Le
parole che seguono saranno, dalla prima all’ultima, pesanti di
drammaticità e marzialità. Drammaticità sconfortantemente confortata,
purtroppo, da segni dei tempi sempre più inequivocabili ed incalzanti.
La forma che userò sarà più del discorso parlato che della trattazione,
dopo tutto il nocciolo della questione è il metodo della ricerca
scientifica, prima dei risultati.
Coraggio.
Inconsapevoli
esecutori stanno definendo l’eliminazione dell’uomo. Questa
affermazione è tanto grave e decisiva in quanto imperniata sulla nuova
antropologia scientifico-spirituale offerta al mondo un secolo fa da Rudolf Steiner.
Solo sulle basi di un concetto globale e globalmente scientifico di
“uomo” è lecito fare simili affermazioni, e sopportarne il peso. Il
concetto “uomo” della cultura tradizionale manca di scientificità ed è,
invero, ammalorato da una povertà di pensiero del quale ci vergogneremo
di fronte ai prossimi millenni, siamo in pieno medio evo, ora. Massimo
Scaligero, eroico epigono italiano dello scienziato tedesco, ha detto
una volta: “Se riunissimo in questa stanza i più grandi scienziati della
terra, non sarebbero in grado di spiegarci un filo d’erba”. È vero al
cento per cento. A molti, moltissimi, troppi sfugge che l’esaltata
scienza moderna non è altro che morta tecnologia, onanismo scientifico
da laboratorio di “micromani megalomani”. Tutta la sua potenza cade in
ginocchio appena esce dal laboratorio, già di fronte alla vita. Dov’è la
capacità di osservare la realtà viva e palpitante nella sua pienezza e
complessità? Questa “scienza” (da adesso in poi le virgolette faranno la
differenza) ha sequestrato e violentato in laboratorio uno spicchio
minutissimo di mondo, estorcendo leggine particolari per poi spacciarle
per leggi universali.
Sono
così nate teorie che sono niente altro che obbrobri di pensiero, come
la gravitazione universale con la sua degna, indesiderata figlia, la
“materia oscura”. Micromani megalomani, in una parola riduzionisti.
Trattare scientificamente l’”oggetto” uomo significa dare una risposta scientifica a tutte
le parti costitutive umane. La “scienza” tradizionale dà a malapena una
risposta abborracciata e dilettantesca per la sola parte minerale del
nostro essere: nulla ci dice della forza che la vitalizza, nulla di ciò che la anima, meno di nulla di ciò che le dà la capacità di creare.
È legittimata questa “scienza” a curare la vita e l’anima? A educare?
Prego quanti leggeranno queste righe di porsi seriamente queste domande,
ed agire di conseguenza.
Qual è la base indispensabile per fare scienza? La percezione dell’oggetto indagato. La ”scienza” tradizionale è in grado di percepire
le pure forze che vitalizzano il minerale presente nelle piante,
animali e uomo? No. E le forze che animano animali e uomo? No. E la
forza creatrice presente solo
nell’uomo? Neppure. Come si sarebbe potuti arrivare ad insegnare in
tutte le scuole che l’uomo è un animale intelligente? Siamo in pieno
medio evo, mai stati così in basso.
Qual
è la “forza” di questa “scienza”? La fede! È sempre più evidente che
nel mondo religioso questa forza viene meno: si sta trasferendo nel
mondo scientifico. I nuovi credenti hanno investito il loro infantilismo
su vescovi e cardinali in camice bianco. “Scienziati” confusi e
irresponsabili sostenuti solo dal potere accademico e dalla fede di
scientisti e pericolosissimi sagrestani televisivi (Piero Angela e co.)
Ai nuovi credenti piace sognare con oppiacee indagini intergalattiche, e
non chiedono come è fatto un filo d’erba. Gli piace sognare in universi
subatomici tra le braccia di “studiosi” che non ci hanno ancora
spiegato, scientificamente, cos’è un elettrone. C’è troppa cattiveria in
questo scritto? Purtroppo no, perché è tutto vero, abbiamo a che fare
con apprendisti stregoni irresponsabili (bisognosi, infatti, di comitati
etici) che tengono in ostaggio la nostra salute, fisica e mentale,
nonché l’educazione delle nuove generazioni. No, questo non si può
tollerare più!
Il
“lavoro” di cancellazione dell’uomo è visibile in tutti gli ambiti: in
economia abbiamo a che fare con indici di borsa e altre diavolerie
astratte che addirittura decidono dei destini di governi, dov’è l’uomo?
