venerdì 24 agosto 2018

COMUNICATO ddl Patuanelli-Romeo. Disposizioni in materia di prevenzione vaccinale


L'esito delle elezioni del 4 marzo ha generato in gran parte di noi l'idea che si potesse finalmente aprire un canale di ascolto fra le istituzioni e le persone, quelle persone che hanno fatto della loro battaglia per la libertà di scelta vaccinale un momento di crescita individuale e sociale, che nella partecipazione attiva ai convegni, alle manifestazioni, alle riflessioni comuni, hanno maturato la consapevolezza delle proprie scelte. Tutto questo ha fatto riscoprire anche un certo modo di fare politica e ha decretato il successo di chi ha saputo ascoltare queste persone.

Così, dopo un anno di sofferenze e di battaglie estenuanti, su ogni fronte, dalla salvaguardia dei diritti fondamentali in difesa dei bambini, della famiglia, della salute, ci siamo incamminati con fiducia in un percorso di condivisione di contenuti per tracciare una via sostenibile alla revisione della legge 119: abbiamo accettato l'idea di un percorso che doveva avere delle tappe fondamentali e stabilire delle priorità, fra queste, prima di ogni altra cosa, riportare la serenità nelle famiglie, nei nostri bambini, ristabilendo la pace sociale.

Sapevamo che non era un percorso facile, per molte ragioni, ma pochi immaginavano di ritrovarsi nelle condizioni di oggi solo dopo pochi mesi dall'insediamento di quello che doveva essere il "governo del cambiamento".

Il primo passo falso è arrivato con la circolare congiunta del 6 luglio scorso. Gli emendamenti al decreto milleproroghe avevano poi illuso moltissime famiglie italiane, sospese come lo scorso anno nel limbo dell'incertezza per la frequenza scolastica nella fascia 0-6: il ricatto più odioso del dl Lorenzin doveva essere accantonato per un anno e permettere di rifiatare in attesa di portare a termine il lavoro più articolato e impegnativo della revisione generale della legge 119.

Riportare i nostri bambini a scuola, tutti, era non solo un segnale di buon senso e di ragionevolezza ma anche un atto di giustizia: nessuno può mistificare questa realtà. Speculare su questo parlando di provvedimento "no-vax" o di manovra ideologica è non solo irragionevole ma profondamente scorretto. Chi continua ad utilizzare argomenti come il mancato raggiungimento di coperture vaccinali del 95% a garanzia della popolazione più debole e non vaccinabile, non solo dice il falso ma utilizza la scienza e il metodo scientifico come un atto di fede, rendendola di fatto un prodotto "ideologico".


Il professor Giulio Tarro dichiarava a questo proposito nei giorni scorsi:
Il rinvio dell'obbligo vaccinale contenuto nel DL milleproroghe ha un profondo significato perché finalmente si tende a informare il cittadino e quindi al rispetto necessario alla sua conoscenza e si dà il tempo perché questo possa avvenire. Si evita di scombussolare le famiglie che potranno decidere sulla giusta causa della misura vaccinale nell'ambito della promessa informazione fornita dal Ministero e senza l'obbligo giustificato da una campagna di terrorismo anche da parte di fonti ufficiali che dovrebbero collaborare al nuovo orientamento della persuasione.

Dopo questo atto che ritenevamo un punto fermo, siamo ricaduti nel caos, creato ad arte per inibire ogni possibile inizio di revisione delle norme sull'obbligo vaccinale, abbandonando la ragione e il buon senso. Le polemiche a cui stiamo assistendo attoniti sono il frutto di una propaganda senza vergogna che continua a cavalcare il tema della salute come fosse un territorio di conquista di questa o quella parte politica, di qualche associazione di medici, di pediatri e ... addirittura di presidi!

Ognuno ha la verità in tasca: basta ripetere ossessivamente le solite litanie sull'effetto gregge e sulla sicurezza ed efficacia della profilassi vaccinale per diventare esperti e strateghi della sanità pubblica.

E tutti (o quasi ...) a correre dietro a questo paradigma, pronti a rinnegare di averlo messo in discussione anche una sola volta.

