Il MUOS (Mobile User Objective System) è il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari che permetterà il collegamento della rete militare USA (centri di comando, controllo e logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, tutti gli utenti mobili come droni, cacciabombardieri, unità navali, sommergibili, reparti operativi, missili Cruise, ecc.), accrescendo esponenzialmente la velocità e il numero delle informazioni e dei dati trasmessi nell’unità di tempo e rendendo sempre più automatizzati e disumanizzati i conflitti del XXI secolo. Consentirà inoltre di propagare universalmente gli ordini di guerra convenzionale e/o chimica, batteriologica e nucleare e finanche quelli per manipolare il clima e l’ambiente.
«La nuova
costellazione satellitare assicurerà sino al 2030 le comunicazioni in
tempo reale audio, video e dati in ultra alta frequenza (Ultra High
Frequency - UHF) a tutti i sistemi di guerra mobili USA ovunque essi si
trovino e sarà pienamente interoperativo con il Joint Tactical Radio
System (JTRS), i cui terminali sono in via di sviluppo, e con i sistemi
radio odierni», spiega il Comando centrale della marina militare degli
Stati Uniti d’America. Il MUOS consentirà inoltre l’accesso ai servizi
del Defense Information System Network, condizione che non era possibile
con i vecchi apparati di telecomunicazione militare ad altissima
frequenza. «Sino ad oggi, con i sistemi satellitari tradizionali, due
utenti che vogliono comunicare tra loro devono trovarsi sotto un
satellite; con il MUOS cambia tutto», aggiunge il capitano Paul Ghyzel,
responsabile del programma di US Navy. «Il Mobile User Objective System
consentirà ad ogni singolo utente di rapportarsi con tutti gli altri
all’interno dell’area di copertura della costellazione che è globale».
La tecnologia
di trasmissione del sistema MUOS sarà quella adattata dalla telefonia
cellulare di terza generazione (3G) Wideband Code Division Multiple
Access (WCDMA) con una capacità di trasmissione dieci volte superiore a
quella degli odierni sistemi satellitari, mentre per i collegamenti dati
sarà usato il protocollo internet di ultima generazione IP/4. Il MUOS
si affiancherà al sistema UFO (Ultra High Frequency Follow-On), in
funzione dal 1993 con undici satelliti (di cui solo otto sarebbero
ancora funzionanti), sino a sostituirlo definitivamente entro la fine
del decennio. Rispetto all’UFO, il MUOS assicurerà maggiore mobilità,
facilità di accesso e migliore qualità dei servizi agli utenti. Il nuovo
sistema satellitare può rispondere infatti ad una domanda di traffico
di circa 83 chiamate e messaggi al secondo quando invece l’UFO raggiunge
il massimo di prestazione approssimativamente in 4 chiamate e messaggi
al secondo. «Un servizio dati più rapido riduce i ritardi nel
ritrasmettere le informazioni durante le operazioni più critiche»,
spiegano gli strateghi del Pentagono.
Onde ad altissima frequenza per annientare il nemico
La rilevanza
strategica del sistema satellitare è ribadita nei documenti presentati
dal Comando di US Navy al Congresso per ottenere i fondi necessari al
suo sviluppo. «Il MUOS giocherà un ruolo centrale nella nuova visione
NCO (Network-Centric Operations) del Dipartimento della difesa perché è
un sistema disegnato per consentire le comunicazioni interoperabili,
robuste e network-centriche di cui hanno bisogno i sistemi di guerra per
le future operazioni», scrivono i responsabili militari. «Il concetto
NCO descrive la combinazione di strategie, tattiche emergenti, tecniche,
procedure e organizzazioni che può utilizzare un reparto militare
inserito del tutto o parzialmente in rete in modo da ottenere un
decisivo vantaggio nelle azioni di guerra». Il nuovo sistema satellitare
dovrà inoltre assicurare alle forze armate statunitensi la superiorità
assoluta nelle sei aree strategiche definite dal Centro di guerra di US
Navy: l’intelligence, la sorveglianza e il riconoscimento; le
telecomunicazioni; il Position/Navigation/Timing (PNT); il controllo
dello spazio; l’allarme-difesa e la risposta ai missili balistici; la
meteorologia e l’oceanografia (METOC).
