Cominciò
a notare che i soggetti non erano affetti da nessuna turba
comportamentale a seguito di patologie
psichiatriche. Tranne rarissime eccezioni, si trattava di persone
assolutamente normali e di estrazione assai diversa. Quasi tutti avevano
un lavoro, una famiglia ed una vita sociale nella norma.
Le età erano le più disparate (dai 6 ai 60 anni) così come i livelli
di scolarizzazione e di conoscenza del fenomeno ‘ufo’. La sua ricerca
si conclude affermando l’incredibile identità dei
racconti, non riconducibili agli schemi tipici dei sogni o delle
visioni ma percepiti con un coerente impianto emozionale tipico
dell’esperienza reale, fin nella descrizione di dettagli
esattamente identici da parte di soggetti quanto più lontani dal
punto di vista della loro vita sociale e della loro struttura psichica.
L’incipit del suo bel libro ‘Rapiti!’
(edito in Italia dalla Mondadori) afferma che, in definitiva, non si
tratta solo di un
volume sui rapimenti alieni ma di una riflessione sull’identità. Al
termine della sua breve carriera, bruscamente interrotta da un
misterioso incidente nella città di Londra in cui perse la vita,
lo stesso Mack si accorse di essere interessato al fenomeno
personalmente: di essere stato un addotto anche lui! Davvero sembra la
trama di una pellicola fanta-noir hollywoodiana. Non si capisce
bene se è stata una scoperta fortuita oppure la conseguenza dei
tanti transfert vissuti professionalmente in ambiti così peculiari.
Il
libro di Mack ha uno stile pacato e lineare. Associa riflessioni
mediche con annotazioni personali, in un
clima di emotività controllata ma di grande partecipazione umana. Il
Professore, subì un comitato di esperti, costituito dalla direzione
universitaria per controllarne l’attendibilità e la sua
idoneità all’insegnamento, ma ne uscì vincitore: gli esperti
dichiararono l’assoluta buona fede del personaggio, la sua integrità
mentale e morale e la correttezza della sua
ricerca.
Nota è l’opera di un altro docente universitario statunitense, il Prof. David Jacobs,
insegnante di storia presso la Temple University. Sia Jacobs che
Mack hanno ‘sdoganato’ il tema dei rapimenti alieni e lo hanno inserito
in un contesto medico-scientifico. Questa inclusione ha
trovato poi nelle ricerche di Corrado Malanga
(biochimico, docente di chimica
organica all’Università di Pisa) una conclusione esauriente di
grandissimo valore come facilmente riscontrabile dalla lettura del suo
eccezionale libro 'Alieni e demoni, la Battaglia per la
Vita Eterna'. Occorre ricordare come le conclusioni dei ricercatori
siano spesso in netto contrasto per quanto riguarda la valutazione
finale del problema 'abduction'. La presenza aliena sul
pianeta e sugli esseri umani viene utilizzata, per ultimo, per
comprendere proprio l’uomo stesso, essendo l’alieno in definitiva un
essere molto evoluto tecnologicamente ma davvero poco
interessante nei termini umani di profondità, creatività,
spontaneità. Un utile specchio per comprendere noi stessi, ciò che non
siamo e ciò che possediamo di superiore.
L’approccio
con i soggetti addotti è dei più vari, si parte da un colloquio basato
sulle tecniche della PNL
(programmazione neuro linguistica) all’analisi grafologica, sino
all’ipnosi ed allo studio della fonetica. Il ‘trattamento’ degli addotti
è un processo di auto guarigione indotto dalla
consapevolezza acquisita del problema e da uno slancio di volontà
proprio di una peculiare componente energetica che il Prof. pisano
definisce ‘anima’. Anima possiede una coscienza reale che le
permette di agire sugli archetipi modificando il virtuale e
liberandosi quindi dall’invasione aliena. In un gioco di termini
vertiginoso, ciò che definiamo realtà consisterebbe in una virtualità,
secondo le ricerche di frontiera dei fisici Bohm e Aspect. In questa
visione dell’universo, la realtà è creata dagli archetipi (virtualità),
proprio come nell’incipit biblico: in principio era il
verbo.
La
creazione vista come uno specchio divino nel quale Dio stesso cerca di
conoscersi, acquisendo coscienza di
se. L’asse della coscienza sembrerebbe quindi costituire l’unico
elemento reale ed immutabile di questo scenario, mentre tutto ciò che
costituisce la virtualità (il nostro ‘reale’) è soggetto
all’azione degli archetipi, le ‘forme senza contenuto’, che
avrebbero la funzione di propagare se stesse indirizzando così il
cammino della virtualità.
L’anima
possiede la forza creativa di agire direttamente sugli archetipi
modificando così la virtualità
(realtà). La liberazione dal giogo alieno si basa quindi sulla
volontà dell’addotto, a seguito di una sua presa di coscienza del
problema. Interessanti sono le ripercussioni sul piano umano.
Alcune razze aliene modificherebbero i comportamenti umani in base
ad una pratica di immagazzinamento delle memorie aliene (un contenuto
vitale di un alieno deceduto) nei cervelli umani,
costituiti ad hoc per conservare un grande spazio inutilizzato a
loro disposizione.
Si
comprenderebbero così facilmente i fenomeni di xenoglossia, altrimenti
inspiegabili dalla scienza medica.
Nella memoria aliena infatti è depositata la memoria di tutti i
‘carrier’ che nel passato hanno ospitato quel contenuto estraneo. Si
spiegherebbero bene inoltre tutti i sorprendenti fenomeni
legati alla memoria dettagliata di vite passate.
Un altro aspetto interessante riguarda la clonazione degli esseri umani al fine di ottenere una riserva di
contenitori in caso di ‘guasto’ dell’originale. La possibilità di condurre una gestazione extrauterina sarà a breve una realtà anche con i mezzi a nostra
disposizione, di chissà quale origine.
Per
concludere, comunque la pensiate, un terreno di ricerca avvincente e
fruttuoso. La ‘sindrome di abduction’
è comunque una caratteristica psichica e quindi di interesse comune.
Conoscere se stessi è l’imperativo in questo momento storico nel quale
subiamo gli attentati alla nostra integrità, forse
proprio per tenerci dissociati ed indeboliti per sfruttarci al
meglio. Il grande giogo planetario definito ‘nuovo ordine mondiale’
somiglia decisamente, per le sue intenzioni e modalità di
diffusione, ai parametri psicologici alieni e coincide con i loro
‘desiderata’. Da considerare inoltre che, molti umani senz’anima ma
pieni di livore e pretese autoritarie, collaborerebbero
segretamente con gli alieni in contesti principalmente militari.
Un’umanità prona, indaffarata alla sopravvivenza, distratta e vilipesa è
il terreno di caccia ideale per i predatori d’anima. Un
amico mi segnala la possibilità che tutta questa ricostruzione sia
l’ennesima trappola psicologica montata ad arte per confonderci e
dividerci ulteriormente. Potrebbe darsi, comunque sia un
ambito di ricerca avvincente in grado di spiegare in gran parte le
moltissime anomalie di questi nostri tempi ultimi.
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