Italia: irrorazione NATO di nanoparticolato cancerogeno, teratogeno, mutageno |
C’era una volta il paese più bello del mondo. Aveva
la forma di uno stivale, compreso lo sperone nel cuore d’Europa, e le sue
meravigliose isole, dalla Sicilia alla Sardegna.
Povero belpaese: abbattiamo senza sosta gli alberi,
bruciamo i boschi, seppelliamo mle coste sotto valanghe di cemento, massacriamo
il paesaggio.
Non si può smentire che vige nel belpaese un modello
di sviluppo imposto da un’accozzaglia di politicanti che non ha esitato a istituzionalizzare
il reato permanente contro l’ambiente e i cittadini, anteponendo interessi
privati ai collettivi. le leggi proteggono la speculazione.
Altro che bandierine blu, comporate con denaro pubblico un tanto all'etto. Tutto il mar nostro è in agonia, molti fiumi e
torrenti sono ormai irrecuperabili, mentre le falde acquifere risultano
inquinate. Sui litorali c’è ormai più schiuma chimica vomitata
ininterrottamente dalle cloache urbane nonché scarti di petrolio che sabbia.
Il
processo di avvelenamento dell’aria, non è più soltanto affidato alle industrie,
alle centrali nucleari e agli scarichi automobilistici, ma prevalentemente agli
aerei irroratori della Nato che notte e giorno nebulizzano nell’aria dei centri
abitati nanoparticolato cancerogeno, teratogeno e mutageno.
Il livello di contaminazione dell’acqua e del suolo
avanza inesorabile sostenuto, incoraggiato e protetto da chi comanda per conto delle
multinazionali.
Eppure c’è ancora chi crede che la tecnologia, questa tecnologia asservita all’unico scopo del massimo profitto, sia simbolo di progresso civile. C’è ancora chi ritiene di affidare agli “esperti” la fissazione dei limiti di sicurezza, delegando così ai padroni di queste tecnologia infernale un giudizio che loro non compete. Ecologia e tecnologia, anzi tecnocrazia: il nostro dramma è non controllare un’espansione infinita in un mondo finito.
L’inquinamento morale è la causa prima di deterioramento dei
rapporti e dei valori umani.
E’ la società che non conosce altro valore che il
profitto e vuole lo sfruttamento immediato ed esaustivo di tutte le sue
risorse. Come ad esempio ha pontificato anche di recente un certo Romano Prodi
(già dipendente di Goldman Sachs), a proposito dello sfruttamento petrolifero in
Basilicata. Prodi ha ripetuto “di più, di più”. la Lucania sta per stramazzare: nelle
acque sorgive, un tempo la risorsa che ha dissetato anche la Puglia, ormai
sgorgano scarti di idrocarburi radioattivi. Date un’occhiata ai dati sull’inquinamento
contenuto nell’acqua tossica del Pertusillo. Questa tendenza predominante sul
buonsenso sarà anche nella logica del finto progresso, ma non in quella della
civiltà.
Oggi una generazione ben addomesticata dai consumi,
che potenzialmente avrebbe enormi possibilità di crescita e di benessere si
avvia, invece, verso l’autodistruzione sempre più accelerata.
Forse, la vera ragione del male va ricercata in noi
stessi, nella nostra incapacità di autocontrollo e autodisciplina, nella
mancanza di rispetto per quei valori ambientali e naturali su cui si misura la
civiltà di un popolo.
Siamo ormai abituati a pensare che la dignità è
costituita, anzi si confonde con una sempre maggiore quantità di oggetti da
comperare con una maggiore quantità di denaro.
Sopravviviamo tutti come in una
sorta di tensione nevrotizzante continua che ci rende aridi e irascibili,
egoisti e astiosi.
L’ecologia è ormai strumentalizzata per i più
indegni interessi di parte e commerciali: la bandiera di conservazione della
natura è diventata oggetto di mercificazione.
Non vediamo che vengono assegnati i premi per l’ecologia
ai grandi inquinatori di Gaia, dai produttori di energia elettrica i cui camini
scaricano centinaia di tonnellate al giorno di acidi sulla testa di italiane e
italiani, ai grandi fabbricanti di carburanti, di automobili, di materie plastiche,
ossia a coloro che contribuiscono ai più grossi problemi di deterioramento ambientale?
Non abbiamo sentito dichiararsi amanti e protettori
di madre natura i cacciatori che uccidono senza ritegno l’oggetto del loro
amore?
La parola ecologia non rimbomba forse nella bocca
corrotta di politicanti che fanno leggi pessime. E che dire della
strumentalizzazione che dell’ecologia
hanno fatto e continuano a fare le società petrolifere: Shell, Total, Eni e
così via? E’ una strumentalizzazione che vuole continuare a illudere, senza
ombra di saggezza, adoperata come droga che ha la pretesa di fare la vita più
bella. Ma ormai le patologie tumorali, le malattie incombenti e la scarsità di
risorse non sono più facili da nascondere o da mistificare nelle loro
conseguenze, ormai chiare e visibili a chiunque tenga gli occhi aperti.
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