Le
telecomunicazioni in UHF (dai 30 MHz ai 3 GHz) vengono utilizzate da
tutte le agenzie delle forze armate e del governo USA per le operazioni
tattiche che coinvolgono gli aspetti relativi alle attività C4ISR
(Comando, Controllo, Comunicazioni, Computer, Intelligence, Sorveglianza
e Riconoscimento). Le trasmissioni satellitari in altissima frequenza
supportano i dislocamenti rapidi per via terrestre, aerea e navale delle
unità da guerra a livello planetario e hanno un ruolo determinante ed
insostituibile, ad esempio, per inviare ordini e informazioni a tutte le
unità mobili statunitensi che operano nello scenario di guerra afghano.
Durante le fasi iniziali di un’operazione bellica, la prima ondata
d’attacco degli strumenti di guerra mobili (cacciabombardieri, droni,
missili, ecc.) utilizza principalmente l’UHF per i suoi indiscutibili
vantaggi e anche perché non ci sarebbe il tempo di rendere operativi i
grandi sistemi di comunicazione in SHF ed EHF (Super High Frequency ed
Extremely High Frequency, cioè frequenze super alte ed estremamente
alte, con un range compreso tra i 3 e i 300 GHz), che richiedono
infrastrutture particolari come grandi antenne e linee di trasmissione o
reti a fibre ottiche. Le trasmissioni in banda UHF, oltre ad essere
compatibili con il maggior numero di utenti militari, penetrano
attraverso il fogliame delle giungle e gli ambienti urbani più
facilmente rispetto alle altre frequenze. Grazie ai terminali in UHF, un
militare può combattere e comunicare indipendentemente dalle condizioni
climatiche ed atmosferiche; di contro, questi sistemi sono più
sensibili alle sempre maggiori interferenze artificiali.
Cinque satelliti nello spazio e quattro terminali in terra
L’architettura
del MUOS si basa sulla realizzazione di un ponte terra-spazio-terra che
comprende quattro satelliti geostazionari (più un quinto satellite in
orbita di riserva) e quattro terminali terrestri. I satelliti sono
progettati per mantenere in cielo la loro posizione costante in
qualsiasi momento nell’arco delle 24 ore a più di 36.000 Km dalla terra.
Ogni satellite è mostrato sulla propria rispettiva area di copertura e
classificato rispettivamente come Pacific (PAC), Continental U.S.
(CONUS), Atlantic (LANT), and Indian Ocean (I.O.). Stando a quanto
riferito dal Comando di US Navy, i satelliti saranno posizionati alle
seguenti longitudini: il primo a 177° Ovest, incrociando il meridiano
che passe per le isole Fiji; il secondo a 100° Ovest (su un meridiano
che passa circa a metà degli Stati Uniti d’America); il terzo a 15,5°
Ovest (su un meridiano che passa per le isole Canarie), mentre il quarto
a 72° Est (su un meridiano che passa per le Maldive e l’India). Tutti i
satelliti saranno collegati tra loro mediante link intersatellitari
(ISL) da 60 GHz, mentre ognuno di essi si interfaccerà con la stazione
terrestre di riferimento geografico o ai ricevitori mobili come un
comune telefono cellulare impiegando la banda UHF compresa tra i 300 MHz
e i 3 Ghz.
La gestione e
il controllo a distanza dei satelliti (incluso il loro lancio nello
spazio) saranno realizzati dal Naval Network and Space Operations
Command e dal Naval Satellite Operations Center di Point Mugu,
California. Le attività prettamente operative dei satelliti saranno
invece sotto la responsabilità del MUOS Global Satellite Support Center
insediatosi presso il Comando strategico delle forze armate USA (nella
base aerea di Offutt, Nebraska), con la collaborazione di diversi centri
regionali di comando, supporto e combattimento di US Navy. Il Comando
di Offut sovrintende alle funzioni d’intelligence, ricognizione,
sorveglianza e “difesa missilistica” e controlla l’intero arsenale
nucleare delle forze armate statunitensi.