La nostra salute è ormai affidata a macchine, sia per le diagnosi che
per le cure, abbiamo perfino magazzini con pezzi di ricambio. Tutto
questo senza sapere cos’è un uomo! Quanto saremmo più longevi e sani
senza questa medicina. In agricoltura i produttori di cibo per la razza
umana stanno ultimando
l’opera di distruzione della biodiversità. Inutile continuare con gli
esempi, con un minimo di buona volontà, coraggio e imparzialità chiunque
può farsene una nutritissima collezione. Ma perché tutto questo?
Appunto perché la nostra “scienza” non è in grado di dare scientificamente
quelle risposte in merito alle tre questioni: della vita, dell’anima e
dello spirito creatore operante nell’uomo. Se non abbiamo queste
risposte non sappiamo chi siamo; se non sappiamo chi siamo, come
possiamo difendere noi stessi?
A
queste accuse lo “scienziato” tradizionale risponde: “Lasciateci
lavorare. La realtà è così vasta, ne abbiamo esaminato, con successi
strabilianti, solo un pezzetto, abbiate pazienza!” Eccoci di nuovo di
fronte alla pochezza di pensiero e alla incapacità di osservare la
realtà. Secondo questo pensiero, tra i vari regni
(minerale/vegetale/animale/umano) ci dovrebbe essere continuità. Tale
continuità giustificherebbe pienamente anche una continuità di metodo
della ricerca, e l’affermazione “lasciateci lavorare” sarebbe blindata.
Eppure non è proprio così. È in grado lo “scienziato” di mostrarci la
continuità? No. Certo che una continuità ci deve essere, altrimenti il
mondo non si reggerebbe; ma la continuità è sempre sovraordinata alla
manifestazione sensibile. Una bella immagine esplicativa ce la regala la
musica, se riflettiamo a ciò che lega tra loro le note. Ci viene
raccontato che Mozart diede la seguente indicazione sulla sua tecnica
compositiva: “Io cerco due note che si amano”.
Tornando
a noi, nel passaggio dal mondo minerale a quello vegetale dobbiamo
oggettivamente ammettere che le leggi che nella sfera minerale erano
primarie, in quella vegetale diventano secondarie, sub servienti. Qui il
minerale segue le
forze di crescita e metamorfosi della vita. In questo punto si arena la
ricerca tradizionale, perché non è in grado né di indagare le nuove
leggi conduttrici, né ciò che le lega
alle leggi del minerale. La dimostrazione di questo è che la “scienza “
tradizionale cura la vita con la morte: chimica per le piante e chimica
per animali e uomo. Lo stessissimo discorso va fatto per gli altri
regni. Una vera scienza deve essere globale, capace di seguire la realtà
elevandosi ogni volta alle nuove dimensioni percependole,
anche con mezzi di laboratorio, e adeguando il metodo al fenomeno non
riducendo il fenomeno al metodo. Questa scienza è stata inaugurata un
secolo fa da Rudolf Steiner e i suoi frutti sono visibili e valutabili,
così come lo sono quelli della “scienza” tradizionale. Ad ognuno la
responsabilità, di fronte al futuro della nostra civiltà, di prendere
posizione attivamente, perché non è più tempo di fideistiche posizioni
di comodo tra le braccia di autorità che non esistono più. È giunto il
tempo della signoria dell’individuo libero e consapevole.
Visto
che la drammaticità è stata dichiarata dall’inizio, affrontiamo ora il
padre di tutti i drammi dell’uomo moderno, il suo pensiero. Ho parlato
più volte di “irresponsabilità” e di “inconsapevolezza”, non era una
caratterizzazione secondaria, è il fatto primario: l’uomo ha una consapevolezza postuma del suo pensiero, perciò pericolosa. Qualsiasi uomo, compreso lo scienziato, non ha coscienza di come
si formano in lui i pensieri, ma solo di ciò che si è formato. Il
nostro cervello non è la sorgente dei pensieri ma uno specchio, grazie
al quale prendiamo coscienza del risultato finale, morto (perché riflesso dall’unica zona morta del nostro corpo), di un processo del tutto inconscio, e vivente.
In questo processo, in massima parte subconscio, si mescolano
inevitabilmente elementi “irregolari” che condizionano il risultato
finale. Ecco la fonte dell’irresponsabilità e della inconsapevolezza:
nessuno può dire “Io penso”. Per decretare tutto ciò, una grande mano,
decisiva, ce la dà proprio la “scienza” tradizionale: ha cercato con
tutti i mezzi il pensare nel cervello senza trovarvelo, i più avanzati
neurofisiologi hanno già abbandonato questa convinzione.
