lunedì 28 ottobre 2013

In coda per l’iPhone: forse la crisi non è solo economica

“In una età che si considere disillusa, quella di essere padroni di se stessi è l’unica illusione che resiste più tenace che mai”.
[Christopher Lasch – La ribellione delle élite]

C’è gente in attesa da ieri o dall’alba di oggi per conquistare i nuovi smartphone di Apple, gli iPhone 5s e 5c, disponibili da oggi anche in Italia. Quello delle code è oramai un rito da consumismo orgiastico irrinunciabile. L’ingordigia derivata dal desiderio indotto ha oramai pervaso anche l’ex Belpaese.

All’obsolescenza programmata tocca poi il lavoro sporco.

 

Ovviamente – secondo quanto riporta l’Ansa – nonostante la crisi il modello più richiesto e ricercato è il 5s, quello più costoso ma anche con più novità tecnologiche.  La più attesa è fuor di dubbio il sistema di riconoscimento delle impronte digitali Touch ID, che permette di sbloccare l’iPhone 5S ed effettuare anche acquisti o effettuare il log-in con applicazioni ad-hoc.

Che dire? Orwelliano, diabolico e deprimente. Ti inducono ad amare la tua condizione di schiavo, ti fanno aspirare ad essere un sorvegliato speciale – controllando ogni tua mossa 24 ore su 24 – nonchè ti rendono un fiero schiavo al servizio dell’impero capitalista delle multinazionali.


Lo store manager della Apple di Cosenza – un mio caro amico – mi ha confessato che c’è gente che chiama disperatamente da giorni in negozio per prenotare il nuovo feticcio con la mela morsicata, e che si è messa in coda ieri sera, nonostante il gingillo non sia disponibile nel negozo bruzio.

Come la vogliamo chiamare? Follia di massa? Ipnosi collettiva? Rincoglionimento totale?

Il record lo ha bruciato come al solito il Giappone: se a Tokyo per l’iPhone, uscito nel paese da qualche settimana, un ragazzo si mise in coda otto giorni prima, un suo concittadino è già in coda all’Apple Store di Ginza per il nuovo iPad Air che sarà disponibile la prossima settimana, il primo novembre.
Torno a ripeterlo.

Questa crisi è in primis una crisi di coscienza, una crisi culturale e sociale. Quella economica è soltato una conseguenza.

Abbiamo abdicato il nostro libero arbitrio, divenendo pedine del grande capitale globalizzato, che ci sfrutta a suo piacimento.

Quella dei consumi è la nuova religione del mondo distopico della dittura capitalista-mondialista. I suoi adepti sono un branco di pecore prive di spirito critico, senza alcun freno iniditorio e vergogna, “uomini deboli, e perciò lussuriosi” diceva Pasolini.

Folle in fideistico e narcisistico moto perpetuo senza passato, senza presente e soprattutto senza futuro.


di Italo Romano

fonte: http://www.oltrelacoltre.com/?p=17356

Nessun commento:

Posta un commento