Eppure, sarebbe bastato veramente usare per un momento la testa e un po' di buon senso: in un momento di rara lucidità politica il sottosegretario alla Salute Bartolazzi aveva cercato di dare un taglio alla "saga dei vaccini" (come lui la definisce ...) e ad un "dibattito viziato da assenza di dati scientifici". Afferma Bartolazzi:
... Il metodo scientifico (e non la divulgazione scientifica) impone la raccolta di dati, la verifica e l'analisi degli stessi e la messa in atto di azioni correttive per la salvaguardia della salute di tutta la popolazione. Serve una rete di anagrafi vaccinali regionali efficiente, costituire un team di tecnici esperti privi di condizionamenti politici ed economici, e redigere un Piano vaccini adatto al nostro momento storico. Impossibile sorvolare sulla grave assenza di questi tre elementi fondamentali.
Invece no: abbiamo assistito alla "crocefissione" del consigliere M5S Davide Barillari, proprio per mano dei suoi compagni di partito che non hanno "gradito" la coerenza di una persona che ha cercato di mantenere la promessa di lavorare con impegno per la riforma di una legge ingiusta, coinvolgendo proprio quelle persone che avevano qualcosa da dire perché genitori, medici, biologi, legali ... impegnati in trincea da sempre su questo fronte e che credevano fortemente di poter avere nel movimento un interlocutore libero da pregiudizi.

E quindi, per arrivare alle cose più recenti, forse per cancellare il peccato originale del consigliere "ribelle", forse per altre ragioni o alchimie della politica, il M5S decide, unitamente al partner di governo, di presentare in fretta e furia un "aborto" di disegno di legge (a firma dei senatori Stefano Patuanelli, M5S e Massimiliano Romeo, Lega).

Ma come! Il ministro, che nella presentazione del suo primo atto formale sui vaccini, la famosa circolare del 6 luglio, ci presenta il dott. Vittorio Demicheli come referente del tavolo di lavoro tecnico che dovrà dare le linee guida per riscrivere la legge 119, coinvolgendo personalità indipendenti del mondo scientifico, decide improvvisamente che bisogna per forza depositare questo scempio?

Per quali ragioni, se ci è consentito di sapere? Forse il ministro, il M5S, la Lega ... pensavano che davanti ad ogni atto che mettesse in crisi il meccanismo diabolico della legge 119, i sostenitori del pensiero unico e la loro organizzazione mediatica stendessero un tappeto rosso?

Perché per difendersi dai loro attacchi (peraltro costruiti con le solite falsità ...) si continua a professare la fede nell'obbligo vaccinale e ad offendere i genitori che intendono scegliere con coscienza e consapevolezza definendoli scellerati (Di Maio, N.d.R.)?

Perché non si ha il coraggio delle proprie azioni e si comincia a dire la VERITA' sulle vaccinazioni e su tutte le aberrazioni della legge 119? Almeno la ministra, il capo politico del M5S e la Lega avessero letto quello che ha detto il dott. Demicheli, si proprio lui ..., in questi giorni:
... C'è bisogno di una legge quadro sulle politiche vaccinali, che inserisca queste in una strategia più ampia di prevenzione di tutte le malattie. Con una guerra di religione in atto sembra azzardato dirlo, ma in verità quello dei vaccini è un problema piccolo se lo paragoniamo alle stragi provocate ogni anno da fumo, infezioni ospedaliere e stili di vita sbagliati, ... Rendere la salute una cosa obbligatoria per legge mi sembra una contraddizione in termini e dalla mia credo ci siano trent'anni di raccomandazioni dell'Oms sulla necessità di favorire scelte convinte e non coercitive ... su questo punto (la difesa dei bambini immunodepressi, N.d.R.) mi sembra si sia scatenata una guerra di religione. Questi bambini vanno protetti da tutti i rischi di contagio e le infezioni vaccinabili sono una minima parte. Nella scuola va affrontato caso per caso ...
La VERITÀ non è PRO-VAX e non è NO-VAX né FREE-VAX!

La salute, sia individuale che collettiva è un tema importante e complesso: ridurlo ad una discussione sterile ed esclusiva sulle vaccinazioni non ha alcun senso. D'altra parte, la storia delle vaccinazioni nel contesto dello sviluppo socio-economico e del progresso scientifico ci insegnano ben altro. La vaccinazione di massa e con essa l'obbligo vaccinale non rispondono a nessun criterio di scientificità né di logica. La VERITA' e la SCIENZA sono ben altra cosa e la discussione va riportata nel suo giusto alveo.

Se questo sarà lo spessore politico e il metro di quello che doveva essere l'inizio di un percorso comune verso la revisione della legge 119 non ravvediamo, purtroppo, alcuno spazio di manovra: il condizionamento esclusivo della discussione sul fronte dell'immunità di gregge e sulle quote minime di copertura vaccinale, definite peraltro da organismi internazionali che non tengono conto del contesto nazionale, pone un ostacolo insormontabile sulla strada del confronto.

