I media corporativi internazionali hanno riferito di una grande manifestazione a Caracas, Venezuela, il 1° settembre, ma quel giorno ci sono state due manifestazioni. Quella, enorme, non coperta dai media americani, è stata a sostegno del governo progressista del Presidente Nicolás Maduro.
I sostenitori, vestiti di rosso, si sono radunati sulla Avenida Bolívar, nel cuore della capitale, affollandola a perdita d’occhio. Stavano rispondendo alla chiamata per una “Grande Occupazione” fatta da Maduro e dal Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) per difendere la pace in Venezuela; ma un articolo del New York Times datato 2 settembre non menzionava nemmeno #LaCalleEsChavista, ovvero “la strada sostiene il programma di Chávez”.

I media hanno invece riferito ampiamente sull’azione preparata da settimane dalla coalizione elettorale anti-Chavista, chiamata Unità Nazionale (MUD), che è rimasta limitata al più ricco sobborgo di Miranda. Il MUD aveva previsto che il 1° settembre sarebbe arrivato nella capitale un milione di persone per “prendersi Caracas” e rovesciare la Rivoluzione Bolivariana.


venezuelamarcha

Il 31 agosto, Jeanette Charles ha riportato [in inglese]: “il parlamentare dell’opposizione Freddy Guevara ha ammesso che l’opposizione ha usato un “boicottaggio economico” per costringere il governo a dimettersi; inoltre ha promesso che l’opposizione avrebbe raggiunto il Palazzo di Miraflores [la residenza ufficiale del Presidente del Venezuela] il 1° settembre, proprio come nel 2002”. Si stava riferendo al breve colpo di Stato dell’11 aprile di quell’anno.

Nei giorni precedenti il 1° settembre, il controspionaggio e la sicurezza nazionale venezuelane hanno arrestato diverse figure dell’opposizione armate di esplosivi, e hanno trovato 92 paramilitari colombiani con diverse casse di armi, esplosivi e uniformi militari nei pressi del palazzo presidenziale di Miraflores. (Fonte: la TV di stato venezuelana VTV).

Mentre i manifestanti del MUD posavano per delle foto con indosso magliette che inneggiavano alla pace, la loro organizzazione scatenava bande violente per attaccare le forze di sicurezza venezuelane con bombe incendiarie e sassi. È stato un tentativo di rinnovare la strategia delle “Guarimba” [barricate improvvisate] che uccise 43 persone innocenti nel 2014, quando la destra eresse delle barricate, tese dei fili metallici attraverso le strade per decapitare i motociclisti e lanciò bombe incendiarie contro gli edifici governativi. Questa volta i cordoni di sicurezza hanno impedito che qualsiasi provocazione raggiungesse il centro di Caracas o i palazzi del governo.

Dalla morte del Presidente Hugo Chávez il 5 marzo 2013, l’opposizione ha usato la violenza, così come tattiche destabilizzatrici, contro il governo di Maduro, che ha affrontato un forte calo del prezzo mondiale del petrolio. I proprietari capitalisti hanno diminuito la produzione, e i beni necessari vengono accumulati da reti di distribuzione illecite che dirottano un impressionante 37-40 per cento delle merci al dettaglio verso i mercatini di strada e perfino verso i paesi esteri. (Fonte: statistiche provenienti da un seminario web col Console Generale del Venezuela Jesus Rodriguez, con sede a Chicago).

Il governo ha compensato alcuni degli aumenti di prezzo alimentati dall’inflazione decretando un aumento del 50 per cento degli stipendi dei lavoratori ed emettendo carte di debito per un sostegno in denaro ai Venezuelani più poveri, ma l’inflazione ha avuto un impatto negativo anche sui Venezuelani in condizioni finanziarie migliori, quelli che guidano l’opposizione.

A luglio, il governo venezuelano ha preso possesso di una fabbrica, che produceva pannolini e altri prodotti per l’igiene personale, su richiesta dei 971 lavoratori che avevano occupato l’impianto dopo che la corporazione transnazionale Kimberly-Clark l’aveva chiuso. Più di 1.200 fattorie, compagnie e attività commerciali sono state rilevate dal governo Bolivariano. (Fonte: il Wall Street Journal dell’11 luglio).

La MUD ha ottenuto la maggioranza parlamentare nelle elezioni del dicembre 2015. Questo attacco parlamentare rispecchia la campagna contro il Presidente brasiliano Dilma Rousseff, che è stata cacciata il 31 agosto, un giorno prima delle mobilitazioni a Caracas. La MUD adesso ha raccolto abbastanza firme valide per innescare un voto per destituire il Presidente Maduro, ma questa campagna si è tenuta troppo tardi perché portasse ad una nuova elezione presidenziale. Se Maduro venisse destituito, il vicepresidente del PSUV diventerebbe Presidente del Venezuela fino alla prossima elezione nel 2018.

In gioco c’è la distribuzione dei profitti provenienti dalle enormi riserve petrolifere del Venezuela. I governi eletti che danno la priorità alle misure contro la povertà, all’educazione, alla salute e al benessere delle masse operaie vengono visti come ostacoli dalle corporazioni speculatrici. Nei 17 anni da quando è iniziata la Rivoluzione Bolivariana, il governo ha trasformato le vite della maggioranza dei Venezuelani precedentemente marginalizzati, inclusi gli Indigeni, quelli di discendenza africana, le comunità LGBTQ, le donne, le persone con disabilità e gli anziani, e i loro diritti sono stati codificati nella Costituzione Bolivariana.

Gli Stati Uniti contro il Venezuela Bolivariano.

Il Presidente Barack Obama il 18 dicembre 2014, giorno successivo a quello in cui  ha annunciato la volontà del suo governo di riprendere le relazioni diplomatiche con la Cuba rivoluzionaria, ha intensificato gli attacchi alla Rivoluzione Bolivariana in Venezuela firmando il Venezuela Defense of Human Rights and Civil Society Act. L’atto portava la firma del Senatore del New Jersey Bob Menendez, un feroce oppositore della Rivoluzione cubana.

L’atto è entrato in vigore il 9 marzo 2015, quando Obama ha dichiarato “un’emergenza nazionale nei confronti dell’inusuale e straordinaria minaccia che la situazione in Venezuela pone alla sicurezza nazionale e alla politica estera degli Stati Uniti”. (Fonte: whitehouse.gov). Questa “emergenza nazionale” è stata rinnovata per un anno lo scorso 3 marzo.

Il Segretario Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), Luis Almagro, è intervenuto direttamente nelle elezioni parlamentari venezuelane del 2015. L’OAS, che ha il suo quartier generale a Washington, D.C., si è apertamente schierata dalla parte della MUD a favore dei capitalisti, nascondendo il suo intento controrivoluzionario dietro la foglia di fico della “democrazia”.

I membri della coalizione MUD vengono da tempo finanziati attraverso l’Agenzia americana per lo Sviluppo Internazionale e il National Endowment for Democracy (NED). Marina Corina Machado ha capeggiato l’agenzia non governativa chiamata Súmate, che ha ricevuto fondi dal NED. La Machado, ex deputata dell’opposizione, ha firmato il decreto per dissolvere tutte le istituzioni statali durante il fallito colpo di Stato del 2002 contro Chávez.

È chiaro che l’opposizione vuole eliminare tutti i programmi sociali che hanno migliorato le condizioni di vita dei Venezuelani più poveri, sia con mezzi parlamentari che con la violenza.


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Articolo di Cheryl LaBash pubblicato su Workers World l’8 settembre 2016.
Traduzione in italiano a cura di Raffaele Ucci per SakerItalia.it
[Le note in questo formato sono del traduttore]