Le stazioni
terrestri del MUOS consentiranno le connessioni ed i controlli
interfaccia tra i satelliti MUOS e i network di telecomunicazione del
Dipartimento della difesa degli Stati Uniti con base a terra. Questi
terminali sono previsti all’interno di quattro infrastrutture nella
disponibilità delle forze armate USA: a Chesapeake, nei pressi di
Norfolk, Virginia; nella Naval Computer and Telecommunications Area
Master Station Pacific di Wahiawa (isole Hawaii); nell’Australian
Defence Satellite Communications Ground Station (ADSCGS) di Kojarena, 30
km ad est di Geraldton (Australia); nella Naval Radio Transmitter
Facility (NRTF) di Niscemi (Caltanissetta) che si trasformerà così nel
più importante snodo delle telecomunicazioni militari USA in Europa,
Africa e Medio Oriente. Ogni stazione sarà dotata di tre grandi antenne
paraboliche dal diametro di 18,4 metri e funzionanti in banda Ka per le
trasmissioni verso i satelliti geostazionari e di due trasmettitori
elicoidali di 149 metri d’altezza in banda UHF (tra i 240 e i 315 MHz)
per il posizionamento geografico. Le maxi-parabole trasmetteranno con
frequenze che raggiungeranno valori compresi tra i 30 e i 31 GHz con una
potenza di 1.600 W ciascuna e un guadagno d’antenna massimo di 71,4 db,
nella direzione del fascio principale. I due trasmettitori elicoidali,
modello TACO H124, opereranno invece con una potenza di 105-200 W
ciascuno e un guadagno d’antenna massimo di 16 db. I due trasmettitori
avranno cinque diverse possibili direzioni di puntamento.
Verso un superspionaggio stellare
La lunga e
controversa storia del MUOS prese avvio nel 1996 quando il
Sottosegretariato alla difesa spaziale fu contattato dal Joint Space
Management Board (JSMB) per definire la nuova architettura delle
comunicazioni satellitari militari statunitensi. L’organo governativo
raccomandò di dar vita ad un processo di transizione verso sistemi più
avanzati dal punto di vista tecnologico soprattutto per il Dipartimento
di US Navy. Dopo alcuni anni di ricerche e progetti nei laboratori delle
forze armate e in alcuni importanti centri spaziali universitari fu
elaborato il modello guida del Mobile User Objective System.
La
realizzazione del programma fu affidata allo Space and Naval Warfare
System Command (SPAWAR) di San Diego, California, il maggiore comando di
ricerca ed ingegneria di US Navy nel settore dei sistemi di guerra e
C4ISR e dello sviluppo dei sistemi spaziali e di sorveglianza
sottomarina. SPAWAR è pure uno degli enti militari maggiormente
coinvolti nelle operazioni di spionaggio ed intelligence contro
obiettivi nazionali ed esteri. Costituito nel maggio 1985 come “Echelon
II Command” sotto il controllo della CIA e della National Security
Agency - NSA (la più potente centrale di spionaggio planetario USA), il
Comando per i sistemi di guerra spaziale e navale di San Diego ha
gestito il famigerato sistema “Echelon” che gli Stati Uniti hanno
implementato congiuntamente ai servizi segreti militari di Gran
Bretagna, Canada, Australia e Nuova Zelanda per intercettare e
decodificare conversazioni telefoniche e radio, fax, e-mail, Internet,
ecc.. “Echelon” ha potuto contare su una serie di stazioni operative
sparse in tutto il mondo, una delle quali è stata proprio la Defence
Satellite Communications Ground Station di Kojarena, Australia, che
ospiterà uno dei quattro terminali terrestri del MUOS (in Italia ha
fatto parte del network di “Echelon” la base d’ascolto di San Vito dei
Normanni, in Puglia).
Il programma
MUOS si è sviluppato in più fasi. La prima si è conclusa nel giugno 2001
quando otto dei maggiori gruppi industriali-militari statunitensi
(Boeing, Globalstar, ICO/Teledesic, INMARSAT, Orbital Sciences, Lockheed
Martin, Raytheon e Spectrum Astro) elaborarono per conto del
Dipartimento della difesa la struttura concettuale del sistema
satellitare. Nel giugno 2004 lo Space and Naval Warfare Systems Command
costituì a Chantilly (Virginia) il PEO-Space Systems Satellite
Communications Office (PMW-146) e gli affidò la gestione dei sistemi
spaziali già in uso alla US Navy (come ad esempio l’UFO) e
l’acquisizione dei satelliti e la predisposizione dei terminali
terrestri del MUOS. Il 24 settembre 2004 il PMW-146 sottoscrisse con la
Lockheed Martin Space Systems di Sunnyvale (California) un contratto da
2,1 miliardi di dollari per realizzare i primi due satelliti, la
piattaforma per il loro trasporto nello spazio e gli elementi
predisposti al controllo terrestre. Il committente si riservava
l’opzione di assegnare la costruzione di altri tre satelliti per un
valore finale complessivo di 3,26 miliardi di dollari.
