giovedì 30 agosto 2018

I caschi bianchi ampliano la campagna false flag


Una cinquantina di bambini sono stati rapiti dai caschi bianchi di al-Nusra per essere uccisi davanti alle telecamere. La campagna dei caschi bianchi di “finta sospensione”, di rapimenti ad Idlib continua e si espande. Negli ultimi dieci giorni, media affidabili hanno denunciato la campagna di rapimenti di massa condotta da Jabhat al-Nusra e da altre bande terroristiche a Idlib. 

Tali bande di al al-Qaida sono impegnate in rapimenti di giovani col pretesto che intendevano partecipare al processo di riconciliazione guidato dal governo siriano. Fonti di Idlib indicano anche la probabilità di usare i rapiti, forse 1000 siriani, come vittime di un imminente attacco chimico inscenato. 

Tale campagna malvagia si è estesa anche al rapimento di decine di bambini a Idlib e villaggi vicini par mano delle stesse bande terroristiche, compresi i caschi bianchi. Tre bambini di una famiglia di Tarmin, villaggio nelle campagne di Aleppo, furono rapiti. Altri bambini furono rapiti dal villaggio di Zerba e dal campo di Qah di siriani sfollati al confine con la Turchia. 

Nel frattempo, i resti dei caschi bianchi (portati illegalmente da Israele in Giordania e sparsi in Paesi occidentali come Germania e Canada) chiesero che i membri venissero concentrati in specifiche aree di Idlib, dove prevedono di registrare i loro omicidi nell’ambito di una nuova bufala chimica.

Gli “esperti” della società mercenaria inglese Olive, sono entrati illegalmente in Siria e si trovano nella regione per addestrare i caschi bianchi di al-Qaida in un’altra opera di salvataggio fasulla per convincere l’opinione pubblica a credere agli attacchi inventati che spacciano. Il loro massacro è reale, ne sono gli autori. 

Tale scenario non è il primo orchestrato dall’occidente ed eseguito dalle loro organizzazioni illegali in Siria. 

Si ricordi l’attacco chimico del “Ghuta” nel 2013, quando la maggior parte dei bambini filmati in tale attacco terroristico erano stati rapiti nealla campagna settentrionale di Lataqia dopo il massacro della maggior parte delle loro famiglie, nei villaggi di Balutah, Barudah, ecc. I massacri furono commessi da terroristi ceceni, sauditi e qatarioti di al-Qaida, ma spacciati come “ribelli”. 

Al-Jazeera controllata dalla monarchia del Qatar faceva parte delle bande terroristiche e costrinse alcune donne a ringraziare i loro rapitori per un così buon trattamento (nel febbraio 2017, la Siria poté negoziare la libertà di 58 prigionieri). Molti furono decapitati, molte donne violentate e poi massacrate. Molte furono bollite e molte il feto strappato dal ventre coi coltelli Nessuno delle Nazioni Unite se ne preoccupò. 

Piangono lacrime di coccodrillo per i loro caschi bianchi terroristici e i loro film fasulli sui nostri bambini che macellano, e poi danno feste da ballo. I bambini siriani sono vittime due volte e lo diventano per la terza volta con le menzogne dei media. Tali bugie incontrano l’agenda occidentale per bombardare la Siria dopo aver accusato l’Esercito Arabo Siriano di aver commesso le atrocità opera dei loro terroristi prezzolati. Tali bugiardi sono impegnati a fermare i successi militari nella liberazione del nostro Paese dai terroristi stranieri.

Il giorno dei massacri e dei rapimenti a Latakia nel 2013 era una domenica di agosto. La chiamiamo “domenica nera”. Una nonna siriana disse: “quello che è successo a noi potrebbe far piangere le montagne dalla tristezza”. La nostra tristezza echeggia, ma gli occidentali credono alle bugie dei loro media. Sono sordi e ignorano anche quando i selvaggi caschi bianchi ammettono la verità sulle loro atrocità. 

Le foto di quattro bambini siriani venivano fornite dal deputato Faras Shahabi, che avvertiva che i bambini erano tra i tanti rapiti dai caschi bianchi nella città di Zirbah, ad ovest di Aleppo, per essere vittime dell’imminente beffa chimica. Riteniamo i capi di USA/Regno Unito/Francia direttamente responsabili della loro sicurezza. 



fonte: Afra Dagher, Friends of Syria, 28 agosto 2018

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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