Pensare
significa relazionare, cosa? Prima di tutto
i dati percettivi che giungono al cervello tramite i sensi e le
condutture nervose, che non sono ancora sensazioni. Ora cosa succede? Chi
fa la sintesi di questi dati? Qui è l’origine prima del pensiero umano,
e la “scienza” non ha mai risposto. Solo la scienza dello spirito ad
orientamento antroposofico può tenere il controllo globale del processo
del pensiero, perché la sintesi è un atto sovra fisico che viene
proiettato sulla neocorteccia affinchè il nostro Io ne prenda finalmente
coscienza, utilizzando il corpo fisico, quando ormai è tutto fatto. Ma
l’elemento di cui abbiamo coscienza è solo il riflesso morto e
adulterato di un’esperienza dell’Io viva e reale (ma subconscia) con le
essenze delle cose. Così il pensiero di cui abbiamo coscienza e con cui
ci balocchiamo non è altro che un giustapporre arbitrario elementi
astratti e privi, ormai, di realtà, è solo dialettica. Ecco l’origine di
tutti gli errori umani, del materialismo, della sofferenza e di tutti i
danni alla nostra civiltà. Quando lo “scienziato” parla di “oggettività
dei dati”, di eliminazione della soggettività del pensiero, viene da
ridere: non è consapevole che i dati percettivi non si sintetizzano da
soli in concetti e rappresentazioni ma necessitano, per giungere a
coscienza, della sua attività di pensiero. Doppiamente grave perché c’è
una doppia inconsapevolezza: di pensare necessariamente e di farlo
originariamente nel subconscio. Uno dei più onesti è stato Einstein: “La
cosa più incomprensibile del mondo è la sua comprensibilità”.
Consapevole della sua inconsapevolezza, almeno questo.
Un’obiezione che, giustamente, può portare lo “scienziato” tradizionale alla scienza dello spirito riguarda il sospetto di occultismo.
Anche qui si può senz’altro stabilire un dialogo su base scientifica.
L’unica cosa “occulta” che interessa allo scienziato dello spirito è il
funzionamento del conoscere umano che, come abbiamo visto, è in massima
parte sommerso nel subconscio. Tali processi possono essere portati a
coscienza da ognuno in questo tempo, con una corretta disciplina di depurazione e potenziamento
del pensiero ordinario. Ciò che l’uomo conosce dopo tale potenziamento è
sicuramente un contenuto inedito delle cose, ma la base scientifica
rimane granitica e inattaccabile da qualsiasi punto di vista. Quali
contenuti si squadernano ora davanti al ricercatore? Appunto quelli
delle forze vitalizzatrici, di quelle animatrici e di quelle creatrici.
Il
paradigma di eliminazione dell’uomo in tutte le sue tre parti
costitutive, conseguente all’ignoranza della nostra “scienza” e della
nostra cultura, si può dunque configurare nella modalità seguente.
Storicamente la prima parte che fu eliminata dall’autocoscienza fu la
componente creatrice, la parte spirituale. Chi operò questo primo colpo
di spugna? La Chiesa cattolica! Il dottor Steiner guida la nostra
attenzione su un evento storico che ha agito da quel momento, nel corso
dei secoli, come una spugna che ha progressivamente sottratto alla
coscienza la componente spirituale della nostra entità. Si tratta del
Concilio di Costantinopoli, 869 d. c., in cui per decreto fu deciso che
l’uomo era composto
solo di anima e corpo: meno uno! Serve a qualcosa citare la lettera ai
tessalonicesi di S. Paolo? Vi si dice: “Il Dio della pace vi santifichi
sino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo,
si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù
Cristo.” Così lo spirito immanente è stato ricacciato nella
trascendenza, alla faccia del Dio che si fece uomo!
Meno uno! Via lo spirito, ed eccoci animali intelligenti.
Andando
avanti, fino a noi, ecco l’ultimo atto di eliminazione dell’uomo,
compiuto simultaneamente dalla nuova religione, la “scienza”. Nessuno
“scienziato” sa quando e perché è nata la scienza, nessuno sa bene (l’abbiamo visto) come
funziona, e in questa sagra di inconsapevolezza, sotto i nostri occhi,
si sta cancellando ciò che rimane dell’uomo: l’anima e il corpo.
In cosa consistono i due atti finali dell’eliminazione dell’uomo? Nel considerare il corpo una macchina e la psiche un software.
Osservate, vi prego, le applicazioni e i metodi della nostra medicina e
psicologie varie e provate a contraddirmi. Ve ne sarei davvero grato!
Francesco Visciotti
fonte : http://www.stampalibera.com/?p=67864#more-67864
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