Sistema-business per i mercanti di morte
La Lockheed
Martin Space Systems è una società interamente controllata dalla
Lockheed Martin, la principale holding USA del comparto “difesa” con
sede centrale a Bethesda (Maryland), 120.000 dipendenti e un fatturato
che nel 2012 ha superato i 47,2 miliardi di dollari. Oltre al MUOS,
Lockheed Martin è anche la produttrice dei cacciabombardieri F-35 a
doppia capacità convenzionale-nucleare che il governo italiano - con un
accordo firmato da Silvio Berlusconi nel 2002 e reso operativo da Romano
Prodi nel 2007 - si è impegnato ad acquistare con una spesa che alla
fine potrebbe sfiorare i 20 miliardi di euro. Grazie ad un
multimilionario contratto sottoscritto con il Dipartimento della difesa,
Lockheed Martin assicura dal 2010 la gestione delle operazioni
aeroportuali delle basi di US Navy di Sigonella e Napoli-Capodichino.
All’affaire
MUOS partecipano in qualità di sub-contractor altre importanti società
di armamenti rigorosamente con sede negli States: General Dynamics C4
Systems (Scottsdale, Arizona), chiamata ad installare le mega-antenne
satellitari e curare il collegamento tra i quattro segmenti terrestri;
Boeing Defense Space and Security (El Segundo, California) per la messa
in funzione e la verifica di compatibilità del sistema; Harris
Corporation (Melbourne, Florida) per la fornitura dei riflettori; SATCOM
Technologies (sedi ed impianti in California e Texas) per la
costruzione vera e propria delle antenne; la filiale texana della
svedese Ericsson per la costruzione di alcune porzioni del segmento
integrato terrestre. Al progetto concorrono inoltre con commesse minori
le aziende InterDigital, Epsilon e Pinnacle Network System, mentre a
partire del luglio 2006 anche l’altra potente corporation del complesso
militare industriale USA, Northrop Grumman, è entrata nel MUOS team per
progettare e produrre i delicati sistemi di navigazione inerziale dei
satelliti. Con sede centrale a Los Angeles (California), Northrop
Grumman è la produttrice degli aerei senza pilota “Global Hawk”
destinati in buona parte ad operare dalla stazione aeronavale di
Sigonella con l’aeronautica e la marina militare statunitense e le forze
NATO. Proprio nella base siciliana, Northrop Grumman ha eseguito le
operazioni sperimentali, tecnico-logistiche e di manutenzione dei nuovi
droni-spia. Nell’aprile 2013, la controllata Northrop Grumman Technical
Services di Herndon (Virginia) ha invece ottenuto il contratto per
eseguire le operazioni logistiche a supporto dei velivoli da trasporto
VIP C-20 “Gulfstream” di US Air Force nelle basi di Sigonella, Remstein
(Germania), Andrews (Maryland) e Kanehoe Bay (isole Hawaii).
Sono rimaste
fuori dalle plurimilionarie commesse del MUOS le aziende che erano state
“sponsorizzate” direttamente dall’allora governatore della Florida, Jeb
Bush (figlio dell’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush e
fratello dell’altro ex presidente George Bush junior): Raytheon
Corporation e Honeywell Space Systems, in gara insieme contro il team
guidato da Lockheed Martin Space Systems. Tra gli atti del Congresso
compare una missiva a firma della Segretaria di Stato della Florida,
Glenda Hood, in data 24 giugno 2004, indirizzata al portavoce della
Camera dei Rappresentanti Dennis Hastert, in cui si riportano le
richieste del governatore Bush e del Senato della Florida affinché sia
attribuito il nuovo programma militare alle due aziende con la creazione
di «non meno di un migliaio di posti di lavoro ad alta tecnologia nei
distretti di Clearwater, Tampa, Orlando e nel Kennedy Space Center della
NASA in Florida».
