Grandi cantieri, grandi affari. Tutto il mondo
è paese, incluso il Giappone.
Nessuna sorpresa, dunque, se spunta anche
a Tokyo il convitato di pietra di molte grandi opere: la mafia.
Peccato
che l’opera in questione sia la bonifica di Fukushima: in ballo non ci
sono treni veloci, ma la sicurezza del pianeta.
Contratti complessi e
carenza di lavoratori disponibili: per questo s’è fatta avanti la
Yakuza, conferma la “Reuters”. Prima il disastro atomico causato da
terremoto e tsunami, poi le menzogne di governo e media
per coprire gli errori della Tepco e la reale entità del dramma: le
autorità giapponesi non hanno ancora fatto i conti seriamente con
l’apocalisse, emergenza sanitaria e contaminazione dell’acqua, dei
terreni agricoli e del cibo. «E’ una guerra nucleare senza una guerra»,
dice lo scrittore Haruki Murakami: stavolta «nessuno ha sganciato una
bomba su di noi», i giapponesi hanno fatto tutto da soli: «Abbiamo
impostato il palco, abbiamo commesso il fatto con le nostre mani, stiamo
distruggendo le nostre terre e stiamo distruggendo la nostra vita». Con
la collaborazione di una potente forza occulta: la mafia.
«Il coordinamento della decontaminazione di Fukushima, operazione
multimiliardaria, si basa sulla criminalità organizzata del Giappone»,
che è «attivamente
coinvolta nel reclutamento del personale “specializzato” per compiti
pericolosi», accusa il professor Michel Chossudovsky dell’istituto
canadese “Global Research”, in un post ripreso da “Come Don Chisciotte”. «Le pratiche di lavoro Yakuza a Fukushima – spiega Chossudovsky – si basano su un sistema
corrotto di subappalto, che non favorisce l’assunzione di personale
specializzato competente». Qualcosa che ricorda da vicino gli strani
appalti a cascata nei quali si infiltrano le cosche, in Europa
e in particolare in Italia, gonfiando i prezzi e spremendo come limoni
le aziende che poi i lavori devono farli davvero. «Si crea un ambiente
di frode e incompetenza, che nel caso di Fukushima potrebbe avere
conseguenze devastanti», visto che ne va della sicurezza di tutti. In
compenso, la manovalanza mafiosa è conveniente: «Il subappalto con la
criminalità organizzata è un mezzo per grandi aziende coinvolte nella
bonifica per ridurre in modo significativo il costo del lavoro».
Alla criminalità organizzata giapponese, continua Chossudovsky, è
affidata anche la delicatissima rimozione delle barre di combustibile
dal reattore 4: il minimo errore potrebbe causare conseguenze
apocalittiche, a livello mondiale, desertificando il Giappone e
investendo di radioattività tutto l’oriente, dalla Cina all’Australia.
In ballo, la rimozione con una gru di 1.300 barre di combustibile
nucleare: in caso di incidente (anche solo il contatto fra due barre) si
calcola che si produrrebbe un’onda radioattiva pari a 14.000 bombe di
Hiroshima. Operazione che, a quanto pare, sarà effettuata da aziende non
proprio pulite: la “Reuters” documenta il ruolo della Yakuza e il suo
«rapporto insidioso» con la Tepco e i ministeri della salute, del lavoro e del welfare.
Solo nella prefettura di Fukushima, conferma la polizia nipponica,
operano almeno 50 clan, con oltre mille affiliati. Gli investigatori
sono al lavoro
per tentare di sradicare la criminalità organizzata dal progetto di
bonifica nucleare. In una rara azione penale, il boss Yoshinori Arai è
stato appena condannato per aver intascato 60.000 dollari facendo la cresta sui salari degli operai, ridotti di un terzo.
Il mafioso, continua Chossudovsky, è stato condannato per la
fornitura di lavoratori per un sito gestito da Obayashi, uno dei
maggiori imprenditori del Giappone, a Date, una città a nord-ovest della
centrale di Fukushima, investita dalle radiazioni dopo il disastro. Per
un funzionario della polizia, il caso Arai è solo «la vetta
dell’iceberg», perché l’intera bonifica di Fukushima puzza di mafia. «Un
portavoce di Obayashi ha detto che la società “non ha notato” che uno
dei suoi subappaltatori stava prendendo lavoratori da un criminale», ma
l’azienda si impegna ora a collaborare con la polizia. Peccato che la
testa dell’organizzazione sia a Tokyo: ad aprile, racconta “Global
Research”, il governo ha selezionato ben tre società implicate
nell’invio illegale di lavoratori a Fukushima: «Una di queste, una
società basata a Nagasaki denominata Yamato Engineering, ha inviato 510
lavoratori per collocare un tubo alla centrale nucleare in violazione
delle leggi sul lavoro».
Tutto questo, per «migliorare le pratiche di business» a scapito della
sicurezza. Già nel 2009, aggiunge Chossudovsky, alla Yamato Engineering
erano stati «vietati i progetti di opere pubbliche», a causa di una
sentenza che definiva l’azienda «effettivamente sotto il controllo della criminalità organizzata».
Nelle città attorno a Fukushima sono al lavoro
migliaia di operai. Tubi industriali, ruspe, dosimetri per misurare le
radiazioni. Tutto questo per pulire case e strade, scavare terreno
vegetale ed eliminare alberi contaminati, per consentire il ritorno
degli sfollati. Centinaia le imprese coinvolte: di queste, secondo il
ministero del lavoro,
quasi il 70% avrebbe infranto le normative. «A marzo, l’ufficio del
ministero a Fukushima aveva ricevuto 567 denunce, relative alle
condizioni di lavoro
per la decontaminazione: ha emesso 10 avvisi, ma nessuna impresa è
stata penalizzata». Una delle aziende denunciate, la Denko Keibi, prima
del disastro forniva le guardie di sicurezza privata per i cantieri. «Di
fronte alla incessante disinformazione dei media
relative ai pericoli di radiazione nucleare globale – conclude
Chossudovsky – l’obiettivo di “Global Research” è quello di rompere il
vuoto dei media e di sensibilizzare l’opinione pubblica, indicando le complicità dei governi, dei media e dell’industria nucleare».
fonte: http://www.libreidee.org/2013/10/fukushima-la-bonifica-nucleare-e-in-mano-alla-mafia/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=feed+%28LIBRE+-+associazione+di+idee%29
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