Considerare le coperture vaccinali come un indicatore primario delle strategie vaccinali è totalmente fuorviante. In primis perché trascura il monitoraggio dell'efficacia delle coperture immunologiche effettive e la loro durata nel tempo, poi, perché elude il controllo sulle reazioni avverse e la loro possibile evoluzione nel tempo, attraverso una seria indagine epidemiologica nella popolazione.

Gli obiettivi di copertura vaccinale sono discutibili anche da un punto di vista dei potenziali conflitti di interesse: a livello internazionale sono definiti infatti dal Global Vaccine Action Plan (GVAP) 2011-2020. A livello nazionale sono definiti nel PNPV che chiaramente si ispira al Piano europeo EVAP che rappresenta la contestualizzazione del Piano Globale GVAP. Tra i sostenitori di questo piano ambizioso ci sono organizzazioni internazionali come l'OMS, l'UNICEF e le Nazioni Unite, ma anche agenzie private e fondazioni come Bill & Melinda Gates Foundations, GAVI Alliance, accademici e le stesse aziende produttrici di vaccini.

Per questi motivi il PNPV attuale non può essere un documento di riferimento per decidere in merito all'obbligatorietà vaccinale che questo disegno di legge vincola al raggiungimento delle coperture obiettivo o alle emergenze sanitarie. Posto che la seconda condizione richiede di intervenire con una valutazione rischio-beneficio di responsabilità "vasta", le cosiddette "coperture minime di sicurezza" (che peraltro perseguono obiettivi ambiziosi di eradicazione delle malattie) sono soggette a valutazioni del tutto arbitrarie, non sono mai state riscontrate nella realtà e non tengono in minima considerazione il contesto del territorio.

Mettere nella mano di funzionari ministeriali un tale strumento di coercizione potrebbe portare agevolmente l'istituzione a decidere, sulla base di "significativi scostamenti dagli obiettivi prefissati", adottando Piani straordinari d'intervento, obbligando determinate coorti di nascita alla vaccinazione, con ripercussioni in tutti gli ambiti, da quello scolastico, a quello lavorativo o altro ancora. Ogni sei mesi, teoricamente, potremmo ritrovarci ad adempiere a un qualche obbligo vaccinale.

Occorre poi distinguere finalmente la questione degli immunodepressi (siano essi bambini che adulti) da quella dell'emergenza sanitaria: quello che si sta facendo, di fatto, è trattare questi due ambiti con la stessa soluzione, ovvero con la "copertura vaccinale", atta a garantire il presunto effetto gregge allo scopo di proteggere la comunità da ipotetiche epidemie ma anche gli immunodepressi dal contagio.


Dobbiamo decidere quindi se siamo di fronte ad una emergenza permanente o ad una misura di protezione di una fascia debole della popolazione o ad entrambe contemporaneamente: nel primo caso occorrerebbe dichiarare lo stato di emergenza sanitaria, mentre nel secondo sarebbero necessarie ben altre misure di protezione individuale, dal momento che i protocolli vaccinali previsti dal PNPV rappresentano solo in minima parte una protezione per questi individui.

Vogliamo poi ricordare che NON esistono cittadini di uno stato minore: accanto ai bambini immunodepressi e alle loro famiglie ci sono i bambini danneggiati dalle vaccinazioni e le loro famiglie. Probabilmente i primi e i secondi potrebbero far parte, in una certa misura, di entrambe le categorie. Come li difendiamo e come li tuteliamo? Come facciamo prevenzione in questo caso? Nel disegno di legge M5S-Lega questo tema è completamente assente!

In conclusione, pur offrendo sempre e comunque la massima disponibilità al confronto, dobbiamo registrare un arretramento preoccupante sul fronte del libero confronto, certamente scientifico ma anche sociale, sulla riforma della legge 119: il livello del confronto è tornato su un piano di contrapposizione piuttosto che di integrazione. Da una parte lo Stato che utilizza la scienza come uno strumento di Élite e dall'altro una parte consistente della popolazione (valutata comunque "minoranza") destinata alla "promozione" a senso UNICO delle vaccinazioni previste dal PNPV e alla "rimozione dei fattori che ostacolano il raggiungimento di adeguate coperture vaccinali ...".

Questo linguaggio, oltremodo offensivo e indegno per un paese civile, dove il confronto democratico richiede pari dignità delle parti in gioco, denota una pericolosa deriva che allontana irreversibilmente la prospettiva che si era aperta dopo le elezioni del 4 marzo. Il governo dica chiaramente la strada che vuole percorrere così che ognuno si possa regolare di conseguenza. Comilva saprà fare la sua parte.


Associazione COMILVA Onlus




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fonte: http://www.informasalus.it/it/articoli/comunicato-comilva-patuanelli-romeo.php 

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