"L'antisemitismo violento" imperversa maggiormente in Europa occidentale e Nord America, dove coesistono numerose comunità di ebrei e musulmani.
Lo
scorso anno nel mondo il numero di casi di "violenza antisemita" è
aumentato di quasi il 40%, valore record negli ultimi 6 anni, si afferma
in una relazione redatta congiuntamente dal Congresso Ebraico Europeo
(EJC) e dall'Istituto sulle Ricerche dell'antisemitismo moderno e del
razzismo dell'Università di Tel Aviv.
Uno dei gruppi più autorevoli di ricercatori dell'ebraismo moderno ha contato 766 attacchi, che includono l'uso di armi, incendi dolosi, atti di vandalismo e minacce dirette contro gli ebrei, le associazioni e la proprietà privata. Si tratta del 38% in più rispetto al 2013 e il valore più alto dal 2009, quando venne fissato il record assoluto degli ultimi 2 decenni di osservazioni.
"L'antisemitismo violento" imperversa maggiormente in Europa occidentale e Nord America, dove coesistono numerose comunità di ebrei e musulmani. In Francia i ricercatori hanno registrato 164 aggressioni, nel Regno Unito 141, negli Stati Uniti 80. Il numero di tali crimini è triplicato nel corso dell'anno in Australia e in Belgio, è raddoppiato in Germania, Austria e Italia, in Svezia è aumentato di 5,6 volte, in Sud Africa di 14 volte, è scritto nella relazione.
In Europa orientale, in particolare nell'ex Unione Sovietica, la situazione è di gran lunga migliore. Secondo i ricercatori, nel 2014 in Russia si è ridotto il numero di casi di "antisemitismo violento" da 15 a 12. Tra essi c'è solo un attacco contro un ebreo che, come riconosciuto dagli autori della relazione, potrebbe non avere connotazioni nazionalistiche.
Un peggioramento significativo della situazione non è stato rilevato dai ricercatori in Ucraina, dove il periodo di riferimento è stato caratterizzato da una crisi politica profonda, con il cambio di governo violento e un conflitto civile. Nel Paese sono state commesse 28 azioni classificate come "antisemitismo violento", rispetto alle 23 dell'anno precedente. Per questo indicatore l'Ucraina è prima tra le ex repubbliche sovietiche.
Gli autori sostengono che in Ucraina è apparso un nuovo fenomeno di "antisemitismo provocatorio", quando le azioni antisemite sono perpetrate per screditare l'altra parte del conflitto interno, attribuendole tendenze xenofobe o l'incapacità di proteggere la popolazione ebraica nel proprio territorio.
Uno dei gruppi più autorevoli di ricercatori dell'ebraismo moderno ha contato 766 attacchi, che includono l'uso di armi, incendi dolosi, atti di vandalismo e minacce dirette contro gli ebrei, le associazioni e la proprietà privata. Si tratta del 38% in più rispetto al 2013 e il valore più alto dal 2009, quando venne fissato il record assoluto degli ultimi 2 decenni di osservazioni.
"Molte vie delle città europee sono diventate terreno di caccia per gli ebrei, motivo per cui molti sono costretti a rinunciare a visitare le associazioni e le sinagoghe. Alcuni decidono di lasciare il continente, molti hanno paura di uscire in strada," — ha descritto così la situazione il presidente del Congresso Ebraico Europeo Vyacheslav Moshe Kantor.
"L'antisemitismo violento" imperversa maggiormente in Europa occidentale e Nord America, dove coesistono numerose comunità di ebrei e musulmani. In Francia i ricercatori hanno registrato 164 aggressioni, nel Regno Unito 141, negli Stati Uniti 80. Il numero di tali crimini è triplicato nel corso dell'anno in Australia e in Belgio, è raddoppiato in Germania, Austria e Italia, in Svezia è aumentato di 5,6 volte, in Sud Africa di 14 volte, è scritto nella relazione.
In Europa orientale, in particolare nell'ex Unione Sovietica, la situazione è di gran lunga migliore. Secondo i ricercatori, nel 2014 in Russia si è ridotto il numero di casi di "antisemitismo violento" da 15 a 12. Tra essi c'è solo un attacco contro un ebreo che, come riconosciuto dagli autori della relazione, potrebbe non avere connotazioni nazionalistiche.
Un peggioramento significativo della situazione non è stato rilevato dai ricercatori in Ucraina, dove il periodo di riferimento è stato caratterizzato da una crisi politica profonda, con il cambio di governo violento e un conflitto civile. Nel Paese sono state commesse 28 azioni classificate come "antisemitismo violento", rispetto alle 23 dell'anno precedente. Per questo indicatore l'Ucraina è prima tra le ex repubbliche sovietiche.
"Come negli anni precedenti, i principali obiettivi degli attacchi antisemiti sono state le istituzioni ebraiche e i memoriali dell'Olocausto. In alcuni casi lo stesso obbiettivo è stato più volte oggetto di atti vandalici. Così è stato con le istituzioni ebraiche a Nikolaev e al memoriale "Babi Yar" nei pressi di Kiev", — si legge nella relazione.
Gli autori sostengono che in Ucraina è apparso un nuovo fenomeno di "antisemitismo provocatorio", quando le azioni antisemite sono perpetrate per screditare l'altra parte del conflitto interno, attribuendole tendenze xenofobe o l'incapacità di proteggere la popolazione ebraica nel proprio territorio.
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