martedì 14 agosto 2018

L'instabilità di Yellowstone: quali prospettive?

 © AP Photo / Julie Jacobson

Sputnik Mundo ha discusso del comportamento instabile del super vulcano di Yellowstone con Vasily Lavrushin, professore emerito in Scienze Geologiche e Mineralogiche dell'Istituto Geologico dell'Accademia Russa delle Scienze.

— Uno dei problemi più attuali legati ad Yellowstone è la possibilità che nel prossimo futuro si verificherà un'eruzione del supervulcano. Ad Yellowstone ci sono circa 10mila sorgenti calde e geyser. L'attività delle fonti di zolfo indica una forte attività magmatica nelle profondità sotto Yellowstone. Suggerisce l'inizio dell'attività vulcanica nella regione?
Lavrushin: il punto è che si tratta di un focolaio vulcanico giovane e attivo. Non dice se inizia o meno l'eruzione. Un semplice esempio. La valle dei geyser in Kamchatka. E' pieno di sorgenti calde. Naturalmente, relativamente di recente si sono verificate eruzioni nelle vicinanze, ma non sono cose direttamente correlate. Se la temperatura della sorgente è aumentata bruscamente, aumenta la formazione di vapore, può essere uno dei segnali di attivazione, ma nulla dice del numero di sorgenti e della temperatura in un regime stabile.
— Il vulcano Yellowstone è un'enorme fonte di energia vulcanica inutilizzata. Secondo lei, gli scienziati possono utilizzare questa fonte di energia geotermica?

Lavrushin: Sì, c'è già una tale esperienza. Almeno dagli anni '60 e '70, l'energia geotermica viene sfruttata in Islanda, Kamchatka, Nuova Zelanda e Giappone, dove si trovano registrate aree vulcanicamente attive. Se ci fossero compratori, sarebbe conveniente. Occorre inoltre tenere conto delle caratteristiche di temperatura dei sistemi. Tutto è possibile.
— Nel 2017 gli scienziati della NASA hanno affermato che potrebbero prevenire un cataclisma globale e allo stesso tempo trarne beneficio. I ricercatori hanno scoperto che l'energia geotermica raccolta dalle camere magmatiche del super-vulcano potrebbe bastare per alimentare l'intero territorio statunitense. Pensa che sia possibile usare Yellowstone come una sorta di impianto di calore? Può prevenire la minaccia di eruzione?
Lavrushin: Per come ho capito, risolvere questo problema usando l'energia geotermica, secondo i loro calcoli, porterà al raffreddamento di parte del focolaio magmatico. Il fatto che ci possa ricavare molta energia da un grande focolaio vulcanico è indubbio. Forse è davvero possibile costruire una sorta di centrale geotermica, ma quanto possa scongiurare l'eruzione del supervulcano, se ci sarà ancora e se è valido il modello (la tesi che si tratti di un supervulcano, un modello geologico ben determinato, viene accettata, ma tuttavia questo modello ammette sempre, anche se con valori molti piccoli, la probabilità che non sia vero), per cui ha radici profonde per diverse centinaia di chilometri nel mantello, è un grande interrogativo. Questo può essere vero per le piccole formazioni vulcaniche, nelle quali, grosso modo, hanno raffreddato la camera magmatica vicino alla superficie, per cui si è stabilizzata. E se stiamo parlando di un super-vulcano che si alimenta da grandi profondità, più di 10, 15 o 20 chilometri, allora è un affermazione audace.
— La scorsa eruzione vulcanica, avvenuta 640.000 anni fa, fu catastrofica e coprì il continente americano con ceneri e fumo. Una futura eruzione su questa scala può innescare l'espulsione di migliaia di chilometri cubici di rocce e cenere. Quali conseguenze può portare una nuova eruzione? Provocherà l'inverno globale sul pianeta?
Lavrushin: Teoricamente, tutto è possibile. Un'altra domanda è se una tale catastrofica eruzione sia possibile di nuovo nello stesso focolaio. La questione rimane aperta.
Pensa che un'eruzione in questo posto non possa più verificarsi?
Lavrushin: Non c'è risposta a questa domanda. Da un lato Yellowstone è una zona attiva, detta punto caldo [in inglese hot-spot, zona della superficie terrestre interessata da un'anomala risalita del mantello verso la superficie — ndr]. Non si sa quanto sia ripetibile, tuttavia i focolai vulcanici hanno il loro ciclo di sviluppo. Dopo grandi eruzioni catastrofiche, non necessariamente segue un altro evento eruttivo. Possono fermarsi e restare calmi. Ma possono ripetersi. E' difficile da prevedere. Un semplice esempio, il vulcano Santorini [caldera di Santorini, isola nel Mar Egeo — ndr]. C'è stata una grande eruzione, tutto è finito. Sempre resta qualche elemento di speculazione e discussione. Gli scienziati a volte esagerano per ottenere sovvenzioni, finanziamenti aggiuntivi. Ripeto che il modello di un'eruzione ad Yellowstone esiste, ci sono opinioni del genere, ma quanto sia verificabile ce lo mostrerà la storia. Nella zona della caldera di Yellowstone viene monitorata l'attività vulcanica: vengono installati ricevitori sismici e vengono monitorate le sorgenti termali. In linea di principio, queste cose ora, anche se non al 100%, godono almeno di una tecnologia collaudata per la previsione delle eruzioni. Anche i vulcanologi russi hanno elaborato il proprio sistema di previsione per l'eruzione del vulcano Tolbachik, nella parte orientale della Kamchatka, fu il primo almeno. In Islanda questi lavori sono in corso, anche in Italia, dove esiste il rischio di eruzione.


fonte: https://sptnkne.ws/jr8f

Nessun commento:

Posta un commento