassero. Verso al fine della civiltà egizia, Erodoto, visitò quel paese e li descrisse come le persone più felici sulla terra.

Erano state felici per migliaia di anni e la loro felicità giungeva primariamente, non dal concentrarsi sul regno della materia ma sulla vita vivente, in un modo che nutre lo spirito

In ultimo ciò che siamo qui a fare è dare amore, agire con amore reciprocamente. C’è una verità fondamentale che emerge dalla civiltà egizia e da tutte le civiltà ed è che tanto più di allontaniamo dall’amore, tanto più affoghiamo nel materialismo, tanto meno possibilità abbiamo di compire la missione per cui siamo qui.


Fonte: http://www.thesacredscience.com/forgotten-sixth-sense-technologies-of-the-ancient-world/


Traduzione Cristina Bassi www.thelivingspirits.net
http://www.thelivingspirits.net/una-nuova-cultura/graham-hancock-le-anrtiche-civilta-non-erano-materialistiche-e-usavano-altri-poteri-mentali.html 

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