Nonostante i
massicci investimenti del Pentagono e le risorse tecnologiche messe in
campo dai contractor, del rivoluzionario sistema di telecomunicazioni
satellitari in UHF sino ad oggi si è visto ben poco. A causa di un
impressionante numero di errori progettuali, “imprevisti” tecnici e test
operativi falliti e l’aggiunta in corso d’opera di soluzioni
alternative per le apparecchiature terrestri e spaziali (è stato
modificato ad esempio il link con la National Security Agency – NSA), il
cronogramma del progetto ha accumulato un ritardo di non meno di
quattro anni. In origine, il Comando di US Navy aveva programmato di
lanciare i satelliti a partire dalla fine del 2009 per ottenere la loro
piena capacità operativa entro il 2013. Prima della fine del 2012
dovevano invece entrare in funzione i quattro terminali terrestri del
MUOS. Il lancio in orbita del primo satellite è avvenuto in realtà solo
il 24 febbraio 2002 da Cape Canaveral (Florida), ventisei mesi dopo di
quanto previsto dal progetto, mentre il secondo satellite è stato
lanciato solo il 19 luglio 2013. Secondo le nuove previsioni di SPAWAR
gli altri tre satelliti verranno lanciati tra il 2014 e l’ottobre del
2015, mentre tutte e quattro le stazioni di terra saranno completate
solo a fine 2013. Stando così le cose la costellazione del MUOS sarà
pienamente operativa non prima del 2016. C’è però da credere che i tempi
si dilateranno ulteriormente: secondo l’analista Marco Caceres del Teal
Group (centro studi sui temi della difesa spaziale con sede a Fairfax,
Virginia) il nuovo sistema di telecomunicazioni non potrà entrare in
funzione prima del 2018. L’impossibilità di rispettare i tempi fissati
dai progettisti era nota già nel marzo 2004 tra gli ufficiali
responsabili dello Space and Naval Warfare Systems Command, come è
possibile apprendere da un’intervista resa da uno di essi alla rivista
specialistica Sea Power. (Hunter C. Keeter, “Despite Delay, Navy Is
Committed To Satellite Communication Program”, Sea Power, March 2004,
http://www.navyleague.org/sea_power/mar_04_26.php). Ciononostante sei
mesi più tardi il PEO-Space Systems Satellite Communications Office di
US Navy affidava le commesse del MUOS tranquillizzando il Congresso che
il “vitale” programma strategico avrebbe rispettato in pieno il
cronogramma. A seguito infine dei notevoli ritardi nell’entrata in
funzione del nuovo sistema satellitare, onde non registrare un deficit
delle trasmissioni in UHF sempre più rilevanti soprattutto per
coordinare le accresciute operazioni belliche dei droni, dal 2009 la
Marina USA ha sottoscritto accordi internazionali per accedere al
sistema satellitare Leasat della società privata Intelsat General di
Bethesda (Maryland), al sistema britannico SkyNet e ai satelliti SICRAL
in dotazione alle forze armate italiane.
Parallelamente
alla dilatazione dei tempi sono cresciute le spese di progettazione e
realizzazione del sistema satellitare, la cui utilità - come per i
caccia F-35 di produzione Lockheed Martin - è sempre più messa in dubbio
dagli stessi analisti militari. Il costo complessivo finale del MUOS è
ignoto anche perché nei bilanci del Dipartimento della difesa le voci ad
esso destinate si moltiplicano con gli anni e fare ordine tra i numeri è
fatica di Sisifo. Nel febbraio 2010, la prime contractor ha ottenuto
una rinegoziazione del contratto originale, che solo per i cambi
ingegneristici ha previsto un aumento del 61% di quanto previsto nel
settembre 2004. Il Government Accountaibility Office (GAO),
l’istituzione statunitense con funzioni omologhe alla nostra Corte dei
Conti, in un rapporto del marzo 2011 sui sistemi d’arma in via di
acquisizione dal Pentagono ha stimato che alla fine il MUOS comporterà
costi non inferiori ai 6 miliardi e 830 milioni di dollari. Cifra che
alcuni esperti ritengono ancora del tutto sottostimata. Alla fine
infatti la spesa per satelliti e terminali terrestri potrebbe sfiorare i
10 miliardi di dollari.
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