“Lo spirito dell’infanzia
mette il cielo nelle tue azioni.”
(Dugpa Rimpoce)
“Se
riesco a far sì che tu odi te stesso, mi sarà più facile dominarti - e
ancor più addomesticarti - e questo è ciò che erroneamente definiamo la
nostra “educazione”. La società stessa ti insegna ad essere sempre
insoddisfatto in modo da indurti al consumismo, un consumismo che ha sì
assicurato dei benefici economici alla società, ma le ha anche fatto
pagare un prezzo molto alto: la guerra.
Non
potrai mai amare gli altri se detesti te stesso. Amare significa non
commettere violenze e rispettare la libertà; l’amore, infatti dice: “Io
sono dalla tua parte, non contro di te”. Finché esigiamo di essere un
modello adattato a uno stampo che ci va stretto e viviamo con una
maschera dietro alla quale celiamo i nostri egoismi, le nostre invidie e
le nostre amarezze, genereremo frustrazione e violenza, oltre
all’ipocrisia e fomenteremo le guerre.
Ci
reputiamo pacifisti, ecologisti e ci scandalizziamo delle torture e dei
crimini, ma… hai pensato a come contrastare questo seme di odio intorno
a te? Per prima cosa bisognerebbe bandire dal nostro cuore l’amarezza,
il disincanto e il disamore che favoriscono l’odio, come rivendicazione
delle nostre umiliazioni e delle nostre sconfitte.
Riconoscere
questo implicherebbe già iniziare a conoscere l’origine della nostra
malattia e a curarla in noi stessi prima che negli altri. Dovremmo
toglierci la maschera “delle occasioni” tirare fuori i crucci più
reconditi e i desideri inconfessati. Forse così riusciremmo a conoscerci
e, una volta accettata la nostra vera condizione, potremmo gradualmente
considerare gli altri alla pari senza scandalizzarci delle loro
debolezze.
Da
qui credo si potrebbe avviare partendo dalle radici, lo sradicamento
della violenza. Bisogna tornare ad essere come bambini che non
nascondono le loro armi né le loro debolezze, ma dicono in faccia ciò
che pensano e, per sfogare la collera, a loro basta tirare un paio di
cazzotti e gettarsi a terra, senza che rimangano tracce di rancore.
Per
contrastare il seme dell’odio intorno a noi, inoltre, dovremmo
riconoscere l’enorme abisso che abbiamo scavato fra il modo di essere e
di esprimersi del bambino e il nostro. Mi riferisco ai due mondi che
abbiamo separato e opposto l’uno all’altro: il mondo naturale, sincero e
spontaneo, e il mondo artificiale, pino di insidie, di apparenze e di
trappole.
Nel
migliore dei casi, potremmo arrivare a chiederci se valga la pena di
lavorar e di sforzarci così tanto per lasciare ai bambini un mondo così
complicato e pazzo sotto ogni punto di vista. Per il momento, dobbiamo
avere l’umiltà di fermarci a pensare se non sia più proficuo e sensato
ascoltare i bambini, osservarli, comprenderli e imparare da loro, invece
di avere la certezza di essere dei modelli adatti perché loro cerchino
di copiarci. I bambini sono mutevoli e capricciosi, ma non si vergognano
e non cercano di nasconderlo.
Quando
Gesù ci chiede di dare la vita per gli altri, vuole che ci allontaniamo
dal nostro “ego” per riuscire a offrirci così come siamo alla verità,
dove siamo tutti fratelli. Chi è il più grande del Regno dei Cieli? Gesù
dice che chi non diventa un bambino non entrerà nel Regno dei Cieli.
Perciò, colui che prende atto dei propri limiti entrerà certamente nella
fratellanza universale; questi non considererà nessuno inferiore a sé,
perché vede la propria piccolezza e perciò sarà mite e umile.
I
“grandi” non servono nel Regno dei Cieli perché umiliano e dominano gli
altri. Nel Regno dei Cieli “i primi saranno gli ultimi” perché colui
che ha una funzione maggiore sarà maggiormente responsabile e quindi
servirà gli altri. La grandezza sta nel servire gli altri. quando sei
semplice e umile perché non ti ritieni superiore a nessuno e accetti la
tua verità, sei più vicino alla saggezza di Dio: “Ti benedico, Padre,
perché hai rivelato questo ai semplici e l’hai nascosto ai potenti.”
I
bambini crescono con la sensazione di avere dei genitori contro.
Tuttavia, se non fai violenza al bambino, nemmeno lui ha voglia di
essere violento. La prima cosa da fare per aiutare il bambino represso a
cambiar, consiste nel cercar di eliminare dalla sua coscienza la legge
che gli è stata imposta: la coscienza del “bene e del male” è il
contrario della presa di coscienza.
Prendere
coscienza significa svegliare la sensibilità: una sensibilità che non
ha bisogno della “coscienza” bensì della coscienza per essere felice. Se
sei cosciente, sei sveglio e sensibile a tutto, vedi le cose
coscientemente, con gli occhi trasparenti e per quello che sono e così
non entra in gioco nessun senso del male e del bene. La verità è.”
(Anthony De Mello)
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